La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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Nuovamente a Milano

Finalmente, dopo 448 giorni, si torna a viaggiare.
Ore 9.30, alle porte di Milano. Mi ritrovo a sorridere all’uscita della Gobba, poi viale Padova, un pezzo di Leoncavallo con il suo pavé sconnesso, quindi via Giacosa che fiancheggia il Trotter e, finalmente, via Rovereto.
Parcheggiare è praticamente impossibile, visto che stanno riqualificando la zona, predisponendo spazi per gli alberi a discapito delle auto dei residenti. Inoltre in una parte della via stanno ancora lavorando. Una botta di culo (si può dire ?) : una Toyota si sposta lasciandoci posteggiare proprio di fronte al portone di casa.
Ed eccoci nell’appartamento : entriamo con un po’ di apprensione, dopo che la portinaia ci aveva avvisato dell’incursione ladresca. In cucina va abbastanza bene: le antine dei mobili e i cassetti sono spalancati, ma è praticamente tutto abbastanza a posto. In camera invece è un vero disastro: hanno rovesciato tutto per terra in cerca di soldi e gioielli che, ovviamente, non c’erano. Però un vecchio portagioie, dove la mia amica conservava un po’ di bigiotteria, neppure tanto pregiata, è stato completamente svuotato. I ladri si sono dimostrati degli emeriti stupidi, portando via solo una cuffia wireless, ma dimenticando il trasmettitore, senza il quale ovviamente la cuffia non può funzionare. Inoltre hanno lasciato due lettori DVD nuovi, ancora imballati e neppure ingombranti, ed una stufetta pure nuova, sempre imballata.
In poche parole, è maggiore il disagio che il danno.
Per fortuna non hanno buttato a terra tutti i libri…


vroooommmm

Oggi mi limito a postare questo…

Mi ha fatto davvero sorridere vedere una pattuglia di quattro poliziotti municipali (guai a chiamarli vigili urbani come una volta) monopattinomontati con l’accompagnamento della sigla dei mitici CHiPS. Quattro bei baldi giovanottoni che sfrecceranno impavidi sulle (poche e pericolose) piste ciclabili di Milano.

Con questo, credo che il sindaco Sala abbia toccato il fondo: avrebbe perlomeno potuto dotarli di biciclette elettriche.

 


Casa, dolce casa.

Dopo tanto tempo, abbiamo trascorso tutto il mese di febbraio a Milano.

Non è stato un periodo bello.

Prima la certezza della scomparsa della mia amica Marina, poi il mio “mitico” Giuseppe, dal quale avevo acquistato molti libri, costretto ormai a stare rinchiuso nel suo appartamento causa l’età avanzata e una grave broncopatia, e con il timore di prendersi il contagio da coronavirus. Infine appunto questo nuovo flagello.

Se il primo periodo è trascorso abbastanza serenamente, tanto che abbiamo pranzato in un paio di ristoranti cinesi ed in uno coreano, l’ultimo è stato surreale: tram semivuoti, metropolitana senza il solito assembramento anche nelle ore di punta, pochi turisti dall’aspetto spaesato, tutti gli esercizi gestiti dai cinesi con le serrande abbassate ed un cartello che avvisava che, stante la situazione, sarebbero rimasti chiusi sino a che non fosse ritornata la normalità. Non parlo solo dei ristoranti, ma anche di bar, tabaccherie, cartolerie ed altre attività commerciali. A questo si sono aggiunte le disposizioni comunali con divieti per mio conto assurdi in quanto contrastanti: bar e pub chiusi alle 18, ma i ristoranti aperti. Chiusi i musei, ma non le sale cinematografiche, chiuse le chiese, ma non le scuole…come se il virus potesse scegliere i luoghi e gli orari nei quali scatenarsi. Poi qualcosa è cambiato, come le restrizioni ai bar che potevano servire i clienti purché fossero seduti ai tavoli e non al banco…mah. Noi comunque abbiamo preferito continuare a pranzare al nostro solito ristorantino, anche questo però con la clientela più che dimezzata. In compenso per strada si vedevano moltissimi rider che consegnavano i pasti nei vari uffici, segno che le persone preferivano uscire il meno possibile. Non parliamo delle farmacie, che esponevano i cartelli : “Amuchina e mascherine esaurite”, così sulla metro mi è capitato di vedere una persona che sul naso, sfoggiava una di quelle mascherine che servono a proteggere gli occhi dalla luce. L’importante però era stabilire se giocare le partite di calcio a porte aperte, chiuse o addirittura rimandarle!

L’unica nota buona, è stata la giornata trascorsa al lago Maggiore dalla nostra amica.

Questa volta non vedevo veramente l’ora di tornare. Spero solo che il virus non causi anche qui la psicosi notata a Milano.


Impressione strana.

Sono qui a Milano dal giorno 5 e ci resterò fino al 26, giorno in cui ritornerò a casa per le elezioni.
È sempre un rischio partire nel periodo in cui nelle giornate le temperature possono variare, e di molto. Pensavo di essermi attrezzata bene per vestirmi, come si suol dire, “a cipolla”, pronta ad ogni evenienza : magliette leggere, ma con la manica lunga, eventualmente da rimboccare; un gilet lungo in maglia di cotone; una giacca di lana pesante; una giacchina impermeabile leggera e sfoderata e gli immancabili jeans.
Non è bastato: il freddo intenso dei giorni scorsi mi ha costretto a comperare in tutta fretta un giaccone impermeabile imbottito con cappuccio per evitare di prendere qualche malanno.
Impermeabile grazioso, di un giallo luminoso,

perfetto per le giornate grigie, non c’è che dire, solo che guardandomi allo specchio continuavo a ripetermi che c’era qualcosa di strano, una sorta di deja-vu…🤔
Infine ho capito.
Mi sembrava di essere la nonna della piccola Greta. 😂


La città che cambia

Manco da Milano da nemmeno 2 mesi, e già ci sono molti cambiamenti in viale Monza.
L’ultima trattoria milanese ha ceduto il posto all’ennesimo ristorante cinese. Sempre cinese un altro grande emporio (Supermercato? Grande magazzino? Devo ancora verificare). Poco distante, forse un 20 metri, c’è invece un PAM, e quello potrebbe tornarmi utile per la spesa. Di fronte ha aperto un ristorante coreano, mentre la Gelateria Etnica è stata sostituita da un ristorante, credo filippino.
Come rimpiango il vecchio viale Monza con le sue bottegucce dove ci si fermava a chiacchierare con il proprietario.
Per ora tengono duro le farmacie, una cartoleria, un negozio di giocattoli, anche se l’insegna è ormai a pezzi e pochi altri esercizi, ma l’ondata extracomunitaria avanza sempre di più: bar, ristoranti, ortofrutta, sartorie, parrucchieri, fast food, accessori per computer e cellulari… Tutto in mano a loro.
Anche una grande concessionaria di auto sta chiudendo ed ha già tolto l’insegna: vedremo chi verrà al suo posto.
Leggo che la zona in cui risiedo ha il pomposo nome di No.Lo. e che sarebbe anche ben valutata.
No.Lo. è l’acronimo di “Nord di Loreto” , e precisamente quella zona compresa tra Turro e Rovereto, (due fermate della M1, “la rossa”).
Beh, io sto a Rovereto, ma non mi sembra proprio che ci siano stati grandi miglioramenti: qualcosa è stato fatto in piazza Morbegno e da qualche altra parte, ma nulla di più.
E la zona sembra peggiorare di giorno in giorno.


Domani si parte.

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Valigia pronta…

Naturalmente si ritorna a Milano.

L’unica cosa è scegliere quali libri portare dietro: ho voglia di rileggere qualche vecchio libro, uno tra i miei preferiti che non sfoglio da tempo…ne porterò tre, ma quale scegliere tra questi? L’unico certo per ora è “La recita di Bolzano”.

Quali però lasciare a casa?


Milano. Pioggia.

Una settimana a Lubiana (devo ancora postare qualcosa di questo viaggio, ma ho poco tempo ed una pessima connessione), poi una settimana a casa e domenica scorsa subito dopo aver votato, nuovamente in partenza, questa volta tanto per cambiare per Milano.
Fino a ieri ci sono state giornate stupende: cielo terso, temperature ideali, un giorno perfino quasi estive (29 gradi), ma da ieri piove.
Milano mi piace con il bel tempo, ma con la pioggia ha un suo fascino particolare.
L’asfalto ed il pavé, lucidi come specchi, riflettono gli edifici ed i monumenti, ed in tutto quel grigiore spiccano i colori dei tram, le luci dei semafori sembrano gemme ed agli ingressi della metropolitana spuntano i venditori di ombrelli variopinti. I giorni di pioggia sono quelli in cui i musei e le mostre vengono presi letteralmente d’assalto, e per questo noi li evitiamo accuratamente. Meglio farsi un lungo giro in tram, prendendolo possibilmente al capolinea in modo da restare comodamente seduti, e poi fermarsi in un locale a sorseggiare una bevanda calda e fumante, osservando la gente che, nonostante tutto, si muove frettolosamente come negli altri giorni.
Ed ora mi preparo: scarpe in Goretex, giacca impermeabile con il cappuccio, zainetto… e fuori, a sfidare il maltempo.


…’me piöv!

…’me piöv! ‘me fresca la citâ nel piöv!
quèl verd del camion, l’umbrèla che camina,
la lüs sghemba di tram ch’j slisa al vent,
e mì che sogni el nient – va e vègn la mina
süj strâd chì, de Milan, tra ‘l curr di gent
e j urelogg ch’în ferma stamatina –
e la mia vûs la cerca el firmament…
‘me piöv süj mè penser, e sü quj ciar
che mett paüra dai macchin ‘me indurment…
…ah bèl guttà che stagna e desfa i sò mister,
nüm chì càntum amô sensa savèl
de quèl che al quiss del vìv slengua i penser.

Franco Loi

Dipinto Giuseppe Faraone

…come piove! com’è fresca la città nella pioggia!
quel verde del camion, l’ombrello che cammina,
la luce sghemba dei tram che scivolano nel vento,
e io che sogno il vento – vanno e vengono le ragazze
sulle strade, queste di Milano, tra il correre della gente
e gli orologi che sono fermi questa mattina –
e la mia voce cerca il firmamento…
come piove sui miei pensieri, e sui quei chiarori
che mettono paura dalle macchine addormentate…
…ah bel gocciolare che ristagna e scioglie i suoi misteri,
noi che cantiamo ancora senza saperlo
di quello che nell’essenza del vivere disfa i pensieri. 


Luci.

Giornata al lago dalla nostra amica, bella come sempre, con il giardino fiorito ed i soliti gatti che o sonnecchiano al sole o, i nuovi che non ci conoscono, schizzano via come saette.
Ripartiamo verso le 19.20, il sole si sta abbassando, e riflette il suo splendore sull’acqua del lago, tanto intensamente da accecarci .
Traffico stranamente poco intenso, fino alla barriera di Lainate.
Ore 20.30 circa, inizia ad imbrunire .
La bellezza di Milano quando il cielo scurisce… Presso Rho ci accoglie l’Albero della Vita, tutto illuminato di rosso. Non so se sia sempre così o solo in questo periodo per il Salone del Mobile, comunque fa davvero un bell’effetto. Poco dopo i lampioni di Viale Certosa iniziano ad accendersi, anche se il crepuscolo è appena iniziato e così tutte le insegne al neon. È tutto uno sfolgorare di colori vivaci e, naturalmente, mi ricorda la canzone di Giorgio Gaber “Com’è bella la città” 😊.
La parte migliore arriva però nella zona di Porta Nuova, con tutti i grattacieli illuminati uno spettacolo entusiasmante, specie la guglia Unicredit.
Infine corso Buones Aires e Viale Monza, un lungo serpentone di fari rossi a destra, chiari a sinistra.
Luci, luci, luci.


Grigio

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Da domenica siamo ancora a Milano e, tranne il giorno dell’arrivo in cui c’era un caldo quasi estivo, il tempo si è nuovamente messo al brutto.
A volte c’è un’umidità appiccicosa che rende viscido il pavé, a volte pioggia, con vaste pozze dove si riflettono le automobili, i palazzi, le gambe delle persone. Per di più fa anche freddo, il che mi fa rimpiangere i leggeri piumotti che ho lasciato a casa, caldi e soprattutto colorati – rosso magenta e verde oltremare -, non come la giacca semi impermeabile blu scuro che sto indossando in questi giorni .

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Grigio, grigio, grigio dappertutto.

Grigio il cielo, l’asfalto, la retinatura dei vetri del tram,  i vestiti delle persone, persino i loro visi, che fanno desiderare tanta voglia di colore.


Allora lo cerchi nei capelli rosa shocking di una cinesina avviluppata in una larga felpa, nella rossa lattina di coca cola gettata tra le rotaie del tram, nella tenda di un bar dall’interno illuminato…

Purtroppo le previsioni non sono per nulla buone: il maltempo dovrebbe imperversare ancora per vari giorni, e questo mi intristisce ancora di più.

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Capodanno

 

No, non parlo del nostro, che è già trascorso, ma di quello cinese che si sta avvicinando.

Ed allora anche a Milano, nel quartiere orientale, in via Paolo Sarpi, ci si sta già preparando per l’anno del Cane, che inizierà nella notte tra il 15 ed il 16 febbraio.

Quindi, tolte le luminarie natalizie, ecco comparire le tradizionali lanterne rosse che rallegrano tutta la via.


Uno strano rito

“Schiscià i ball” al toro in Galleria.
La tradizione nacque quando Torino divenne capitale, con grande disappunto dei milanesi, e vorrebbe che i giri sui “gioielli” del bovino perché portino fortuna siano tre ed effettuati esclusivamente l’ultimo giorno dell’anno rigorosamente col tallone del piede destro, altrimenti si ottiene l’effetto contrario. Evidentemente molti non conoscono queste condizioni , perché quotidianamente c’è la coda per adempiere a questo strano e scaramantico rito, tanto da provocare un buco profondo al posto degli “attributi”, il che costringe l’amministrazione meneghina a rifare frequentemente il mosaico.


Capodanno

Mio marito ed io abbiamo ripreso una vecchia abitudine: partire per Milano la mattina del primo gennaio. Ci siamo alzati presto, abbiamo caricato i bagagli in macchina e via… Le strade pressoché vuote, solo qualche auto. Il cielo ancora scuro faceva risaltare le luminarie natalizie,

un freddo “pulito” per via di un leggero nevischio che mano a mano andava aumentando, fino a trasformarsi, subito dopo il casello di Ora, in una vera e propria nevicata che ci ha accompagnati fino a Rovereto. Un incanto. Un viaggio tranquillo, traffico quasi inesistente anche quando siamo finalmente arrivati. Quasi certamente stavano tutti smaltendo il cenone e riposando dopo i festeggiamenti di San Silvestro. E così, mentre gli altri ronfavano ancora, noi ci siamo goduti un viaggio bellissimo.

 

 

 

 


…di 28 ce n’è uno…

Qualche giorno fa, per la precisione il 20 novembre, c’è stato un compleanno importante, il 90° per la precisione. Non sto parlando di una persona, ma del mio tram preferito. Anche se la sigla è “Carrelli 28”, il primo esemplare venne immatricolato nel 1927 con il numero 1501 e pochi giorni dopo il prototipo iniziò a circolare in città incontrando subito il favore della popolazione. Il nome deriva dai due grossi carrelli in acciaio, una novità importata dagli Stati Uniti, su progetto dell’americano Peter Witt. L’anno seguente venne immatricolato il 1502, mentre altre 500 vetture furono costruite nel 1929: in totale furono quindi 1502 le vetture costruite, e di queste in città ne circolano ancora, nonostante l’età, ancora 125. Sono infatti tram dalla struttura molto robusta che sopportarono bene anche le devastazioni della guerra, quando solo una vettura, centrata in pieno da una bomba, (matricola 1624) non poté essere messa in servizio. Gli altri tram riportarono danni più che altro alle parti interne della carrozzeria a causa degli incendi, ma le parti meccaniche superarono benissimo i danneggiamenti. Negli anni ’70 la “perteghetta” che collegava la vettura alla linea elettrica aerea e soggetta spesso a scarrucolamenti venne sostituita dal pantografo, mentre negli anni 2000, sono stati effettuati molti miglioramenti tecnologici, con l’installazione di computer di bordo, navigatore, radiocomando per gli scambi. È bello sentirli arrivare sferragliando sulle rotaie, e sono diventati una delle attrazioni della città, tipici quanto il Duomo con la Madonnina, i Navigli, la Scala o l’ossobuco con il risotto. Gli interni non hanno più il salottino posteriore in velluto rosso destinato ai fumatori, ed è stato tolto anche il posto del bigliettaio, sostituito dall’obliteratrice. Ma le panche sono ancora là, lucidate, come ha scritto qualcuno, da migliaia di sederi milanesi 😀 . Inoltre sono vetture che ben si prestano alle sponsorizzazioni quindi, quando non indossano la livrea bicolore giallo e crema, vengono rivestiti con pubblicità brillanti. Alcuni poi sono adibiti a servizi “speciali”, come l’ATMosfera, che funge anche da ristorante su rotaie mentre si gira per la città.

E poiché noi italiani sappiamo fare meglio anche le cose che abbiamo importato dall’America, ecco che numerosi Carrelli 28 hanno preso la via del mare, approdando a San Francisco. In quella città infatti si tenne nel 1983 una manifestazione con tram pervenuti da tutto il mondo, e la “28” piacque così tanto che gli americani ne ordinarono molte altre, ed ancora circolano in quella città e lo stesso fece Melbourne.

Buon compleanno, Carrelli, adesso aspettiamo il centenario ❤ 

 

 

 


Testa o croce?

Cos’avranno usato? Una moneta da un euro? O da due? Oppure soltanto una da 50 centesimi?

Non ha importanza: resta il fatto che, grazie ad un sorteggio, Milano ha perso la sede dell’EMA, l’agenzia europea del farmaco,

E noi, naturalmente, a piangerci addosso, dicendo che usare il sorteggio per una simile decisione è ingiusto e cose del genere. Non mi risulta che la Germania abbia fatto altrettanto quando con analogo metodo è stata scelta Parigi, al posto di Francoforte, quale sede dell’EBA.

Però, diciamolo chiaramente, la colpa non è della monetina, oppure lo è solamente in parte.

La colpa principale sta nel non aver saputo “vendere” bene l’immagine di Milano, stante la nostra bassa credibilità sia europea che internazionale e grazie anche ai governi che si sono succeduti e che ci rappresentano, quindi all’estero godiamo di scarsissima importanza. Ricordiamo che a rappresentare le varie nazioni c’erano i ministri degli Esteri, e che quello attuale non sembra raffigurarci al meglio.

Già, Milano era da “vendere” come immagine e non ne siamo stati capaci nonostante la città avesse davvero tanto da offrire.

Ho avuto modo di confrontare i due prospetti che accompagnavano la candidatura delle due città: in tutto e per tutto, poiché anche l’immagine ha il suo peso, Amsterdam batte Milano alla grande. Forse la città olandese ha presentato quello che sembra più un dépliant turistico, arricchito com’è da immagini accattivanti, mentre il prospetto milanese era più arido, una serie di servizi elencati in modo molto didascalico e dove le uniche immagini erano quella del Pirellone all’inizio e, all’interno, alcune scarne piantine e diagrammi. Non sono in grado di tradurre l’inglese, magari le proposte offerte da noi erano anche migliori di quelle olandesi, però, come si dice, anche l’occhio vuole la sua parte.

Si grida al tradimento della Spagna, grazie alla quale ci saremmo aggiudicati il prestigioso istituto, ma c’era forse un particolare motivo per il quale avrebbe dovuto appoggiarci?

Ormai l’occasione è persa, a niente serve piangerci addosso, cerchiamo piuttosto di ricordare questa esperienza e di saper sfruttare al meglio le occasioni che si ripresenteranno.

 

https://www.consilium.europa.eu/m…/21825/milan-ema-offer.pdf

 https://www.consilium.europa.eu/…/21805/amsterdam-ema-bidbo…

 

 


Estate infinita

L’ennesima ondata di caldo…

Lo sferragliare ritmico del tram mi stava facendo addormentare, perché questa notte per il caldo si è dormito ben poco.

Sale una comitiva di ragazze giapponesi: tutte uguali, gonna pantalone cachi, tshirt, zainetto in spalla, macchina fotografica a tracolla (quando quasi tutti ormai usano i cellulari per le foto) e cappellino di stoffa a cloche color beige, occhialoni da sole enormi molto scuri.

Sembrano confezionate in serie.

Le confronto con gli altri passeggeri.

Siamo a Milano o al mare?

Minishort, minigonne, top cortissimi, buchi enormi con un po’ di jeans intorno, una ragazza addirittura indossa una specie di pianeta talare semitrasparente dalla quale traspaiono slip e reggiseno; per completare sandalini (per donna) e sandaloni (per uomo) che, se va bene, fanno scorgere piedini ben curati, altrimenti calli, duroni,unghie che sembrano gusci di cozze,  dita accavallate oppure calzerotti alla moda teutonica.

Personalmente preferisco una gonnellona ampia e leggera perché, essendo schizzinosa, non mi piace posare le cosce nude sui sedili.

L’accessorio comune è la bottiglietta d’acqua, perché senza non si sopravvive, ed io ci aggiungo pure un ventaglio.

Grazie a questi accorgimenti si riesce a sopportare questa calura afosa che a volte toglie il respiro. Uscendo dal tram con l’aria condizionata, mi sembra di essere uno degli attori del film “Il volo della fenice” (quello originale, con James Stewart, Ernst Borgnine, Hardy Kruger, non quello rifatto qualche anno fa), quando i protagonisti si trovarono sperduti nel deserto e ricercavano disperatamente l’ombra…

Però alcune persone le riconosci subito: sono quegli impiegati (banche, assicurazioni, uffici legali o notarili etc) che anni fa giravano con pesanti notebook a tracolla, ora soppiantati dai più leggeri e potenti tablet e smartphone, ma che indossano sempre la giacca (lino o frescolana come anni addietro) e le camicie, già stazzonate dopo un paio di ore, proprio come le loro facce alla mattina, dopo una notte insonne a causa del caldo.

Ecco, in questo periodo le palme di piazza Duomo sono davvero indicate: chissà che non maturino anche le banane 🙂 .

Fa piacere leggere sui siti meteo che proprio domenica, quando ritorneremo a casa, ci saranno temporali che rinfrescheranno le temperature…


Primavera

… quei fiori che hanno voglia di spuntare, nonostante tutto.


In giro…

Oggi avremmo voluto visitare la mostra di Manet, però abbiamo dovuto desistere perché c’era una coda di gente che non finiva più. Riproveremo la prossima settimana.

Quindi a spasso per Milano, come tanti altri giorni.

Una temperatura estiva, che sfianca, ed io naturalmente ho portato capi non dico pesanti, ma adatti ad una mezza stagione. Visto che abbiamo programmato di posticipare la nostra partenza di una settimana, credo proprio che dovrò acquistare almeno un paio di t-shirt, se non voglio soccombere al caldo.

Qualche giorno fa avevo messo la fotografia della quercia di piazza XXIV maggio, ancora spoglia:

sono passati pochi giorni e si è ricoperta di foglioline di un verde tenerissimo, ed è tutta un’altra cosa 🙂

Verde che adorna le pareti di molte case, come i rampicanti di questo palazzo  in via Visconti di Modrone.

Alla solita pasticceria Sant’Ambroeus invece, dopo aver accantonato Biancaneve,

è la volta delle uova di Pasqua, variamente decorate, sempre in maniera originale ed artistica.


In Corso Italia invece ci sono due belle signore, peccato che siano di pietra,

 come i bei putti che ornano un portone in Corso Monforte…


A spasso per Milano

Milano in primavera è bellissima, specie in questo periodo in cui le giornate sono calde e luminose.

Eccoci quindi passeggiare per i posti da noi preferiti, come Corso di porta Ticinese e piazza XXIV maggio, dove ci accolgono piante fiorite e balconi pieni di verde.

La vecchia quercia ultracentenaria invece fatica a mettere le nuove foglie. Ogni anno si aggiungono nuovi sostegni di ferro per sostenere i rami che si protendono verso la strada e rischiano di schiantarsi sopra i veicoli che passano. Ad oggi ne ho contati sette… Non sono belli, ma aiutano la pianta a non crollare.

La quercia ha una storia particolare: innanzitutto è una quercia rossa che proviene dall’America, dove è nata nel 1895. Fu poi portata a Milano e trapiantata in questo luogo nel 1924 dall’ingegnere Giunio Capè, per ricordare tutti gli alpini deceduti durante la Grande Guerra e per festeggiare il ritorno del figlio Giuseppe, che invece era sopravvissuto. L’ingegnere inoltre destinò un lascito al Comune di Milano da usare esclusivamente per la cura del maestoso albero. Ora gli anni si fanno sentire, e la pianta presenta una larga frattura lungo il tronco, e per questo motivo i rami vengono sostenuti dai pali di metallo. Inoltre ogni semestre viene controllata affinché non venga aggredita da un particolare fungo che corrode l’interno del tronco.

La piazza è tutta un reticolo di cavi elettrici per le linee tranviarie che la attraversano, e pure lei ha una storia curiosa.

Nata inizialmente come Piazza del Mercato, cambiò nome in Piazza Marengo in onore della vittoria napoleonica, e d assunse quindi la denominazione attuale. Tutti i milanesi però la chiamano Porta Ticinese, ma per i più anziani è ancora Porta Cicca.


Porta Cicca?

Da dove proviene questo strano nome? Alcuni dicono per via delle osterie che la fiancheggiavano (ciucco vuol dire ubriaco); un’altra versione porta alla presenza di prostitute (chica in spagnolo vuol dire ragazza, ma anche piccola); l’ennesima versione invece parte da “non vale una cicca”, ossia un bel nulla, in quanto quella era una zona abitata da misera gente.

Dalla piazza poi si parte lungo la Darsena, dove molti si crogiolano ai primi tepidi raggi primaverili, distesi sulle panchine o seduti direttamente sui parapetti di pietra.

 


La mia Africa


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No, non parlo del libro di Karen Blixen o del film tratto da questo ed interpretato da Meryl Streep, ma di Milano.
Milano? 
Già,  perché a qualcuno, grazie allo sponsor Starbucks, quello del caffè all’americana, che tra l’altro a me piace e che all’estero, ma solo all’estero, frequento spesso  (begli ambienti, gradevoli e con wi-fi libero), ha avuto la brillante idea di piantare in piazza Duomo delle palme e dei banani. 
Tipica flora lombarda  🙂 .   Peccato che il Duomo in stile gotico stoni un pochettino, ma lo si potrebbe sempre sostituire  con una moschea ed il relativo minareto.
Sul web impazzano gli scherni ed i lazzi, come quelli di sostituire i tram con i cammelli (errore! In Africa ci sono i dromedari! ).
Per mio conto, le palme proprio non le vedo per niente in piazza Duomo, (a dire il vero più che Africa fanno tanto Los Angeles) ed offuscano il fascino di questa classica piazza.

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Signori, in carrozza!

Come ho scritto spesso, a Milano non usiamo mai l’automobile, che resta in garage dal giorno in cui arriviamo a quello in cui si parte, eccezion fatta per quando ci rechiamo al lago a trovare la nostra amica.

Da qualche tempo, oltre ai tram ed alla metro, usiamo pure i treni delle Ferrovie Nord per recarci nell’hinterland. Spesso ne ho sentito parlare assai male: carrozze sporche, ritardi, climatizzazione che non funziona, con caldo eccessivo in estate e gelo d’inverno. Non so le altre tratte, ma sulla S2, l linea che da Rogoredo arriva a Mariano Comense , mi sono sempre trovata bene. Forse per via dell’orario (solitamente prendiamo il treno delle 18.04), le carrozze le ho sempre trovate in ordine, con un buon servizio audio-video delle fermate non sono mai dovuta restare in piedi, la partenza avviene sempre in orario ed inoltre c’è la comodità della fermata in Porta Venezia, raggiungibile da casa nostra in pochi minuti con la Metro 1.

Solo la prima volta abbiamo fatto l’errore di prendere il treno a piazzale Cadorna, la S4 per la precisione, ed abbiamo trovato il treno, che pure si formava là, già pieno, tanto da dovermi sedere sugli scalini che portano al piano superiore, e partito pure con oltre 10 minuti di ritardo da un binario differente da quello segnato.

Tutto sommato spostarsi con i mezzi è sempre la cosa migliore: meno stress e molta tranquillità in più.

Stazione di partenza

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Stazione di arrivo

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MILANISTAN

Facebook a volte fa strani scherzi.
Stai leggendo un diario ed i relativi commenti ed improvvisamente la pagina si aggiorna e scompare tutto, così non si può nemmeno replicare.

Ero su un sito, non ricordo quale, dove stavano elogiando Sala e la sua gestione dell’immigrazione e mi sono chiesta se queste persone girano Milano a piedi o con i mezzi pubblici ed in quali zone, oppure si spostano a bordo delle loro belle auto di rappresentanza esclusivamente nelle zone centrali.
Spesso dal cellulare, tramite la geolocalizzazione di Google, vedo la presenza di molti miei contatti quasi esclusivamente nelle zone più prestigiose della città e mi chiedo se siano tra quelli che tanto lodano l’attuale amministrazione (appena un pochino meglio della precedente).

Beh, io Milano la giro appunto a piedi, in metropolitana, in tram, più raramente in autobus e quello che vedo a livello di immigrazione, non mi piace affatto.
Iniziando da viale Monza, dove è tutto uno stazionare di nullafacenti appoggiati ai muri delle case per sfruttare il wi-fi della farmacia sottocasa o dell’adiacente negozio di parrucchiere.
Non parliamo dei sotterranei della metropolitana, perché anche là trovi banchetti che vendono di tutto, di questa stagione specialmente sciarpe e berretti, ma anche cover per i cellulari.
Uno dice: vabbè, è zona periferica, ci può stare, vista anche la vicinanza con viale Padova.
Via Vittorio Veneto però non è periferia, siamo già in semicentro. Causa il freddo, non ci sono più gli “insediamenti” di profughi (?) che quest’estate nella striscia di verde facevano di tutto, cucina, barberia ed altro, incluso i bisogni corporali. Però alle fermate del 9 salgono spesso gruppi di neri tutti sprovvisti di biglietto.
Brera? Eh, qui siamo già in pieno centro, ma per terra c’è un bazar, con una sfilza di lenzuoli bianchi dove si vende di tutto!
Lo stesso in corso Como: borsette, cinture, batterie per la ricarica dei cellulari, un vero mercato all’aperto.
Pochi metri più avanti c’è la piazzetta sopraelevata intitolata a Gae Aulenti, e si viene letteralmente assediati da venditori di libri su negritudine e razzismo. Idem in via Dante: cavolo, ormai siamo a pochi passi dal Duomo, però l’assedio continua.
Perlomeno sono spariti, in Galleria Vittorio Emanuele, i venditori cinesi di simil-pashmina e giocattoli elettronici.

Questo è quello che si vede.
Poi c’è quanto si legge sui giornali: aggressioni, scippi, stupri, spaccio di droga, prostituzione, bande che si affrontano.
Non oso pensare a quello che non si vede e del quale non si viene a conoscenza…
E questa sarebbe la buona gestione dell’immigrazione?


Inviato dal Veloce promemoria


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Milano in macchina una sera che piove… come cantava Loredana Berté.

Viale Monza…sulla via di casa


Pioggia

Anche oggi piove, e le previsioni indicano che proseguirà così per tutta la settimana. Una volta trovavo questo tempo piuttosto deprimente, ora guardo Milano con altri occhi, e mi sembra comunque bellissima.

In via Torino sono le tre del pomeriggio, ma ormai sembra quasi sera.

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I fari delle auto, i semafori, i fanali stradali, le insegne dei negozi che riflettono le loro luci sul pavé lucido, una folla di ombrelli neri, variopinti, a spicchi nei vari colori dell’arcobaleno;

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il profumo delle caldarroste che si mescola all’aroma dei bastoncini d’incenso che emanano dai banchetti dei venditori ambulanti; folle di extracomunitari che vendono parapioggia agli angoli delle strade o all’entrata delle metropolitane. E corso di Porta Ticinese, che ogni volta vedo con gli stessi occhi, ma sempre nuovi, con le sue saracinesche decorate artisticamente e con i manifesti “artigianali” che l’acqua stacca dai muri.

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Poi le colonne di San Lorenzo, dove quest’oggi, a causa della pioggia battente, non sosta nessuno a mangiare seduto sui basamenti.

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Dal tram, la visione è offuscata dalle gocce e dalla condensa,

20161122_160754ma da sotto il sedile un cane riposa con aria indifferente ed annoiata…

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