…

M’hanno pesata, granello per granello,
bilanciata fibra con fibra,
poi m’han dato il valore del mio essere,
un solo grammo di cielo.
Emily Dickinson
Ricordi…

Avevi una bella parlantina sin da piccolo, però a volte incespicavi un poco tra le consonanti B e V.
Il nonno allora aveva ideato una sorta di filastrocca per te, ed ogni volta che la recitavi esattamente, ti regalava una monetina…
“Il vecchietto si chiama Giovanni, beve vino e va a cavallo”…
Poi continuava, però non me la ricordo più.
(NB. La foto è di anni posteriore al ricordo)
13 ottobre 2022
Da oggi, il nostro Fabio riposa assieme ai suoi amati nonni.
“Non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve splendente.
Io sono la luce del sole sul grano dorato.
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno.
Quando ti svegli la mattina tranquilla,
sono il canto di uno stormo di uccelli.
Io sono anche le stelle che brillano,
mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Io non sono morto.”
Mary Elizabeth Frye, poetessa americana (1905-2004)

…
La storia purtroppo si arresta qui.
Il giorno 14 il male è prevalso, e si è portato via il mio dolcissimo figliolo. Non voglio neppure intrattenervi con quanto ho provato. Si può essere preparati alla morte di nonni, di genitori, ma dei figli no, non è naturale, non è nell’ordine delle cose. Mio marito ed io abbiamo trovato conforto e forza uno nell’altro, e dobbiamo solo ringraziare l’altro nostro figlio che è sempre stato presente. Ho passato un periodo di totale intorpidimento mentale, e un poco alla volta spero di uscirne fuori. Per adesso mi prendo una pausa. Quando tornerò, vorrà dire che il peggio è alle spalle e che del mio ragazzo resteranno solo i ricordi più belli.
Un piccolo aggiornamento
Le cose non vanno benissimo, però ci sono buone prospettive…
Certo è che è stressante dover aspettare, ormai è da fine marzo che perdura questa situazione, ed andrà avanti almeno fino a metà agosto prima di poter avere una visione definitiva.
L’unica cosa è aspettare e sperare.
Marzo
Oggi la primavera
è un vino effervescente.
Spumeggia il primo verde
sui grandi olmi fioriti a ciuffi
dove il germe già cade
come diffusa pioggia.
Fra i rami onusti e prodighi
un cardellino becca.
Verdi persiane squillano
su rosse facciate
che il chiaro allegro vento
di marzo pulisce.
Tutto è color di prato.
Anche l’edera è illusa,
la borraccina è più verde
sui vecchi tronchi immemori
che non hanno stagione,
lungo i ruderi ombrosi e macilenti
cui pur rinnova marzo il grave manto.
Scossa da un fiato immenso
la città vive un giorno
d’umori campestri.
Ebbra la primavera
corre nel sangue.
Vincenzo Cardarelli
Dipinto di Matteo Massagrande
7 febbraio 1945 – Porzus
I fatti sono i seguenti: mercoledì 7 febbraio 1945, nel primo pomeriggio, un centinaio di partigiani della formazione Garibaldi, appartenenti ai gappisti, si mossero contro un obiettivo indicato dal loro comandante Mario Toffanin, detto “Giacca” , 32 anni nato a Padova, operaio nei cantieri di Monfalcone e comunista integrale.
Quel giorno del 7 febbraio guidò i suoi uomini verso le malghe di Topli Uork, successivamente chiamate Porzus. E’ un posto di montagna dove in un paio di baracche viveva un comando di una formazione partigiana non comunista. C’erano cattolici, monarchici ,appartenenti al Partito d’Azione e altri antifascisti, ma per Giacca era tutta gentaglia che aveva rapporti equivoci con comandi repubblichini e tedeschi. La Brigata si chiamava Osoppo e aveva una grande colpa: rivendicava con decisione l’italianità di quei territori. Un affronto imperdonabile per i partigiani comunisti della zona che avevano già fatto diversi accordi con i partigiani di Tito, dove si indicava che alla fine della guerra quelle terre sarebbero andate ai guerriglieri sloveni.
“Giacca” non poteva permettere che qualcuno difendesse la legittima italianità di quei territori e decise di dare una lezione alla Brigata Osoppo. Un eccidio. Nella baracca venne ucciso il comandante dell’Osoppo, Francesco De Gregori detto “Bolla”, romano di 33 anni e militare di carriera. Venne accusato di tradimento per aver nascosto Elda Turchetti, 21 anni, un’operaia cotoniera che viveva a Pagnacco. La donna era stata accusata di essere una spia dei tedeschi. Impaurita dalla possibile reazione dei partigiani comunisti, che l’avrebbero condannata senza processo, decise di presentarsi nella sede della Osoppo per dichiarare con fermezza la sua innocenza. La storia viene anche ben narrata da un film di grande interesse, “Porzus” di Renzo Martinelli, che ovviamente venne aspramente criticato da tutti coloro che si ritengono portatori dell’unica verità possibile e cioè da quel mondo di intellettuali pronti a negare anche l’evidenza e a difendere anche le più terribili oscenità pur di dimostrare le loro ragioni.
Oltre al comandante, anche Gastone Valente detto “Enea”, 32 anni e commissario politico del Partito d’Azione, e il giovanissimo Giovanni Comin detto “Gruaro” di 19 anni vennero uccisi nelle baracche di Porzus. Insieme a loro venne immediatamente uccisa pure Elda Turchetti che dopo un sommario e ridicolo processo, come aveva previsto, venne considerata colpevole senza diritto di replica. Un quinto partigiano, Aldo Brico detto “Cantina”, si salvò riuscendo a fuggire nonostante fosse stato ferito da una scarica di mitragliatore. Restavano in vita 16 partigiani. Giacca li portò via, anche se aveva già deciso la loro sorte. Condotti nei boschi di quelle zone, con una lentezza inspiegabile che prendeva la forma di una terribile tortura psicologica, vennero uccisi dopo processi sommari e dopo averli fatti spogliare dei loro beni. Il massacro duro 11 giorni, dall’8 fino al 19 febbraio. In quell’occasione venne ucciso anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido detto “Ermes”, studente di 20 anni. Altri due partigiani riuscirono a salvarsi e scappare, ma il bilancio finale è di tre partigiani uccisi a Porzus, quattordici nei giorni successivi più la ragazza considerata una spia, per un totale di diciotto vittime.
La storia ,per molto tempo dimenticata, venne riportata al centro delle cronache proprio grazie al film di Martinelli. Infatti dopo il suo film diverse furono le testimonianze di come quell’eccidio non fosse solo opera di un capo banda come “Giacca”, ma che molto probabilmente erano stati i vertici del PCI friulano ad ordinare quella strage. Uno dei protagonisti della resistenza friulana, Giovanni Padoan, partigiano comunista della Divisione Garibaldi Natisone, con una lettera pubblicata su Panorama respingeva la tesi che Giacca fosse l’unico responsabile e sosteneva che alle sue spalle ci fossero dei mandanti politici della Federazione di Udine del PCI. Tesi che aveva sostenuto anche in passato e per la quale era quasi stato espulso dal proprio partito. Giacca, in ogni caso, non pagò per i suoi crimini.Il PCI di Togliatti non voleva liberarsi di un militante così convinto, nonostnte tutto. Divenne funzionario del partito a Trieste e sembrava avviarsi verso una carriera politica, ma tenere nascosti anche i fatti di Porzus era troppo difficile tanto che arrivarono le prime denunce.
Decise allora di scappare in Slovenia, dove ottenne la più alta onorificenza partigiana jugoslava. Ma nel 1948 Tito ruppe col Cominform ed entro in conflitto con Stalin. Giacca, essendo un convinto staliniano, decise di fuggire in Cecoslovacchia, dove esisteva un nucleo di partigiani comunisti italiani accusati di reati commessi nelle varie guerre civili europee. Quando Tito riallacciò i rapporti con l’Unione Sovietica, Giacca tornò in Slovenia. In Italia rischiava la galera, poiché il processo si era concluso con una condanna all’ergastolo nel 1952. La pena gli venne prima ridotta a trent’anni di carcere, poi nel 1978, per volontà del Presidente della Repubblica Sandro Pertini,gli venne concessa la grazia,con forte sdegno da parte dei familiari delle vittime. Addirittura Toffanin ottenne una pensione dallo Stato.
Non importa dove, fuori dal mondo
«Dimmi, anima mia, povera anima infreddolita, cosa ne diresti di andare ad abitare a Lisbona? Là deve fare caldo e tu ringagliardiresti come una lucertola. Quella città è in riva all’acqua; si dice sia costruita in marmo, e che la popolazione odia talmente i vegetali, che ha sradicato tutti gli alberi. Ecco un paesaggio di tuo gusto; un paesaggio fatto di luce e minerali, e acqua per rispecchiarli!».
Charles Baudelaire
«Dimmi, anima mia, povera anima infreddolita, cosa ne diresti di andare ad abitare a Lisbona? Là deve fare caldo e tu ringagliardiresti come una lucertola. Quella città è in riva all’acqua; si dice sia costruita in marmo, e che la popolazione odia talmente i vegetali, che ha sradicato tutti gli alberi. Ecco un paesaggio di tuo gusto; un paesaggio fatto di luce e minerali, e acqua per rispecchiarli!».
L’anima non risponde.
«Visto che ami tanto la quiete, con lo spettacolo del moto, vuoi venire ad abitare in Olanda, terra beatificante? Forse ti divertiresti in quelle contrade che hai spesso ammirato in immagine nei musei. Che ne diresti di Rotterdam, tu che ami le foreste di alberi di nave, e i piroscafi ormeggiati ai piedi delle case?».
L’anima resta muta.
«Forse ti sorriderebbe di più Batavia? Vi troveremmo, fra l’altro, lo spirito d’Europa sposato con la bellezza tropicale».
Nemmeno una parola. Che la mia anima sia morta?
«Sei dunque giunta a tal punto di intorpidimento da compiacerti solo del tuo male? Se è così, fuggiamo verso i paesi analogie della Morte. – Ho quel che ci serve, povera anima mia! Faremo le valigie per Torneo. Andiamo ancora più lontano, all’estremo capo del Baltico; o ancora più lontano dalla vita, se possibile; installiamoci al polo. Là il sole sfiora solo obliquamente la terra, e le lente alternative della luce e della notte sopprimono la varietà e accrescono la monotonia, questa metà del nulla. Là potremo fare lunghi bagni di tenebre, mentre, per divertirci, le aurore boreali ci invieranno ogni tanto i loro rosei fasci, come riflessi di fuochi d’artificio dell’Inferno!».
Finalmente l’anima mia esplode, e saggiamente mi grida: «Non importa dove! non importa dove! purché sia fuori di questo mondo!».
Charles Baudelaire
Per non dimenticare.
Questo bimbo sorridente era un piccolo ebreo di famiglia ungherese abitante a Nyiregyhaza, di soli quattro anni e si chiamava Istvan Reiner.
Nel 1940 fu deportato, unitamente ai suoi familiari nel campo di concentramento di Auschwitz.
Là fu diviso dai parenti. I nazisti lo fotografarono, con la sua espressione allegra, facendogli credere che quanto accadeva fosse tutto un gioco e che presto avrebbe riabbracciato i suoi genitori.
Poco tempo dopo però fu avviato alle camere a gas assieme a molti altri bambini, sorte tremenda che subirono migliaia di piccoli colpevoli solo di essere ebrei.

Inverno
Una mela caduta nella neve
tu che dormi
(da noi dietro casa ricordi
le piante che l’inverno
serbano mele fredde per i passeri?):
due cose che a toccarle
la mano poi non vuole più lasciarle.
Attilio Bertolucci
Fiori segreti
E’ amore una luce per me? Un’assidua luce,
una lampada dentro il cui pallido stagno io sogno
su vecchi libri d’amore? Oppure un barlume,
una lanterna che mi viene incontro da lontano
sotto una cupa montagna? è una stella, l’amor mio?
Ahimè! Così alta nell’alto, così gelidamente splendida!
Il fuoco danza. E’ l’amor mio un fuoco
che rimbalza rubicondo e ardito nella penombra?
No, no, ne avrei paura. Son troppo fredda
per il rapido ardente amore. C’è un oro,
nitido su questi petali di fiore che si ripiegano,
ch’è più fedelmente mio, più conforme alla mia brama.
I petali di fiore si ripiegano. Essi dal sole
sono dimenticati. In ombrosa foresta essi crescono.
Dove gli alberi cupi s’innalzano
e si allontanano e si accostano
ombrosamente ondeggianti. Chi li vigilerà, luminosi,
quando il mio sogno avrò sognato? Ah, carissimo mio,
tu ritrovali, e per me raccoglili, ad uno ad uno.
Katherine Mansfield
Dipinto di Claude Monet
Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane…
Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada.
Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì uccidendoli all’istante.
Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali.
A volte i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione…
Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati.
A una curva della strada videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d’oro, al centro della quale s’innalzava una fontana da cui sgorgava dell’acqua cristallina.
Il viandante si rivolse all’uomo che sorvegliava l’entrata.
“Buongiorno”
“Buongiorno” rispose il guardiano.
“Che luogo è mai questo, tanto bello?”
“È il cielo”
“Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete! “
“Puoi entrare e bere a volontà”.
Il guardiano indicò la fontana.
“Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete”
“Mi dispiace molto”, disse il guardiano, “ma qui non è permesso l’entrata agli animali”.
L’uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
Ringraziò il guardiano e proseguì.
Dopo avere camminato a lungo su per la collina il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
All’ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
“Buongiorno” disse il viandante.
L’uomo fece un cenno con il capo.
“Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete”.
“C’è una fonte fra quei massi”, disse l’uomo indicando il luogo e aggiunse:
“Potete bere a volontà”.
L’uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
Il viandante andò a ringraziare.
“Tornate quando volete”, rispose l’uomo.
“A proposito, come si chiama questo posto? “
“Cielo”
“Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là!”
“Quello non è il cielo, è l’inferno”.
Il viandante rimase perplesso.
“Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo questa falsa informazione causa grandi confusioni!”
“Assolutamente no. In realtà ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici… “
Paulo Coelho
Libertà
Ricordate i primi anni ’80 quando venne alla luce il problema dell’ AIDS? Prima vennero demonizzati gli omosessuali, poi i drogati, infine le prostitute. L’infezione dilagava tra queste categorie, ma nemmeno gli etero ne erano immuni, specie se avevano comportamenti promiscui o a rischio. L’AIDS era davvero molto pericoloso, eppure non ci fu una campagna così distruttiva come quella che viene effettuata oggi contro il Covid. Vennero semplicemente diffuse delle informazioni relative ai comportamenti da tenere, tanto da sdoganare il termine “preservativo” al posto di profilattico, poco conosciuto dalle classi meno istruite.
All’inizio pure per il Covid vennero date semplici istruzioni di tipo igienico: distanziamento, mascherine, disinfezione delle mani o uso di guanti, sternutire nel gomito (ma lo sanno che esistono i fazzoletti?).
Poi con grande enfasi e rullo di tamburi venne divulgata l’inclita novella: “Abbiamo il vaccino”, e tutti gli stati si precipitarono ad acquistare le dosi senza aver alcuna sicurezza sulla sua effettiva efficacia, dato il brevissimo tempo della sperimentazione.
Ora a distanza di tempo, e neppure tanto, iniziano ad evidenziarsi le reazioni collaterali ed avverse, ma nonostante ciò la maggior parte degli stati preme per campagne vaccinali sempre più massicce.
Atteggiamento tanto più demenziale perché il virus si è evoluto in molteplici varianti, mentre il vaccino è sempre lo stesso (forse perché bisogna smaltire le scorte acquistate a caro prezzo prima che scadano?).
Qualcuno obietterà che il metodo di trasmissione dei due virus è diverso. Certo, il Covid per via aerea, l’AIDS per la maggior parte per contatto sessuale o per siringhe infette, ma i comportamenti a rischio per l’AIDS erano comunque molteplici.
Il problema principale però è che agli ammalati di AIDS o nella sua prima fase HIV non venne preclusa alcuna attività, non venne in alcun modo limitata la libertà, cosa che avviene invece oggi per cittadini PERFETTAMENTE SANI, per il solo fatto di non essere vaccinati. E a stabilire che una persona sia sana può essere solamente un tampone e, guardacaso, ora ci viene detto che i tamponi non sono affidabili perché spesso danno esiti falsamente negativi (lo scorso anno però dicevano esattamente l’opposto, ossia che spesso davano esiti falsamente positivi: come faccio allora a fidarmi di certa gente?).
I vari Burioni, Pregliasco, Galli, Brusaferro, Ricciardi, Bassetti, Crisanti (quest’ultimo ha fatto una parziale marcia indietro) hanno spesso dato notizie contraddittorie, generando solo confusione, però purtroppo c’è gente che ascolta solo quelle campane, questo perché, grazie ai contributi elargiti prima dal governo Conte e poi riconfermati dal governo Draghi, i mezzi di informazione hanno tutto l’interesse (economico) a diffondere notizie allarmistiche sul Covid. Se poi ci mettiamo l’ultima sparata del senatore Monti – per cui essendoci troppa libertà di stampa e di parola l’informazione va controllata e somministrata dal governo – il quadro è completo.
E questi blaterano di fascismo, quando si comportano tale e quale ai fascisti (senza contare gli idranti di Trieste e le manganellate).

Normalità – aforisma
Chi può davvero affermare di essere normale?
La normalità è il rifugio dei cretini e degli ipocriti.
E spesso gli uni sono anche gli altri.
Olivier Bourdeaut
10 ottobre 2021
Riprovevole ma comprensibile l’attacco alla sede CGIL a Roma durante la manifestazione contro il lasciapassare verde.
Riprovevole, perché la violenza è da condannare sempre e comunque.
Comprensibile, perché compito dei sindacati è difendere il lavoro ed i lavoratori, non ostacolarli imponendo loro delle misure che, se non osservate, potrebbero portare al licenziamento, e questo ha portato la gente, che non si sente più tutelata, all’esasperazione.
E a proposito delle dichiarazioni del leader della CGIL (“Violentato il mondo del lavoro” ) ricordo che il mondo del lavoro è violentato da chi, lautamente pagato per difenderlo, fa tutt’altra cosa.
Landini si rende conto che molti lavoratori perderanno il posto; che molte aziende ridurranno la produzione o addirittura chiuderanno; che molti lavoratori non possono o non vogliono vaccinarsi (non è infatti obbligatorio) e non possono sostenere esborsi sostanziosi per farsi tamponare ogni tre giorni?
Landini si faccia un bell’esame di coscienza e spero che molti lavoratori straccino la tessera sindacale.
Sempre a proposito delle dichiarazioni di Landini (“Squadrismo fascista”)…
Quando i bravi ragazzi dei centri (a) sociali lanciavano pietre contro negozi, banche e forze dell’ordine, bruciavano auto e cassonetti… Allora andava tutto bene? Ma in quel frangente da “quella parte” molti hanno fatto orecchio da mercante.
Del resto, sembra che l’assalto alla CGIL fosse già programmato, addirittura annunciato da qualche palco: se qualcuno non ha provveduto a proteggere la sede sindacale, la cosa puzza di bruciato.
Se poi, come qualcuno dice, tra gli assalitori c’erano infiltrati della Digos, molte cose dovrebbero essere riviste.
Da sempre, per ragioni di famiglia, parteggio per le forze dell’ordine, ma alla luce di quanto successo a Roma e documentato dalla rete (ottime le riprese di Local Team), non posso che dissociarmi dall’azione vessatoria della polizia. C’erano ovviamente degli esagitati, come accade in ogni corteo, alcuni fermati addirittura dagli stessi partecipanti alla manifestazione. Sarebbe stato sufficiente bloccare quei pochi e lasciare che il corteo fluisse. Invece qualcuno dall’alto ha dato ordini esagerati, ed allora sono stati indirizzati getti di idranti e lacrimogeni contro le persone, tra le quali molte donne, ragazzini ed anziani. Triste vedere agenti in divisa, i cui stipendi sono pagati dai lavoratori in corteo, assalire gente inerme, spesso con le mani alzate per evidenziare la propria non violenza.
Scrivi, ti prego
Scrivi, ti prego.
Due righe sole, almeno,
anche se l’animo è sconvolto
e i nervi non tengono più.
Ma ogni giorno.
A denti stretti, magari delle cretinate senza senso,
ma scrivi.
Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni.
Crediamo di fare cosa importante
tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca.
Comunque, questo è il tuo mestiere,
che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte,
solo questa è la porta da cui,
se mai, potrai trovare scampo.
Scrivi, scrivi.
Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via,
una riga si potrà salvare. (Forse.)
Dino Buzzati
Metropolitana
Nei pozzi della metropolitana
il passo echeggia di notte lontano.
Fiochi scintillano i binari: coltelli,
smaglianti e non usati. Dalle pareti
gronda umidità.
Vado diritto e
già corro e sempre più svelto
di soglia in soglia attraverso
un sistema di tubi e tunnel
grotte e caverne.
Günter Kunert
Illustrazione di Cyril Power
Fiducia?
No, non mi fido.
Non perché io sia particolarmente e dettagliatamente informata su come funzionino i vari tipi di vaccini, anche se ho letto abbastanza al riguardo. Non sono competente e lo ammetto. Però c’è una cosa che ho capito molto bene: non ce la raccontano giusta, anche perché pure in alto loco e negli enti preposti non hanno le idee chiare.
Incominciando da Pfizer… Deve essere conservato da – 90 a – 60 gradi (media consigliata – 70 gradi). Invece no, basta anche da – 25 a – 15 (un qualsiasi surgelatore casalingo). Poi non è consigliabile somministrarlo sotto i 18 anni, ed infatti in Germania si regolano così.
AstraZeneca. Prima va somministrato solo fino ai 50enni, poi va bene fino ai 60 anni, aumentati poi a 70, 80 e via dicendo. Improvvisamente non va più bene per chi ha meno di 50 anni per “alcuni” casi di trombosi, poi viene riammesso, ora dopo altri casi di trombosi nuovamente vietato, almeno ai più giovani.
I vaccini non vanno mai mescolati, ma dopo un po’ ti dicono che si può fare la prima dose di un tipo e la seconda di un altro… Ah no, nuovamente vietato. Ma dopo il caso della morte della diciottenne Camilla, chi ha meno di 60 anni ed ha ricevuto AstraZeneca come prima dose, riceverà Pfizer o Moderna come seconda dose. Ed il parere di uno dei tanti virologi imperversanti sulle reti televisive è il seguente: “Proviamo, non sappiamo quali siano le conseguenze, può essere che faccia bene”. 😡
L’intervallo tra le dosi è tassativo, però poi affermano che può essere allungato.
I ragazzi sotto i 16 anni non vanno vaccinati (Pfizer), ora inoculano, almeno a Bolzano, a partire dai 12 anni, con quale vaccino non è dato sapere.
Conclusione.
Molti obiettano che sia ovvio che accadano dei decessi tra i vaccinati, in quanto ogni medicinale presenta controindicazioni e rischi.
Un medicinale, appunto, da assumere in caso di malattia.
Ma chi me lo fa fare farmi iniettare un farmaco a tutt’oggi SPERIMENTALE se in sostanza sto bene?
I cosiddetti esperti dicono tutto ed il contrario di tutto.
E poi dicono che uno deve fidarsi? Non ci rendiamo conto che siamo cavie?

Senza titolo
tu galleggi simile ad una nube
sopra
la mia fronte
lasciami
cadere le foglie
fino alla profondità della terra
e da lì
che spuntino le mani
come l’erba di primavera
Amelia Stănescu
Due giovani vite stroncate
Dove sono i cortei di solidarietà, le fiaccolate, i comizi, gli articoli a favore di Saman, la ragazza pakistana quasi certamente mandata a morte dai suoi stessi familiari in nome di un presunto onore infangato perché voleva vivere all’occidentale e si rifiutava di sposare l’uomo scelto dalla famiglia?
Il multiculturalismo ha forse procurato un’altra vittima: dico “forse” perché il cadavere non è ancora stato trovato, ma molti indizi provano che l’omicidio sia avvenuto: la dichiarazione del fratello, l’orrenda chat dello zio (“Un lavoro ben fatto”), il video dei tre uomini con le pale, le lacrime (?) del padre, il messaggio di Saman al suo ragazzo (“Se non hai mie notizie tra 48 ore avvisa le forze dell’ordine”), la fuga dei parenti.
Credo che ci sia abbastanza per avvalorare il misfatto, ma le femministe zitte e mute.
Le Boldrini, le Murgia, le Turco, per le quali gli immigrati si sarebbero integrati ed anzi ci avrebbero arricchito culturalmente, non hanno proferito parola, come avvenne per Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro. Per loro il femminismo si è ridotto ormai solo ad una questione di desinenze vòlte al femminile.
Silenzio assoluto, mentre su un altro fronte, quello degli Scanzi e dei Tosa per intenderci, è tutta un’accusa di razzismo a Meloni e Salvini per il suicidio di Seid, nonostante le smentite del padre e la dichiarazione della madre, per cui la depressione del ragazzo aveva avuto origine dal lockdown.
E la malafede dei giornalai si evince da un passo del post di ben 3 anni fa, e non quindi una lettera d’addio come volevano farci credere, che riportava la seguente frase mai citata da loro
“Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po’ di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità.”
“PRIMA DI QUESTO GRANDE FLUSSO MIGRATORIO “, dal che si evince che il disagio del ragazzo (ma non certo la causa del suicidio) sia iniziato con l’aumento degli immigrati clandestini, ed i primi a pagarne le conseguenze siano stati proprio gli immigrati regolari. E questo è stato causato da una certa parte politica, che ora dovrebbe farsi solo un bell’esame di coscienza. Quella stessa parte politica che ora vorrebbe il voto ai sedicenni, lo ius soli, il Ddl Zan, la dote ai diciottenni da finanziare con l’imposta di successione e, per ultimo, “Bella ciao” al posto dell’inno nazionale, proposte che nulla hanno a che fare con la realtà voluta dai cittadini.

Attesa
Soli, nel pianto tuo della mattina,
l’erba, il silenzio, il muovere dell’ombra
e gli steli del vento. Il tuo sollievo
è di vederti calma nell’attesa
ch’io giunga da lontano, il tuo riposo
è la speranza d’incontrarci a sera
per caso in un inverno.
Lasciarti per sparire,
per essere il tuo cielo dove guardi
senza rimorsi, avere il tuo rimpianto,
la tua memoria, le tue mani vuote…
Forse è più dolce piangermi che avermi.
Alfonso Gatto (Poesie d’amore- 1972)
Dipinto di Andrew Wieth
Serenata a Gessica
<p value="<amp-fit-text layout="fixed-height" min-font-size="6" max-font-size="72" height="80">I violini sotto i balconi del ghetto
acutamente ti chiamano, cuciono
ai tuoi piedi un damasco dogale:
tu da una fiaba mi lanci una rosa.
Gessica, ma le palme della sera
l’ingenua fronte bendarti
non senti ancora, e dai canali immensa
un’aquila di nuvole levarsi?
Addio, Gessica, addio, viso perduto:
già remota, con gesti di sonno
navighi un fiume d’aria
fra uno sterminio docile di fiori.
Gesualdo Bufalino
Immagine di Marc Chagall
Cuore

The earth in the shape of a heart, elements of this image furnished by NASA
O Signore, il mio cuore non mi basta più,
quella che io amo è grande quanto il mondo:
mettimene nel petto un altro
che sia grande quanto il mondo.
Nizar Qabbani
A mia moglie
Un sonante proemio io non so scrivere
come preludio al mio canto;
da poeta a poema
oserei dire.
Perché di questi petali caduti,
se a te uno solo paia bello,
amore lo spingerà a volo
sui tuoi capelli.
E quando il vento invernale raggeli
la terra disamorata,
esso bisbiglierà del giardino,
e tu capirai.
Oscar Wilde
dipinto di Vincenzo Irolli
Cosa ne pensate?