A tarda sera sarà un anno senza di te.
Non c’è momento della giornata in cui non ti pensiamo, non c’è luogo, suono, profumo che non ci ricordi te.
Ci manchi…
A tarda sera sarà un anno senza di te.
Non c’è momento della giornata in cui non ti pensiamo, non c’è luogo, suono, profumo che non ci ricordi te.
Ci manchi…
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà:
se ce n’è uno è quello che è già qui,
l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiano stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti:
accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui:
cercare e saper riconoscere che e che cosa,
in mezzo all’inferno,
non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, 1972.
Dipinto di Zdzisław Beksiński
Il tempo guarirà tutto.
Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?
Come se qualche volta ci si dovesse chinare per vivere ancora.
Vivere: basta uno sguardo.
(Il cielo sopra Berlino – Wim Wenders, 1987)
In questa foto ti vedo sorridente, felice, nel giorno del tuo primo compleanno. Una istantanea piccola, scattata con quella che chiamavo “scatoletta fotografica” non molto a fuoco e dai colori troppi saturi.
Oggi ne compiresti 53, ragazzo mio, e la tua mancanza si avverte sempre di più.
Dicono che col tempo le cose brutte si dimenticano mentre affiorano solamente i ricordi belli. Vero, ma fino ad un certo punto, perché i ricordi belli mutano in altrettante coltellate perché sappiamo che non ci saranno altri momenti spensierati e felici e che non potrai più essere assieme a noi.
Invidio chi ha fede, perché spera di ritrovare in un altro mondo le persone care che ha perso: io, razionale, non arrivo a tanto, però mi ritrovo ogni sera, prima di addormentarmi, ad augurarti la buonanotte.
Qui le più fragili mie foglie,
eppure quelle che dureranno più a lungo.
Qui velo e celo i miei pensieri che non mi piace rivelare,
Eppure essi mi rivelano più di ogni altra mia poesia.
Walt Whitman
Piango il sole e piango gli anni che verranno
Senza di noi e canto gli altri passati
Se veramente sono
Confidenti i corpi e le barche che sbattono dolcemente
Le chitarre che accendono e spengono sotto le acque
I “credimi” e i “non”
Ora nel vento ora nella musica
E le nostre mani, due piccole bestie
Che furtive cercavano di salire l’una sull’altra
Il vaso di brezza negli aperti cortili
E i frammenti di mare che ci seguivano
Fin dietro le siepi e sopra i muri a secco
L’anemone che si depose nella tua mano
E tremò tre volte il viola tre giorni sopra le cascate
Se tutto questo è vero io canto
La trave di legno e l’arazzo quadrato
Alla parete, la Gorgone con i capelli sciolti
Il gatto che ci guardò nel buio
Bambino con la croce vermiglia e l’incenso
Nell’ora che sull’impervia scogliera scende la sera
Piango la veste che sfiorai e fu mio il mondo.
Odisseas Elitis
M’hanno pesata, granello per granello,
bilanciata fibra con fibra,
poi m’han dato il valore del mio essere,
un solo grammo di cielo.
Emily Dickinson
Avevi una bella parlantina sin da piccolo, però a volte incespicavi un poco tra le consonanti B e V.
Il nonno allora aveva ideato una sorta di filastrocca per te, ed ogni volta che la recitavi esattamente, ti regalava una monetina…
“Il vecchietto si chiama Giovanni, beve vino e va a cavallo”…
Poi continuava, però non me la ricordo più.
(NB. La foto è di anni posteriore al ricordo)
Grazie ai tanti che mi hanno contattato, qui su WordPress, su Facebook, su Instagram, o con messaggi su messenger o whatsapp, a chi mi ha scritto su email o mi ha telefonato. Grazie a tutti, anche un semplice cuore lasciato come like è stato comunque un segno di vicinanza. Il cammino per uscirne è ancora lungo e duro, ma qualche piccolo progresso mio marito ed io lo abbiamo comunque fatto.
Grazie davvero a tutti, vi voglio bene.
Da oggi, il nostro Fabio riposa assieme ai suoi amati nonni.
“Non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve splendente.
Io sono la luce del sole sul grano dorato.
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno.
Quando ti svegli la mattina tranquilla,
sono il canto di uno stormo di uccelli.
Io sono anche le stelle che brillano,
mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Io non sono morto.”
Mary Elizabeth Frye, poetessa americana (1905-2004)
Cosa ne pensate?