La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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…di 28 ce n’è uno…

Qualche giorno fa, per la precisione il 20 novembre, c’è stato un compleanno importante, il 90° per la precisione. Non sto parlando di una persona, ma del mio tram preferito. Anche se la sigla è “Carrelli 28”, il primo esemplare venne immatricolato nel 1927 con il numero 1501 e pochi giorni dopo il prototipo iniziò a circolare in città incontrando subito il favore della popolazione. Il nome deriva dai due grossi carrelli in acciaio, una novità importata dagli Stati Uniti, su progetto dell’americano Peter Witt. L’anno seguente venne immatricolato il 1502, mentre altre 500 vetture furono costruite nel 1929: in totale furono quindi 1502 le vetture costruite, e di queste in città ne circolano ancora, nonostante l’età, ancora 125. Sono infatti tram dalla struttura molto robusta che sopportarono bene anche le devastazioni della guerra, quando solo una vettura, centrata in pieno da una bomba, (matricola 1624) non poté essere messa in servizio. Gli altri tram riportarono danni più che altro alle parti interne della carrozzeria a causa degli incendi, ma le parti meccaniche superarono benissimo i danneggiamenti. Negli anni ’70 la “perteghetta” che collegava la vettura alla linea elettrica aerea e soggetta spesso a scarrucolamenti venne sostituita dal pantografo, mentre negli anni 2000, sono stati effettuati molti miglioramenti tecnologici, con l’installazione di computer di bordo, navigatore, radiocomando per gli scambi. È bello sentirli arrivare sferragliando sulle rotaie, e sono diventati una delle attrazioni della città, tipici quanto il Duomo con la Madonnina, i Navigli, la Scala o l’ossobuco con il risotto. Gli interni non hanno più il salottino posteriore in velluto rosso destinato ai fumatori, ed è stato tolto anche il posto del bigliettaio, sostituito dall’obliteratrice. Ma le panche sono ancora là, lucidate, come ha scritto qualcuno, da migliaia di sederi milanesi 😀 . Inoltre sono vetture che ben si prestano alle sponsorizzazioni quindi, quando non indossano la livrea bicolore giallo e crema, vengono rivestiti con pubblicità brillanti. Alcuni poi sono adibiti a servizi “speciali”, come l’ATMosfera, che funge anche da ristorante su rotaie mentre si gira per la città.

E poiché noi italiani sappiamo fare meglio anche le cose che abbiamo importato dall’America, ecco che numerosi Carrelli 28 hanno preso la via del mare, approdando a San Francisco. In quella città infatti si tenne nel 1983 una manifestazione con tram pervenuti da tutto il mondo, e la “28” piacque così tanto che gli americani ne ordinarono molte altre, ed ancora circolano in quella città e lo stesso fece Melbourne.

Buon compleanno, Carrelli, adesso aspettiamo il centenario ❤ 

 

 

 


Un tuffo nel passato

Le due settimane previste di permanenza a Milano, causa il caldo bestiale, erano diventate tre, ma anche la scorsa settimana non è stata gradevole: se prima non ci si poteva muovere a causa del caldo eccessivo (limitavamo gli spostamenti al minimo e soo di prima mattina), la settimana seguente è stato tutto un susseguirsi di temporali, con il conseguente brusco calo delle temperature. Quindi ci aspetta una quarta settimana. In parte sono contenta, anche se mi manca casa mia con le sue comodità.

Tra venerdì e sabato abbiamo avuto vari inconvenienti con i tram, sempre nella zona di piazza 24 maggio: il primo giorno il tram n.3 proveniente da corso di porta Ticinese è rimasto fermo per oltre mezz’ora a causa di uno svizzero che aveva parcheggiato male la sua auto, occupando in parte la zona dei binari. Il giorno seguente invece il tram n.3 nella ndirezione opposta segnava un ritardo enorme, ma non sapevano a cosa fosse dovuto, quindi abbiamo deciso di utilizzare il 9, che passa a poca distanza: appena il tempo di salire, che ci hanno fatto subito scendere a causa di un guasto 😦 . Poco male, c’era il 10, andava da tutt’altra parte di quella precedentemente decisa, ma non ci ha causato problemi, dato che ogni destinazione era comunque buona. Scesi nei pressi della stazione, praticamente un bivacco di extracomunitari, nonostante la presenza di mezzi e uomini dell’esercito, e pure via Vitruvio non era da meno. Meglio che non faccia commenti altrimenti mi sale la bile.

In corso Buenos Aires eravamo tra i pochi ad andare controcorrente: quasi tutti da Loreto andavano verso il centro, anche perché sono iniziate le svendite…

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MILANO 08 Apr 2011 – VIA PAOLO SARPI. DA DOMANI AL VIA L’ ISOLA PEDONALE. SAVOIA CATTANEO FARAVELLI p.s. la foto e’ utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e’ stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate – MILANO 2011-04-08 VIA PAOLO SARPI. DA DOMANI AL VIA L’ ISOLA PEDONALE. INIZIA DOMANI L’ ISOLA PEDONALE IN VIA PAOLO SARPI CHINATOWN,BICICLETTE,QUARTIERE CINESE,AREA PEDONALE – fotografo: Eugenio Grosso / Fotogramma / Fotogramma

Oggi invece una domenica diversa, che mi ha ricordato i vecchi tempi: eravamo in Paolo Sarpi, ossia Chinatown, e mi è sembrato di tornare indietro di decenni: famigliole intere (anche se cinesi) com mamme, papà, bimbi, nonni tutti assieme per il passeggio, come si usava durante la mia infanzia. I bambini cinesi tutti molto educati, le bambine che sembravano bamboline, con vestitini multicolori o in vaporosi tulle bianchi impreziositi da farfalline, fiori o fiocchi: un po’ kitch, ma alle bimbe tutto sta bene. Molti ragazzini stavano seduti sulla soglia dei negozi dove i genitori lavoravano, e giocavano compostamente.

La via poi è tutta un susseguirsi di localini: bar e punti di ristoro dove servono un po’ di tutto: noi ci siamo accontentati di un centrifugato di anguria, semplicemente delizioso: non abbiamo fatto a tempo a sederci, che già la cameriera era al tavolo a prendere l’ordinazione, cortese e sorridente.

Le tipiche botteghe italiane sono sempre meno, ma anche i negozi cinesi hanno subito una grande trasformazione in questi anni: i bazar disordinati sono stati trasformati in esercizi molto più aderenti ai gusti occidentali e vengono quindi frequentati sempre più anche dai nostri connazionali. Le generazioni orientali più giovani poi parlano quasi tutte un italiano fluente, anche se tra di loro continuano ad usare la lingua cinese.

Qui c’è gente, un po’ di confusione dovuta all’affollamento, certamente, ma non certo il disordine che si nota nelle altre strade delle periferie.

Da parecchio non tornavamo in questa zona, ma troviamo sempre costanti miglioramenti, ed oggi poi mi è piaciuta particolarmente.

 

Immagini prese da internet

 

 


Milano 16 aprile

Certe volte ci si fa un’idea riguardo a certe persone con le quali si hanno contatti solamente virtuali, poi ci si accorge che conosciute realmente sono ancora meglio. 🙂
Quindi una bella mattinata in compagnia di Noemi e Fabrizio, davvero splendidi, ed anche con loro ci siamo trovati davvero bene, con la promessa di incontrarci nuovamente oltre ai consueti contatti su Facebook.
Non oso pensare cosa possa diventare Milano all’apertura di Expo 2015.
Già adesso le zone centrali sono invase da scolaresche e da frotte di turisti incolonnati dietro la classica guida munita di bandierina.

I mezzi pubblici sono strapieni, tanto da trovarli liberi solo in prossimità dei capolinea. Per curiosità, abbiamo voluto provare a salire sulla linea 27, i cui tram, della serie 4900, sono stati in parte ristilizzati: hanno una nuova livrea molto accattivante, con colori bene assortiti ma pure l’interno è stato totalmente cambiato, montando dei grossi finestroni non più apribili per sfruttare al meglio l’aria condizionata, nuove poltroncine, cabina del guidatore finalmente chiusa ed altri accorgimenti che rendono molto più gradevole salirci sopra. Speriamo che i soliti vandali non si accaniscano come sono abituati a fare.

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Un po’ di primavera

Sul tram, questa mattina.

L’uomo è piuttosto avanti con gli anni, più vicino agli 80 che ai 70, come dimostrano barba e baffi bianchissimi, nonché i capelli, dalla lunghezza inusuale per un’uomo della sua età, che fuoriescono da un berretto grigio scuro con la visiera.

Ha l’espressione vagamente malinconica di una di quelle persone che vivono da sole, senza alcuna compagnia.

È alto, magro, perfino allampanato, un cappottone lungo grigio melange che accentua queste sue caratteristiche.

In mano ha un sacchetto di plastica bianca, di quelli che danno per pochi centesimi in alcuni negozi. Per la precisione non lo sorregge per i manici, ma lo stringe al petto con una mano, quasi a proteggerne il contenuto: dentro, si intravede un vasetto di plastica scura, mentre dal bordo fuoriesce un rametto sparuto di forsizia, con qualche fiorellino giallo già aperto.

Una piantina che rallegrerà la sua casa portandovi un poco di primavera.

forsizia


Canzoni per Milano – Porta Romana bella

Il viaggio “musicale” prosegue con una bellissima canzone di Giorgio Gaber dedicata ad una delle zone che, a quei tempi, era tra le più popolari di Milano. Una volta porta Romana era parte integrante delle mura spagnole che costituivano anche la cinta daziaria della città. L’arco, simile a quelli dell’età imperiale romana, venne eretto nel 1598 in onore di Maria Margherita d’Austria che partiva dalla città con il suo corteo per andare sposa a Filippo III di Spagna. Delle mura spagnole, smantellate quasi interamente dal 1899 sino all’ultimo dopoguerra, al giorno d’oggi resta ben poco.


Sempre in tram

Sempre ieri, solito giro in tram dopo aver pranzato.

Questa volta è toccato alla linea 24, che parte da piazza Dogana, in centro, per arrivare al Vigentino, zona ultrapopolare. Una linea che passa attraverso la luuuuuunga via Ripamonti

.La signora seduta davanti a noi, sbracciata, con i capelli di un improbabile biondo con sfumature color carota raccolti in cima alla testa con un elastico a mo’ di palma, si sventola pigramente con un foglio di giornale, il sudore rappreso in una riga nera nella piega del collo grassoccio. Un paio di ragazzine tatuate e con piercing provano i trucchi che hanno acquistato da poco e inondano il veicolo con un profumo molto forte. Un ragazzo, tutto intabarrato nonostante il caldo, dorme appoggiato al finestrino ed un vecchio vestito dimessamente sembra che parli con un trolley dove probabilmente tiene tutte le sue cose. E di fronte a noi una zingara disseta un bambino molto piccolo spremendogli direttamente in bocca il succo di un limone.

Al capolinea, un campo pieno di papaveri…bellissimo


Milano 26 settembre

Non ho fatto a tempo a vedere le Varesine. Non parlo delle ferrovie che portano appunto a Varese, quelle non le ricorda nemmeno mio marito, ma parlo del Luna Park, che si vede anche in ” Ecco noi per esempio”, un vecchio film con Adriano Celentano: ne avevo già parlato tempo addietro. Quando sono stata in quei paraggi per la prima volta, ricordo solo un alto terrapieno invaso dalle erbacce che si arrampicavano fin sulla vecchia entrata con la scritta Luna Park Permanente, che ancora si leggeva. Poco dopo era iniziato lo sbancamento e quindi, in epoca più recente, gli ultimi due/tre anni, lo scavo delle fondamenta per i nuovi grattacieli. Ora la struttura del “diamantone” è completa, 27 piani in tutto, hanno già iniziato a ricoprirlo di lastre di cristallo. In lontananza, il grattacielo di Corso Como, con una curiosa appendice che sembra una pergamena arrotolata, è già finito, devono solo sistemare le entrate. Per curiosità, ho voluto contare le gru dei cantieri, ma ni smesso…comunque sono almeno una ventina.

Piano piano (?) Milano sta cambiando aspetto, è bella, certo, ma non ha il fascino delle casette sul Naviglio grande o di Niguarda, quello delle ringhiere di Corso San Gottardo o di Porta Ticinese.

Quando passo vicino alla Scala, ho un attacco di rabbia: quell’architettura così nitida e pulita, in vero stile neoclassico, letteralmente rovinata da quelle orrende strutture moderne, una cilindrica e l’altra a forma di parallelepipedo, che la sovrastano. Semplicemente uno scempio.

Dietro alla Scala, il teatro dell’Accademia del Filodrammatici, piccolo al confronto, frontale in cotto decorato, che sarebbe veramente da ripulire. Sul frontone, la data del rifacimento in stile Liberty, 1904, anche se la costruzione data dal finire del 1700, all’epoca napoleonica.

L’aria è cambiata a Milano… In corso Buenos Aires ricominciano ad apparire le lenzuola sulla strada, piccoli bazar all’aperto; i giardini antistanti la Stazione si sono ritrasformati in bivacchi; ai semafori sono ricomparsi i lavavetri ed in metropolitana i questuanti con bambini e/o stampelle; in Galleria i cinesi che vendono giocattoli sono un’infinità, con disagio di turisti ed autoctoni che hanno perfino scritto all’Assessore competente che ha promesso di intervenire “su richiesta”…ma quando li richiedi, è ormai troppo tardi…la prevenzione no eh?

Alla fermata dei tram salgono frotte di zingare, naturalmente senza biglietto: che importa, pagano I milanesi, dato che hanno trovato la recente sorpresa di un aumento del 50% (cinquanta…letto bene).

Prima in piazza Duomo ed in altre parti della città (come nella nostra via) c’erano i presidi mobili delle forze dell’ordine…spariti. In questa zona è nuovamente aumentato il numero degli scippi…Il dirimpettaio è sttao borseggiato, il portinaio, che abita ad un centinaio di metri di distanza, ha trovato segni di effrazione sulla porta, il giornalaio alla fermata della metro paventa che al Trotter vogliano installare i Rom

Se questa è l’aria nuova, l’è brutta assai.

(e mò chi lo sente chi dico io!)

Ed oggi il termometro è arrivato a 34 gradi!