Capodanno
No, non parlo del nostro, che è già trascorso, ma di quello cinese che si sta avvicinando.
Ed allora anche a Milano, nel quartiere orientale, in via Paolo Sarpi, ci si sta già preparando per l’anno del Cane, che inizierà nella notte tra il 15 ed il 16 febbraio.
Quindi, tolte le luminarie natalizie, ecco comparire le tradizionali lanterne rosse che rallegrano tutta la via.
Un tuffo nel passato
Le due settimane previste di permanenza a Milano, causa il caldo bestiale, erano diventate tre, ma anche la scorsa settimana non è stata gradevole: se prima non ci si poteva muovere a causa del caldo eccessivo (limitavamo gli spostamenti al minimo e soo di prima mattina), la settimana seguente è stato tutto un susseguirsi di temporali, con il conseguente brusco calo delle temperature. Quindi ci aspetta una quarta settimana. In parte sono contenta, anche se mi manca casa mia con le sue comodità.
Tra venerdì e sabato abbiamo avuto vari inconvenienti con i tram, sempre nella zona di piazza 24 maggio: il primo giorno il tram n.3 proveniente da corso di porta Ticinese è rimasto fermo per oltre mezz’ora a causa di uno svizzero che aveva parcheggiato male la sua auto, occupando in parte la zona dei binari. Il giorno seguente invece il tram n.3 nella ndirezione opposta segnava un ritardo enorme, ma non sapevano a cosa fosse dovuto, quindi abbiamo deciso di utilizzare il 9, che passa a poca distanza: appena il tempo di salire, che ci hanno fatto subito scendere a causa di un guasto 😦 . Poco male, c’era il 10, andava da tutt’altra parte di quella precedentemente decisa, ma non ci ha causato problemi, dato che ogni destinazione era comunque buona. Scesi nei pressi della stazione, praticamente un bivacco di extracomunitari, nonostante la presenza di mezzi e uomini dell’esercito, e pure via Vitruvio non era da meno. Meglio che non faccia commenti altrimenti mi sale la bile.
In corso Buenos Aires eravamo tra i pochi ad andare controcorrente: quasi tutti da Loreto andavano verso il centro, anche perché sono iniziate le svendite…
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MILANO 08 Apr 2011 – VIA PAOLO SARPI. DA DOMANI AL VIA L’ ISOLA PEDONALE. SAVOIA CATTANEO FARAVELLI p.s. la foto e’ utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e’ stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate – MILANO 2011-04-08 VIA PAOLO SARPI. DA DOMANI AL VIA L’ ISOLA PEDONALE. INIZIA DOMANI L’ ISOLA PEDONALE IN VIA PAOLO SARPI CHINATOWN,BICICLETTE,QUARTIERE CINESE,AREA PEDONALE – fotografo: Eugenio Grosso / Fotogramma / Fotogramma
Oggi invece una domenica diversa, che mi ha ricordato i vecchi tempi: eravamo in Paolo Sarpi, ossia Chinatown, e mi è sembrato di tornare indietro di decenni: famigliole intere (anche se cinesi) com mamme, papà, bimbi, nonni tutti assieme per il passeggio, come si usava durante la mia infanzia. I bambini cinesi tutti molto educati, le bambine che sembravano bamboline, con vestitini multicolori o in vaporosi tulle bianchi impreziositi da farfalline, fiori o fiocchi: un po’ kitch, ma alle bimbe tutto sta bene. Molti ragazzini stavano seduti sulla soglia dei negozi dove i genitori lavoravano, e giocavano compostamente.
La via poi è tutta un susseguirsi di localini: bar e punti di ristoro dove servono un po’ di tutto: noi ci siamo accontentati di un centrifugato di anguria, semplicemente delizioso: non abbiamo fatto a tempo a sederci, che già la cameriera era al tavolo a prendere l’ordinazione, cortese e sorridente.
Le tipiche botteghe italiane sono sempre meno, ma anche i negozi cinesi hanno subito una grande trasformazione in questi anni: i bazar disordinati sono stati trasformati in esercizi molto più aderenti ai gusti occidentali e vengono quindi frequentati sempre più anche dai nostri connazionali. Le generazioni orientali più giovani poi parlano quasi tutte un italiano fluente, anche se tra di loro continuano ad usare la lingua cinese.
Qui c’è gente, un po’ di confusione dovuta all’affollamento, certamente, ma non certo il disordine che si nota nelle altre strade delle periferie.
Da parecchio non tornavamo in questa zona, ma troviamo sempre costanti miglioramenti, ed oggi poi mi è piaciuta particolarmente.
Immagini prese da internet
8 e 9 giugno
8 giugno
Portare l’ombrello oppure no? Il cielo è nuvoloso ma non troppo e nel dubbio, dovendo stare fuori casa per parecchie ore, optiamo per portare gli ombrelli. Per fortuna, perché è una di quelle giornate in cui i goccioloni si alternano a periodi di stasi, costringendoci ad aprire e chiudere varie volte i parapioggia. All’inizio è perfino divertente, in quanto la pioggia cade mentre il sole splende…effetto strano. Poi però comincia a seccare un pochino. Siamo riusciti ad andare dall’”Anema e cozze” che avevano saltato ieri, per gustare i famosi paccheri.
Successivamente una capatina in via Paolo Sarpi.
Pomeriggio di jazz, nella strada.
Riparati dalla pioggia sotto gazebo verdi, si esibiscono vari trii e quartetti prevalentemente di ragazzi giovani, con sassofoni e contrabbassi…sembra una piccola New Orleans.
Ci sediamo in un bar, ed ascoltiamo musica per un’oretta circa. Da quando la via è diventata completamente pedonale, è un piacere passarci.
In seguito altra passeggiata lunghissima, fino ad arrivare ai Giardini pubblici. Un salutino ad Indro Montanelli, con la sua immancabile e fedele “Lettera 22”,
che splende dorato tra il verde dei tigli che iniziano a fiorire, rilasciando nell’aria il loro caratteristico profumo, fino ad uscire sui bastioni.
9 giugno
Un giro da piazza Oberdan lungo viale Piave, Premuda e Montenero ed i successivi, fino ad arrivare da Willy in via Bergamo per il classico risottino (uno dei più buoni, a mio parere).
Poi a porta Genova, oltrepassando il ponte di ferro della ferrovia,
arrivando infine, sempre camminando, in via Valparaiso dove, all’angolo con la via Montevideo, una targa mi incuriosisce. “Qui nel periodo dal 1906 al 1942 aveva sede la famosa Officina Castagna, detta “La fabbrica dei sogni” ( motto creato da Gabriele D’Annunzio), dove lavoravano oltre 600 dei migliori artigiani di Milano”. Il tutto mi spinge a documentarmi.
L’officina, sorta nel 1849, elaborava all’inizio carrozze a cavalli, e divenne fornitrice di molte famiglie nobili dell’epoca. A lei si deve anche la costruzione di una carrozza leggera (spider) filettata di rosso, ordinata da Alessandro Manzoni. Verso la fine del secolo iniziò la collaborazone con Ottolini e Ricordi, che importavano in Italia i quadricicli Benz, tanto che perfino la regina Margherita gli commissionò un’automobile per disputare una delle prime competizioni automobilistiche ed il conte Ricotti una vettura simile nella forma ad un dirigibile,
che è conservata presso il Museo Storico dell’Alfa di Arese. Seguono infine le collaborazioni con la Lancia, l’Alfa Romeo la Daimler Benz ,a soprattutto l’Isotta Fraschini,
le cui Prince of Wales e Commodore vennero esposte nel 1915 a New York, lanciando la ditta anche negli Stati Uniti.Ma la carrozzeria non si occupò solo di automobili perché collaborò anche alla costruzione di vetture ferroviarie di lusso, tra le quali il celeberrimo Orient Express. Ma col passare del tempo, specialmente con la chiusura dell’Isotta Fraschini, la ditta iniziò a declinare, rimanendo come clienti solamente l’Alfa Romeo e la Bianchi, fino a cessare l’attività nel 1954. Ora si occupa solamente di elaborare concept car e della costruzione di fuoriserie per conto di Maserati, Ferrari, Alfa Romeo, ma anche Mini Minor e Fiat. A lei si deve infatti la costruzione della famosa Fiat 500 di Gheddafi, modello fuoriserie elettrico, color verde ed oro (i colori della Libia), pesante oltre una tonnellata, con gli interni color panna, motore che eroga 34 kW costruito appositamente dall’Ansaldo di Genova, che le fa raggiungere la velocità di 160 km/h per un’autonomia di 260 km circa, il tutto per un costo di circa 100mila euro!
Beh, anche questa piccola storia è terminata… e l’ora di tornare a casa si avvicina anche perché, pur essendoci tempo abbastanza bello, c’è un’afa tremenda…
9 maggio…La Cina è vicina…
Avevo promesso a mio marito di regalargli l’ennesimo Stetson. Dopo il cappello nero e quello nocciola, ora è la volta di quello color panna. E dove acquistarlo se non da Melegari? Così piano piano, dalla via Farini siamo arrivati in via Paolo Sarpi…in piena Chinatown. E qui una gradevolissima sorpresa. Ci mancavamo da circa un anno, e la ricordavamo con un traffico caotico e piena di botteghe cinesi tipo discount, con merci accatastate disordinatamente in grossi scatoloni di cartone.
Adesso è completamente trasformata. Innanzitutto è diventata zona pedonale, con un bel passeggio di gente; poi è stata creata pure qui una ciclabile e, aboliti completamente i marciapiedi, sono state create delle aiuole verdi intervallate da filari di piante. Le botteghe disordinate, anche se sempre cinesi, sono diventati negozi piacevoli a vedersi. Tutto un altro mondo, in così poco tempo, anche se la zona è rimasta prettamente orientale… In più, da una parte all’altra della via, tantissimi fili dove sono appesi moltissime bandierine tricolori.
Negozi di abiti si alternano a quelli di articoli in pelle e di bigiotteria. Non mancano, naturalmente, i ristoranti, ma anche lavori di fine oreficeria o di suppellettili in giada ed avorio, lavorati con pazienza davvero cinese!
Melegari è sempre lo stesso, da non so quanti anni, mi sembra dati addirittura dal 1914. Un negozio dallo stile vecchiotto, su vari piani, scaffalature di legno, forme sempre di legno per la fabbricazione di cappelli artigianali in feltro e poi i reparti dei Borsalino e degli Stetson, passione del consorte, e che tra l’altro gli stanno pure bene e si integrano perfettamente con il pizzetto alla Kit Carson.
Cinesi
Sarebbero simpatici, ma sono troppi.All’inizio vendevano cianfrusaglie e vestiario di infima qualità, poi si sono appropriati di bar e ristoranti, adesso stanno aprendo dappertutto salono di massaggi (?), ben 3 solo nella nostra zona…il pericolo giallo incombe…
In via Paolo Sarpi ormai sono la maggioranza; la strada e quelle adiacenti si sono trasformate in una Chinatown di grandi dimensioni, e le botteghe degli orientali hanno ormai soppiantato tutte le piccole imprese artigiane che prima proliferavano (falegnami, fabbri, meccanici di biciclette, orafi, piccoli elettrodomestici), snaturando l’essenza stessa della città.
I
Cosa ne pensate?