La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Made in Italy

pilelli_11024613_376384235875863_7631408907192908850_nCosì anche un pezzo di Pirelli passa ai cinesi.

Un poco alla volta i nostri migliori brand passano, in parte o totalmente, in mani straniere. Non è del tutto un male, perché l’afflusso di capitali esteri ha fatto crescere il fatturato, quindi anche l’occupazione ne ha tratto benefici, e pur appartenendo a grandi compagnie straniere i prodotti vengono comunque identificati come Made in Italy.

Ma l’elenco delle ditte non più nostre si allunga sempre di più, e Purelli, per ora è solo l’ultima.

Nel settore alimentare le dismissioni sono state molto numerose: Algida,Antica Gelateria del Corso, Bertolli, Buitoni, Cademartori, Carapelli, Cova (storico marchio milanese), Del Verde, Eridania, Fini, Fiorucci, Gancia, Santa Rosa, Fiorucci, Fini, Riso Flora, Galbani, Invernizzi, Locatelli, Motta, OrzoBimbo, Parmalat, Plasmon, Pernigotti, Perugina, Saiwa, San Pellegrino, Sasso, Scaldasole, Stock, Peroni, Caffè Splendid, Star, La valle degli orti,Vismara , ,, perfino una marca di Chianti, oltre a varie ditte minori: acquistate chi da Nestlè, chi da Lactalis, da Campofrio, Galina Blanca, Toksoz, Gruppo SOS, Russki Standard.

Altre dismissioni importanti sono state fatte nel mondo del fashion:

Acqua di Parma, Bulgari, Bottega Veneta, Dodo, Fendi, Gucci, Krizia, Loro Piana, Pomellato, Pucci, Safilo, Sergio Rossi, Valentino, comperate dalla Lvhm (di Luis Vuitton), Kering, dalla cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion o da Mayhoola for Investments degli emiri del Qatar.

Poi ci sono altre attività produttive: l’Alitalia, diventata Etihad, Avio Aereo, Benelli, BNL, Ducati, Edison, Enel, Fastweb, Fiat Avio, Fiat Ferroviaria, Poltrona Frau, Acciaierie Lucchini, Marelli, Omnitel, Wind, passate chi agli Emirati Arabi, chi ai soliti cinesi, altri a francesi o tedeschi.

Ed infine, le squadre di calcio: la Roma in mano all’italo-americano Pallotta, l’Inter all’indonesiano Thohir, tra poco sembra che pure il Milan cederà parte delle proprie quote.

Made in Italy di nome,certo,ma di fatto?

4 Risposte

  1. accantoalcamino

    😀

    "Mi piace"

    23 marzo 2015 alle 19:12

  2. Da una parte meglio così che la chiusura definitiva. Ma che desolazione. Un quadro delineato davvero triste, e ti dirò, anche se il fatturato può anche crescere, mi dispiace proprio. Un abbraccio. Isabella

    Piace a 1 persona

    23 marzo 2015 alle 19:30

  3. Mi chiedo perché si permetta che la nostra bella Italia con tutto il sacrificio fatto da Italiani veri se ne vada poco per volta in frantumi….

    Piace a 1 persona

    23 marzo 2015 alle 20:09

  4. Quello che lascia perplesso è che molte delle aziende passate in mani straniere abbiano attinto a piene mani ai finanziamenti pubblici.

    Piace a 1 persona

    23 marzo 2015 alle 23:21

Lascia un commento