Povero Cristo
I recenti fatti avvenuti in Giappone e nell’Africa che si affaccia sul mediterraneo, nella fattispecie la “missione umanitaria” (?) in Libano, hanno fatto passare in secondo piano due sentenze che riguardano la presenza del Crocifisso nelle aule dei Tribunali e in quelle scolastiche.
La Camera dei Diritti dell’uomo di Strasburgo ha infatti stabilito che l’esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche, contestata a suo tempo da una cittadina finlandese naturalizzata italiana per via del matrimonio, Soile Lautsi, non lede il principio della libertà religiosa anche se la questione dovrà nuovamente essere affrontata da un Collegio di 17 giudici che dovranno stabilite se il simbolo religioso è anche l’emblema di una cultura e di una tradizione ormai consolidata in Italia, ma anche in Europa.
A suo tempo la legislazione italiana aveva espresso il concetto che l’esposizione del Crocifisso rappresenta in modo sintetico i principi che ispirano l’ordine costituzionale e che rappresentano i fondamenti dell’ordine civile, principi che si applicano anche ai non credenti. Strasburgo, precedentemente aveva emanato una sentenza favorevole alla signora Lautsi, che è stata completamente ribaltata i questi giorni di marzo. La Corte ha infatti ritenuto che “se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni”.
Invece per quanto concerne l’esposizione del Crocifisso nelle aule di giustizia è stata la Cassazione ad esprimersi favorevolmente, disponendo altresì la destituzione dall’incarico del giudice Crescentini che aveva chiesto la rimozione del simbolo non solo dall’aula che gli era stata messa a disposizione, ma anche da tutte le aule di Tribunale in Italia. La Corte ha infatti rimarcato che la presenza di Crocifisso non intacca l principio di laicità dello Stato, che nn viene minimamente messo in dubbio, ma anzi resta uno dei fondamenti del nostro ordinamento costituzionale.
Del resto, anche per i non credenti, la base culturale e filosofica, come espresso da Benedetto Croce nel suo saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani”, è quella stabilita dalla dottrina cattolica e dall’osservanza dei suoi comandamenti.
http://www.sneap.altervista.org/Contributi/CULTO/B.CROCE.pdf
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