Aprile e silenzio
La primavera giace deserta.
Il fossato di velluto scuro
serpeggia al mio fianco
senza riflessi.
L’unica cosa che splende
sono fiori gialli.
Sono trasportato dentro la mia ombra
come un violino
nella sua custodia nera.
L’unica cosa che voglio dire
scintilla irraggiungibile
come l’argento
al banco dei pegni.
Tomas Transtroemer
Faccia a faccia

This Artwork is published by bgs artMedia, a leading marketplace for fine art reproductions and unique wall art.
In febbraio la vita era immobile.
Gli uccelli non volevano volare e l’anima
grattava il paesaggio come una barca
gratta il pontile cui è ormeggiata.
Gli alberi mi voltavano le spalle.
La profondità della neve si misurava dai morti fili d’erba.
Le tracce in superficie invecchiavano.
Sotto in telo la lingua moriva.
Un giorno giunse qualcosa alla finestra.
Il lavoro si arrestò ed io alzai lo sguardo.
I colori ardevano. Tutto si voltò.
La terra ed io balzammo l’una contro l’altro.
Tomas Tranströmer
Dipionto di Camille Pissarro
Marzo ’79

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio,
Mi recai sull’isola innevata.
Non ha parole la natura selvaggia.
Le sue pagine non scritte si estendono in ogni direzione.
Mi imbatto nelle orme di un cerbiatto.
Linguaggio non parole.
Tomas Tranströmer
Silenzio
Passa, sono sepolti…
Una nuvola scivola sul disco del sole.
La fame è un alto edificio
che si sposta di notte
nella camera si apre l’oscura
tromba dell’ascensore verso le viscere.
Fiori nel fossato. Fanfara e silenzio.
Passa, sono sepolti…
Le posate d’argento sopravvivono
in grandi frotte
a grandi profondità dove l’Atlantico
è nero.
Tomas Tranströmer
Dipinto di John Constable
Mistero per la strada
Si posò la luce del giorno sul viso di un uomo addormentato.
Gli giunse un sogno più vivido
Ma non si svegliò.
Si posò l’oscurità sul viso di un uomo in cammino
Tra la gente nei raggi di sole
Forti e impazienti.
D’un tratto si fece buio come per il temporale.
Io ero in una stanza che conteneva tutti gli istanti –
Un museo di farfalle.
Tuttavia il sole era forte come prima.
I suoi pennelli impazienti dipingevano il mondo.
Tomas Tranströmer
(dipinto di Charles Duran)
I ricordi mi vedono
Una mattina di giugno in cui era troppo presto
Per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,
Devo uscire nel verde che è colmo
Di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
Non si vedono, si fondono completamente
Al paesaggio, perfetti camaleonti.
Sono così vicini che li sento respirare
Benché il canto degli uccelli dia stupore.
Una mattina di giugno in cui era troppo presto
Per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,
Devo uscire nel verde che è colmo
Di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
Non si vedono, si fondono completamente
Al paesaggio, perfetti camaleonti.
Sono così vicini che li sento respirare
Benché il canto degli uccelli dia stupore.
Tomas Tranströmer
Pagina di libro notturno
Sbarcai una notte di maggio
in un gelido chiaro di luna
dove erba e fiori erano grigi
ma il profumo verde.
Salii piano un pendio
nella daltonica notte
mentre pietre bianche
segnalavano alla luna.
Uno spazio di tempo
lungo qualche minuto
largo cinquantotto anni.
E dietro di me
oltre le plumbee acque luccicanti
c’era l’altra costa
e i dominatori.
Uomini con futuro
invece di volti.
Tomas Tranströmer
La primavera giace deserta
La primavera giace deserta.
Scuro come il velluto il fossato
si snoda al mio fianco
senza immagini riflesse.
Soli a splendere
sono dei fiori gialli.
Mi porta la mia ombra,
come la sua nera custodia
un violino.
La sola cosa che voglio dire
brilla fuori dalla mia portata
come l’argento
sul banco dei pegni.
Tomas Tranströmer
Faccia a faccia
In febbraio la vita era immobile.
Gli uccelli non volevano volare e l’anima
grattava il paesaggio come una barca
gratta il pontile cui è ormeggiata.
Gli alberi mi voltavano le spalle.
La profondità della neve si misurava dai morti fili d’erba.
Le tracce in superficie invecchiavano.
Sotto un telo la lingua moriva.
Un giorno giunse qualcosa alla finestra.
Il lavoro si arrestò ed io alzai lo sguardo.
I colori ardevano. Tutto si voltò.
La terra ed io balzammo l’una contro l’altro.
Tomas Tranströmer
Sole di novembre
La mia ombra gigante nuota
e diventa un miraggio.
Tomas Tranströmer
Zewar Fadhil Photograpy Ileana Serban Photography
Tormenta
All’improvviso, il passante incontra qui la vecchia
enorme quercia, come un alce pietrificato con le sue interminabili
corna, davanti alla forza neroverde
del mare di settembre.
Tempesta del nord. È il tempo in cui
i grappoli delle sorbe maturano. Sveglio nel buio,
ascolto le costellazioni scuotere le briglie nelle loro stalle,
lassù, sopra gli alberi.
Tomas Tranströmer – Arcipelago autunnale
La coppia
Spengono la luce ma la sua bianca campana di vetro
Riluce ancora un istante prima di svanire del tutto
Come una pastiglia in un bicchiere di oscurità. Poi si alza.
E le pareti dell’albergo si slanciano nel buio del cielo.
I movimenti dell’amore si esauriscono e loro dormono
Ma i pensieri più segreti si incontrano
Come quando due colori si fondono
Sulla carta umida del disegno di un bimbo.
Buio e silenzio. Ma la città stanotte si è avvicinata.
Con le finestre spente. Sono giunte le case.
Stanno molto vicine nell’attesa affollata,
Di gente dal volto inespressivo.
Tomas Tranströmer
Haiku – La roccia dell’aquila
Dietro il vetro dell’urna
i rettili
stranamente fermi.
Una donna stende il bucato
nel silenzio.
La morte è immobile.
Nelle profondità della terra
scivola la mia anima
silenziosa come una cometa.
Tomas Tranströmer
Poesia dal silenzio
Spengono la lampada e il suo globo risplende un istante prima di sciogliersi
come una pastiglia in un bicchiere di tenebre. Poi si sollevano.
Le pareti dell’albergo si gettano nel buio del cielo.
I gesti dell’amore si sono acquietati e loro dormono
ma i pensieri più segreti s’incontrano
come quando s’incontrano due colori e l’uno nell’altro fluiscono
sulla carta bagnata di un dipinto infantile.
È buio e silenzio. Ma la città stanotte
si è avvicinata in fretta. A finestre spente. Le case sono qui.
Vicinissime stanno serrate in attesa,
una folla di volti inespressivi.
Tomas Tranströmer
.
.
Pietre
Sento cadere le pietre che abbiamo gettato,
Cristalline negli anni. Nella valle
Volano le azioni confuse dall’attimo
Gridando da cima a cima degli alberi, tacciono
Nell’aria più leggera del presente, planano
Come rondini da cima
A cima dei monti finché
Raggiungono l’altopiano più remoto
Lungo la frontiera con l’aldilà.
Là cadono
Le nostre azioni cristalline
Su nessun fondo,
Tranne noi stessi.
Tomas Transtroemer
Haiku – Tomas Tranströmer
Un vento pungente
stanotte soffia per la casa
I nomi dei demoni.
Guarda, sto seduto
come una barca sulla riva.
Qui sono felice.
I viali trotterellano
al guinzaglio dei raggi solari.
Qualcuno ha gridato?
Rivelazione.
Il vecchio albero di melo.
Il mare è vicino.
Vento grande e lento
dalla biblioteca del mare.
Qui io posso riposare.
Tomas Tranströmer
.Ho chiuso le finestre per non lasciare neanche l’aria entrare… qui. Nel buio della stanza si ferma la mia vita… per te. Le mie reazioni non le controllo più quanto mi manchi. La tua coscienza è falsa quante promesse hai fatto… bugie… e più eri lontano e più giuravi che il tuo mondo ero… io. Non eri solo un’abitudine quanto mi manchi… E il vento caldo dell’estate mi sta portando via la fine, la fine, la fine. Così senza un motivo non puoi dimenticare tutto a un tratto… così. Che scherzi gioca il caldo adesso sei sincero, adesso… sì. Senza parole non mi lasciare mi basta poco fammi tentare. Il vento caldo dell’estate mi sta portando via la fine, la fine,
Mattina e ingresso
Percorre il suo cammino
Il grande gabbiano dal dorso nero,
Timoniere del sole.
Sotto di lui, l’acqua.
Adesso il mondo sonnecchia ancora
Come nell’acqua una pietra variopinta.
Giorno indecifrato. Giorni –
Come caratteri aztechi!
Musica. E io resto imprigionato
In questo arazzo.
Le braccia sollevate – come una figura
D’arte rurale
Tomas Tranströmer
Stazione
Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
E scrutano dai finestrini immobili.
Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
Il rumore della circumnavigazione del globo
Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.
Siamo naufraghi del sogno, quella strana umanità
che si perde e si ritrova alla stazione
che non parte, non arriva, che sta sempre ferma là
come pacchi senza una destinazione
la città promessa è lì ma non c’è nessun Mosè
che ci dica quale dio ci aiuterà
solo un mostro di metallo, occhi freddi e scintillanti
che promette paradisi e libertà
Il treno va, il treno che va, il treno va
che ci porta lontano e va
Il treno va, il treno che va, il treno va
che ci porta lontano e va
Materassi di cartone ci respinge la città
e chi torna indietro muore di vergogna
e si inventano mestieri che son vecchi come il mondo
la puttana, il ladro, il palo, il vagabondo
ho scoperto su un binario morto un vecchio wagon lit
che ha giurato un giorno di portarmi via
e lasciare quei falliti e non ritornare più
vaffanculo la città io salgo su…
Il treno va, il treno che va, il treno va
che ci porta lontano e va
Il treno va, il treno che va, il treno va
che ci porta lontano e va
Il treno va, il treno che va, il treno va
che ci porta lontano e va
Il treno va, il treno che va, il treno va
che ci porta lontano e va
Il treno va, il treni che va, il treno va
che ci porta lontano e va….
Il treno va….
Il treno va….
Palazzo
Entrammo. Un’unica enorme sala,
Silenziosa e vuota, dal pavimento
Come ghiaccio per pattinare. Abbandonato.
Tutte le porte chiuse. L’aria grigia.
Alle pareti dai quadri si affollavano
Immagini senza vita: scudi,
Bilance, pesci e figure di combattenti
In un mondo sordomuto sull’altro lato.
Una scultura era esposta nel vuoto:
Da solo in mezzo alla sala un cavallo.
Dapprima non lo notammo
Presi da tutto quel vuoto.
Più debole di un sospiro in una conchiglia
Era il suono, e le voci dalla città
Salivano in quella stanza deserta,
Mormorando e cercando un potere.
Ma anche altro, qualcosa di oscuro
Si installò sulla soglia dei nostri sensi
Senza oltrepassarla.
Scorreva la sabbia nelle clessidre mute.
Era ora di muoversi.
Ci avvicinammo al cavallo. Era gigantesco,
Nero come un ferro. Un’immagine del potere stesso
Rimasta dopo che i principi se ne erano andati.
Il cavallo parlò: “Io sono l’Unico.
Ho disarcionato il vuoto che mi cavalcava.
Questa è la mia stalla. Cresco lentamente.
E mangio il silenzio che regna qui dentro”.
Tomas Tranströmer
Motivo medievale
Sotto le nostre espressioni stupefatte
C’è sempre il cranio, il vuoto impenetrabile. Mentre
Il sole lento ruota nel cielo.
…………………………………….La partita a scacchi prosegue.
Un rumore di forbici da parrucchiere nei cespugli.
Il sole ruota lento nel cielo.
La partita a scacchi si interrompe sul pari.
…………………………………….Nel silenzio di un arcobaleno.
Tomas Tranströmer
Cosa ne pensate?