La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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C’era una volta il cortile con le sue comari, dove i fatti personali erano sulla bocca di tutti, venivano “abbelliti” da vari fronzoli e divulgati  di bocca in bocca fino a raggiungere l’intero quartiere.
Ora c’è la televisione. Innumerevoli talk show e trasmissioni similari dove si sviscerano un sacco di episodi più o meno eclatanti.
Si va dalla nuora che è in disaccordo con la suocera, si parla del cane del vicino che abbaia troppo ed a tutte le ore, fino ad arrivare alle interviste a persone testimoni di delitti o parenti di vittime o assassini.
Ciascuno degli intervistati ha il suo attimo di notorietà,  anzi, si gloria di essere apparso sul piccolo schermo.
Del resto chi diceva: “Ognuno ha diritto a 15 minuti di celebrità “?
La frase è  attribuita ad Andy Warhol, però  sembra che l’autore sia un fotografo sconosciuto e che l’artista americano l’abbia fatta propria.

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Tutto è iniziato con la Franzoni, poi il delitto di Garlasco, la mattanza di Erba, l’assassinio di Sara Scazzi e quello della piccola Yara: solo in quest’ultimo caso i genitori si sono sempre rifiutati di partecipare a trasmissioni televisive.
Non parliamo poi di altri casi, come quello di Cucchi, in cui la sorella era in TV un giorno sì e l’altro pure.
Il punto è  che queste trasmissioni piacciono e che quindi è ovvio che  ogni rete ne abbia in palinsesto almeno una.
Non capisco la curiosità che invoglia i telespettatori a sintonizzarsi su queste trasmissioni,  quale sia la molla che li spinge ad interessarsi tanto dei fatti altrui.
Poi c’è il gossip, una volta chiamato volgarmente pettegolezzo, ma ora infuria l’anglomania. Tutti a chiedersi dei matrimoni, divorzi, gravidanze dei vari personaggi in auge al momento (alcune di queste persone poi sono vere e proprie meteore: appaiono e scompaiono in in batter di ciglia).
Ed ora che il telespettatore medio è edotto sulla vita privata di queste celebrità  (vere o presunte), mi chiedo chi possa trarne giovamento.
Credo solo le reti televisive che vedono aumentare i propri introiti pubblicitari.

 


talk show

Sta a vedere che, sottosotto, sono un po’ grillina pure io. Mi riferisco a uno degli ultimi post del blog del comico, dove parla dei talk show e dei loro conduttori.

http://www.beppegrillo.it/2012/05/i_dodo/index.html

E’ un genere di spettacolo che non ho mai gradito. I Lerner, i Fazio, le Annunziata, i Floris, i Vespa e soprattutto i Santoro non mi sono mai piaciuti.

Signori che si pavoneggiano, a volte con finta discrezione, a volte con vero gigionismo, che puntano tutti ad aizzare i partecipanti gli uni contro gli altri, invece di moderare la trasmissione, ognuno che parla solo per se stesso, quasi a dire, come il Marchese del Grillo (non il Beppe) ..io sono io (il padrone del vapore, il vero protagonista), e voi non siete un….

Protagonisti di serate urlate, quando l’ora della sera consiglierebbe più un tono sommesso da conversazione, e non continui litigi e, come Grillo, (Beppe, non il Marchese), ha sottolineato, spesso si intervistano l’uno con l’altro con effetti deleteri (letto sui giornali, non per diretta visione, sia ben chiaro). Ed ognuno porta l’acqua al suo mulino, al “padrone” di riferimento… e noi, poveri fessi, che stiamo ad ascoltarli!