La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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sciopero!

Domani, come ogni altro successivo martedì, inizio la mia piccola guerra personale contro Facebook, astenendomi da questo network per un’intera giornata alla settimana, in quanto non condivido certi atteggiamenti censori.
Mi si obietterà che sono “in casa d’altri” e che quindi ci sono determinate regole da rispettare.
Giusto, sono la prima a dire che le regole devono esserci e che vanno rispettate, però queste debbono essere chiare ed uguali per tutti e non soggette alla discrezionalità di alcuni ottusi censori.
Capita che le stesse opinioni espresse da qualcuno vengano cancellate se non addirittura punite col ban per un periodo più o meno lungo, espresse invece da altri passino letteralmente inosservate. Lo stesso dicasi per certe immagini.

Ecco, questa cosa mi ha veramente stufato, questo atteggiamento “due pesi e due misure” non mi sta bene.
La mia è una piccola lotta… Ma forse una goccia può ingrandirsi piano piano.
Io, per mio conto, inizierò ad astenermi ogni martedì. Poi si vedrà.

Intanto mi sembra che almeno cinque o sei persone condivideranno questa mia protesta 🙂

#ungiornosenzafacebook #controlacensura

 

 

 


ILVA

Scioperano i dipendenti dell’Ilva, però gli operai dovrebbero ricordarsi bene di chi l’ha affossata.
Innanzitutto certi ambientalisti che hanno agitato il presunto spettro della correlazione tra tumori ed inquinamento, correlazione MAI provata. Poi la magistratura, che ha iniziato indagini durate anni ed anni, chiudendo lo stabilimento e costringendo la proprietà a costose opere di risanamento.
La nostra siderurgia era la quarta al mondo, ma è stata letteralmente estromessa dal mercato a favore della concorrenza straniera dalla demagogia e dalle false motivazioni ambientali, come è successo ad Italcementi ed Alcoa.
Con l’energia elettrica che ormai costa cifre iperboliche, grazie anche alla scelta di privilegiare le fonti rinnovabili anziché ricorrere all’energia nucleare, la produzione non è più conveniente e questo spinge gli industriali o a delocalizzare o a vendere ad investitori stranieri, che però chiedono precise garanzie.
Questo è il caso di Ilva, che è stata privatizzata e venduta al colosso Arcelor-Mittal che è uno dei maggiori al mondo e rifornisce gran parte delle industrie automobilistiche, quando la FIOM avrebbe invece voluto statalizzarla, ossia trasformarla in uno dei tanti carrozzoni pieni di prepensionati, esodati, cassintegrati a vita.
La proprietà ha il DIRITTO di discutere degli esuberi e delle paghe e solo una seria contrattazione può garantire la rinascita dell’Ilva ed il rilancio dell’attività siderurgica.
Le proposte non devono essere dichiarate a priori come irricevibili, quindi il governo, nella figura del ministro Calenda, non deve parteggiare a priori con i lavoratori (magari in funzione di prossime elezioni), ma lasciare questo compito esclusivamente alle organizzazioni sindacali.


Lavoro pasquale

Sono sempre più convinta che i sindacati deprimano il lavoro invece di incentivarlo.

 

In questi giorni a Serravalle si sta svolgendo una lotta sindacale perché alle commesse dell’outlet è stato chiesto di lavorare nel giorno di Pasqua.

Fermo restando che, mia opinione personale, passare una festività in un centro commerciale lo trovo assai deprimente, sono però consapevole che molti non la pensano come me, e quindi la legge del mercato prevale sull’interesse personale, tanto più che il settore del commercio per sua natura deve essere flessibile. Che piaccia o meno, siamo in regime di libero mercato, e il libero mercato risponde solo alla legge della domanda e dell’offerta: se c’è richiesta di acquisti nel giorno festivo, bisogna soddisfarla, altrimenti la gente si mette al PC ed ordina su Amazon.

Del resto nei centri turistici i negozi sono sempre aperti durante le domeniche e le festività.

In questi periodi avere un lavoro è una fortuna e chi ce l’ha cerca di tenerselo stretto. Le commesse dell’outlet non sono le uniche persone a lavorare: tralasciando i servizi essenziali (ospedali, forze dell’ordine, pompieri, trasporti aerei, marittimi e terrestri) per moltissime altre persone Pasqua è comunque un giorno lavorativo. Camerieri, cuochi, baristi, gelatai, albergatori, ristoratori in genere, guardie giurate, tecnici televisivi, addetti alle stazioni balneari, addetti ai musei, casellanti delle autostrade, tassisti, gondolieri, orchestrali, sono al nostro servizio, e magari le gentili commesse spinte allo sciopero dai sindacati non pensano a questo anche se trascorrono il pranzo di Pasqua al ristorante o si recano al Gardaland con i figlioletti. Pure queste persone hanno una famiglia.

Nei centri turistici i negozi sono sempre aperti durante le domeniche e le festività.

L’unica cosa sulla quale concordo, è che la giornata venga adeguatamente retribuita, per il resto asserisco che per il resto hanno torto.

Se la ditta nella quale prestano la propria opera dovesse chiudere, causa una diminuzione di richiesta del mercato, si troverebbero disoccupate ed il costo degli ammortizzatori sociali graverebbe su tutta la società. Se la stessa ditta si pone fuori dal mercato, riduce progressivamente i posti di lavoro, fino a chiudere o delocalizzare, lasciando tutti disoccupati.

Non vi va di lavorare di domenica? Mettetevi in proprio, aprite una partita IVA e fate quello che più vi garba (ma quando qualcuno si mette in proprio, difficilmente avrà tempo libero, se vuole davvero battere la concorrenza).

I sindacati continuano a ragionare con la logica di 50 anni fa: il “padrone” è uno schiavista, sfruttatore e quant’altro, i lavoratori hanno solamente diritti, di doveri ormai non parla quasi più nessuno; ma quello che più preoccupa è la totale assenza di buon senso e la grande ignoranza in materia economica senza valutare le conseguenze delle loro azioni.


Economia

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Premesso che l’attacco degli scioperanti da parte della polizia è stata una grandissima porcata (e mi piacerebbe sapere cosa davvero pensava Alfano che in assoluto, a mio parere, è il peggior ministro dell’Interno di questi ultimi decenni) perché era palese la disperazione di tante persone il cui posto di lavoro è a fortissimo rischio, mi domando per quale motivo i lavoratori siano andati a protestare davanti all’ambasciata tedesca.

Certo, la Thyssen Krupp è germanica, ma il governo tedesco non può certamente entrare nel merito delle decisioni dell’azienda (nella fattispecie ad effettuare determinate scelte economiche, quali i licenziamenti) che deve poter scegliere in piena autonomia.

Un’azienda, quando non sia un “carrozzone statale”, è privata, ed il suo scopo principale è quello di generare profitto: profitto che oltre a rimpinguare le tasche ed i conti dei proprietari, come da sempre denunciano i sindacati ed i sindacalisti, viene anche reinvestito, contribuendo a creare altri posti di lavoro. Quindi l’interesse dell’azienda è ANCHE quello del lavoratore.

Ma per ottenere profitto deve pure trovare terreno fertile, ossia un substrato che le consenta di continuare la propria attività in maniera ottimale: tassazione equa, leggi del lavoro chiare, infrastrutture decenti, burocrazia ridotta al minimo: tutte cose che in Italia non esistono più. Si cerca di rimediare mediante incentivi fiscali (ben poca cosa) per le assunzioni, ma questo provoca solo sbilanciamenti, anche perché gli incentivi sarebbero destinati solo ai grandi complessi, tralasciando quelle piccole-medie imprese che, da sempre, sono l’ossatura portante della nostra economia.

Meglio sarebbe abolirli totalmente abbassando drasticamente la pressione fiscale arrivata a livelli insostenibili per rendere nuovamente appetibili gli investimenti in Italia e lasciando ai singoli la libertà di investire come e dove vogliono.

Ma da quell’orecchio, il governo non ci sente… ed è sotto le finestre di palazzo Chigi che i dimostranti dovevano manifestare.


Solito parere personale

Siamo in periodo di recessione, tantissime le aziende costrette a chiudere o a ridimensionare fortemente la forza-lavoro. La disoccupazione sta raggiungendo picchi altissimi, specie tra i giovani, le donne, i meridionali..E i sindacati che fanno? Invece di battersi per una seria politica economica che contempli forti riduzioni fiscali per le aziende con incentivi alle assunzioni, indicono uno sciopero nel pubblico impiego perché i contratti sono bloccati e lo saranno anche per il 2015. (NB anche le pensioni oltre un certo importo sono bloccate o fortemente ridotte nell’adeguamento al costo della vita). I dipendenti pubblici, a differenza di quelli privati, per non parlare del “popolo delle partite iva”, possono contare sulla sicurezza del posto di lavoro ed a fine mese percepiscono comunque uno stipendio, anche se in taluni casi molti lavativi hanno obbligato un sindaco a scomodare perfino Gesù Cristo perché i suoi sottoposti lavorino. Certo è che se l’esempio venisse dall’alto, e se i nostri politici iniziassero a ridursi gli emolumenti come hanno fatto Grecia e Spagna, per non parlare poi dei magistrati per i quai ogni norma che tocca i loro emolumenti è incostituzionale, i sacrifici sarebbero accettati non dico più volentieri, ma con maggior consapevolezza da tutti i cittadini.

 

politici-cittadini-banca


9 dicembre 2010

Oggi sciopero dei mezzi pubblici. Non è un problema per noi, abituati da sempre a camminare. Quindi, partiti da viale Monza, dopo aver fatto un giro per il mercato, siamo arrivati in corso B.Aires, dove abbiamo fatto sosta alla Feltrinelli per acquistare alcuni libri. Poi, senza fretta, arrivati a Porta Venezia, abbiamo girato per viale Piave e sempre avanti fini a Monte Nero per pranzare al Mare Mosso. Nel frattempo lo sciopero è cessato, ma bisognava ben fare quattro passi per digerire… E siamo tornati a casa a piedi.