Il mio cielo nei tuoi occhi
Il mio cuore, uccello del deserto,
ha trovato il suo cielo nei tuoi occhi.
Essi sono la culla del mattino,
essi sono il regno delle stelle.
I miei canti si perdono
nella loro profondità.
Lascia che io spazi in quel cielo,
nella sua solitaria immensità.
Lascia che io squarci le sue nuvole
e stenda le ali al suo sole.
Rabindranath Tagore
La morte
La morte non è
una luce che si spegne.
È mettere fuori la lampada
perché è arrivata l’alba.
Rabindranath Tagore
Cogli questo piccolo fiore
Cogli questo piccolo fiore
e prendilo. Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.
Non so se potrà trovare
posto nella tua ghirlanda,
ma onoralo con la carezza pietosa
della tua mano – e coglilo.
Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l’ora dell’offerta.
Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore
finché c’è tempo – e coglilo
Rabindranath Tagore
L’ultima canzone
Finisci allora quest’ultima canzone
e separiamoci.
Dimentica questa notte
ora che la notte è finita.
Chi cerco di serrare tra le braccia?
I sogni non si possono far prigionieri.
Con mani avide stringo al mio cuore
il vuoto, ed esso mi ferisce il petto.
Rabindranath Tagore
Dipinto di Albert Edelfelt
Aforisma
Anche se le stelle
brillano tutta la notte
non lasciano il segno
del loro cammino.
Rabindranath Tagore
La lampada
Quando nella stanza sarà portata la lampada accesa
io andrò via.
Tu forse allora ascolterai la notte,
e, anche se io tacerò, sentirai la mia canzone.
Rabindranath Tagore
Ho attraversato…
Ho attraversato i continenti
per vedere il più alto dei mondi
ho speso una fortuna
per navigare sui sette mari
e non avevo avuto il tempo di notare
a due passi dalla porta di casa
una goccia di rugiada su un filo d’erba.
Rabindranath Tagore
Non partire
Non partire, mio amore, senza avvertirmi.
Ho vegliato tutta la notte e ora i miei occhi
sono pesanti di sonno.
Ho paura di perderti mentre dormo.
Non partire, amore mio, senza avvertirmi.
Mi sveglio e stendo le mani per toccarti. Ti sento
e mi domando: «È un sogno?»
Oh, potessi stringere i tuoi piedi con il mio cuore
e tenerli stretti al petto!
Non andartene, mio amore, senza avvertirmi.
Se tu non parli
Se tu non parli
Riempirò il mio cuore del tuo silenzio
E lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare
Come la notte
Nella sua veglia stellata
Con il capo chino a terra
Paziente.
Ma arriverà il mattino
Le ombre della notte svaniranno
E la tua voce
In rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
Nel canto
Prenderanno ali
Da tutti i miei nidi di uccelli
E le tue melodie
Spunteranno come fiori
Su tutti gli alberi della mia foresta.
Rabindranath Tagore
Madre
Da dove sono venuto ?
Dove mi hai trovato ?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose: tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio, tu eri il Suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia, in tutte le mie speranze, in tutti i miei amori, nella mia vita, nella vita di mia madre, tu hai vissuto.
Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo, e mentre contemplo il tuo viso, l’onda del mistero mi sommerge perché tu che appartieni a tutti, tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato il tesoro del mondo nelle mie esili braccia ?
Rabindranath Tagore
Lucciole
” I miei sogni sono lucciole,
perle di un animo ardente.
Nelle tenebre calme della notte
lampeggiano in frammenti di luce.”
Rabindranath Tagore
Sopra le verdi e gialle risaie
Sopra le verdi e gialle risaie passano le ombre
delle nuvole autunnali, inseguite dal sole
rapido e incalzante.
Le api dimenticano di succhiare il miele,
ubriache di luce, ronzano come pazze.
Le anatre, sulle isolette del fiume, senza motivo
starnazzano gioiosamente.
Nessuno vada a casa stamattina, ragazzi,
nessuno vada al lavoro.
Nella corsa, rubiamo l’azzurro del cielo, vinciamo
lo spazio.
Come la spuma sul torrente così l’allegria
vaga nell’aria.
Amici, spendiamo la nostra mattina, in futili canzoni.
Rabindranath Tagore – Il Giardiniere
Cinque anatre volano a sud: molto prima del tempo l’inverno è arrivato.
Cinque anatre in volo vedrai contro il sole velato, contro il sole velato…
Nessun rumore sulla taiga, solo un lampo un istante ed un morso crudele:
quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere ed una preda cadere…
Quattro anatre volano a sud: quanto dista la terra che le nutriva,
quanto la terra che le nutrirà e l’ inverno già arriva e l’ inverno già arriva…
Il giorno sembra non finire mai; bianca fischia ed acceca nel vento la neve:
solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve e con un volo ormai greve…
A cosa pensan nessuno lo saprà: nulla pensan l’inverno e la grande pianura
e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che dura, con un gridare che dura…
E il branco vola, vola verso sud. Nulla esiste più attorno se non sonno e fame:
solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare, verso il sud che ora appare…
Cinque anatre andavano a sud: forse una soltanto vedremo arrivare,
ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare, che bisognava volare,
che bisognava volare, che bisognava volare…
Cosa ne pensate?