Ostentazione
C’è chi ostenta ricchezza, solitamente in modo sfacciato, volgare, pacchiano, se ne fa vanto e chi invece ostenta una FINTA povertà. Finta, perché il vero povero la sua miseria la vive di persona e cerca anzi di mascherarla con dignità. Glielo si vede in faccia e nel corpo la fame che ha; lo leggiamo nei suoi stracci e nei cartoni in cui dorme, il freddo che prova nelle gelide giornate invernali; lo dimostra con il suo camminare schivo, quale a volersi rendere invisibile, il pudore con il quale cerca di celare il suo stato.
Certo non dipende da lui, però mi sto stancando di leggere su vari post sulla “povertà del papa”, perché in pratica è uno che, pur disponendo di rendite,capitali e patrimoni ingenti decide di non usufruirne.
Invece orde di gente che tifa per il papa e ne spia ogni movimento: perché si porta la valigia da solo (con breviario e rasoio), perché accarezza un bambino (ma lo hanno fatto tutti), perché legge il quotidiano, perché ha scambiato il suo cappellino, perché… perché… perché…
Lui un tetto sicuro sulla testa ce l’ha, – anche se non è un attico di 700 metri quadri – dotato di luce e gas, senza preoccupazione di canoni da pagare; ha i pasti, frugali quanto si vuole, però regolari. Ha calzature, vestiti, cure mediche, usufruisce di viaggi a spese altrui, inclusi vitto e alloggio nelle sue trasferte, ha telefono ed internet, ha pure l’auto per i suoi spostamenti (utilitaria, certo, ma pur sempre un’auto). Il vero povero tutto questo non ce l’ha.
Spogliarsi del crocefisso d’oro per metterne al collo uno di ferro, non fa di lui un “povero”, andare nelle bidonville e baraccopoli in mezzo ai poveri, nemmeno. Quel recarsi, tempo fa, da un ottico richiedendo una montatura poco costosa, neanche, perché ci sono persone che non posseggono nemmeno il necessario per vivere, figuriamoci un paio di occhiali, per quanto economici.
Quindi piantiamola di esaltare la “povertà” di questo papa che certo povero non è, anche se vive con meno sfarzo dei suoi predecessori. L’immagine di papa “povero” in pratica gli è stata cucita addosso, dalla gente, dai mass media…e chissà che, sotto sotto, magari un poco non se ne compiaccia.
Povertà
Ci sono due films che vorrei fossero proiettati in tutte le scuole. Il primo è “Ladri di biciclette”, l’altro è “Umberto D.”, quest’ultimo, dicono, fu addirittura causa di una solenne arrabbiatura di Andreotti.
Ambedue le pellicole parlano di povertà, anzi, miseria addirittura. Nel primo c’è la storia di un disoccupato alla disperata ricerca di un posto di lavoro e che, per mettere insieme un pasto decente per la famiglia, deve anche far lavorare presso una stazione di servizio il figlioletto in età scolare.
Il secondo invece racconta della povertà dignitosa, pur se al limite della sopravvivenza, di un anziano dipendente pubblico che, dopo una vita di lavoro, si ritrova con una pensione da fame e con la sola compagnia di un cagnolino.
Quella era vera povertà, la povertà della gente che, nell’immediato dopoguerra, si recava a fare la spesa col “libretto”, dove venivano segnate le spese da saldare alla riscossione del salario quindicinale. Ferie? E chi le faceva allora?
Però per i bambini c’erano le colonie, sia marine che montane. Pure io, a suo tempo le ho frequentate, e da allora data la mia avversione per il mare, dove venivo mandata per fare provvista di iodio carente nella mia zona, in quanto le giornate erano scandite dal fischietto delle assistenti, per la sveglia, l’alzabandiera, la colazione, il bagno…ogni movimento insomma veniva regolato da quell’orrendo suono.
Tornando ai films, tutte e due le pellicole sono frutto della regia di Vittorio De Sica e rispecchiano l’immagine di un’Italia ancora ferita dalla guerra…Quella era la “vera” povertà, quando non avevi di che riscaldarti o avevi poco da mangiare, dove un uovo, un po’ di formaggio o qualche fetta di salame erano già considerate un lusso, non parliamo poi della carne!
E’ un periodo del quale mi hanno parlato i miei genitori avendolo vissuto, ma ancora di più ha toccato la mia nonna materna, vedova, con una figlia nubile a carico ed una pensione di reversibilità che era davvero una miseria con la quale dovevano sopravvivere in due.
Ed ora che vedo gente che parla di povertà, resto piuttosto scettica. Ovvio che le sacche di vera povertà ci siano, ma non la miseria nera di quegli anni dove veramente si faceva la fame.
Cosa ne pensate?