La signora dei gatti
È la nostra amica che abita sul lago Maggiore.
Andarla a trovare è sempre un piacere anche se un po’ stressante : bisogna infatti partire prestissimo da Milano per arrivare ad un’ora decente. Ci vuole più tempo per attraversare Milano ed arrivare al casello che percorrere il tratto dal casello al lago con code interminabili di automobili sia in entrata che in uscita dalla città. All’altezza di Rho, nei pressi della fiera dove si è tenuta l’Expo si vede ancora l’albero della vita ormai spento – di luminoso è rimasta solo una lampada rossa sulla cima per farlo vedere ai mezzi aerei – ed il padiglione Italia, unico superstite dei tanti dell’esposizione.
Il tragitto è sempre bello, anche in questa stagione: fabbrichette e capannoni si alternano a boschetti con foglie multicolori e campi, dove erba ancora verde risalta meglio dato il grigiore del cielo. All’andata percorriamo sempre l’autostrada fino al casello di Vergiate, poi c’è la provinciale che costeggia paesini della provincia varesina, fino ad arrivare al lago, la “costa magra”, in contrapposizione alla costa occidentale (quella di Arona, Stresa, delle Isole Borromee) chiamata invece la “costa ricca” . E là il lago appare velato da una fitta foschia che fa appena intravvedere la sponda opposta. Da Laveno a Porto il tragitto è breve, poi bisogna inoltrarsi in una viuzza sterrata che si intravede a malapena e, dopo un ponticello, ecco la villetta della nostra amica. Potrebbe quasi definirsi un eremo, tanto è nascosta alla vista, ed io sinceramente da sola non ci vivrei.
Là lei si è ritirata dopo aver lavorato molti anni tra Bolzano, Innsbruck, Monaco di Baviera, e da Bolzano si era portata i suoi primi tre gatti, Pulce (una gattina nera), Cino (diminutivo di Guercino, così chiamato in quanto sembrava orbo di un occhio che invece era perfettamente guarito) e Bettina. Mano a mano i gatti originari sono stati sostituiti da altri: ora sono ben sei (tre hanno rifiutato di farsi riprendere) e la casa praticamente è a loro completa disposizione, come il vasto giardino che ha davanti.
(N.B.le foto sono state fatte questa primavera, tranne l’ultima)
Purtroppo l’ora di lasciarci arriva sempre troppo presto: di questa stagione poi è anche peggio perché il buio arriva fin troppo presto. Al ritorno invece da Gemonio percorriamo la Varesina, abbastanza trafficata, ma sempre più scorrevole della strada che percorriamo all’andata, fino ad imboccare l’autostrada. Il brutto è quando si arriva a Milano: è un’ora di punta, quando molti pendolari rientrano dal lavoro e le strade, specie quelle cittadine, sono intasate. In quei momenti, meglio non rivolgere proprio la parola all’autista 🙂 che è davvero nervosetto, nonostante la sua perizia alla guida. La parte più suggestiva è naturalmente la zona dei nuovo grattacieli: la guglia Unicredit è sempre illuminata, le finestre del diamantone brillano, così come le altre torri…un vero spettacolo.
Cosa ne pensate?