Poesia
Polvere d’universo
parole soffiate
su ali di pappo
intorno
a una cellula viva
sfuggita all’effimero
inesorabile
umano
perdersi nel nulla
Caterina Parisi Mehr
Agli imbecilli
Quando i ramati tramonti
di tutti i nostri orizzonti
iridiamo di smeraldo,
è lecito aspettarci
che chi sta seduto al caldo
eviti di seccarci.
Ci si raffina molto
ma assai magro è il raccolto
a viver di poesia;
Per noi operai della canzone,
da nessuna stazione
passa il treno che ci porta via.
E’ troppo caro il biglietto
per prendere il diretto,
più ancora la nave che plana
sul bel mare turchese;
andare a quel paese
costa un mucchio di grana.
Voi dunque, al caldo seduti,
placidi e ben pasciuti…
non fate troppa festa
al Poeta: La fame gli pesa…
Potrebbe un giorno, a sorpresa,
Piantarvi due pallottole in testa.
Charles Cros
Pabrezan 1.10.1842
Parigi 9.8.1888
La pace
La pace che sgorga dal cuore
e a volte diventa sangue,
il tuo amore che a volte mi tocca
e poi diventa tragedia
la morte qui sulle mie spalle,
come un bambino pieno di fame
che chiede luce e cammina.
Far camminare un bimbo è cosa semplice,
tremendo è portare gli uomini
verso la pace,
essi accontentano la morte
per ogni dove,
come se fosse una bocca da sfamare.
Ma tu maestro che ascolti
i palpiti di tanti soldati,
sai che le bocche della morte
sono di cartapesta,
più sinuosi dei dolci
le labbra della donna che t’ama.
(Alda Merini)
L’anno nuovo
Mo accumencia l’anno nuovo,è Jennaro, ch’alleria!
Cu ‘a speranza e ‘a fantasia,tu te pienze ca chist’anno
forse è cchiù meglio ‘e chill’ato…quanno è a fine t’he sbagliato.
(tratta da “Calannario” poesia di Antonio de Curtis)
Inverno
Foto dal quotidiano Alto Adige
Silenzi
mattutini di neve
soffocano voci e rumori
e i miei pensieri.
(loredana)
Primavera ai giardini (104)
Chiacchiericcio di passeri invadenti
che litigano briciole di pane.
Chiocchiolio di fontane
dove immergon le mani intirizzite
bambini sorridenti.
E soffioni che liberano al vento
semi d’argento….
(forse la primavera è finalmente arrivata)
la foiba
Fu fine più pietosa
quella del giustiziato
con un colpo alla nuca
che non quella di chi,
alla spoglia legato
con un filo di ferro,
fu gettato nel baratro ancor vivo
a consumare la propria sofferenza.
Non odio, ma l’essenza
stessa della barbarie,
che retrocede l’uomo
assetato di sangue
simile a belva
priva di sentimento,
rendendolo assassino
d’incolpevoli vittime,
un’altra volta uccise
dall’annoso silenzio
per il loro massacro.
(loredana)
In ricordo di Andrea Zanzotto
Muoiono i poeti
non la poesia.
Un addio che non è un addio
perchè le parole restano per sempre.
Parole leggere d’aria
che si imprimono nel cuore,
parole pesanti di ferro
che si incidono nella mente.
(Loredana)
Alba
Preferisco
le albe ai tramonti.
L’alba è un inizio
da ammirare in solitudine,
o, meglio, in compagnia di me stessa,
nessun altro vicino,
solo i miei pensieri,
splendida luminescenza di perla
fresca aria mattutina,
silenzio,
purezza…
E’ l’istante
in cui la notte
diventa trasparente
e smorza la luce delle stelle
lasciando, unica e risplendente,
Lucifero
e un accenno di luna.
Il tramonto…
è solo un tramonto…
una conclusione aspettata
di cose, a volte, mai nemmeno incominciate.
(Loredana, 02.05.2011
Non conosco l’inglese
Io non conosco l’inglese.
Se questo è un intoppo per quello che riguarda internet, quale lo scaricare o aggiornare determinati programmi, per quanto concerne invece la letteratura è una vera disgrazia. Mentre alcuni testi posso tranquillamente leggerli in francese o tedesco, pur incontrando a volte qualche difficoltà, e sono quindi in grado di apprezzarne molte sfumature, non posso fare altrettanto per quelli inglesi.
Sto rileggendo infatti il “Paradiso Perduto” di Milton con testo a fronte, e mi accorgo che nell’ originale c’è una “solennità” che si perde leggendo la traduzione italiana. I bellissimi versi rendono solo l’idea di quello che devono essere in originale, con una metrica ed una musicalità che ovviamente nella trasposizione viene smarrita.
Mi chiedo allora come uno straniero possa parimenti apprezzare la “Divina Commedia”.
“Sweet is the breath of morn, her risin sweet,
With charm of earliest birds; pleasant the sun
When first on this delightful land he spreads
His orient beams, on herb, tree, fruit, and flow’r,
Glist’ring whit dew; fragrant the fertile earth
After soft showers; and sweet the coming on
Of grateful ev’ning mild, the silent night
With this her solemn bird and this fair moon,
And these the gems of heav’n, her starry train:
But neither breath of morn when she ascends
With charms of earliest birds, nor rising sun
On this delightful land, nor herb, fruit, flow’r,
Glist’ring whit dew, nor fragrance after showers,
nor grateful ev’ning mild, nor silent night
With this her solems bird, nor walk by moon
Or glittering starlight without thee is sweet.
But wherefore all night long shine these, for whom
This glorious sight, when sleep hath shut all eyes?”
“Dolce il respiro del mattino, dolce
il suo risveglio col canto degli uccelli appena desti;
e piacevole il sole quando diffonde i suoi raggi orientali
su questa terra piena di delizie, sull’erba, sugli alberi,
sulla frutta e sui fiori stillanti di rugiada, fragrante
questa fertile terra dopo ogni tenero scroscio di pioggia;
dolce e mite la sera quand’essa sopravviene
piena di grazie, e poi la notte che avanza silenziosa
con i suoi uccelli solenni e questa bella luna, e queste
gemme del cielo, il suo corteo di stelle: e tuttavia
non il respiro del mattino, che ascende
col canto degli uccelli appena desti, né il sole che sorge
su questa terra piena di delizie, non l’erba,
né la frutta né i fiori stillanti di rugiada, o la fragranza
dopo gli scrosci di pioggia, o la sera che giunge
mite e piena di grazie, non la notte che avanza silenziosa
con i suoi uccelli solenni, nessuna passeggiata
sotto la luna, sotto la scintillante luce delle stelle, nulla
di tutto questo è dolce senza te. Eppure perché mai
splendono tutta la notte, a chi è rivolto un simile
meravigliso spettacolo, appena il sonno, ha chiuso tutti gli occhi?”
(Paradiso perduto libro IV 641-658)
(Ho cercato di riportare il testo inglese il più esattamente possibile…se ho fatto errori mi scuso in anticipo)
In ricordo di Yara
Fili d’erba strappati tra le tue dita
la tua vita strappata tra i fili d’erba.
Il viso rivolto al cielo
come un’ultima preghiera.
(Loredana)
Libri
Tutto nasce dal fatto che questa notte ho dormito male… Mio marito dice che è per colpa della luna piena (io non ci credo, ma ho notato che, effettivamente, le crisi del sonno sono in concomitanza del plenilunio)’ e così, rigirandomi più volte nel letto, ho fatto cadere la pila di libri che stazionava sul comodino in precario equilibrio, sperando di non aver svegliato mezzo condominio. Ho guardato allora i libri cascati per terra… Libri “poveri”, edizioni economiche ereditate dai miei, acquistate da ragazza, a prezzo di varie rinunce, con la piccola paghetta settimanale, o, in età più matura girando per bancarelle e “seconda mano”. Già, perché i best sellers di oggi non mi attirano più di tanto. Biografie delle quali non interessa nessuno, saggistica che pretende di “educare” il tuo pensiero, manuali di cucina, giardinaggio, cucito ed arti varie e inoltre gialli, tanti gialli (questi, in effetti, li compero pure io…). I grandi romanzi…spariti. La poesia contemporanea, con l’eccezione di Alda Merini, pure. Non resta che rispolverare i vecchi capolavori o rivolgersi al mercato dell’usato. A Milano, benedetto sia il Libraccio… Nelle mie trasferte, io frequento quello di via Vittorio Veneto, presso i bastioni di porta Venezia, e là ho trovato tantissimi titoli che nessuno ristampa più, come ad esempio il “Canto generale” di Neruda, che ho comprato per poco, davvero poco. Inoltre è vicino alla Bancarella del sig.Tagliaferri, dove ho scovato tanti piccoli tesori.
Mi sono messa allora a riordinare la pila composta da vari titoli, differentissimi gli unoi dagli altri, anche se molti testi sono di poesia:
– Canti orfici, di Dino Campana;
– Scritti corsari, di Pierpaolo Pasolini;
– Canto generale, di Pablo Neruda ,2 volumi, in cui è narrata l’epopea dell’America Andina;
– Mala storie, di Pietro Colaprico, raccolta di articoli su fatti di cronaca nera avvenuti a Milano negli ultimi anni;
– Non esiste saggezza, di Gianrico Carofiglio;
– Poesie d’amore e della memoria, di Kostandinos Kafafis,
– La sorellina, di Raymond Chandler;
– A rischio, di Patricia Cornwell;
– Addio mia amata, sempre di Raymond Chandler;
– Giallo a tempo di swing, di Cornell Woolrich;
– Ritratti di artista di Susan Vreeland;
– Gitanjali e il Giardiniere, di Tagore;
– Quelli che Milano, di Ascari e Guarnaccia
oltre ad un paio di gialli Mondadori e a qualche rivista di sudoku….
Metà gennaio
E timido in giardino,
incurante del gelo,
fiorito è il calicanto…
(Loredana 13.01.2011)
Gli animali
Gli animali
che si danno la morte,
che si guardano dentro, gli uomini,
questi animali che dilaniano se stessi.
E noi lo sappiamo:
il nostro cervello è l’ipertrofia
che ci porterà all’estinzione.
E siamo perfino fieri
di saperlo.
(Brigitte Schweiger)
poetessa austriaca, nata nel 1949 a Freistadt e morta suicida nel 2010. Si è portata dietro il trauma di una nonna morta nel lager di Theresienstadt mentre il padre era intriso di ideologia nazista. Dopo un primo romanzo, scritto a soli 28 anni, con delle tracce autobiografiche -Perché il mare è salato – che riscosse notevole successo e dal quale fu tratta una sceneggiatura cinematografica, fu presto dimenticata, cadendo in depressione e passando da una clinica all’altra, con vari tentativi di suicidio. Nel suo ultimo lavoro -Lasciarsi cadere- descrive, come Alda Merini, la tragica esperienza del manicomio ed il trauma dell’elettrochoc, nonché la deprivazione della dignità. Si suicidò affogandosi nel Danubio, mettendo fine alla sua esistenza tormentata.
Vuoto
Una piazza deserta
senza passi,
senza voci.
Solo un volo d’uccelli
che si allontanano tra nubi indifferenti
che vagabondano
in uno scialbo cielo
in compagnia
di una luna sbiadita
appena distinguibile,
che pare aver smarrito la sua strada.
Ti cerco,
Non ci sei…
O forse sì, ma solo
nei miei ricordi.
Er terno – Cesare Pascarella
Er terno
Ecco er fatto. Lo prese drent’al letto,
Dove stava in campagna in un casino;
Je sigillò la bocca cór cuscino,
E j’ammollò ‘na cortellata n petto.
Dunque, ferita all’undici; ce metto
Uno er giorno; quarantatré assassino:
Vado giù da Venanzio er botteghino
Ar Popolo e ce butto un pavoletto.
A l’estrazione, sabeto passato,
Ce viè l’ambo; ma invece de ferita
M’esce settandadue: morto ammazzato.
Ma guarda tante vorte er Padreterno
Come dà la fortuna ne la vita!
Si l’ammazzava ce pijavo er terno.
Luna nova – Salvatore di Giacomo
Luna nova
La luna nova ncopp’ ‘a lu mare
stenne na fascia d’argiento fino;
dint’a la varca nu marenare
quase s’addorme c’ ‘a rezza nzino….
Nun durmì, scétate, oi marenà,
votta sta rezza, penza a vucà.
Dorme e suspira stu marenare
se sta sunnando la nnammurata…
zitto e cuieto se sta lu mare,
pure la luna se nc’è ncantata…
Luna d’argiento, lass’ ‘o sunnà,
vaselo in fronte, nun ‘o scetà…
Comme a stu suonno de marenare
tu duorme, Napule, viate tte!
Duorme, ma nzuonno lacreme amare
tu chiagne, Napule! Scétete, scé!…
Puozze na vota resuscità!…
Scétete, scétete, Napule Na’!…
In ricordo di una poetessa amica scomparsa
Natale G.Ungaretti
Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosi come una
cosa posata in un
angolo e dimenticata
Qui non si sente
altro che il caldo buono
Sto con le quattro
capriole di fumo
del focolare
Ho postato questa poesia, invece delle solite filastrocche natalizie, perché il Natale ormai è puro consumismo. Quante volte abbiamo regalato qualcosa solo perché era dispendioso e ci faceva fare bella figura? Lo ammetto, sono cascata pure io in questo vortice, ma da qualche tempo ho deciso di non caderci più. Tranne che per i bambini, agli amici basta un pensiero affettuoso, con qualcosa che rispecchi i loro gusti ed i loro desideri, ma senza eccedere…Del resto avendo molti amici…
Alda Merini – A tutte le donne
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
Senza titolo – Nazim Hikmet

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
(Nazim Hikmet 1942)
Cosa ne pensate?