Vicissitudini
Cosa poteva capitare di peggio?
Tornata a casa, avevo scritto che erano iniziati i lavori per sostituire l’ascensore, quindi ogni mattina puntualmente alle 8 veniamo rallegrati dal martello pneumatico, in quanto bisogna abbattere 2 solai per fare arrivare l’ascensore al livello delle cantine e del cortile sul retro con i posti auto e staccare i marmi per consentire l’allargamento delle porte. Poi penso a quei poveri cristi che lavorano in quel cunicolo: saranno anche dotati di mascherine antipolvere, cuffie antirumore ed altro, ma senza dubbio stanno peggio di noi. Inoltre una signora del piano sotto il nostro è praticamente reclusa in casa, essendo costretta alla sedia a rotelle, mentre quelli del piano terra sentono letteralmente tremare il pavimento sotto i loro piedi.
Da quando a Milano ha chiuso la lavanderia a gettone sotto casa, devo portare un sacco di biancheria per la casa per il ricambio, quindi appena torno devo caricare lavatrici a tutto spiano…fortunatamente le belle giornate mi hanno consentito di stendere sul balcone. Stamattina avevo deciso di attaccare col lavaggio del vestiario (jeans e camicie varie oltre all’intimo) e, sorpresa, l’acqua non c’era, perché sempre per i lavori dell’ascensore i tubi debbono essere spostati. L’avviso della chiusura fino ieri pomeriggio alle 16- ora in cui siamo tornati a casa – non era ancora stato affisso, così siamo rimasti “fregati”. Abbiamo fatto giusto in tempo a lavarci, poi quando è stato il turno dell’ennesima lavatrice..siamo rimasti letteralmente all’asciutto. Giusto le bottiglie dell’acqua per bere (parecchie, per fortuna)… e come al solito ho pensato a quei poveracci a Messina senz’acqua da giorni e giorni.
Mai lamentarsi…c’è sempre chi sta peggio.
Nuovamente a casa
Francamente non so spiegarmi del ricovero: esami e prove funzionali potevano benissimo essere eseguiti in day hospital, anche perché ero stata sistemata in astanteria (camera a tre letti, ma solo due occupati), anziché in cardiologia.
La mattina appena entrata colloquio con il medico.
Sintomi? Beh, vertigini, vista annebbiata, capogiri, uno svenimento (occasionale), aritmie, senso di soffocamento.
Quando? Prevalentemente al mattino appena alzata, ma anche quando siamo ritornati dalla montagna ed il caldo ci ha letteralmente aggrediti con la sua cappa.
Assumo diuretici? No
Antidepressivi? Nemmeno.
Barbiturici? Per l’amor del cielo…assolutamente NO.
Parkinson e gravidanza sono escluse.
Tiroide? Certo…allora controlliamo,assieme ad un bell’esame del sangue per vedere la concentrazione di calcio, magnesio e potassio.
Dieta? Gli spiego che sono vegana, e che assumo molta frutta e verdura e che compenso le carenze di vitamina B12 con integratori. (molto bene! 🙂 )
Beve? Certo, e in questo periodo anche molto spesso.
Alcool? Un bicchiere scarso di rosso al pasto di mezzogiorno, qualche volta una birra, superalcolici molto raramente.
Caffè? Un paio al giorno (posso aumentare la dose! )
Allergie? Nessuna che io sappia, e nemmeno intolleranze alimentari.
Malattie pregresse? Epatite, ma non so ricordare di che tipo si tratti, anche perché quando l’ho contratta probabilmente non si diagnosticava ancora il gruppo.
Lui scrive, scrive, scrive….
Già al sabato prelievo di sangue ed holter, da tenere per 24 ore di seguito (un fastidio, specie alla notte).
Ulteriore capogiro, ma quando ad una con la diastolica al minimo prelevano sangue, ovvio che la pressione cali ulteriormente, specie quando è stato il momento di alzarsi.
Domenica riposo e lunedì prove funzionali (ECG normale e sotto sforzo).
In ospedale non dormo bene, ma è solo per il fatto che sono abituata al mio letto (infatti mi succede anche a Milano, i primi giorni). La vicina di stanza poi ronfa 🙂 .
Poi la solita routine: sveglia prestissimo (ma pure a casa lo faccio), per la misurazione della temperatura e, solo per me, per la misurazione della pressione e la pillola per la tiroide.
Poi la colazione, le pulizie, la visita del medico ecc ecc.
Le giornate sembrano eterne:mi reco al bar per un caffè (ottimo!) e per l’acquisto dei quotidiani. Poco distante c’è anche uno sportello bancario ed un piccolo internet point, ma ho preferito collegarmi ad internet direttamente dal cellulare,anche se ho cercato di risparmiare la batteria, pur possedendone una esterna per cinque ricariche. Poi, finalmente, l’orario di visita. Mio marito è venuto tutte le volte che gli era consentito, poi qualche amica ed un ex collega, almeno ho potuto scambiare qualche parola, dato che la vicina era praticamente muta, nonostante cercassi di instaurare un rapporto: ho desistito presto, pensando di infastidirla.
Alla sera ci sarebbe anche stata la saletta con la televisione, ma la maggior parte delle persone seguivano programmi che non mi interessavano, quindi non restava che leggere o riempire schemi di sudoku, visto che in stanza il cellulare non prendeva.
Finalmente la diagnosi: una leggera brachicardia, dovuta all’ipotiroidismo, un leggero aumento della dose di Eutirox, soliti consigli di bere molto, di aumentare leggermente la dose di sale nei cibi (in effetti da tempo non salo più quasi nulla),di concedermi un paio di caffè in più (questo molto volentieri!), non prendere per qualche tempo, ma a solo scopo precauzionale, le solite pastiglie di potassio.
Ciao, ospedale…a non rivederci!
E, per qualche giorno, in montagna al fresco.
Destino
Triste oggi, perché quando in un solo giorno leggo della morte di una compagna di classe ed incontro un’altra persona di solo un anno maggiore di me, ammalata di SLA e ridotta su una carrozzina a rotelle , mi domando perché sono così fortunata mentre ad altre persone capitino simili disgrazie.
E allora vivo in attesa che la vita mi presenti il conto.
Fino ad oggi ho solo ricevuto, ma prima o poi arriverà il tempo di restituire.
no, non mi rassegno
Ci sono cose che ritengo profondamente ingiuste ed alle quali non riesco a rassegnarmi.
Una madre, anzi un genitore, non dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli, non è naturale, non è nell’ordine delle cose.
Oggi va così…
Un po’ di sosta…
Mi sono presa qualche giorno di riposo, visto che sono stata occupata con il matrimonio del mio secondogenito. Ma tra poco ritorno, anche se, come al solito, sono sul piede di partenza, Milano naturalmente.
per un poco…
Qualche giorno di riposo, per pensare o per non pensare, per liberarmi da alcuni pesi, anzi, da uno solo, per … Non lo so nemmeno io, ma ho voglia di staccare…anzi ne sento proprio il bisogno.
Nonostante tutto..auguri
C’è una persona alla quale volevo fare gli auguri, ma non si fa vedere…pazienza. Se proprio vuole, ma non ne sono sicura, li leggerà qui. Penso che saprà riconoscersi.
Una piccola pausa
Per qualche giorno abbandono il blog…vado al lago fino a domenica e non avrò il tempo di collegarmi…oltretutto sarebbe scortese nei confronti della nostra amica che ci ospita…A presto, con un sorriso a tutti 🙂
Loredana
seppl
A Seppl piace la cucina italiana…
Vado per ordine. Abito in un quartiere che una volta era periferico. La casa dei miei era una di quelle dell’edilizia popolare e, di fronte, sorgeva un maso di contadini sudtirolesi che possedevano anche una vasta vigna. I masi adesso sembrano delle villette, ma allora erano davvero rustici, con pareti esterne di legno grezzo, l’immancabile crocifisso sulla parete esterna e, a fianco, un piccolo pollaio.
La famiglia che ci abitava aveva una bambina della mia stessa età che frequentava la mia stessa classe, Dorothea, la classica tedeschina con le trecce ed il grembiulino blu, e con lei ho trascorso molti pomeriggi estivi sotto i pergolati dell’uva a giocare al “Mensch, aergere dich nicht” ossia il “non t’arrabbiare”,
un tipico gioco tedesco, con il tabellone disegnato artigianalmente su un pezzo di cartone e, per pedine, dei bottoni colorati. I genitori di lei erano contenti se giocavamo assieme, così la piccola imparava bene l’italiano. A volte, da un paese vicino, arrivava anche Seppl (Giuseppe), suo cugino di un anno più giovane, che si arrampicava sugli alberi per riempirci i grembiuli di mele (dolcissime, succose, dalla polpa crocchiante..altro che quelle che troviamo nei supermercati)…o, per farci dispetto e paura, ci agitava davanti alla faccia delle serpi d’acqua che andava a prendere nelle rogge di irrigazione dei campi al di là della strada.
Allora i meli erano alti 4 o 5 metri, e la raccolta si faceva arrampicandosi con le scale a pioli, e non quei rametti striminziti, ma carichi di frutti che vedo adesso nei campi che fiancheggiano le strade.
Erano i tempi in cui nelle sere estive si potevano ancora vedere le lucciole volare con la loro luce tremula nel buio dei campi,
o sentir gracidare le rane e frinire i grilli. E ricordo i temporali estivi: allora si correva tutti al piano più alto del mio giroscala, dove dalla finestrina del pianerottolo che conduceva alle soffitte ammiravamo il doppio spettacolo dei fulmini e dei razzi antigrandine sparati dai contadini, nemmeno fossero stati fuochi artificiali.
Poi il maso è stato buttato giù, e per demolirlo era stato usata una grossa palla di ferro collegata ad una catena, in quanto non era fatto di mattoni, ma di pietre e sassi…
Al suo posto è stato costruito il condominio in cui abito a tutt’oggi e la vigna dall’altra parte della via espiantata per fare posto ad un nuovo quartiere, Dorothea si è sposata e trasferita in Germania. E Seppl? Lui ha ereditato il maso dei genitori, appena fuori città, ma spesso andiamo a trovarlo, specialmente in periodo di vendemmia. E’ divertente, per un giorno, “giocare” a fare il contadino, passare tra le vigne per raccogliere i grappoli d’uva, ed infine fare merenda all’ombra dei meli, sulle tavolate rustiche, con canederli, crauti, pane di segale, speck
e graukaese, serviti sui taglieri di legno ed accompagnati da vinello o birra.
Però, come ho detto, a Seppl piace la cucina italiana, per la quale la moglie è del tutto negata. Ed allora, quando ci invita, ricambio con una teglia di pasta al forno ed una di melanzane alla parmigiana.
Già, la pasta… Ci sono vari modi per farla. Uno, il più svelto, usando la Pastamatic,
che fa tutto da sola: immetto gli ingredienti, scelgo la trafila giusta, e lei ti prepara tutto, basta solo tagliare le larghe sfoglie nella lunghezza voluta. comodissima quando lavoravo e avevo poco tempo.
Poi c’è un metodo “intermedio”, con l’impasto preparato a mano, passato poi più volte nell’Imperia,
quella vecchia macchinetta (che apparteneva a mia madre) a manovella, ma che è ancora validissima.
Ma tirare la sfoglia a mano, col matterello, è la cosa che dà più soddisfazione. La classica ricetta di un uovo per ogni etto di farina, impasto e poi giù a lavorare di olio di gomito ed infine la rotellina per tagliare le larghe sfoglie per il pasticcio….
Dà allegria, magari non sarò maestra come la mamma del nostro amico bolognese, però il risultato ha sempre ottenuto il consenso di tutti. Figuriamoci se proprio Seppl si tira indietro davanti alla teglia di pasta condita con sugo di pomodoro e minuscole polpettine di carne e tanto, tanto parmigiano!
Le erbe cattive non muoiono mai
Qualche pomeriggio fa…mi sembra fosse giovedì…
Eravamo tornati a casa con la piccola ed aspettavo l’idraulico, quindi invece di giocare a literati sono tornata, dopo tanto tempo, a mahjong, in modo da poter lasciare il gioco in qualunque momento… E lì si ripresenta qualcuno, nick nuovo ma faccia vecchia, molto vecchia… qualcuno che nonostante tutto ci tiene a farsi sempre riconoscere, dicendo che la “Torre” (la stanza di gioco), non era più la stessa e che una volta era più frizzante.
A Torre in effetti anni fa c’era un bel gruppo, ma sono spariti tutti.
Volevo solo dirgli:- “amico” caro (tra virgolette), non è che hai la coda di paglia e che con le tue sbruffonate, la tua falsità, il tuo seminare zizzania ed altro hai qualche responsabilità?-
Hai poco da lamentarti che il sorriso si sia spento…i sorrisi bisogna meritarseli!
Ma ricordando il tipo, supponente ed arrogante, sarebbero state solo parole al vento…
(l’immagine ha un suo significato 🙂 )
il compito di oggi…
Oggi, se la mia dolce nipotina me ne lascia il tempo, vorrei dedicarmi a studiare bene la manovra finanziaria. Magari nel frattempo la rabbia sbollisce un poco (anche se ne dubito).
Vedremo poi quali conclusioni trarre….
da oggi…
… Qualche giorno di pausa…
piccole delusioni
Iniziano le belle giornate (ieri 30 gradi), si cominciano a far brevi gite o si ricevono amici, come ieri. Fa piacere rivederli, dopo parecchio tempo…però c’è un piccolo neo: la mania di shopping di lei… quasi tutto il pomeriggio in giro per negozi per vedere cose che ci sono anche nella sua Milano…
Ritorno a casa
finalmente
Segue addio
cucina….



Cosa ne pensate?