Pietre
Sento cadere le pietre che abbiamo gettato,
Cristalline negli anni. Nella valle
Volano le azioni confuse dall’attimo
Gridando da cima a cima degli alberi, tacciono
Nell’aria più leggera del presente, planano
Come rondini da cima
A cima dei monti finché
Raggiungono l’altopiano più remoto
Lungo la frontiera con l’aldilà.
Là cadono
Le nostre azioni cristalline
Su nessun fondo,
Tranne noi stessi.
Tomas Transtroemer
Partire
Partire!
Non tornerò mai,
non tornerò mai perché mai si torna.
Il luogo ove si torna è sempre un altro,
la stazione a cui si torna è diversa.
Non c’è più la stessa gente, né la stessa luce, né la stessa
filosofia.
(Là-bas, je ne sais où, Poesie di Álvaro de Campos, eteronimo di Fernando Pessoa)
sognare
A chi sogna di giorno e sogna di notte, sapendo ogni sogno vano, ma sogna sempre, solo per sentirsi vivere e avere un cuore.
Fernando Pessoa
Ti ricordi il primo giorno
che ci siamo conosciuti,
ero strano, emozionato
quanto tempo è già passato!
Ti piaceva il mio coraggio,
la pazienza del mio amore,
io con te mi son trovato
bene a vivere e a pensare;
e d’inverno quante sere
siamo stati ad inventare
per il figlio che volevi
un nome grande;
era bello andare avanti
con niente, ma insieme.
È la voglia di sognare
è difficile a passare,
anche dopo tanto tempo
noi restiamo come allora:
un po’ allegri, un po’ scontenti
un po’ teneri e violenti,
di parole mica tante,
ma tu non te ne lamenti.
È la voglia di sognare
che ci fa dimenticare
una vita fatta solo
di giornate ad aspettare,
un minuto dopo l’altro,
perduti, ma insieme.
È con te che voglio stare
della vita mi accontento
e mi sembra di aver tutto
solo avendoti qui accanto.
È la voglia di sognare
che ci fa dimenticare
una vita fatta solo
di giornate ad aspettare,
un minuto dopo l’altro,
perduti, ma insieme.
Se non puoi dimenticare
quell’età del nostro amore
quando, per portarti un fiore,
mi scordavo di mangiare,
è la voglia di sognare,
è la voglia di sognare,
è la voglia di sognare.
Frida Kahlo
Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.
Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me.
Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
Frida Kahlo
Cuore di legno
Il mio vicino di casa è robusto.
È un ippocastano di Corso Re Umberto;
ha la mia età ma non la dimostra.
Alberga passeri e merli, e non ha vergogna,
in aprile, di spingere gemme e foglie,
fiori fragili a maggio;
a settembre ricci dalle spine innocue
con dentro lucide castagne tanniche.
È un impostore, ma ingenuo: vuole farsi credere
emulo del suo bravo fratello di montagna
signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
Non vive bene.
Gli calpestano le radici
i tram numero otto e diciannove
ogni cinque minuti; ne rimane intronato
e cresce storto, come se volesse andarsene.
Anno per anno, succhia lenti veleni
dal sottosuolo saturo di metano,
è abbeverato d’orina di cani.
Le rughe del suo sughero sono intasate
dalla polvere settica dei viali;
sotto la scorza pendono crisalidi
morte, che non diventeranno mai farfalle.
Eppure, nel suo torpido cuore di legno
sente e gode il tornare delle stagioni.
Primo Levi
Tristezza
Ritmo brasilero e titolo consono alla situazione
Come tifosa sono ovviamente delusa. Come sportiva riconosco che i nostri limiti erano evidenti e che è giusto che sia finita così, ed è una cosa che mi aspettavo da tempo. Gli amici con i quali abbiamo assistito alle partite mi hanno dato della Cassandra sfottendomi quando abbiamo vinto la prima contro gli inglesi (e pure io mi stavo ricredendo), poi purtroppo ho avuto ragione io. Avevo visto troppe partite “noiose” prima della partenza per il Brasile per poter pensare che qualcosa fosse cambiato nel frattempo. Una squadra poco votata all’attacco, lenta, con troppi passaggi leziosi a centrocampo, prevedibili. Balotelli sempre sopravvalutato e gasato da qualche commento in occasione di qualche bel gol, ma discontinuo, di poco supporto alla squadra, molto spesso trotterellante invece di essere un attaccante veloce ed incisivo. Oltretutto nervoso e quindi incline a fare falli stupidi.
Quando poi ho visto quanti “italiani” abbiamo tra gli avversari, capisco perché la nostra nazionale è così mediocre. Ci mancano i vivai, preferiamo acquistare il “prodotto finito” all’estero anziché crearcelo con pazienza in casa nostra. Quindi talenti non ne abbiamo più, almeno tra i giovani. Buffon ha giustamente detto che a tirare la carretta sono sempre i “vecchi” mentre i giovani non sono stati all’altezza delle aspettative. Certo, l’arbitro ci ha penalizzato con l’espulsione diretta di Marchisio ed ignorando completamente il morso di Suarez a Chiellini (che non è propriamente uno stinco di santo), ma siamo sinceri: quante parate ha effettuato Muslera? Una, sulla solita punizione del solito Pirlo. Per il resto della partita avrebbe potuto benissimo leggersi il giornale. Alla fine abbiamo preso giustamente un gol, (ma già prima avevamo rischiato di brutto varie volte) visto che ci eravamo arroccati tutti nella nostra metà campo e solo dopo i nostri cari (in quanto pagatissimi) giocatori si sono svegliati. Peccato che fosse troppo tardi. Ed ora i palloni si sono veramente sgonfiati.
Canzoni per Milano – Ma mì
Una delle canzoni interpretate dalla regina delle canzoni della mala milanese, scritta nientemeno che da Giorgio Strehler su musica di Fiorenzo Carpi de Resmini. Il canto di un partigiano caduto in mano ai tedeschi a causa di una imboscata e che resiste alle torture pur di non tradire i suoi compagni.
La mitica Ornella Vanoni quest’anno compirà ottant’anni, ed ha iniziato la sua carriera proprio interpretando le canzoni della mala in collaborazione appunto con il regista Strehler, passando poi a un genere più romantico, forse in contemporanea con la sua relazione con Gino Paoli che le dedicò “Senza fine”, una delle sue più belle interpretazioni.
La canzone seguente è i dialetto, ma non credo che serva una traduzione (e spero che Isabella sia contenta di questa mia scelta).
Serom in quatter col Padola,
el Rodolfo, el Gaina e poeu mi:
quatter amis, quatter malnatt,
vegnu su insemma compagn di gatt.
Emm fa la guera in Albania,
poeu su in montagna a ciapà i ratt:
negher Todesch del la Wermacht,
mi fan morire domaa a pensagh!
Poeu m’hann cataa in d’una imboscada:
pugnn e pesciad e ‘na fusilada…
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
A San Vittur a ciapaa i bott,
dormì de can, pien de malann!…
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
sbattuu de su, sbattuu de giò:
mi sont de quei che parlen no!
El Commissari ‘na mattina
el me manda a ciamà lì per lì:
“Noi siamo qui, non sente alcun-
el me diseva ‘sto brutt terron!
El me diseva – i tuoi compari
nui li pigliasse senza di te…
ma se parlasse ti firmo accà
il tuo condono: la libertà!
Fesso sì tu se resti contento
d’essere solo chiuso qua ddentro…”
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
A San Vittur a ciapaa i bott,
dormì de can, pien de malann!…
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
sbattuu de su, sbattuu de giò:
mi sont de quei che parlen no!
Sont saraa su in ‘sta ratera
piena de nebbia, de fregg e de scur,
sotta a ‘sti mur passen i tramm,
frecass e vita del me Milan…
El coeur se streng, venn giò la sira,
me senti mal, e stoo minga in pee,
cucciaa in sul lett in d’on canton
me par de vess propri nissun!
L’è pegg che in guera staa su la tera:
la libertà la var ‘na spiada!
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
A San Vittur a ciapaa i bott,
dormì de can, pien de malann!…
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
sbattuu de su, sbattuu de giò:
mi sont de quei che parlen no!
(gridando) Mi parli no!
Cosa ne pensate?