Nuvole
E ancora una volta,
stanco di riflettermi
nei volti umani
come in altrettanti specchi
di indicibile follia,
alzo lo sguardo
oltre gli alberi e le case
fino a voi,
eterni pensieri del cielo.
Grandiose e libere
ancora una volta mi liberate,
e la mia mente corre lontano
insieme a voi, sopra terre e oceani,
e con voi rimango sospeso
sull’infinità dell’abisso
e svanisco infine
come nebbia,
quando incorporeo
vedo i semi delle stelle
volare
sui campi
delle profondità sconfinate.
Cristian Morgenstern
dipinto di Kees van Dongen
Nuvole
Nuvole… Oggi sono consapevole del cielo, poiché ci sono giorni in cui non lo guardo ma solo lo sento, vivendo nella città senza vivere nella natura in cui la città è inclusa.
Nuvole… Sono loro oggi la principale realtà, e mi preoccupano come se il velarsi del cielo fosse uno dei grandi pericoli del mio destino.
Nuvole… Corrono dall’imboccatura del fiume verso il Castello; da Occidente verso Oriente, in un tumultuare sparso e scarno, a volte bianche se vanno stracciate all’avanguardia di chissà che cosa; altre volte mezze nere, se lente, tardano ad essere spazzate via dal vento sibilante; infine nere di un bianco sporco se, quasi volessero restare, oscurano più col movimento che con l’ombra i falsi punti di fuga che le vie aprono fra le linee chiuse dei caseggiati.
Nuvole… Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. Sono l’intervallo fra ciò che sono e ciò che non sono, fra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere, la media astratta e carnale fra cose che non sono niente più il niente di me stesso.
Nuvole… Che inquietudine se sento, che disagio se penso, che inutilità se voglio!
Nuvole… Continuano a passare,alcune così enormi ( poiché le case non lasciano misurare la loro esatta dimensione ) che paiono occupare il cielo intero; altre di incerte dimensioni, come se fossero due che si sono accoppiate o una sola che si sta rompendo in due, a casaccio, nell’aria alta contro il cielo stanco; altre ancora piccole, simili a giocattoli di forme poderose, palle irregolari di un gioco assurdo, da parte, in un grande isolamento fredde.
Nuvole… Mi interrogo e mi disconosco. Non ho mai fatto niente di utile né faro niente di giustificabile. Quella parte della mia vita che non ho dissipato a interpretare confusamente nessuna cosa, l’ho spesa a dedicare versi prosastici alle intrasmissibili sensazioni con le quali rendo mio l’universo sconosciuto. Sono stanco di me oggettivamente e soggettivamente. Sono stanco di tutto e del tutto di tutto.
Nuvole… Esse sono tutto,crolli dell’altezza, uniche cose oggi reali fra la nulla terra e il cielo inesistente; brandelli indescrivibili del tedio che loro attribuisco: nebbia condensata in minacce incolori; fiocchi di cotone sporco di un ospedale senza pareti.
Nuvole… Sono come me un passaggio figurato tra cielo e terra, in balìa di un impulso invisibile, temporalesche o silenziose, che rallegrano per la bianchezza o rattristano per l’oscurità, finzioni dell’intervallo e del discammino, lontane dal rumore della terra, lontane dal silenzio del cielo.
Nuvole… Continuano a passare, continuano ancora a passare, passeranno sempre continuamente, in una sfilza discontinua di matasse opache, come il prolungamento diffuso di un falso cielo disfatto.
Fernando Pessoa
Nuvole
I
Non vi sarà mai cosa che non sia
una nube. Lo son le cattedrali
di vasta pietra e bibliche vetrate
che il tempo spianerà. Lo è l’Odissea,
che cambia come il mare. Se la riapri
sempre cambia qualcosa. Anche il riflesso
del tuo viso è già un altro nello specchio
ed il giorno è un dubbioso labirinto.
Siamo chi se ne va. La numerosa
nuvola che si disfa all’occidente
è nostra effigie. Incessantamente
la rosa si tramuta in altra rosa.
Sei nuvola, sei mare, sei l’oblio.
Sei anche tutto quello che hai smarrito.
II
Vanno per l’aria placide montagne
oppure cordigliere d’ombre tragiche
che oscurano il giorno. Le chiamiamo
nuvole. Hanno sempre forme strane.
Shakespeare ne osservò una. Somigliava
a un drago. Quella nube di una sera
risplende e brucia nella sua parola
e ancora seguitiamo a rivederla.
Le nuvole che sono? Architettura
del caso? Forse Dio ne necessita
per eseguire l’opera infinita:
sono i fili della Sua trama oscura.
Forse la nube non è meno vana
dell’uomo che la guarda nel mattino.
Jorge Louis Borges
Nuvole
Giornata di vento.
Mi soffermo a guardare le nuvole, che viaggiano veloci nel cielo.
Alcune bianchissime, altre color piombo, a volte con riflessi argento o dorati.
Anche le forme, diversissime: a cumulo o sfrangiate, libere nell’aria o appoggiate su cocuzzoli come bianchi cappelli di neve.
Osservo il loro girovagare, sembrano leggerissime…poi mi chiedo “ma quanto pesano”?
Sembrano così lievi, invece trasportano tonnellate di acqua che prima o poi riverseranno sulla terra in forma di pioggia.
Perché allora non cadono?
Si fa fatica a capire che, così pesanti, restino sospese nell’aria senza cadere… dire che sono formate da goccioline di pioggia di misura infinitesimale che si addensano attorno ai “nuclei di condensazione” – piccolissime particelle presenti nell’atmosfera – è togliere loro la poesia… Lo stesso se si considera la colorazione che assumono: solitamente sono chiare le nuvole che stanno più in alto in quanto spesso contengono microscopici cristalli di ghiaccio che riflettono al massimo la luce; solo quando le goccioline si aggregano formando gocce più grandi e pesanti, il loro colore diventa grigio ed il pericolo di pioggia diventa più sicuro.
Allora preferisco tralasciare quello che dice la scienza, godermi le nuvole per quello che sono, sognare sui posti che sorvolano, immaginare che siano davvero grossi cumuli di bambagia o veli leggeri.
Al diavolo la scienza…evviva l’immaginazione.
Di schiena andando via di scena
Senza dire una parola
Come quando il tempo passa
E non aspetta più per noi
Non aspetta più per noi
Mi dici che quel sogno più non ha
Da dormire su un cuscino arreso
Alla mia infedeltà
E più mi dici e parli e a me non va
Io voglio stare ancora appesa al filo
Tagliare il cielo a metà
E non mi importa più di resistere
E di quello che mi dai
Io non so che farmene
Sono solo nuvole tra noi
E si dileguano
Di schiena andando via di scena
Senza dire una parola
Come quando il tempo passa
E non aspetta più per noi
Non c’è pioggia tra noi
Le tue parole
Sono solo nuvole tra noi
E si dileguano
Di schiena andando via di scena
Senza dire una parola
Come quando il tempo passa
E non aspetta più per noi
Che non vediamo altro
Che le nostre spalle al muro
Sai quello che penso adesso
Sono sazia già
Sospesa a metà
Io resto e dormo qua
E tutto in tasca va
Fragilità
Ci sono donne speciali che sono complicate,
uniche, fragili e imperfette,
candide gocce di perla.
….. Non è facile conoscerle,
perché come le ostriche si nascondono
sotto i profondi fondali marini.
Solo le anime affini sanno
“sentirle” e “riconoscerle”.
E quando ci riescono,
scoprono che la sofferenza
le ha fatte diventare rare e preziose come perle.
Che non aspettano altro che di brillare.
Agostino Degas
Ehi
guarda sono solo immagini
sono solo fantasie
che restano indelebili
Guardami
adesso mentre vado via
e poi sorridimi
come quella notte a casa tua
Guardami
non viverlo come un ostacolo
è solo un attimo
lo so sembra un secolo
perché io son fragile, debole, instabile, sempre un po’ vulnerabile
e poi prendimi, stringimi, abbracciami e ti prego stavolta non lasciarmi andare
sono solo le nuvole
con qualche goccia che
assomiglia alle lacrime
e perché io son fragile, debole, instabile, sempre un po’ vulnerabile
e poi prendimi, stringimi, abbracciami e ti prego stavolta non lasciarmi andare
sono solo le nuvole
con qualche goccia che
assomiglia alle lacrime
sono solo le nuvole
e perché io son fragile
debole
instabile
e poi prendimi, stringimi, abbracciami e ti prego stavolta non lasciarmi andare
e sono solo
paure
è come il sole
che di notte scompare
Nuvole
– Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? Tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?
– Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.
– I tuoi amici?
– Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto.
– La patria?
– Non so sotto quale latitudine si trovi.
– La bellezza?
– L’amerei volentieri, ma dea e immortale.
– L’oro?
– Lo odio come voi odiate Dio.
– Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?
– Amo le nuvole … le nuvole che passano… laggiù… le meravigliose nuvole!
Charles Baudelaire
Nuvole
Basta una nuvola per offuscare il sole. Basta un brutto momento per guastare una bella giornata.
Ma tutto passa, nuvole e brutti momenti…
Cosa ne pensate?