Gioco
Sapendo che ti amo,
e quanto sono difficili le cose dell’amore,
preparo in silenzio il tavolo
da gioco, colloco i pezzi
sulla scacchiera, dispongo i posti
necessari perché tutto
cominci: le sedie
una di fronte all’altra, sebbene sappia
che le mani non possono toccarsi,
e che al di là delle difficoltà,
esitazioni, arretramenti
o avanzamenti possibili, solo gli occhi
trasportano, forse, un’ipotesi
d’intendimento. È allora che arrivi,
è come se un vento di nord
entrasse da una finestra aperta,
tutto il gioco vola per aria,
il freddo ti riempie gli occhi di lacrime,
e mi spingi dentro, dove
il fuoco consuma quel che resta
del nostro rompicapo.
Nuno Júdice
Una poetica in soffitta
In mezzo alle cose vecchie cerco quel che
è nuovo. In ogni fine vedo un principio;
e tutti i cocci ritornano a comporsi,
anche quando mancano frammenti, o non
si sa a quale metà l’altra metà appartenga.
Con la poesia è lo stesso: la faccio con le
parole vecchie, quelle che sono piene
di muffa, quelle un tempo gettate in un canto
del dizionario. Alcune cose non so cosa
vogliano dire; altre hanno detto tante volte
la stessa cosa che ormai ho perduto il senso.
di ciò che dicono. Ma se le ricompongo, nel verso,
ciò che sento ha sempre un altro senso.
Questa poesia, per esempio, non ha in sé
nulla di nuovo. Le parole sono semplici,
banali i significati. Ed è per questo che,
in mezzo a loro, cammino in cerca di
cose nuove; e quando arrivo alla fine,
vedo un principio, e so che tutto torna
a comporsi, come se qui nulla mancasse.
Nuno Judice
Gatto alla finestra
Un gatto, in casa, solitario, sale
sulla finestra perché dalla strada
lo vedano.
Il sole batte nel vetro
e riscalda il gatto che, immobile
sembra un oggetto.
Sta lì perché
lo invidino indifferente
a chi lo chiama.
Per non so quale privilegio,
i gatti conoscono l’eternità.
Cosa ne pensate?