La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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Una cavalcata all’alba

CAVALLO 357e20b011d05eeb03dd73d63c1bc119Il silenzio urta contro i tronchi, vi si interseca,
si fa lontananza, si fa sabbia.
Ho rivolto verso il sole il mio unico volto,
le mie spalle strappano foglie nella corsa.
Tagliando il campo, su due zampe
il mio cavallo si erge sull’argilla, schiumante.
Ave, mi volto verso di te. Ave!
Il sole irrompe nel mondo gridando.

Il sole balza dalle cose, gridando
ne muove i contorni sordi e solenni.
La mia anima lo accoglie, ave!
Il mio cavallo si erge su due zampe.
La mia criniera bionda arde nel vento.

Nichita Stanescu


Segno 12

charles courtney curran 1e284e50581266512182e340c794f8c2Lei era divenuta pian piano parola,
fili di anima nel vento,
delfino negli artigli delle mie ciglia,
pietra che disegna anelli nell’acqua,
stella dentro il mio ginocchio,
cielo dentro la mia spalla,
io dentro il mio io.

Nichita Stanescu

dipinto di Charles Courtney Curran


Io ti ho strappata all’aria

l-appuntamento-picasso-1900-abbraccioIo ti ho strappata dall’aria,
divinità melodiosa, esile,
per passare l’anello del mio braccio
intorno al tuo fianco nervoso, come un dito.
Oh, dilagare di profumi soavi;
correre di lepri; biancheggiare del giorno;
lento sciogliersi dei mondi di ghiaccio!
Ricadere delle chiome, gemello
della solitudine nera della terra…
Non ti insegnerò mai
nessuna parola della lingua dei pomeriggi.
Non ti svelerò mai
nessuna verità delle immobilità.
Resta dunque con me, resta,
scorrendo continuamente sui sassi azzurri
degli occhi,
sotto i salici delle costole
ramati dall’autunno,
e addormentati, addormentati
sotto il coro sibilante del mio corpo,
sognando di essere sveglia.

Nichita Stănescu

 

dipinto di Pablo Picasso


Senza titolo

Dimmi, se un giorno ti prendessi
e ti baciassi la pianta del piede,
non è vero che dopo zoppicheresti un po’,
per paura di schiacciare il mio bacio?…

Nichita Stănescu


Ars poetica

Insegnavo alle mie parole ad amare,
mostravo loro il cuore
e non desistevo finché le loro sillabe
non prendevano a battere.
Mostravo loro gli alberi
e quelle che non volevano stormire
le impiccavo senza pietà, ai rami.
Alla fine, le parole
sono state costrette a somigliare a me
e al mondo.
Poi
ho preso me stesso,
mi sono appoggiato alle due rive
del fiume,
per mostrare loro un ponte,
un ponte tra il corno del toro e l’erba,
tra le stelle nere della luce e la terra,
tra la tempia della donna e la tempia dell’uomo,
lasciando circolare le parole su di me,
come automobili di corsa, come treni elettrici,
solo perchè arrivassero più in fretta a destinazione,
solo per insegnar loro come si trasporta il mondo,
da se stesso
a se stesso.

Nichita Stănescu

 

 

 

 


Poema

Tu fluttui come un sogno notturno

sopra la mia anima.

Appoggi la tua tempia

sul mio cuore come su una pietra rossa,

e aspetti che ti dica il nome

di tutte le cose che ho smesso da molto tempo di dirti.

La mia bocca è nel silenzio più completo,

piegata come la seta di una bandiera

in un giorno senza vento.

Oh, non andare da nessuna parte!

Mi spezzerò il cuore con un solo movimento della mano,

perché nasca il dolore che conosce

il nome del dolore,

perché nasca il mio amore di uomo

che conosce il tuo nome strano, di donna.

Nichita Stănescu

 


L’abbraccio

Quando ci siamo intravisti, l’aria fra noi
ha gettato d’un tratto,
la sua immagine degli alberi, indifferenti e vuoti,
da cui si lasciava attraversare.

Oh, ci siamo lanciati, chiamandoci per nome,
l’uno verso l’altro, e così velocemente,
che il tempo si è schiacciato fra i nostri petti,
e l’ora, colpita, si è frantumata in minuti. 

Avrei voluto conservarti tra le mie braccia
così come tengo il corpo dell’infanzia, nel passato,
con le sue morti irripetibili.
E avrei voluto abbracciarti con le costole. 

Nichita Stanescu 

 


Forse dormiamo e stiamo sognando


Forse dormiamo e stiamo sognando, mi disse lei,
e io le ho creduto, perché diventava
più pesante o più leggera a volontà
simile agli uccelli in volo.

Correvamo verso l’alto sulle scale di cemento
e lei sollevava dal mio abbraccio
due occhi splendenti, argentei,
verso un cielo inventato proprio allora.

Il suo sguardo fondeva i muri,
feriva le mie guance da cui
erompeva il sangue verso il passato
senza dolore, a fiotti.

Forse dormiamo e stiamo sognando, mi disse lei.
Correvamo verso l’alto. La scala di cemento
era terminata da un pezzo. Ed anche l’edificio.
Avevamo superato anche il futuro. Le parole
erano rimaste indietro. E forse nemmeno noi
esistevamo più.

  Nichita Stanescu

L’ombra dell’albero

E’ arrivato l’autunno, coprimi il cuore con qualcosa,
con l’ombra di un albero oppure meglio con l’ombra tua. 
Ho paura a volte di non rivederti mai più,
che mi cresceranno ali sottili fino alle nuvole,
che ti nasconderai dentro un occhio straniero,
e lui si chiuderà con la foglia di assenzio.
E allora mi avvicino alle pietre e taccio,
prendo le parole e le annego nel mare
fischio alla luna, la faccio spuntare e la trasformo
in un grande amore”. 

Nichita Stanescu