La zona che più caratterizza Milano credo che sia Porta Ticinese. Mi ero sempre chiesta perché la chiamassero anche Porta Cicca, finché da qualche parte ho finalmente letto, risolvendo l’arcano, che deriva dallo spagnolo “Puerta Chica”, ossia Porta piccola, e dire che una persona “ è milanès de porta Cicca” equivale a dire che è davvero milanese autoctono, da generazioni.
Ma sull’origine del termine Cicca ci sono anche altre divertenti versioni: una la fa derivare dal termine “ciucco”, ossia ubriaco, in quanto nella zona vi erano varie osterie (trani), e l’altra da una vecchia canzone il cui testo ad un certo punto diceva “E’ mezzanotte in punto/gh’è scur, gh’è scur/ gh’è quell che cerca i moeucc” (E’ mezzanotte in punto, è scuro, c’è quello che cerca i mozziconi – le cicche -), ma sono solo versioni fantasiose.
Il Ticinese è il quartiere dei Navigli,- il Pavese ed il Grande – che qui si incontrano. Tempo addietro erano ancora percorsi da chiatte e barconi, che trasportavano varie mercanzie per lo più materiali per l’edilizia, legname e carbone, ma anche derrate alimentari. E proprio per trasportare i blocchi di marmo rosa di Candoglia necessari alla costruzione del Duomo che venne costruito il Naviglio Grande, quei blocchi con incisa la scritta “ad U.F.”, ossia ad usum fabricae, consentendo l’esenzione da dazi e balzelli, dalla quale deriva la nostra espressione “ad ufo”.
La parte più bella dei Navigli è il vicolo Lavandai, con le pietre piatte (brellin) sulle quali le lavandaie si inginocchiavano per lavare i panni. Dei Navigli, ed è la zona dove visse ed abito, fino alla morte, la poetessa Alda Merini. Di lei e della Darsena ho già parlato in altro periodo.
C’è poi la piazza XXIV maggio, con il suo arco imponente, opera di Luigi Cagnola, com’era allora nello stile, che sul fronte reca la scritta “Paci populorum sopitae”, (alla pace liberatrice dei popoli),

ma il momento in cui venne incisa, 1801, anno della pace di Marengo, contrasta con l’anno riportato sul fronte opposto, MDCCCXV, ossia l’anno relativo al congresso di Vienna, quando Milano passò dalla dominazione francese a quella austriaca. Poco distante c’è invece l’omonima porta medioevale, in mattoni con inserti di marmo bianco, e dove si trovava anche il casello del dazio. Già distrutta da Federico Barbarossa nel 1162, fu ricostruita da Azzone Visconti.

Subito dietro alla porta, le sedici colonne marmoree di San Lorenzo, dell’epoca romana, la stessa della primitiva porta distrutta dal Barbarossa, che fronteggiano l’omonima Basilica.

E sui navigli oggi pioviggina… le case ai lati del canale (Alzaia Naviglio Grande), sfumano in lontananza in una foschia grigia, perdendo i colori e rassomigliano ad una vecchia cartolina in bianconero… Ed il cielo grigio si riflette sull’asfalto e sul pavé bagnati.

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13 giugno 2012 | Categorie: cronache da Milano | Tags: Azzone Visconti, Basilica di san Lorenzo, Cagnola, Colonne di san Lorenzo, Federico Barbarossa, Naviglio Grande, Naviglio Pavese, pace di Marengo, piazza XXIV maggio, Porta Cicca, Porta Ticinese, Porta Ticinese vecchia | 1 Commento

Il Naviglio Grande fluisce, lento e placido, verso la darsena. Color verde giada, trasparente da far intravedere il fondo, la superficie cosparsa di petali di robinia che indicano il dolce flusso della corrente. E’ abitato da numerose papere, alcune con i pulcini, che si lanciano richiami pigolanti.


Lungo le rive, una delle quali è l’Alzaia, si susseguono ateliers di pittori, ristorantini, osterie, negozi di cose vecchie (definirle antiquariato è forse un po’ troppo), con vestiti usati, vecchi giocattoli, apparecchi radio di tanto tempo fa ed altre cose…

C’è il famoso vicolo delle lavandaie, con le pietre sopra le quali le donne inginocchiate lavavano a mano i panni…



Quasi di fronte la casa dove abitò la grande, indimenticata Alda Merini, dove è stata apposta una lapide in suo ricordo …

E, sbirciando nei portoni, tante case di ringhiera rimesse a posto, con I,loro cortiletti ed androni.




Si arriva poi alla darsena. una volta cloaca maleodorante, ora fiancheggiata da un viale con panchine ed illuminazione…

E pure qui papere a iosa, alcune che sguazzano nell’acqua, altre, in un angolo ombreggiato, che dormono con la testa sotto l’ala….
Mi domando se questa è la grande Milano…sì, Milano è anche questa, degli angolini nascosti agli occhi dei più….
(le foto sono quelle che sono, ma le ho scattate con il cellulare…)
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10 Maggio 2011 | Categorie: Carlo, cronache da Milano | Tags: Alda Merini, Alzaia, cronache da Milano, Darsena, Naviglio Grande, vicolo Lavandaie | 7 commenti
Se ieri è stato stressante, oggi posso definirlo semplicemente allucinante. A parte stamattina, in cui ci si poteva ancora muovere ancora agevolmente (i milanesi, attivissimi nei giorni feriali, in quelli festivi a quanto pare si alzano abbastanza tardi), nel pomeriggio il traffico era davvero caotico. Partire da viale Monza per arrivare in fondo al Naviglio è stato un incubo. Al Christmas Village poi il clou: ressa, vocio continuo, caldo asfissiante e sopra tutto una musica assordante. Ho detto che sarà l’ultima volta che ci metto piede. Sognavo solo di essere tranquilla a casa…
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8 dicembre 2010 | Categorie: cronache da Milano | Tags: Christmas Village, Naviglio Grande, stress | Lascia un commento
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