2 novembre 1975
Viene assassinato Pier Paolo Pasolini.
Tutti piangono la scomparsa di un grande scrittore (e su questo non ci sono dubbi).
Nessuno dice però che egli, oltre che omosessuale – e questi erano cavoli suoi – era pure pedofilo: già, perché Giuseppe Pelosi, condannato per l’omicidio – anche se le circostanze non sono mai state chiarite del tutto – all’epoca dei fatti era solo diciassettenne, quindi minorenne a tutti gli effetti.
Tale e quale una certa Ruby di berlusconiana memoria. Quindi se Berlusconi fu apostrofato come pedofilo, altrettanto si sarebbe dovuto fare con Pasolini.
Anche Chaplin lo era, Woody Allen e molti altri. Molte volte ho scritto che va scisso, rigorosamente, l’artista dall’uomo?
Le miserie umane di Pasolini sono note a tutti, ma il reale problema è un altro: la Sinistra italiana, che attribuisce a se stessa una superiorità intellettuale dovuta non si sa a cosa, si è appropriata del pensiero di Pasolini, strumentalizzandolo a proprio beneficio. Ecco perché, alla efebofilia di Pasolini viene concesso un occhio di riguardo negato ad altri.
Il mondo delle arti è zeppo di questi casi. Ci sono delinquenti come Caravaggio, pedofili come Polanski, stupratori a bizzeffe (e parlo di veri stupri, non molestie alla “metoo”), drogati poi a non finire. Questo lascia intatto il loro estro artistico, ma li sminuisce dal lato umano. Poi, ovviamente, essere di una certa parte politica aiuta molto.
La morte
La morte è fredda e calda insieme.
La morte è sudore e sangue.
La morte è purtroppo l’unico vero modo
che il destino ha scelto
per ricordarci continuamente
che esiste la vita.
Giorgio Faletti
Morte
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
– Fernando Pessoa –
no comment
Il politicamente corretto vorrebbe che dei morti si parlasse bene o, in alternativa, non si parlasse affatto.
Io non ci riesco.
È morto un assassino liberticida.
Amen.
Da sempre idealizzato, è stato il simbolo, assieme al Che Guevara, di un guerriero romantico dell’epoca moderna. In realtà fu tutt’altro: i cubani passarono semplicemente dalla dittatura di Fulgencio Batista a quella comunista del líder maximo, assai peggiore, praticamente come cadere dalla padella nella brace.
Molti dei primi “rivoluzionari”, che lo avevano inizialmente seguito, con il solo pensiero di ripristinare la costituzione sospesa da Batista e di poter tornare ad elezioni democratiche, si dissociarono da lui e divennero suoi oppositori, subendo carcere, torture e spesso la morte. Il regime castrista si dimostrò subito per quello che era: abolita definitivamente la costituzione e, con essa, la possibilità di votare (alle opposizioni rispose arrogantemente “Elezioni? A che serve votare? “), soppresse il diritto di sciopero (“Il sindacato non è un organo rivendicativo”), nazionalizzò forzatamente le campagne dei latifondisti invece di distribuirle tra i contadini, mandando a morte gli oppositori o rinchiudendoli nei campi di rieducazione istituiti da Guevara sul modello dei gulag sovietici. Istituì poi la DSE, una efficiente polizia segreta, tuttora attiva, suddivisa in varie sezioni che controllano tutta la società cubana: arte, sport, membri dell’amministrazione pubblica e del corpo diplomatico, trasporti, economia, comunicazioni (con l’intercettazione di lettere e telefonate) mentre una sezione apposita “indirizza” per bene i turisti affinché credano di trovarsi in un paradiso socialista. Non solo, ma al DEM fa capo una vasta rete di informatori infiltrati sia tra la popolazione civile che nell’esercito, ed una sua branca si occupa dell’eliminazione fisica di avversari particolarmente invisi Castro e da lui personalmente indicati.
I più fortunati finiscono nei campi di rieducazione (gli UMAP) dove sono stati rinchiusi cattolici (ma il Papa queste cose le sapeva?) protestanti, testimoni di Geova, omosessuali, ritenuti di rappresentare potenzialmente un pericolo per la società, dove avvenivano torture con eletttochoc, finte esecuzioni, privazione del sonno.

1998 – In una foto d’archivio del 22 gennaio 1998 Giovanni Paolo II, in visita a Cuba, incontra Fidel Castro all’aeroporto dell’Avana. ANSA / MICHEL GANGNE
Sotto il regime di Batista, illiberale e liberticida anch’esso, Cuba era comunque un’isola ricca, mentre ora il PIL pro capite si aggira sui 4500 dollari annui (tanto per un confronto, in Albania, uno dei più poveri in Europa, il PIL è di 5500 dollari, e pure la Colombia perseguitata da terrorismo e droga, il PIL è di 7500 dollari).
Molti sostenitori di Cuba vantano l’eccellenza del sistema sanitario, ma pure questo è un bluff. Infatti ai medici fu impedito l’espatrio, requisendo loro il passaporto, e molte disfunzioni si sono registrate in vari ospedali: dall’invasione di scarafaggi, alla mancanza di medicinali – finanche l’aspirina!- ed equipaggiamenti medici e di ambulanze, ai black-out, alle liste di attesa lunghissime ed alla burocrazia snervante e corrotta che impedisce cure tempestive.
L’unica cosa che Cuba ha “esportato”, sono i guerriglieri: sempre presenti in nazioni quali l’Angola, il Nicaragua, il Mozambico e l’Etiopia, forse anche nel Salvador, con l’ETA in Spagna e le FARC della Colombia.
Il fatto che Castro abbia intrattenuto rapporti d’affari con Chavez prima e Maduro poi (che ha trasformato il Venezuela ad un paese ridotto alla fame), dovrebbe dare da pensare…
Così come il fatto che per sfuggire al suo regime, migliaia di cubani espatriarono dall’isola a bordo di ogni tipo di imbarcazione cercando rifugio negli Stati Uniti, cosa mai successa con Batista.
Ora la palla è nelle mani del fratello Raul, che da sempre è stato uno zerbino sotto i piedi di Fidel. Non credo che le cose cambieranno molto presto. Io lo spero.
Marco Pannella
La notizia di oggi è ovviamente la morte di Marco Pannella. Era nell’aria da giorni, da quando cioè le sue condizioni si erano aggravate. L’ultima sua apparizione sugli schermi, il 2 maggio scorso, in occasione del suo ottantaseiesimo compleanno: il viso scavato, i lunghi capelli bianchi lo facevano rassomigliare ad un vecchio indiano delle riserve.
Ammalato di tumore ai polmoni, ma sempre con il sigaro tra le labbra.
Personaggio contraddittorio, egocentrico, libertario ed allo stesso tempo statalista, cui dobbiamo comunque molto.
Ho apprezzato molte sue battaglie, come quella sul divorzio, altre invece non le ho condivise, come quella sulla depenalizzazione dell’uso delle droghe. Bisogna però considerare anche il contesto in cui le sue battaglie sono nate. L’Italia, da sempre, era uno stato “confessionale”, soggetto, anche se velatamente, più alle leggi ecclesiastiche che a quelle civili; parlare di divorzio, aborto, omosessualità, droghe in quel periodo era ritenuto indecoroso e blasfemo. Lui ha avuto il coraggio di mettersi in gioco, mettendoci anche la faccia, per affermare le sue idee, giuste o sbagliate che fossero, mentre tanti altri baciapile nostrani, frequentatori di chiese e monsignori, predicavano bene ma razzolavano molto male. Nel bene o nel male, anzi, nel meglio e nel peggio è stato un personaggio del nostro tempo: ha portato la laicità in questa nostra nazione, cambiando il modo di vedere e di pensare di quanti sono della mia generazione, ci ha fatto riflettere sui diritti civili, ci ha smarcati in un certo senso dal Vaticano, da una certa morale ipocrita: molti lo giudicavano un folle. Prima lo ho definito libertario e statalista. Libertario per le campagne da lui lanciate, “abituandoci” all’istituto del referendum, anche se poi, abusandone troppo, la gente si è disamorata di questo istituto. Statalista, perché per lui ad ogni DIRITTO deve corrispondere una LEGGE che lo istituisca e lo regolamenti: secondo il mio modo di pensare, la libertà è garantita abrogando le leggi che la ostacolano, e non mediante la creazione di nuove, secondo l’assunto “tutto ciò che non è esplicitamente proibito, è concesso”.
Se ne va un protagonista degli ultimi 50 anni della nostra politica. E qui, la canzone che Francesco De Gregori gli aveva dedicato.
Orfani
Il M5S è orfano.
Ora i grillini dovranno imparare a ragionare con la propria testa.
Umanamente, dispiace, perché essere avversari politicamente non esime comunque dalla pietà.
Destino
Triste oggi, perché quando in un solo giorno leggo della morte di una compagna di classe ed incontro un’altra persona di solo un anno maggiore di me, ammalata di SLA e ridotta su una carrozzina a rotelle , mi domando perché sono così fortunata mentre ad altre persone capitino simili disgrazie.
E allora vivo in attesa che la vita mi presenti il conto.
Fino ad oggi ho solo ricevuto, ma prima o poi arriverà il tempo di restituire.
Persone – 2
Ci sono persone in compagnia delle quali bevi un caffè alla mattina, poi quella stessa notte se ne vanno silenziosamente…
Pensavo che fosse indistruttibile, nonostante l’età ormai avanzata: alto, magro, allampanato addirittura, gran camminatore. In gioventù aveva disputato varie gare di corsa in montagna con un gruppo sportivo, e lamentava sempre il furto di un paio di medaglie in “oro” vinte in queste competizioni, furto avvenuto nel suo appartamento durante una breve degenza in ospedale.
Era il classico amico di famiglia, che mi aveva fatto giocare sulle sue ginocchia e mi aveva incantato con i racconti delle sue avventure, molte delle quali inventate di sana pianta, solo per farmi passare un po’ di tempo. Un’amicizia tra lui ed i miei genitori nata durante la guerra quando, dopo l’otto settembre, aveva aiutato mio padre ad uscire dal posto di raccolta dove i tedeschi avevano radunato molti militari italiani (mio padre fortunatamente era in borghese), e gli aveva fornito anche un libretto di lavoro presso una fabbrica locale.
Mi è stato vicino durante la perdita di mio padre prima e mia madre successivamente, ed essendo solo (scapolone incallito), spesso lo invitavo a passare qualche domenica con me e mio marito.
Qualche mattina fa, l’ultima in cui ci siamo visti, aveva detto che sarebbe andato a funghi , una sua grande passione, con un amico… Ma la mattina seguente la nipote l’ha trovato esanime…
Ciao, amico caro, e grazie per tutto quello che mi hai dato in tutti questi anni.
salto nel buio
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
(Cesare Pavese)
Masticone, dal suo blog, mi aveva domandato qualche tempo fa se avevo mai scritto nulla sulla morte. Ho risposto di no, forse perché è una forma per esorcizzare quel momento che tutti temiamo. Lo temiamo perché il più delle volte arriva inaspettato ed accompagnato dal dolore che è quello, più che la morte in se stessa, che ci fa maggiormente paura, oltre al fatto che non sappiamo cosa avviene “dopo”.
E qui inizia il bello, perché il concetto del dopo-morte implica uno stretto legame con la religione, anzi le religioni anche se, parere mio personale da agnostica qual sono, qualora davvero ci fosse un qualcosa di soprannaturale la religione dovrebbe essere unica.
Senza pensare alla classica iconografia dei paradisi dei vari culti, con nuvole, angioletti, arpe che suonano o, per i mussulmani, un sacco di vergini (e per noi femminucce?), dato che nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma, mi piacerebbe rigenerarmi in qualcosa o qualcuno di utile, ma in cosa esattamente non lo so.
Le religioni ce le siamo ideate noi, all’inizio dei tempi, dapprima per timore di fenomeni atmosferici ed astrali (fulmini, terremoti, eclissi, carestie), in seguito per dare una speranza a chi, in tempi andati, conduceva un’esistenza assai grama e poteva quindi sperare in un’eternità colma di quello che non aveva avuto in vita.
Coloro che credono sanno quindi che nell’aldilà avranno la ricompensa o la punizione che si meritano, e di questa loro fede ho perfino un poco di invidia, perché dà loro una speranza che a me, più materialista, manca del tutto, traducendosi quindi la morte in un vero salto nel buio.
Si dice però che si vive fino a che restiamo nella memoria altrui. Fino a che si ricorda qualcuno, fino a quando rammentiamo le sue parole, il suo sorriso, la sua vicinanza… questa persona, non più presente fisicamente, è comunque vicina a noi e continua a far parte del nostro vissuto, della nostra esistenza, e quindi non è scomparsa del tutto.
Ecco perché nel tempo si è sviluppato il culto della morte, un po’ per ricordare chi ci ha lasciato, un po’ per collegare questa esistenza reale, terrena a quella ipotetica e futura; e si è concretizzato, nei tempi remoti, nella conservazione del corpo mediante la mummificazione e con la sepoltura accanto all’estinto di oggetti di uso quotidiano, mentre ai giorni nostri si onorano i defunti con l’offerta di fiori e l’accensione di lumini, quasi ad illuminare il percorso nel mondo dell’Adilà, mentre in epoca recentissima, si moltiplicano le pagine sui network, primo fra tutti FB, dove parenti ed amici ricordano la persona scomparsa.
La morte è un distacco dalle cose terrene, dalle persone che amiamo e che ci amano, dalle nostre abitudini. I funerali, che celebrano questo rito hanno quindi una connotazione triste, consona allo stato d’animo di chi resta (o per lo meno, consono a quello che si suppone sia lo stato d’animo). Per me invece sognerei una cerimonia simile ai funerali di New Orleans, gente allegra, bella musica, bei ricordi, o almeno quel poco di bello che posso aver lasciato nel ricordo altrui.
Ed alla fine, come saluto, un
“ARRIVEDERCI”,
perché la speranza in un mondo migliore è sempre l’ultima a morire, magari accompagnati dalla classica “When the Saints Go Marching In”
🙂
In ricordo di Andrea Zanzotto
Muoiono i poeti
non la poesia.
Un addio che non è un addio
perchè le parole restano per sempre.
Parole leggere d’aria
che si imprimono nel cuore,
parole pesanti di ferro
che si incidono nella mente.
(Loredana)
con-dannati
Ennesima rockstar distrutta dagli eccessi.
Ieri Amy Winehouse è stata trovata morta a soli 27 anni, stroncata da una overdose. Sono sincera, non avevo mai ascoltato una sua canzone prima di oggi, ma ho pensato a quante rockstars hanno trovato morte prematura prima di lei, uccisi da eccessi della più svariata natura.
Elvis Presley, il cui decesso non è ancora chiaro… Eccesso di medicinali? Di stupefacenti? Un coinvolgimento del sedicente colonnello Tom Parker? Mah…
Freddy Mercury, voce inconfondibile e bellissima, morto per AIDS.
Jim Morrison, solista dei Doors e compositore, una filosofia di vita che resiste ancora oggi.
Janis Joplin, deceduta per overdose di eroina…
Jimi Hendrix, soffocatosi per un rigurgito di alcool e tranquillanti.
Brian Jones, chitarrista dei Rolling Stones, annegato in circostanze misteriose in una piscina…
Kurt Cobain, suicidatosi con un colpo di fucile.
Tutte icone della musica rock, esagerati in tutto, vita, alcool, vizi e stravizi, osannati specie post mortem… Divini nella musica, pessimi esempi di vita, se vita si può considerare la loro, annegata in un mare di alcool, droghe ed eccessi vari…
Arrigoni
La morte dovrebbe passare sopra a tutte le miserie umane, piccole o grandi che siano. La morte dovrebbe insegnarci qualcosa. Non sempre è così.
La madre di Vittorio Arrigoni, cui va tutta la mia commiserazione per il modo incivile in cui è stato ucciso il figlio, si è rifiutata di far transitare il feretro dello stesso attraverso il territorio di Israele, – giustificando l’azione come conseguenza delle idee del ragazzo – e continuando così una spirale di odio.
Israele avrà i suoi torti, certamente, ma non è che i Palestinesi siano innocenti, attuando un terrorismo estremo contro i civili, vedi il recente attentato ad Itamar, in cui i terroristi hanno “coraggiosamente” massacrato cinque persone, padre, madre e tre bambini, di undici e di tre anni e l’ultimo dei quali di due mesi appena.
Alla luce di questi fatti non posso che chiamare “attivista” Vittorio Arrigoni, e non certo “pacifista”, perché quest’ultimo appellativo spetta solamente a coloro che NON parteggiano per nessuna delle due fazioni in causa, ma si prodigano perché venga raggiunto un accordo tra esse.
Ritengo quindi sbagliata l’azione della madre di Vittorio il quale, per avversione della sorte, è stato ucciso proprio da uno della parte che egli sosteneva.
2 novembre
All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate dal pianto…
Uno delle indicazioni del livello della civiltà è stato il culto dei morti, però oggi si assiste ad un’involuzione della tendenza, forse per esorcizzare il momento. Si cerca di rimuovere il pensiero del decesso, come quello dei momenti che lo precedono e lo seguono. Un tempo c’era questa contiguità con il mondo dei defunti, pensiamo alle statuette dei Lari che venivano venerate dagli antichi romani, e le fotografie che oggi conserviamo altro non sono che un perpetuarsi di questa tradizione.
Personalmente non sopporto i cimiteri. Questi enormi spazi, costellati di croci, colonne spezzate, angeli piangenti, queste aree sottratte ai vivi, non solo provocano tristezza, ma pure sgomento, anche perché a volte vedo tombe trascurate, senza un fiore, solo ammassi di erbacce che la giardineria comunale provvede periodicamente ad estirpare.
Io, le persone care, preferisco ricordarle guardando un filmino dove appaiono sorridenti e piene di vita, oppure mettendo un fiore fresco davanti alla fotografia che tengo in casa. È il ricordo che mantiene vive le persone amate, non certo un monumento, per quanto bello. E fino a quando resterà qualcuno a ricordare quanti sono trapassati, allora non si poitrà davvero parlare di morte.
frase del giorno
…la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza…
Cosa ne pensate?