I capponi di Renzi
Siamo davvero in piena emergenza per gli sbarchi che si susseguono incessantemente giorno dopo giorno e noi che facciamo?
Come i capponi di Renzo (in questo caso di Renzi) litighiamo tra di noi.
Maroni incolpa Alfano e annuncia di voler tagliare i fondi ai comuni lombardi che accoglieranno altri clandestini; Alfano ribatte che pure Maroni aveva redistribuito i profughi in tutta Italia mentre era ministro dell’Interno (ma erano solo 50mila, mentre solo lo scorso anno ne abbiamo (r)accolti 170mila). Maroni rilancia dicendo che lui aveva fermato gli sbarchi grazie agli accordi con Gheddafi; Alfano ribatte che i comuni che daranno assistenza avranno più fondi e potranno derogare dal patto di stabilità (per questo i soldi si trovano, ma non per darli ai disoccupati, ai pensionati, ai giovani in cerca di occupazione, alle PMI in difficoltà ed altre provvidenze ).
L’Europa intanto ci sbeffeggia e rimanda ancora la distribuzione dei veri rifugiati tra i vari paesi (gli altri, (ossia la maggioranza) resteranno ovviamente qui a spese nostre perché ci sono questioni più importanti da discutere, come i matrimoni gay.
E intanto le navi di Triton non battenti bandiera italiana raccolgono i naufraghi dei barconi fin quasi sulle coste libiche (spieghiamo bene la geografia a certi giornalisti: il canale di Sicilia si trova tra la Tunisia e la parte più occidentale della Sicilia, in prossimità di Mazara del Vallo). La Libia non c’entra per nulla, essendo molto più a sud-est.
E se una nave è considerata parte del territorio nazionale cui appartiene, perché le navi inglesi scaricano tutta questa massa di gente sul territorio italiano, mentre secondo il trattato di Dublino dovrebbero essere accolti dal paese di chi li ha soccorsi?
Cornuti e mazziati
Leggo che l’altra sera a “Piazza pulita” molti concordavano sul fatto che destituire Gheddafi sia stato un grosso errore, ma che solo la Meloni ha ricordato che Berlusconi aveva osteggiato questo intervento, e fu poi costretto poi ad appoggiarlo da Napolitano che “voleva importare la democrazia in quel paese”.
Una grossa corbelleria, quell’intervento “umanitario”, (lo stesso Formigli, certamente non di destra, l’ha definito “una cazzata”) che continueremo a pagare per gli anni a venire, in termini di sicurezza e di minori rifornimenti di petrolio ed altri prodotti derivati. Ecco cosa succede a voler imporre la democrazia nei Paesi che sono stabili solo sotto una dittatura. Esimie teste di cavolo che non sanno valutare le conseguenze delle proprie azioni.
L’importare la democrazia in Libia fu opera principalmente di Obama cui si accodarono, per questioni economiche, i francesi si Sarcozy. Il contratto tra i francesi e la Libia stava cambiando a favore dell’Italia grazie a Maroni che, in cambio del blocco dei clandestini da parte del governo libico, aveva presentato un progetto di grandi opere in Libia che coinvolgeva lavoratori italiani e libici. Maroni consegnò ai libici anche sei motovedette affinché potessero meglio pattugliare le loro acque per contrastare le partenze dei clandestini. Così, finché Maroni fu ministro, e cioè per un altro anno, a Lampedusa non sbarcò quasi più nessuno.
Adesso però arrivano le “supposte”, e se di riflesso le prendono francesi ed americani, le più grosse spettano a noi, che dobbiamo far fronte ad una massiccia invasione, mentre alcuni dei nostri politici – due nomi a caso: Alfano e Gentiloni – ci dicono che l’unico pericolo è rappresentato dai foreign fighters.
Tragedia
Il Papa ha detto che ci dobbiamo vergognare, ma io non mi sento affatto in colpa.
E poi di cosa dovremmo vergognarci noi italiani?
Di non andare a prelevare i clandestini direttamente a casa loro con dei traghetti come ha auspicato Lerner? (non ho ben capito se la sua fosse una proposta o solo una provocazione).
Non voglio nemmeno scadere ai livelli beceri di qualcuno che ha commentato che se i clandestini non fossero partiti non sarebbero nemmeno annegati; i morti vanno sempre e comunque rispettati.
Chiediamoci piuttosto: chi è che illude questi poveri cristi facendo credere loro che l’Italia sia il paese di Bengodi, quando invece è in piena crisi?
Chi li “invita” a venire, con la promessa di dar loro lavoro diritti benessere e cittadinanza, quando ormai anche per noi il lavoro è sempre più precario e i diritti “nostri” vengono calpestati in nome di una solidarietà fasulla?
Chiediamoci inoltre perché questi flussi che provengono da Somalia ed Eritrea si imbarchino proprio dalla Libia.
Chiediamoci chi dia a questi poveracci la somma di 2000 euro a cranio per partire su scafi fatiscenti.
Chiediamoci chi lucra su questi viaggi, che non sono della speranza ma della disperazione.
Chiediamoci perché solamente l’Italia soccorra questa gente mentre altri paesi come Spagna, Grecia, Malta, Francia se fanno qualcosa è il minimo indispensabile e a volte neppure quello. Austria e Germania li respingono alla frontiera e tutto ricade sulle nostre spalle.
Spesso paragono l’Italia ad una famiglia: il padre e la madre lavorano, i figli studiano, spesso ci sono anche i nonni da accudire. Una famiglia di questo tipo può accollarsi una persona in più: ognuno rinuncia a qualcosa ma vivono ancora decentemente. Ma se il numero delle persone aumenta, senza che il reddito si incrementi di conseguenza, staranno TUTTI male.
L’Europa si scarica la coscienza dicendo che ci ha fornito i mezzi finanziari (largamente insufficienti, e spesso nelle mani di varie associazioni “umanitarie” che ci speculano sopra) per fronteggiare l’emergenza, ma i soldi non sono sufficienti, ci vogliono anche i mezzi.
Allora PRETENDIAMO che anche il resto dell’Europa si muova, che dia mezzi per pattugliare le coste, che fornisca uomini per procedere all’identificazione di questa gente che arriva sempre più massicciamente da noi, che ci aiuti a installare e sorvegliare i centri di accoglienza, che si accolli una parte di quelli che risultano davvero profughi e ci aiuti a rimandare indietro quelli che non lo sono.
Ma molte leggi sull’immigrazioni vanno cambiate urgentemente, perché nemmeno l’intera Europa può farsi carico dell’enorme massa migratoria che la sta invadendo.
Nulla dovrà essere come prima ha sentenziato la Boldrini, auspicando la revoca della Bossi-Fini, come se abrogando la legge potesse cambiare qualcosa.
La legge in questione prevede che possa entrare in Italia solo chi è in possesso di un contratto di lavoro che consenta il mantenimento economico e che chi venga trovato senza permesso di soggiorno ma con i documenti in regola venga espulso dal Prefetto. Chi invece è senza documenti di identificazione deve essere portato nei CIE per l’identificazione per 60 giorni, ben 30 in più di quanto prevedeva la Turco-Napolitano.
Ma la presidente dimentica forse che a prevedere l’arresto per chi favorisce l’immigrazione clandestina fu, guarda guarda, la legge Turco-Napolitano. Già…. e se la presidente facesse meno demagogia , meno “passerella” sulle televisioni e mantenesse un giusto equilibrio ed imparzialità e non si limitasse ad agitare il ditino a mo’ di maestrina facendo morale a buon mercato sarebbe molto meglio.
Voglio anche ricordare un’altra tragedia: la nave (?) Kater i Rades, proveniente dall’Albania e stracarica di immigrati, speronata da una nostra corvetta nel lontano 1997. 57 i morti annegati (e nessun minuto di silenzio per loro). La Bossi – Fini non era ancora in vigore (è del 2002), ed al governo c’era Prodi. All’Interno c’era Napolitano. A Brindisi nessun membro del governo andò a sincerarsi della situazione, né Prodi, né Napolitano, nemmeno Andreatta (difesa) o Dini (esteri), ma solo Berlusconi, il tanto esecrato Berlusconi che si offrì di ospitare i superstiti a sue spese. Quanti di quelli che si riempiono la bocca di parole come solidarietà fanno di concreto e magari in prima persona, per aiutare queste popolazioni?
Certo, dovremo evitare che i barconi stracolmi approdino sulle nostre coste. Napolitano ha auspicato che vengano pattugliati i mari. Era quello che era stato fatto con Maroni quand’era ministro dell’interno, grazie anche agli accordi stipulati con Albania e con la Libia di Gheddafi (che usava i clandestini come arma di ricatto nei confronti dell’Italia). E durante il suo mandato, gli sbarchi erano drasticamente calati. Intanto tutti parlano, ma nessu no fa nulla. E anche questo fa parte della tragedia…
Come si dice solitamente, mentre a Roma si discute, Sagunto viene conquistata dai nemici…. ed anche questo fa parte della tragedia.
La Rosa Nera
Vedere la Lega Nord, da sempre garantista, comportarsi alla stessa maniera dei soliti partiti giustizialisti non fa per nulla bene al movimento. La “scomunica” di Rosi Mauro e la richiesta delle sue dimissioni sa tanto di ricerca di un capro espiatorio più che altro per distogliere l’attenzione da nomi molto più altisonanti ed importanti del suo.
Ora non dico che sia innocente “a prescindere”, dico solo che innanzitutto le accuse che le sono state mosse debbono essere provate e suffragata da prove concrete.
Non ho mai nascosto la mia simpatia e stima per Maroni, ma questa volta mi sembra proprio che voglia mandare al rogo la Rosi solo per salvare le chiappe a coloro i cui nomi appaiono nei faldoni “family” sequestrati a Belsito. Ritengo sia giusto fare pulizia e che chi ha rubato restituisca tutto fino all’ultimo centesimo, ma il ladrocinio deve essere provato e comprovato. La Mauro afferma che può dimostrare che i soldi usciti da via Bellerio sono affluiti al Sin.Pa. e che lei non ha nessuna laurea, né italiana né estera, come avevano insinuato i suoi detrattori, mentre nel dossier dell’ex tesoriere leghista ci sono le pezze giustificative dei pagamenti effettuati per la “famiglia”.
Da questa storia non ne esce bene nemmeno il Senatùr, perché fa la figura del malato rimbambito dall’ictus e succube del famoso cerchio magico, nel quale la Rosi aveva certamente un ruolo predominante, ma mai come quello della moglie del padre fondatore del movimento leghista.
Ma la porcata più grande la stanno compiendo al Senato, dove a presiedere le sedute hanno messo Schifani fino a che, come ha detto la Finocchiaro, ci sarà la necessità di salvaguardare il decoro del Senato. Alla Camera non è stato fatto altrettanto con Fini che resta saldamente incollato allo scranno nonostante le vicissitudini familiari.
E tutto questo mi convalida la convinzione che la politica, nessun movimento escluso, ormai sia solamente un’enorme cloaca dove si trova di tutto e di più.
La caduta dell’Impero Padano (?)
Vedere Bossi “insci’ cunscià” fa male al cuore. Nel suo sguardo si legge la delusione per il tradimento, (non quello di Maroni, che ha solo preso atto di quanto stava succedendo e da tempo richiedeva un congresso), ma quello degli affetti a lui più cari, la famiglia ed il cosiddetto “cerchio magico” (la cui esistenza tutti si ostinavano a negare) nel quale era stato imprigionato dopo che era stato colpito dalla grave forma di ictus. Cerchio manovrato da qualcuno/a che aveva a cuore altri “interessi” assai più materiali, che ha proposto e promosso Belsito a tesoriere dopo la scomparsa di Balocchi, che ha favorito l’ascesa politica del Trota. Un cerchio che non ha prodotto protezione, ma l’isolamento del Capo, specie nei confronti della base.
Il profumo dei soldi (pecunia non olet) contagia un po’ tutti, di qualunque colore politico, però mi riesce difficile pensare ad un Bossi, tradizionalmente trasandato, spesso in canottiera, che pasteggia a pizza, cocacola e sardine (certo non gli antipasti e gli spaghetti di Lusi per fare un esempio), che si è impossessato dei fondi del partito, anche se tutto è possibile; aspettiamo il riscontro delle indagini promosse tra l’altro da Woodcock, quello delle cause perse, che chissà perché, proprio in periodo di amministrative, si interessa dei casi della Lega, mentre non si è mai interessato dei casi del suo territorio, Bassolino in testa.
Come è anche sospetto il tempismo della procura di Reggio Calabria che ha detto che le connivenze tra Lega e ‘ndrangheta erano note da molto tempo… E vi fate vivi solo adesso? Mah…
E sempre a proposito: in Lega si sono visti carabinieri e finanzieri… E nella sede della Margherita? O da Penati? Nemmeno l’ombra… quella Margherita che, sparita da anni, nel 2010 riscuoteva ancora finanziamenti pubblici: 3.825.000 euro per spese di propaganda e cominicazione, 1.634.000 per collaborazioni e consulenze, 5330.00 per manutenzione di un sito Internet, 944.000 per viaggi e spese di rappresentanza (spese per un partito “defunto”?), tutte certificate nella regolarità dai revisori dei conti. Boh! Il che significa che davvero bisogna rivedere I finanziamenti ai partiti..ops…i rimborsi elettorali.
Però Maroni ha ragione: bisogna fare pulizia di chiunque dia adito anche solo a sospetti (vale, per me, il principio della “moglie di Cesare” ) qualunque sia il nome che porta. Poi, a pulizia effettuata, riprendere il programma federalista, perché la Lega non sono le persone, ma l’idea nata dal pensiero di quello che ora è un vecchio leone ferito.
Al di là di tante volgarità ‘ nelle quali Borghezio e Boso sono maestri, al di là di un certo folklore che si evidenzia nelle manifestazioni (Pontida, l’acqua del Po), l’idea federalista – abbracciata da molte persone, né becere né ignoranti come vengono dipinti da molti avversari – resta sempre valida, qualunque sia la persona che sarà alla guida del movimento. E di persone valide ce né sono molte, come appunto Maroni, Cota, Zaia e Tosi. E tra i leghisti beceri, razzisti ed ignoranti, guardacaso, non si registra in tanti anni nessun atto di violenza.
Avrei solo voluto che Bossi, subito dopo le sue dimissioni, avesse designato lui stesso un successore, anche se in via provvisoria, perché tre teste pensanti e importanti spesso entrano in conflitto, ma uno solo, designato dal Capo non avrebbe potuto essere messo in discussione.
Lupi e conigli
I lupi, quando attaccano lo fanno in branco, cosicché ciascuno di loro si sente protetto ed appoggiato dai compagni (l’uso del termine NON è casuale). Lo stesso hanno fatto i black bloc a Roma: tutti assieme, violentemente. Solo che, a differenza dei lupi, non appena sono stati riconosciuti, isolati ed imprigionati, da bestie spavalde sono diventati non agnelli, ma conigli. Questo perché essenzialmente sono dei vigliacchi, capaci di esprimere la violenza solo in gruppo, approfittando dell’educazione e soprattutto della civiltà altrui. Ad esempio l’imbecille che lanciava l’estintore, raffigurato su un sacco di siti e giornali, appena è stato riconosciuto ha accampato la scusa che aveva raccolto l’attrezzo per spegnere l’incendio (lanciandolo per aria?). Probabilmente, assistito da un avvocato che sarà pagato da qualche organizzazione diciamo così “umanitaria”, troverà anche un qualche giudice che crederà alla sua versione, come già successo altre volte.
Intanto, quello che paventavo ieri forse sta già accadendo. Si inizia a parlare di leggi speciali, quale la legge Reale in vigore durante il terrorismo, per cui è giustificabile il fermo preventivo ed è vietato l’utilizzo di mezzi atti ad impedire il riconoscimento della persona. (è proibito, giustamente, alle mussulmane l’uso di burka e niqab, e poi si permette l’utilizzo dei caschi durante i cortei?).
Che di leggi speciali ne parli Maroni mi sta anche bene, che lo dica Di Pietro (sotto sotto ha ancora l’animo del poliziotto), invece no, perché ricorda tanto chi tira il sasso e nasconde poi la mano, appoggiando una certa sinistra che da sempre protegge questi delinquenti. E se certi magistrati invece di perdere tempo dietro alle private faccende di mr.B. avessero invece disposto l’ intercettazione di certi capataz (anzi, bastava seguire certi blogs e siti, senza ricorrere ad azioni di “spionaggio) che si davano appuntamento, che fomentavano la guerriglia, che programmavano addirittura le azioni, forse non saremmo arrivati a questo punto. Ma nessuno sembra voler capire la lezione, anzi a Milano si stanno dando da fare per “regolarizzare” (?) il Leonka!
Tutti si scandalizzano poi della distruzione della statua della Madonna: è un gesto incivile, certo, ma è solo un simulacro, e nemmeno di gran valore artistico. E’ molto peggio l’uccisione del missionario nelle Filippine, non solo per la perdita di una vita umana, ma anche prché è sintomo dell’ennesima recrudescenza della violenza islamica nei confronti dei cristiani.
Per favore, non rompetemi i Maroni
Mi ricollego al post di qualche giorno fa in cui parlavo delle offese che volano nelle aule del parlamento. L’ultima è quella infame lanciata contro il ministro Maroni, ripresa da tutti i mezzi di informazione, lasciando intendere che sia sua la responsabilità della strage avvenuta nelle acque maltesi e non “al largo di Lampedusa” come hanno fatto intendere tanti. E l’isola di Malta, che non disdegna affatto i contributi europei per pattugliare la zona di competenza, che fa? Invece di soccorrere i naufraghi, telefona alla Marina italiana, però “coordinando” i soccorsi…col risultato che non è Malta a passare per egoista ma è l’Italia che passa come una nazione assassina e, di riflesso, l’offesa ricade sul ministro che la rappresenta. E non è l’unica volta che questo succede: l’Italia ha inviato un dossier all’Unione EUropea in cui sono elencati oltre 700 interventi effettuati dal nostro paese al posto dei maltesi, tra i quali il recupero della nave Cap Anapur nel 2004 e del mercantile turco Pinar nel 2009. Evidentemente a Malta hanno il pelo sullo stomaco alto tre dita buone, visto che si puliscono la coscienza accampando chissà quali scuse…ma i 112 milioni di euro per il pattugliamento allora a che scopo li incassano? E perché allora non chiamare assassino Zapatero, quando a suo tempo sparava sui barconi dei clandestini o, per riflesso, durante il governo Prodi1,l’allora ministro dell’Interno nel 1997, ora nostro presidente della Repubblica, quando si speronò la Kater, una nave piena di albanesi, causando un numero altissimo di vittime??
Purtroppo certe persone quando parlano non si preoccupano di collegare alla bocca il cervello, con il risultato che tutti hanno visto sui giornali ed in televisione… Quando si dice “sotto la Zazzera niente”…ossia solo una scatola cranica desolatamente vuota, tanto da costringere lo stesso Di Pietro a domandare scusa per l’onorevole (?) Zazzera che fa parte della sua corrente politica, e una grande lode a Maroni che con notevole fairplay ha lasciato cadere la cosa senza alimentare altre polemiche.
Ah, speriamo che non levino il video da youtube, come hanno fatto con quello della figuraccia fatta dai nostri parlamentari interrogati sulla ricorrenza del 17 marzo… ma già…siamo in democrazia 🙂
persone e non ideologie
C’è un uomo, di sinistra, che ammiro ed è Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, che porta un’aria nuova in quel consesso di cariatidi che è diventato oggi il PD chiedendo di rottamare la vecchia nomenklatura iniziando dal leader Massimo che vuole una grande ammucchiata in veste antiberlusconiana e finendo con Franceschini che ogni volta che apre bocca lo fa solo per dare aria ai denti. Uno che considera Berlusconi un avversario da vincere in sede elettorale e non un nemico da abbattere a suon di denunce dei PM.
C’è una signora, di destra, che mi piace ancora di più, ed è Daniela Santanché, donna come si suol dire “con le palle”, perché ha il coraggio delle proprie azioni e non si tira indietro nonostante le minacce. A ragione si chiede dove erano tutte quelle donne che sfilavano per la dignità, quando lei si batteva per ottenere giustizia per le ragazze islamiche massacrate in Italia, o manifestava contro l’infibulazione, che talune donne di sinistra ritengono di non osteggiare, in quanto una tipica “tradizione” da manterere!
C’è un leghista che rispetto, ed è Roberto Maroni, che senza tanti squilli di tromba contro mafia e clandestinità ha ottenuto molti risultati e ancora all’inizio ci aveva messo in guardia contro quello che stava succedendo nell’Africa mediterranea, ma, come Cassandra, nessuno ascoltava.
In tutti i partiti ci sono persone che pacatamente o con passione perseguono i loro obiettivi, agendo con onestà e buon senso.
A fronte ci sono i buffoni.
Grillo che qualche tempo fa ad Anno Zero ha sbeffeggiato Bossi per l’ictus che l’ha colpito fa letteralmente schifo, perché non si denigra l’avversario politico evidenziando i difetti fisici, specie se dovuti alla malattia. Complimenti invece a Bossi per essersi rimesso in pista nonostante tutto.
Su Fini e compagnia cantante sorvolo… Dietro gli occhiali il niente, altro che grande statista! Ridotto a zerbino di Casini, non so se si sia reso conto di essere stato l’utile idiota di quanti volevano abbattere Berlusconi.
Berlusconi? Se ne parla troppo…lasciamo che sia il tempo il giudice delle sue azioni. Di Pietro? Beh, gli regalerei un testo di grammatica italiana, potrebbe fare a tempo perso un po’ di ripasso… Poi é uno che predica bene e razzola male, nel senso che non si presenta ad un processo in cui è implicato per presunta truffa per i rimborsi elettorali in quanto impedito, ma nega il legittimo impedimento a Berlusconi che di impegni credo che nella veste di PdC ne abbia di ben più importanti di un semplice leader di partito.
A parte considero Marco Giacinto Pannella che, nel bene e nel male, merita di appartenere ad ambedue le categorie.
Borghezio, ogni volta che apre bocca fa solo danni. Bersani? Mah, poverino, lui ci prova, anche sinceramente, ma non ne ha la statura…forse è per quello che sale sui tetti… Vendola? Potrebbe quasi piacermi…ma come amministratore della cosa pubblica è un vero disastro, basta vedere come governa la sua Regione che sta sprofondando in un profondo rosso…
Cattivi maestri
Il silenzio a volte può essere assordante. Nessuno della cosiddetta sinistra “riformista” ha speso una parola di condanna per certi atti di violenza recentemente verificatosi.
Non per altro nel “corteo” – o meglio, nel mezzo dei tafferugli – sventolavano molte bandiere rosse…qualcosa vorrà ben dire.
Inutile che Bersani cerchi di rigirare la frittata addossando addirittura le colpe di “infiltrati” a Maroni. Certi profeti come Di Pietro che parlano del premier come fosse Satana, Hitler o, recentemente, Noriega, esacerbano gli animi. Tanto più che l’ex poliziotto non ha speso una parola di solidarietà in favore degli agenti feriti.
Vendola qualche tempo addietro, quando la polizia impedì un secondo blitz alla Camera paragonò addirittura Roma alla Santiago del Cile dei Tempi di Pinochet, dicendo che la capitale era assediata da una tenaglia militare… Mentre il segretario di Rifondazione al riguardo degli scontri dell’altro giorno parlava di “macelleria messicana ..che conferma il tratto fascistoide del governo”.
Adesso i seminatori di odio girano indisturbati ed immacolati. I black block (poveri ed utili idioti), ne pagano le conseguenze, gli agenti feriti passano loro per macellai, la colpa dei vandalismi naturalmente è del ministro Maroni.
Santoro dalla sua tribuna mediatica si fa portavoce di chi i difende i vandali…ed i poveri negozianti che hanno avuto migliaia di euro di danni? Inoltre i magistrati scarcerano i facinorosi, dando loro una patente di impunità’, invitandoli praticamente a perseverare nella loro opera di distruzione.
Non c’è davvero limite all’impudenza.
fazio….so
La migliore risposta a quanti hanno denigrato l’operato del ministro. Con compostezza e signorilità, e senza l’aria del Savonarola che predica…
contraddizione
A distanza di nemmeno un anno, Roberto Saviano si contraddice clamorosamente. In molti avranno seguito la sua accusa lanciata contro la Lega Nord dal pulpito della trasmissione di Rai3 condotta da Fabio Fazio, dove si insinuamo pesanti illazioni di collusione tra le amministrtazioni del nord e le organizzazioni criminali. Questo è quanto lo scrittore diceva in una intervista al settimanale Panorama nel dicembre 2009…
Maroni ha fatto la sua recensione a Gomorra nel modo più lusinghiero: scatenando il fuoco contro la camorra. Cos’altro resta da fare per far sì che il suo libro diventi inattuale?
Maroni ha il merito di avere iniziato un’azione indubbiamente più forte di quanto sia stato fatto in precedenza. E sul fronte antimafia è uno dei migliori ministri degli Interni di sempre. Mi riferisco in primo luogo al Casertano, finora quasi ignorato dall’intervento statale centrale. Dico però che è solo l’inizio, perché nel Casertano c’è ancora molto da fare. I due latitanti più importanti sono ancora liberi, Michele Zagaria e Antonio Iovine; aziende legate alle organizzazioni continuano a fare affari; il ciclo del cemento e dei rifiuti è ancora nelle loro mani. Basta parlare con i responsabili della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e non solo. Il lavoro di Maroni è stato ed è fondamentale, però non pensiamo neanche lontanamente che si sia sconfitta la camorra. È un inizio, insomma, ma non basta. Il problema è un altro. Questo governo agisce, e spesso con successo, soprattutto a livello di ordine pubblico. In primo luogo con gli arresti. Potere mostrare i camorristi e i mafiosi arrestati diviene prova dell’efficacia della lotta alla mafia. Ma questo governo non ha approntato strumenti per colpire il punto nevralgico delle organizzazioni criminali: la loro forza economica.
Ma i sequestri non ci sono?
Sì, certo, i sequestri di beni ci sono, però i sequestri dei beni materiali sono il risultato di imprese che invece ancora proliferano e di un sistema economico che non è stato affatto aggredito. E poi i sequestri spesso vengono sbandierati due tre volte nella cronaca, quando invece sono parti di una stessa operazione.
Cioè che cosa accade?
Prima i beni vengono congelati, poi viene fatta la richiesta di sequestro, e alla fine il sequestro viene effettuato. Questi tre passaggi generano tre notizie, facendo spesso sembrare che le azioni contro l’impero economico sono state tre anziché una. Inoltre la parte maggiore dei beni in Campania e in Calabria non è realmente riutilizzata. Su questo so che Maroni sta lavorando. E spero nella sua efficienza, perché per ogni bene non assegnato, e ce ne sono decine e decine, il simbolo mafioso si va affermando: come dire “ecco che cosa fa lo Stato, ci porta via e lascia tutto in rovina”. Le organizzazioni vogliono questo, infatti distruggono spesso i beni.
Magari il ministro Maroni un suo consiglio potrebbe accettarlo, no?
Allora: un po’ di idee da condividere con Maroni le avrei. Sul piano legislativo sarebbe gravissimo rimettere all’asta i beni dei mafiosi. Perché li acquisterebbero loro, di nuovo, o quantomeno tornerebbero in loro proprietà. Lo scudo fiscale, per esempio, fa rientrare capitali con origine illecita o sospetta in Italia e per le mafie è un favore. Questa è la valutazione di moltissimi investigatori antimafia, non solo la mia. Bisognava fare altro, intervenire altrove sul piano legislativo.
Per esempio?
Bisogna cominciare a mettere uno spartiacque tra i reati comuni e quelli della criminalità organizzata; togliere ai mafiosi il rito abbreviato, inserito con la menzogna di velocizzare i processi. Non è così, basta seguire la prassi giudiziaria e capirlo. Mi spiego meglio. Nei procedimenti contro la mafia, il rito abbreviato complica tutto. Se su 100 imputati 50 lo scelgono e gli altri no, quando si va in udienza per questi ultimi bisogna riesaminare la posizione degli altri già giudicati e risentire tutti i testimoni. Non vi sarebbe alcun risparmio di tempo. Ci vogliono pene adeguate e nessun beneficio di legge per i reati di mafia.
La destra, lei dice, ha tradito i valori antimafia. Ma come si spiega che proprio questo governo, presieduto dal “presunto mafioso” Silvio Berlusconi, abbia fatto più di ogni altro esecutivo contro la criminalità organizzata?
Ho sempre fatto riferimento alla tradizione che fu della destra antimafia. Paolo Borsellino si riconosceva in questa tradizione. E spero e credo che questa tradizione importante sia ancora viva nella base dei militanti, soprattutto nel Sud Italia. Attenti, però: non è soltanto guardando ai numeri o a determinate scelte che si possono stabilire il merito e l’impegno complessivo di un governo. I governi spesso sono costretti ad agire contro le mafie quando queste divengono troppo pericolose per la vita del Paese. Ricordo che Giovanni Falcone fu chiamato da Claudio Martelli a costruire quella che poi sarebbe stata la superprocura antimafia, e questo avveniva durante un governo Andreotti. In un momento in cui ci furono, solo per fare qualche esempio, prima l’uccisione di Libero Grassi e poi, nel marzo 1992, quella di Salvo Lima. E poi c’è un’altra cosa molto semplice da dire, sempre a partire da questo esempio. Ricordo la lezione di Aldo Moro quando disse: “Lo Stato non è un monolite che va verso un’unica direzione”. Questo vale pure per i governi: valeva allora per il ministro della Giustizia Martelli, vale oggi per il ministro dell’Interno Maroni. Dopodiché non tutti gli arresti e i sequestri sono veramente importanti. Molti di questi arrestati venivano ricercati da anni, persino da decenni. Il contrasto antimafia vive anche, e spesso principalmente, di forza propria. Ovvero della continuità del lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, che copre intere legislature. Ovvio che poi qualsiasi governo in carica si fregi del successo ottenuto. Ma quel risultato è il frutto di sforzi che giungono da ben più lontano, indipendenti dalla politica.
Questo dunque non è un governo che mette i mafiosi in trappola?
Intendo dire che non è questo un governo con la priorità antimafia, tutt’altro. Nonostante gli sforzi di Maroni. I problemi stanno altrove, in altri disegni legislativi di cui non è così immediato vedere il nesso con la criminalità organizzata. Ma che portano con sé rischi enormi.
Quali rischi?
Per esempio quello che riguarda la legge sulle intercettazioni. Nella lotta alla mafia sono uno strumento indispensabile. E ora diverrebbe talmente difficile poterle fare, e ancor più poterle proseguire per un tempo adeguato a ottenere dei risultati, che la macchina della giustizia viene nuovamente oberata di burocrazia, ossia rallentata. In più si rischia di privare gli inquirenti dell’unico strumento capace di stare al passo con una criminalità che dispone di ogni mezzo moderno. Se i magistrati si trovano davanti a grandi limitazioni nell’uso delle intercettazioni, è come se dovessero tornare a combattere con lo schioppo contro chi possiede nel proprio armamentario ogni dispositivo tecnologico e sofisticato di cui è in grado di usufruire.
Giusto, ma poi le intercettazioni servono solo a far uscire sui giornali gli sms di Anna Falchi con Stefano Ricucci, stiamo freschi…
Comunque, andiamo avanti. L’altro problema sta in ogni disegno che cerca di accorciare i tempi processuali. Abolito il patteggiamento in appello, resta in vigore il rito abbreviato. Per un mafioso è conveniente: così, fra vari sconti e discrezionalità della pena valutata dai giudici, va a finire che spesso un boss si fa 5 anni di galera. Per lui e il suo potere non sono nulla, anzi sono quasi un regalo. E questa situazione col disegno sul “processo breve” cambia, ma solo in peggio.
Quindi che cosa bisognerebbe fare, a suo avviso?
Per i reati di mafia bisogna fare il contrario: creare un sistema più certo e più serio delle pene, tale da rendere non conveniente essere mafiosi. La pena dev’essere comminata in dibattimento, senza possibilità di abbreviazione del rito. Lo Stato non può rinunciare a celebrare processi regolari contro chi si macchia di certi reati e, peggio ancora, inquina il suo stesso funzionamento.
Una domanda sottovoce: Berlusconi è colluso con la criminalità?
Rispondo a voce normalissima. Ci sono state inchieste e processi che hanno fatto il loro corso. E spero che potrà essere così ancora adesso. Esistono il diritto, le procedure, mille norme precise che consentono di arrivare a una verità attendibile oppure a stabilire che gli elementi non sono sufficienti per potersi pronunciare. E chiunque voglia farsi un’idea seria e autonoma non deve che fare lo sforzo di andarsi a studiare le carte processuali: tutte. Di una parte e dell’altra.
Torniamo a bomba: perché quando è un governo di centrosinistra a condurre la guerra alla mafia gli si riconoscono tutti i meriti, mentre quando lo fa un governo di destra si fanno tanti distinguo, del tipo: è merito della polizia e della magistratura?
Non sono certo io a operare questo genere di distinguo. Il centrosinistra ha responsabilità enormi nella collusione con le organizzazioni criminali. Le due regioni con più comuni sciolti per mafia sono Campania e Calabria. E chi le ha amministrate negli ultimi 12 anni? Il centrosinistra. Ma io questa cosa l’ho detta e ridetta, l’ho fatta presente in vari articoli e interventi. E per questo mi sono meritato la fama di essere uno che, per interesse personale, infanga la sua terra. Quanto mi ha attaccato il centrosinistra campano, che ancora oggi mi considera un nemico! Solo pochi, pochissimi mi sono stati vicini.
Ma una vittoria sulla camorra, ottenuta dalla destra come dalla sinistra, oggi è più a portata di mano oppure no?
Prima di parlare di vittoria la invito ad andare a vedere con i suoi occhi. Provi ad andare sulla Napoli-Caserta e veda quante colonne di fumo s’innalzano. Decine e decine di roghi ogni giorno, gestiti dai clan testimoniati nel sito internet www.laterradeifuochi.it. Maroni è l’unico che potrebbe fare qualcosa.
Lei intende dire che ci sono camorristi conclamati in libertà?
Spesso capita che lo stesso mafioso in dieci anni venga arrestato anche cinque, sei volte di seguito, e sempre per reati gravissimi. È stata una delle conseguenze della possibilità di patteggiamento in appello, che per fortuna l’attuale governo ha abrogato con il cosiddetto pacchetto sicurezza.
Cosa ne pensate?