Non tutto Facebook vien per nuocere.
Archiviata la precedente esperienza non molto gratificante, ho rinnovato l’iscrizione questa volta con un nuovo account di fantasia. Selezionate le “amicizie” (?), scelte in base a sintonia di pensiero e di interesse, eliminati alcuni elementi “molesti”, questa volta sembra funzionare.
Ultimamente sono entrata in un nuovo gruppo dove si parla della mia città e questa esperienza si è rivelata davvero positiva e piena di sorprese. Già, perché molti interventi sono dovuti a persone di una certa età, anche più avanzata della mia, che hanno dei bei ricordi di Bolzano e tantissimi anche del quartiere dove sono nata e dove sono tornata ad abitare. La zona è popolare, costruita in epoca fascista quando, per italianizzare il territorio quasi esclusivamente di idioma tedesco, vennero impiantate varie fabbriche ( Acciaierie, con la Lama Bolzano, Montecatini, Alumix – popolarmente denominata Alluminio -, Magnesio, Lancia – http://www.carloromeo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=214&Itemid=54 – ) e per dare alloggio agli operai provenienti da ogni parte d’Italia, (Veneto, in gran parte della zona rodigina, Meridione e Sardegna), vennero edificati due grossi rioni: uno di caseggiati piuttosto alti collegati tra di loro da ampi cortili, (rione Littorio)

e l’altro costituito da casette a due piani con annesso un orto (rione Dux) in modo da consentire la coltivazione di qualche ortaggio e consentire anche un piccolo risparmio sulla spesa. Queste ultime quindi vennero chiamate anche “Semirurali”.

Annesse alle Semirurali c’erano, sempre nello stesso stile, anche la caserma dei Carabinieri, la chiesetta e le scuole elementari che avevo frequentato (san Filippo Neri, già don Sordo), scuole talmente piccine (10 classi in tutto, 2 per ogni anno) da essere rinominate “le Scolette”, praticamente una “succursale” delle scuole principali che erano ad un isolato di distanza, le “don Bosco”, nell’omonima piazza ed adiacenti all’omonima chiesa.
La sorpresa maggiore è venuta da un signore bolzanino (John Maniezzo) che però risiede ormai a Toronto da quando era ancora bambino, che ha postato tantissime fotografie relative a questo quartiere. Con commozione e piacere ho visto allora le mie scuole, (anche se la fotografia è più recente relativamente alle altre), la chiesetta dove sono stata battezzata e che ho visto solo in fotografia in quanto è stata demolita quando ero ancora piccola, il cinema nel quale ho trascorso molti pomeriggi domenicali, alcuni negozi dove andavo a fare la spesa… John non sa nemmeno quale grande regalo mi abbia fatto (non solo a me, ma anche ad altri partecipanti al gruppo), mettendo quelle vecchie fotografie.
Ora il quartiere delle Semirurali è stato completamente demolito e le casette sostituite da condomini ed altri edifici. Un pezzo di storia della mia vita che se ne è andato e sopravvive solo nei ricordi.
Ed è “percorrendo” quelle strade con la memoria, che in questi giorni ho trascurato un poco il blog…
https://www.facebook.com/pages/Bolzano-Ricordarsi/1461249970754203
In una foto appare il Maso di via Palermo (maso Geier), del quale ho parlato n un post precedente (https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2011/08/17/seppl/) circondato dalle campagne, ancora prima che costruissero il caseggiato dove sono nata. Al posto del maso adesso c’è invece il condominio dove abito tutt’ora.





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12 febbraio 2014 | Categorie: Personale | Tags: Acciaierie, Alumix, blog, Bolzano, cinema Astra, facebook, John Maniezzo, Lancia, Magnesio, maso Geier, Montecatini, quartiere Dux, quartiere Littorio, Scolette, Semirurali, spaccio SAIT, via Milano, via Palermo, zona industriale | 3 commenti

Questa notte cade il cinquantenario della “Feuernacht”, la notte dei fuochi.

I sudtirolesi,dal 1796, festeggiano il Sacro Cuore di Gesù (che viene considerato il protettore del Tirolo) nel terzo venerdì dopo la Pentecoste, con processioni e fuochi accesi sulle montagne.

Nel 1961, il terzo venerdì dopo la Pentecoste cadde nel giorno 11 giugno, ma i fuochi furono di tutt’altra natura dai falò solitamente accesi.
In questa data iniziò infatti la fase del terrorismo altoatesino, in quanto nella notte a Bolzano, in pieno centro città, si verificò un’esplosione, mentre altre 46 avvennero in tutta la provincia. Fu così distrutta una statua d’alluminio a Ponte Gardena, raffigurante Mussolini a cavallo (la testa dell’animale è ora conservata in un museo di Innsbruck), vennero danneggiati altri monumenti ed abbattuti ben 37 tralicci dell’alta tensione, per poter destabilizzare quello che i sudtirolesi consideravano il simbolo dell’italianizzazione della zona, ossia le fabbriche impiantate durante il ventennio, con conseguente immigrazione di manodopera da varie parti d’Italia.
Le Acciaierie di Bolzano, il Magnesio, l’Alumetal ed altre infrastrutture minori restarono prive per breve tempo dell’energia necessaria a far funzionare gli impianti. Un ordigno di 50 chilogrammi di dinamite fu trovato, fortunatamente inesploso, presso una diga di Selva dei Molini, un altro nei pressi di un cavalcavia. Gli attentatori, una novatina circa, appartenenti al BAS (Befreiungausschuss Suedtirol – Comitato di liberazione del Sudtirolo), furono individuati e condannati a varie pene detentive. Tra i più noti,
Luis Amplatz

George Klotz

(la cui figlia Eva oggi è consigliera provinciale)

e Sepp Kerschbaumer.

Questo fu solamente l’inizio, quando il terrorismo si limitò a danni a cose e strutture. Purtroppo, negli anni seguenti, il tiro si alzò, cominciando a colpire caserme e appartenenti ad Esercito e Forze dell’ordine, causando, tra attentati e rappresaglie, numerosi morti.
L’attentato più tristemente noto è quello del 25 giugno 1967 a Cima Vallona, in provincia di Belluno, una trappola preparata ad arte proprio per uccidere.
I dinamitardi infatti causarono appositamente una prima deflagrazione, per poter attirare prima una pattuglia di Alpini che incapparono in una prima esplosione, che causò il decesso di un militare.
Per indagare, fu inviata successivamente una squadra composta dal capitano dei Carabinieri Francesco Gentile da un sottotenente e da due sergenti degli incursori del Col Moschin, ma purtroppo anche loro, costretti a seguire un unico sentiero che portava ai luoghi delle due precedenti esplosioni, restarono vittime di un ulteriore attentato, 3 morirono ed uno rimase gravemente ferito.

Su una tavoletta di legno fu ritrovata incisa la frase “Non dovrete più avere il confine al Brennero. Prima vi dovrete scavare la fossa nella nostra terra.”
Domani gli Schuetzen si ritroveranno per “festeggiare” questa ricorrenza a Castel Firmiano, altro luogo caro ai tirolesi che qui si riunirono nel 1957 per la manifestazione
nota come “Los von Rom” (via da Roma), con Silvius Magnago che arringava la folla,

per riaffermare la loro appartenenza al Tirolo e non all’Italia.
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11 giugno 2011 | Categorie: la mia terra, Notizie e politica | Tags: Acciaierie di Bolzano, Alto Adige, Alumetal, Castel Firmiano, Cina Vallona, Eva Klotz, Feuernacht, Francesco Gentile, Georg Klotz, Loss von Rom, Luis Amplatz, Magnesio, Martiri cima Vallona, Sepp Kerschbaumer, Silvius Magnago, terrorismo | 2 commenti
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