La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Articoli con tag “Lega nord

Roma

Poi dicono che una non si deve incavolare!
Per la manifestazione che la Lega Nord e Fratelli d’Italia terranno il giorno 28 febbraio prossimo, il comune di Roma, come aveva già fatto anni addietro con lo stesso movimento politico, ha richiesto un’assicurazione di 1.500.000 euro (un milione e mezzo). Questo per tutelarsi, giustamente, da eventuali danni che dovessero succedere durante la suddetta manifestazione e per le eventuali spese di pulizia.
Posso dire con cognizione di causa, avendo partecipato ad un paio di cortei, che la Lega Nord a Roma non ha mai provocato nessun danno, limitandosi a sfilare ordinatamente, e che un apposito nucleo di volontari ha sempre provveduto a ripulire quel poco che si era sporcato, come lattine o incarti dei panini.
Allora perché non fare altrettanto con i centri sociali, i sindacati, gli organizzatori di eventi musicali e partite sportive?


Inviato dal Veloce promemoria


Violenza

 

Certo è che molti hanno uno strano concetto della parola “violenza”.

Già, Salvini avrebbe “investito” due poveri manifestanti ( guarda caso i soliti debosciati dei centri sociali che non hanno altro da fare che rompere – e non solo metaforicamente – le palle alla gente), mentre sono sotto gli occhi di tutti i filmati e le fotografie dei vetri in frantumi della sua auto, nella quale erano sedute pure due ragazze. Ho poi guardato bene il filmato…sono stati i debosciati a cercare di fermare l’auto, uno ci è perfino salito sopra saltandoci su. Nessuno è stato “investito”, anzi, quando l’auto si è finalmente allontanata, correvano tutti come pazzi per cercare di raggiungerla. Notare che sono gli stessi individui che circolano sventolando le bandiere della pace!

Quei due marpioni di servizio pubblico (che hanno chiaramente fatto finta di litigare solo per alzare gli ascolti che erano scesi in picchiata) hanno deprecato la maglietta del parlamentare leghista con la scritta “Stop invasione” accusandolo di razzismo per i pericoli che lui paventa per l’arrivo di tanti, troppi extracomunitari.

Ma i due marpioni vivono tranquilli e beati nelle zone VIP e non in quartieri periferici di città disagiate. Anche qui a Bolzano si stanno accorgendo piano piano che qualcosa sta cambiando. Certamente la città è ancora relativamente tranquilla rispetto ad altre, ma da parecchio tempo ormai le cronache cittadine sono piene di episodi di microcriminalità e le strade invase da mendicanti.

Se non è invasione questa, non so come definirla. ..Forse occupazione pacifica?

Vorrei poi chiedere a quanti hanno plaudito all’attacco a Salvini: citatemi un solo episodio di violenza commesso dalla Lega e dai suoi aderenti.

salvini10444392_10204111959412840_3087990091632532719_n


Cavalli e pecore


Ordini di scuderia… Per non aver ottemperato al diktat calato dall’alto, la Rosi Mauro è stata espulsa dalla Lega Nord. Allora la scuderia non è più tale, e diventa un ovile dove nessuno ha il diritto di pensare con la propria testa. Guarda caso il Trota- agnello verrà sospeso per qualche mese mentre Boni non solo non si è dimesso (sempre per gli ordini di scuderia), ma resta anche in seno al partito. No, così non va.

Non è questione di “machismo” in seno al movimento: tra Maroni e la Mauro non correva, e tantomeno corre oggi, buon sangue, ma se l’ex ministro avesse dimostrato più magnanimità non si correrebbe il rischio di spaccare il movimento. E’ prevalso invece il rancore, per ritorsione di quando la Rosi aveva preteso che Maroni non parlasse dal palco. E Bossi, da vecchio marpione della politica, si è astenuto dal voto…


La Rosa Nera

Vedere la Lega Nord, da sempre garantista, comportarsi alla stessa maniera dei soliti partiti giustizialisti non fa per nulla bene al movimento. La “scomunica” di Rosi Mauro e la richiesta delle sue dimissioni sa tanto di ricerca di un capro espiatorio più che altro per distogliere l’attenzione da nomi molto più altisonanti ed importanti del suo.

Ora non dico che sia innocente “a prescindere”, dico solo che innanzitutto le accuse che le sono state mosse debbono essere provate e suffragata da prove concrete.

Non ho mai nascosto la mia simpatia e stima per Maroni, ma questa volta mi sembra proprio che voglia mandare al rogo la Rosi solo per salvare le chiappe a coloro i cui nomi appaiono nei faldoni “family” sequestrati a Belsito. Ritengo sia giusto fare pulizia e che chi ha rubato restituisca tutto fino all’ultimo centesimo, ma il ladrocinio deve essere provato e comprovato. La Mauro afferma che può dimostrare che i soldi usciti da via Bellerio sono affluiti al Sin.Pa. e che lei non ha nessuna laurea, né italiana né estera, come avevano insinuato i suoi detrattori, mentre nel dossier dell’ex tesoriere leghista ci sono le pezze giustificative dei pagamenti effettuati per la “famiglia”.

Da questa storia non ne esce bene nemmeno il Senatùr, perché fa la figura del malato rimbambito dall’ictus e succube del famoso cerchio magico, nel quale la Rosi aveva certamente un ruolo predominante, ma mai come quello della moglie del padre fondatore del movimento leghista.

Ma la porcata più grande la stanno compiendo al Senato, dove a presiedere le sedute hanno messo Schifani fino a che, come ha detto la Finocchiaro, ci sarà la necessità di salvaguardare il decoro del Senato. Alla Camera non è stato fatto altrettanto con Fini che resta saldamente incollato allo scranno nonostante le vicissitudini familiari.

E tutto questo mi convalida la convinzione che la politica, nessun movimento escluso, ormai sia solamente un’enorme cloaca dove si trova di tutto e di più.


così fan tutti….

Ma di chi possiamo più fidarci? Ormai rubano proprio tutti, a riprova che ciascuno di noi ha un prezzo…


contraddizione

A distanza di nemmeno un anno, Roberto Saviano si contraddice clamorosamente. In molti avranno seguito la sua accusa lanciata contro la Lega Nord dal pulpito della trasmissione di Rai3 condotta da Fabio Fazio, dove si insinuamo pesanti illazioni di collusione tra le amministrtazioni del nord e le organizzazioni criminali. Questo è quanto lo scrittore diceva in una intervista al settimanale Panorama nel dicembre 2009…


Maroni
ha fatto la sua recensione a Gomorra nel modo più lusinghiero: scatenando il fuoco contro la camorra. Cos’altro resta da fare per far sì che il suo libro diventi inattuale?
Maroni ha il merito di avere iniziato un’azione indubbiamente più forte di quanto sia stato fatto in precedenza. E sul fronte antimafia è uno dei migliori ministri degli Interni di sempre. Mi riferisco in primo luogo al Casertano, finora quasi ignorato dall’intervento statale centrale. Dico però che è solo l’inizio, perché nel Casertano c’è ancora molto da fare. I due latitanti più importanti sono ancora liberi, Michele Zagaria e Antonio Iovine; aziende legate alle organizzazioni continuano a fare affari; il ciclo del cemento e dei rifiuti è ancora nelle loro mani. Basta parlare con i responsabili della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e non solo. Il lavoro di Maroni è stato ed è fondamentale, però non pensiamo neanche lontanamente che si sia sconfitta la camorra. È un inizio, insomma, ma non basta. Il problema è un altro. Questo governo agisce, e spesso con successo, soprattutto a livello di ordine pubblico. In primo luogo con gli arresti. Potere mostrare i camorristi e i mafiosi arrestati diviene prova dell’efficacia della lotta alla mafia. Ma questo governo non ha approntato strumenti per colpire il punto nevralgico delle organizzazioni criminali: la loro forza economica.
Ma i sequestri non ci sono?
Sì, certo,
i sequestri di beni ci sono, però i sequestri dei beni materiali sono il risultato di imprese che invece ancora proliferano e di un sistema economico che non è stato affatto aggredito. E poi i sequestri spesso vengono sbandierati due tre volte nella cronaca, quando invece sono parti di una stessa operazione.
Cioè che cosa accade?
Prima i beni vengono congelati, poi viene fatta la richiesta di sequestro, e alla fine il sequestro viene effettuato. Questi tre passaggi generano tre notizie, facendo spesso sembrare che le azioni contro l’impero economico sono state tre anziché una. Inoltre la parte maggiore dei beni in Campania e in Calabria non è realmente riutilizzata. Su questo so che Maroni sta lavorando. E spero nella sua efficienza, perché per ogni bene non assegnato, e ce ne sono decine e decine, il simbolo mafioso si va affermando: come dire “ecco che cosa fa lo Stato, ci porta via e lascia tutto in rovina”. Le organizzazioni vogliono questo, infatti distruggono spesso i beni.
Magari il ministro Maroni un suo consiglio potrebbe accettarlo, no?
Allora: un po’ di idee da condividere con Maroni le avrei. Sul piano legislativo sarebbe gravissimo rimettere all’asta i beni dei mafiosi. Perché li acquisterebbero loro, di nuovo, o quantomeno tornerebbero in loro proprietà. Lo scudo fiscale, per esempio, fa rientrare capitali con origine illecita o sospetta in Italia e per le mafie è un favore. Questa è la valutazione di moltissimi investigatori antimafia, non solo la mia. Bisognava fare altro, intervenire altrove sul piano legislativo.
Per esempio?
Bisogna cominciare a mettere uno spartiacque tra i reati comuni e quelli della criminalità organizzata; togliere ai mafiosi il rito abbreviato, inserito con la menzogna di velocizzare i processi. Non è così, basta seguire la prassi giudiziaria e capirlo. Mi spiego meglio. Nei procedimenti contro la mafia, il rito abbreviato complica tutto. Se su 100 imputati 50 lo scelgono e gli altri no, quando si va in udienza per questi ultimi bisogna riesaminare la posizione degli altri già giudicati e risentire tutti i testimoni. Non vi sarebbe alcun risparmio di tempo. Ci vogliono pene adeguate e nessun beneficio di legge per i reati di mafia.
La destra, lei dice, ha tradito i valori antimafia. Ma come si spiega che proprio questo governo, presieduto dal “presunto mafioso” Silvio Berlusconi, abbia fatto più di ogni altro esecutivo contro la criminalità organizzata?
Ho sempre fatto riferimento alla tradizione che fu della destra antimafia. Paolo Borsellino si riconosceva in questa tradizione. E spero e credo che questa tradizione importante sia ancora viva nella base dei militanti, soprattutto nel Sud Italia. Attenti, però: non è soltanto guardando ai numeri o a determinate scelte che si possono stabilire il merito e l’impegno complessivo di un governo. I governi spesso sono costretti ad agire contro le mafie quando queste divengono troppo pericolose per la vita del Paese. Ricordo che Giovanni Falcone fu chiamato da Claudio Martelli a costruire quella che poi sarebbe stata la superprocura antimafia, e questo avveniva durante un governo Andreotti. In un momento in cui ci furono, solo per fare qualche esempio, prima l’uccisione di Libero Grassi e poi, nel marzo 1992, quella di Salvo Lima. E poi c’è un’altra cosa molto semplice da dire, sempre a partire da questo esempio. Ricordo la lezione di Aldo Moro quando disse: “Lo Stato non è un monolite che va verso un’unica direzione”. Questo vale pure per i governi: valeva allora per il ministro della Giustizia Martelli, vale oggi per il ministro dell’Interno Maroni. Dopodiché non tutti gli arresti e i sequestri sono veramente importanti. Molti di questi arrestati venivano ricercati da anni, persino da decenni. Il contrasto antimafia vive anche, e spesso principalmente, di forza propria. Ovvero della continuità del lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, che copre intere legislature. Ovvio che poi qualsiasi governo in carica si fregi del successo ottenuto. Ma quel risultato è il frutto di sforzi che giungono da ben più lontano, indipendenti dalla politica.

Questo dunque non è un governo che mette i mafiosi in trappola?
Intendo dire che non è questo un governo con la priorità antimafia, tutt’altro. Nonostante gli sforzi di Maroni. I problemi stanno altrove, in altri disegni legislativi di cui non è così immediato vedere il nesso con la criminalità organizzata. Ma che portano con sé rischi enormi.
Quali rischi?
Per esempio quello che riguarda la legge sulle intercettazioni. Nella lotta alla mafia sono uno strumento indispensabile. E ora diverrebbe talmente difficile poterle fare, e ancor più poterle proseguire per un tempo adeguato a ottenere dei risultati, che la macchina della giustizia viene nuovamente oberata di burocrazia, ossia rallentata. In più si rischia di privare gli inquirenti dell’unico strumento capace di stare al passo con una criminalità che dispone di ogni mezzo moderno. Se i magistrati si trovano davanti a grandi limitazioni nell’uso delle intercettazioni, è come se dovessero tornare a combattere con lo schioppo contro chi possiede nel proprio armamentario ogni dispositivo tecnologico e sofisticato di cui è in grado di usufruire.
Giusto, ma poi le intercettazioni servono solo a far uscire sui giornali gli sms di Anna Falchi con Stefano Ricucci, stiamo freschi…
Comunque, andiamo avanti. L’altro problema sta in ogni disegno che cerca di accorciare i tempi processuali. Abolito il patteggiamento in appello, resta in vigore il rito abbreviato. Per un mafioso è conveniente: così, fra vari sconti e discrezionalità della pena valutata dai giudici, va a finire che spesso un boss si fa 5 anni di galera. Per lui e il suo potere non sono nulla, anzi sono quasi un regalo. E questa situazione col disegno sul “processo breve” cambia, ma solo in peggio.
Quindi che cosa bisognerebbe fare, a suo avviso?
Per i reati di mafia bisogna fare il contrario: creare un sistema più certo e più serio delle pene, tale da rendere non conveniente essere mafiosi. La pena dev’essere comminata in dibattimento, senza possibilità di abbreviazione del rito. Lo Stato non può rinunciare a celebrare processi regolari contro chi si macchia di certi reati e, peggio ancora, inquina il suo stesso funzionamento.
Una domanda sottovoce: Berlusconi è colluso con la criminalità?
Rispondo a voce normalissima. Ci sono state inchieste e processi che hanno fatto il loro corso. E spero che potrà essere così ancora adesso. Esistono il diritto, le procedure, mille norme precise che consentono di arrivare a una verità attendibile oppure a stabilire che gli elementi non sono sufficienti per potersi pronunciare. E chiunque voglia farsi un’idea seria e autonoma non deve che fare lo sforzo di andarsi a studiare le carte processuali: tutte. Di una parte e dell’altra.
Torniamo a bomba: perché quando è un governo di centrosinistra a condurre la guerra alla mafia gli si riconoscono tutti i meriti, mentre quando lo fa un governo di destra si fanno tanti distinguo, del tipo: è merito della polizia e della magistratura?
Non sono certo io a operare questo genere di distinguo. Il centrosinistra ha responsabilità enormi nella collusione con le organizzazioni criminali. Le due regioni con più comuni sciolti per mafia sono Campania e Calabria. E chi le ha amministrate negli ultimi 12 anni? Il centrosinistra. Ma io questa cosa l’ho detta e ridetta, l’ho fatta presente in vari articoli e interventi. E per questo mi sono meritato la fama di essere uno che, per interesse personale, infanga la sua terra. Quanto mi ha attaccato il centrosinistra campano, che ancora oggi mi considera un nemico! Solo pochi, pochissimi mi sono stati vicini.
Ma una vittoria sulla camorra, ottenuta dalla destra come dalla sinistra, oggi è più a portata di mano oppure no?
Prima di parlare di vittoria la invito ad andare a vedere con i suoi occhi. Provi ad andare sulla Napoli-Caserta e veda quante colonne di fumo s’innalzano. Decine e decine di roghi ogni giorno, gestiti dai clan testimoniati nel sito internet
www.laterradeifuochi.it. Maroni è l’unico che potrebbe fare qualcosa.

Lei intende dire che ci sono camorristi conclamati in libertà?
Spesso capita che lo stesso mafioso in dieci anni venga arrestato anche cinque, sei volte di seguito, e sempre per reati gravissimi. È stata una delle conseguenze della possibilità di patteggiamento in appello, che per fortuna l’attuale governo ha abrogato con il cosiddetto pacchetto sicurezza.

I recenti fatti confermano quanto a suo tempo Saviano ha dichiarato e smentiscono quanto recentemente ha proclamato, poiché proprio durante questo Governo la criminalità organizzata ha subito pesanti perdite, sia con l’arresto di numerosi capi cosca che con il sequestro di beni di loro proprietà. Il bravo scrittore (che a suo tempo non disdegnò affatto i soldi della Mondadori che pubblicava i suoi saggi), imboccato da chissà chi (visto il voltafaccia) dà invece una visione parziale, anzi “faziosa” dei fatti, dimenticando di cirate vari episodi di connivenza al Nord, smascherati e puniti, o travisandone altri in maniera grossolana. Ad esempio nel novembre 2009 l’operazione “Parco Sud” portò prima al fermo e poi all’arresto del sindaco di Trezzano sul Naviglio (Tiziano Butturini, del PD), e poi all’avviso di garanzia nella persona della moglie, che si era avvicendata a lui nella carica di primo cittadino, per finanziamenti sottobanco da parte cel clan Barbaro. Nel luglio di questo stesso anno risultò implicato anche un imprenditore colluso con il clan Strangio e giò rappresentante della giunta Penati. Di questi casi, avvenuti anche in Liguria ed in Umbria, il bravo Saviano non ne fa parola. Le stesse parole di Gianfranco Miglio, già accreditato quale “ideologo” dellla Lega Nord, e che egli ha riportato nella sua trasmissione, sono estrapolate da un’intervista rilasciata dal pensatore stesso a Stefano Lorenzetto ancora nel 1999, ma riferendo solo un concetto, raggiunge un risultato diametralmente opposto a quello originariamente espresso dal Miglio. ‘ quindi Saviano che usa un mezzo “mafioso”, attaccando un partito (Lega Nord) cui il ministro Roberto Maroni appartiene, senza consentire non dico una difesa, ma almeno un contraddittorio all’avversario politici.


razzismo e xenofobia

 

Lo scrivo ora, ad elezioni concluse….

 

Puntualmente, specialmente quando si avvicinano le elezioni, i cosiddetti “democratici” (?) di sinistra riprendono a lanciare le accuse di razzismo nei confronti dei  partiti di destra,  in particolar modo della Lega Nord.

E’ gente che da una parte blatera di libertà, mentre non si perita di condannare i regimi illiberali di stampo comunista, quali quelli di Cina, Corea del Nord e Cuba, che anzi vengono costantemente osannati, o di difendere a spada tratta i palestinesi terroristi contro gli ebrei israeliani.

Secondo la definizione comune, razzista è colui che discrimina qualcun altro ritenendolo inferiore a lui per il solo fatto di avere una caratteristica differente dalla sua (colore della pelle, etnia, religione, sesso, orientamento sessuale).Xenofobia invece è la paura del diverso da noi  e denuncia il PERICOLO che comporta la mancanza di volontà di integrazione da parte di gente che è estranea alla nostra cultura sia politica che religiosa. E’ un fatto noto che moltissimi extracomunitari, per lo più di religione islamica, non vogliono assolutamente adeguarsi alle nostre usanze, ma pretendono invece con prepotenza di imporre i loro modi di vita, pur se contrastanti con i nostri. Si viene così a creare un “RAZZISMO DI MINORANZA”, ossia il comportamento RAZZISTA di chi, denunciando il razzismo della parte più forte, vuole imporre ad essa le proprie regole sociali, pretendendo che vengano rispettate, ma in cambio non tollera e non rispetta le nostre usanze e convenzioni. Da qui le richieste di abolizione dei crocefissi nei luoghi pubblici ed altre "amenità" varie. (un sacerdote è arrivato perfino a chiedere di non fare il segno della croce per non offendere gli islamici…no comment).

I sostenitori dell’integrazione a tutti i costi sono socialmente molto pericolosi in quanto, volendo far convivere a tutti i costi dei gruppi di persone oggettivamente incompatibili tra di loro e non rendendosi conto che la loro è una posizione del tutto utopistica, fomentano all’opposto un razzismo “di ritorno”, innescando una vera e propria bomba ad orologeria, derivante da una convivenza “imposta” e non cercata.

Infine, i veri razzisti sono loro perché, con offese gratuite, si dimostrano molto intolleranti nei confronti di chi non professa le loro idee, e non trovano altro modo di difendersi se non quello di ingiuriare e demonizzare l’avversario.