L’abbraccio
Abbiamo chiuso la porta.
Attraverso la finestra aperta
il mondo oscilla
tra le foglie miste.
Abbiamo depositato,
il tempo di una lode,
questo groviglio di vestiti, preoccupazioni,
ed eccoci nudi, dimenticati, smemorati.
La chiarezza delle lampade diventa
languida con le curve rivelate.
Chiudiamo finalmente le braccia,
allunghiamo le nostre mani finalmente inutili;
Li accarezza con tenerezza,
con i lenti gesti dei rematori al sole.
Un afflusso di fervore e ardore
alle punte delle dita
che si trasformano in alghe e palme.
Sotto la carezza, i corpi prendono vita
e iniziano a cantare, le
chitarre si svegliano, in preda al panico.
Il gioco si svolge a piacimento;
stiamo celebrando una festa
che non vuole morire.
Inventiamo i nostri riti e le nostre metamorfosi:
sulle nostre terre non c’è nessun altro signore.
Colette Nys-Mazure
Dipinto di Barbara Kroll
L’abbraccio
Tu dormi accanto a me così io mi inchino
e accostato al tuo viso prendo sonno
come fa lo stoppino
da uno stoppino che gli passa il fuoco.
E i due lumini stanno
mentre la fiamma passa e il sonno fila.
Ma mentre fila vibra
la caldaia nelle cantine.
Laggiù si brucia una natura fossile,
là in fondo arde la Preistoria, morte
torbe sommerse, fermentate,
avvampano nel mio termosifone.
In una buia aureola di petrolio
la cameretta è un nido riscaldato
da depositi organici, da roghi, da liquami.
E noi, stoppini, siamo le due lingue
di quell’unica torcia paleozoica.
Valerio Magrelli
Dipinto di Oskar Kokoschka
L’abbraccio
Quando ci siamo intravisti, l’aria fra noi
ha gettato d’un tratto,
la sua immagine degli alberi, indifferenti e vuoti,
da cui si lasciava attraversare.
Oh, ci siamo lanciati, chiamandoci per nome,
l’uno verso l’altro, e così velocemente,
che il tempo si è schiacciato fra i nostri petti,
e l’ora, colpita, si è frantumata in minuti.
Avrei voluto conservarti tra le mie braccia
così come tengo il corpo dell’infanzia, nel passato,
con le sue morti irripetibili.
E avrei voluto abbracciarti con le costole.
Nichita Stanescu
Cosa ne pensate?