Offese
Il caldo di questi giorni fa sclerare…
Quello che ha detto Calderoli è una baggianata e denota una grandissima maleducazione oltre che mancanza di sensibilità; certe esternazioni me le aspettavo da un Borghezio o da un Boso, e giustamente tanti hanno preso le distanze. Di argomenti “politici” per attaccare la signora ce n’erano in quantità, senza dover scendere sull’aspetto personale.
Però certi altri appellativi quali “rospo” per Dini, “elefante” per Ferrara, “topo” per Amato (lascio perdere il trota, perché è stato suo padre a definirlo così), o qualificazioni come “gobbo” per Andreotti o ” nano” (o psiconano) per Berlusconi per non parlare di “puttane”, detto in un comizio contro le elettrici del PdL non hanno suscitato il medesimo scalpore, per non dire indignazione. E le recenti minacce alla Carfagna, non sono peggio della battutaccia sulla ministra?
La parlamentare del PdL è stata inoltre definita, sul suo blog, come zoccola, brutta cagna, troia, figlia di un pezzo di merda etc etc. Nessun commento da parte dei mass media.
Non dico poi delle offese che Grillo lancia quasi quotidianamente dal suo blog, contro tutto e tutti.
Ricordo quando la Kyenge disse che se Kabobo era diventato picconatore era colpa di noi italiani, e non si premurò di fare le scuse a nessuno, nemmeno alle famiglie delle vittime (e manco le passò per la testa di dimettersi per questo), per non parlare di Dacia Valent, eletta all’europarlamento nelle fila dell’allora PCI che ci definì italiani di merda e bastardi, ma solo quelli bianchi e di fede cristiana, e che commentò la morte di Orfana Fallaci con “Tumore 1 – Oriana 0”.
E qui mi viene da pensare al solito doppiopesismo.
Dov’erano allora tutti i benpensanti rossi che ora si indignano tanto? A loro, con la scusa della satira (?) è permesso di tutto, vedi Lupi, definito simile alla figlia di Fantozzi da Maurizio Crozza, il pelato della TV, o quel bischero di Benigni che dice che Ferrara non si vede l’uccello da anni da tanto che è grasso (consiglio al Roberto nazionale di guardarsi allo specchio prima di esternare). Basta solo che non si tocchi chi è dalla loro parte, perché allora diventa offesa…il resto, siamo noi che non comprendiamo la satira!
Migranti, clandestini e qualcos’altro
D’accordo, il papa fa il papa, quindi il suo mestiere… quindi che sia andato a Lampedusa per ricordare i morti in mare ed abbia gettato una corona di fiori in loro ricordo ci può stare. Non so però quanti dei migranti di religione mussulmana abbiano partecipato alla messa che ha celebrato… affari loro, ma questo sembra anche una legittimazione per tantissimi altri arrivi clandestini (solo oggi altri 166, se non vado errata), il che alimenta un vastissimo traffico illegale di persone arricchendo solo la criminalità e non certamente quella povera gente. Ci sono tantissimi altri posti dove papa Francesco avrebbe potuto portare la sua solidarietà, iniziando da quanti sono sulla soglia della disperazione per aver perso il lavoro.
Il fenomeno dei clandestini è comunque destinato a finire. Come? Semplicemente abolendo il reato di clandestinità. Allora, se la Laura Boldrini purtroppo ce la dobbiamo tenere, in quanto democraticamente eletta dai nostri rappresentanti, non vedo perché dobbiamo invece continuare a tollerare la ministra Kyenge. Nulla di razzista, per carità: a me che uno sia bianco, nero, a pallini o a macchie di leopardo non interessa affatto. Però inutile che Letta continui a dire che quanto la SUA ministra dice non è nel programma di governo, mentre lei continua a sproloquiare sui clandestini che lei vuole legalizzare, considerando questo atto come l’apice della civiltà. Si vada a leggere quello che il SUO Congo applica nei confronti dei clandestini, e che quindi vada ad applicare nel SUO paese quello che continua a predicare qui. E se Letta avesse un briciolo di coerenza, l’avrebbe già mandata a casa. Del resto, un’accoglienza indiscriminata non fa che accrescere i problemi del nostro paese.
Alla faccia di chi vede la luce in fondo al tunnel, direi di spegnere quella luce perché la bolletta energetica costa cara, e lo stiamo vedendo e vivendo giorno per giorno. Non voglio ripetermi, ricordando quante aziende chiudono etc etc… ma è una situazione sotto gli occhi di tutti, ed ormai siamo non solo disillusi, ma anche incavolati neri per promesse, promesse, promesse…e tutto viene continuamente rimandato senza decidere mai nulla. Peggio del Re Tentenna di antica memoria…
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C’è un paese dove, in base ad una legge del 1983, sono stabilite regole severe e restrittive per quanto concerne l’immigrazione. Può entrare solamente chi è provvisto di visto di ingresso, certificato di vaccinazione contro la febbre gial…la e, in caso di lavoro, della certificazione della ditta che assume o commissiona il lavoro. Tutti gli altri, considerati irregolari, vengono respinti alla frontiera o, qualora fossero riusciti ad entrare, espulsi dopo un breve periodo di detenzione in un centro di attesa e la confisca degli eventuali documenti falsi. Il respingimento alla frontiera può avvenire anche per mancanza o insufficienza dei mezzi di sostentamento o se considerate persone a rischio per la salute nazionale. Sto parlando del Congo, paese di origine della ministra Kyenge, che qui in Italia vuole applicare esattamente il contrario, ossia un’accoglienza indiscriminata per tutti i clandestini… Se davvero ama tanto il suo paese, vada a predicare là la democrazia e l’uguaglianza, iniziando dalla condizione femminile.
DGM – Direction Générale de Migration
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Ius soli
Giovanni Sartori se la prende con il Corriere della Sera. Tutto questo perché il suo articolo, critico nei confronti della ministra Kyenge, non è stato messo in prima pagina a sinistra, come editoriale, bensì di spalla, cioè a destra. Questione di posizione, dunque, non critica per una diversa visione del giornale sull’argomento trattato. Sartori infatti ha solo espresso il convincimento che la Kyenge in quanto oculista non sia la persona più adatta ad occuparsi di integrazione e tanto meno di ius soli. Ne fa pure una questione linguistica riferendosi all’espressione “paese meticcio” pronunciata dalla ministra, in quanto meticcio significa nato da due razze diverse.
Sartori scrive poi quanto segue “La nostra presunta esperta di integrazione dà per scontato che i ragazzini arabi ed africani nati in Italia siano ipso facto cittadini integrati. Questa è da premio Nobel. Non ha mai sentito parlare del sultanato di Dehli, che durò dal XIII al XVI secolo, e poi dell’impero Moghul che controllò il continente indiano fino all’arrivo della compagnia delle Indie? Eppure indù e mussulmani non si sono mai integrati. La prova sta nel fatto che quando gli inglesi se ne andarono furono costretti a creare uno stato islamico che da allora è costantemente sul piede di guerra con l’India”.
In effetti sullo ius soli ci sarebbe da scrivere un trattato intero. Di integrazione qui in Italia se ne vede ben poca, e non perché manchino le strutture per attuarle (scuole ed altro), ma proprio per la resistenza della maggior parte degli stranieri a volersi integrare nel tessuto della nostra società, preferendo “autoghettizzarsi”, con scuole proprie (tipo le madrasse) e quartieri propri. La cittadinanza infatti, più che un fatto “territoriale” è una condizione dovuta alle proprie radici, comprendenti le usanze e le tradizioni proprie dei componenti la famiglia. Difficilmente un immigrato rinuncerà a queste sue “radici”, e la riprova risiede anche nel fatto della forte coesione che esiste negli italiani emigrati all’estero, dove hanno formato comunità ristrette. Ci sono volute generazioni ( non solo due o tre) perché questo legame si spezzasse. Per coerenza allora dovremmo togliere la cittadinanza anche a quegli italiani nati all’estero.
C’è inoltre la forte componente religiosa degli islamici, che privilegiano lo ius sanguinis per cui tutti gli “altri” sono infedeli, e proibiscono ad esempio il matrimonio tra persone di un credo diverso pena la sharia.
Come si può pretendere che queste persone, anche a fronte di un giuramento di fedeltà alla Costituzione, si possano definire integrate se molte delle loro credenze sono in palese disaccordo con le nostre usanze, prima fra tutte sul ruolo della donna, considerata da loro un essere inferiore?
Il giuramento di fedeltà richiede infatti un pieno adattamento alle nostre leggi, la conoscenza della nostra lingua, cultura, storia… Chi verifica che tutto questo verrà fatto osservare ed attuato?
Diventare cittadini solo per effetto dello ius soli in sostanza significa acquisire tutta una serie di imprinting che contrasteranno con l’imprinting che verrà loro trasmesso dalla famiglia e si giungerà al paradosso che si sentiranno estranei sia in famiglia che in società.
E chi ci garantirà che, nati italiani per forza, fuorviati e indottrinati da altri, non compiano atti terroristici? Gli atti di violenza recentemente verificatisi specie in Gran Bretagna sono stati compiuti da giovani di seconda se non addirittura di terza generazione.
L’uguaglianza è una bella cosa, ma bisogna anche considerare fino a che punto sia fattibile e pure la disponibilità, anche economica, dell’Italia ad “assorbire” una massa sempre crescente di stranieri.
Cosa ne pensate?