Due case avevano per confine un ruscello
Due case avevano per confine un ruscello,
di qua viveva una pazza, di là un bambino,
e si parlavano da una riva all’altra.
Quello è un racconto, leggilo, di amore puro
se qualcosa di puro c’è nell’amore.
Parlavano di piante e di furetti.
Juan Rodolfo Wilcock
Se questo istante fosse l’eternità immutabile
Se questo istante fosse l’eternità immutabile,
sempre, sempre davanti a me il tuo corpo così bello,
come lontane musiche che salgono esaltate
tra luci cangianti e vapori iridati!
Voglio chinare la fronte e baciarti le mani
mentre dietro ai tuoi occhi passa un giardino incredibile,
un luogo voluttuoso dove il pensiero
si immerge nelle acque dolcissime e in un sogno.
E accostarmi alle tue labbra, e conoscere la morte,
uno spazio di angeli, l’oblio.
Juan Rodolfo Wilcock
dipinto di Antonio Piatti
Il poeta solitario
Ogni mattina all’alba questa luce di viole
Suscitando profumi nei giardinetti immobili
Si riversa dai tetti sulle prime automobili
E accende i vetri rotti sparsi fra le aiole;
Sugli alberi gli uccelli che dormivano tranquilli
Si svegliano e si salutano con delicati strilli…
È il momento migliore del mondo materiale
Che rinasce lavato dalla notte spirituale
Dai rami polverosi scende qualche soffio di vento
E il poeta solitario, fisicamente contento
Passeggia per le strade, come Adamo il primo giorno
Guardando attorno al suo nuovo soggiorno
E inserendolo nel suo ragionamento,
Mentre ascolta le voci più o meno profonde
Con cui il mondo a se stesso risponde.
Juan Rodolfo Wilcock
dipinto di Giovanni Fattori
Fatti vedere
Fatti vedere nella tua nudità,
il mondo ha questo bisogno di bellezza
per diradare i pensieri cattivi
che sono sempre dei pensieri vestiti,
rendi visibile la sublimità
senza badare se desta scalpore:
non cadrà il firmamento quando cadranno
le tue mutande e la tua camicetta,
soltanto nei paesi freddi gli dei
portavano questi indumenti. Poi,
in questo Olimpo da te scelto a dimora
con tutt’e nove i colli dell’Urbe ai piedi
verrà eretto un palazzo pieno di specchi
e in ogni specchio una tua immagine riflessa,
e lì terranno le cerimonie di Stato,
i congressi, gli esami di maturità,
alla presenza della verità nuda.
Juan Rodolfo Wilcock
Dipinto di William Orpen
Il fuoco degli Dèi
Oh voi, guardate come gli anni cadono
con fragore tutti e formano una nube
e l’uccello sul suo ramo ride dei sogni
dell’uomo, mentre tutto si disfa come scaglie!
Quel fuoco che Prometeo ancora non espia,
dolore posto sulla fronte perché sia eterna,
oh guardatelo crescere sulle rovine,
le ceneri che rimangono del suo incendio sommesso!
Percorriamo le ore senza vederne il volto,
quelle labbra che a volte ci chiamano da così lontano.
Oh se nell’altro sogno potessimo pensare
e quella fiamma infine si innalzasse al riposo
oscillando in mezzo alla Bellezza, per sempre!
Juan Rodolfo Wilkock
Ah chi di noi un giorno non è stato
Ah chi di noi un giorno non è stato
come una statua di alabastro
illuminata interiormente,
nuotando senza accorgersi
sulla schiuma iridata delle ore!
Come un orecchio al sole trasparente
il nostro corpo acceso era venato
di rosa e risplendeva.
Juan Rodolfo Wilcock
Louvre, Ninfa con conchiglia
Ali turchine
A chi giova il piacere dei sensi? All’intelletto,
Che d’altronde sopporta dolori e infermità
Indipendentemente dalla sua capacità
Di godimento proprio; perché non è perfetto
E sfoggia carne e peli come gli altri animali,
Senza mai liberarsi dagli ingombri carnali,
Senza essere del tutto lieto e neppure del tutto abbietto;
Lui che sognò di volare sul mare senza confine
Con dietro le spalle un paio d’ali turchine…
Juan Rodolfo Wilcock
Avviso ai mediocri
Dobbiamo imitare i saggi della tribù,
gli anziani che impartiscono il segreto secolare;
e i saggi della folla non hanno alcun segreto
né da impartire né da occultare. Eppure:
ciascuno cerchi il suo modello,
quelli che non ne hanno sono schiavi,
come quelli che scelgono per modello uno schiavo.
L’uomo libero insegna libertà,
il veritiero insegna verità,
il nobile insegna nobiltà.
La terra è piena di figli di nessuno;
eppure là, sulle vette dei secoli
si ergono come statue i grandi antenati
che a tanti morti diedero volto e voce.
Non troverete nel baratro un padre
ma in ciò che ancora non è stato travolto,
cospicua eredità rimasta senza eredi.
Juan Rodolfo Wilcock
Comunque questo mondo è per te
Comunque sia, questo mondo è per te.
Mi sono domandato molte volte
a che serviva, e non serviva a niente,
ma adesso grazie a te ritorna utile.
Fa il conto della merce abbandonata
da Dio e prendila, l’hanno fatta per te
millenni di uomini che non ti conoscevano
ma che cercavano di prefigurare
in templi e tombe di roccia e biblioteche
uno stupore come quello che effondi
quando sorridi e fai fermare il tempo
e tutti ammutoliscono rapiti
e ti alzi e dici, «io me ne vado a letto».
Dormi, al risveglio sarà lì il tuo retaggio:
una città che fu famosa assai,
un fiume sporco cantato dai poeti,
il cinema dove hanno ucciso Giulio Cesare;
e intorno valli, montagne, mari, oceani,
e capitali, e continenti e selve,
e piramidi, e versi, e adoratori
della tua forma esterna o quella interna
e in alto il cielo e il sole e le stelle e la luna
e sulla terra le bestie ubbidienti
a te che infine vieni a giustificare
la loro straordinaria varietà.
È tutto tuo e non finisce mai.
Juan Rodolfo Wilcock
dipinto di Amos Cassioli
Vivere è percorrere il mondo
Vivere è percorrere il mondo
attraversando ponti di fumo;
quando si è giunti dall’altra parte
che importa se i ponti precipitano.
Per arrivare in qualche luogo
bisogna trovare un passaggio,
e non fa niente se scesi dalla vettura
si scopre che questa era un miraggio.
Juan Rodolfo Wilcock
Quando tu, mia poesia
Quando tu, mia poesia, leggi poesia,
si oscura il cielo di una luce verde,
la gente sfugge la riva del mare
per un senso remoto di tempesta
o di contrasto tra gli elementi,
vampe si inalberano sui fili dei tram,
e un gran silenzio cala sulla città:
è la poesia che contempla se stessa.
Leggi parole di un tempo scomparso,
di un presente che crolla senza sosta
velocemente nell’informe passato,
leggi di re e corone, giardini e guerre,
tu che sei la corona di ogni impero
e il giardino del mondo conosciuto
e la guerra dei sensi della natura,
leggi, « chi crederà i miei versi in avvenire
se dico adesso tutto il tuo valore? »
e accade in quel momento che quei versi
come una freccia scagliata nei secoli
raggiungono chi un giorno li ha ispirati.
E allora il buio verde si fa totale,
la gente si rintana, sopraffatta,
e in un silenzio come di terremoto
si alza la luna sui Castelli Romani
e lentamente volge tutto all’azzurro,
mentre tu, mia poesia, leggi poesia.
Juan Rodolfo Wilcock
illustrazione Mischa Askenazy
Notte tranquilla
La punta delicata delle tue dita, il finissimo
silenzio delle mie labbra che su di esse
trova il brillìo delle acque, la luna
che sorge da uno stagno di larghe foglie
più in alto passa il vento, per gli alberi,
e nel cielo la notte.
Adesso guarda
come è dolce la vita, come si allontanano
le orbite eteree abbandonando
una luce sulla nostra fronte.
Io ti amo
e le ore salgono; ascolta il fruscìo
sconosciuto della notte e infinito
Lentamente, nelle mie braccia, senza turbare
l’eternità che l’aria sta formando
con i suoi cerchi immobili, contempla
il pallido riflesso che ondeggia tra le foglie,
questo istante che siamo sulla terra
sospeso.
Lassù, per gli spazi azzurri
vagano suoni leggeri, e le stelle.
Juan Rodolfo Wilcock
Voglio paragonarti soltanto al vento
Voglio paragonarti soltanto al vento
che vola per l’aria e rallegra le foglie,
e dirò che la mia anima nel vento si stende
mentre i tuoi gesti aprono fiumi diversi di luce.
È lo stesso rumore con cui il sole attraversa
soavemente le nuvole e le sfere azzurre
il tuo nome, ed è il nome ch’io do al silenzio
notturno, mentre girano le stelle del cielo
con passi maestosi.
Juan Rodolfo Wilcock
Cosa ne pensate?