La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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Ridicoli

Alcuni cartelli esposti all’esterno della scuola elementare Carlo Pisacane per la protesta delle maestre contro lo stop allo Ius Soli, Roma, 04 ottobre 2017.
ANSA/ANGELO CARCONI

Gli eredi di Marco Pannella dovrebbero imparare come si fa seriamente uno sciopero della fame.

Ci si priva del cibo per un periodo più o meno lungo, possibilmente fino ad esaudimento delle richieste che hanno portato a tale forma di protesta, e non rinunciando “a staffetta” solamente ad un pasto ciascuno. Del Rio, Della Vedova, Rughetti ed altri hanno molto da apprendere.


La priorità

C’è un’Italia che a volte muore di sete ed altre affoga per le alluvioni.
C’è un’Italia che dopo terremoti disastrosi aspetta la ricostruzione.
C’è un’Italia che, nonostante dichiarazioni roboanti, stenta a ripartire e dove viene sbandierato il numero crescente di posti di lavoro, quando per essere considerati occupati basta aver prestato una sola ora di lavoro in un periodo prestabilito.
C’è un’Italia che attende da tempo una seria legge elettorale non soggetta ai capricci della maggioranza del momento e che aspetta con ansia di poter andare alle urne per poter cambiare le cose.
C’è un’Italia preoccupata per l’immigrazione selvaggia – certo, gli sbarchi sono diminuiti, ma quelli arrivati precedentemente dove li mettiamo? –  e per la sicurezza.
C’è un’Italia che trema per il pericolo terrorismo.
Però l’urgenza qual è? Lo IUS SOLI!
ANDATE A CAGARE


Apportatori di cultura…

Guerlin Butungu , 20 anni, congolese, rifugiato residente a Vallefoglia, nel Pesarese, viene portato in carcere dalla Questura a Rimini, 3 settembre 2017.
ANSA/MANUEL MIGLIORINI

Minorenni, quindi se la caveranno con l’affido a qualche comunità sociale che si occupa del reinserimento dei ragazzi che incorrono nelle maglie della “cosiddetta” giustizia.
Cosiddetta, perché se i”ragazzi” erano abbastanza grandi per stuprare una ragazza ed un trans, picchiare e rapinare, a mio parere sono anche abbastanza grandi per andare in galera.
Se poi consideriamo la situazione dei due fratelli marocchini c’è da mettersi le mani nei capelli.
Provengono da una famiglia totalmente irregolare, anche se presente in Italia fin dagli anni ’90, con la madre già ammonita per stalking nei confronti di alcune coinquiline e con denunce per percosse ed ingiurie; i ragazzi, sempre a detta dei coinquilini, che
spadroneggiano e rubano nel palazzo dove abitano e protagonisti di atti di bullismo verso i compagni di scuola; il padre che è potuto rimanere in Italia grazie ad una sanatoria, ma al quale era stato revocato il permesso di soggiorno nel 1995 per varie pendenze penali, ma grazie alla benevolenza della magistratura (?!) che ha considerato la consistenza del nucleo familiare (ci sono altri 2 minori in famiglia oltre ai due figli delinquenti), è riuscito a farla franca.

Del nigeriano non si sa molto, ma il congolese, l’unico maggiorenne, era qui in Italia dopo aver ottenuto lo status di rifugiato politico. Ha frequentato i corsi di italiano, ha fatto degli stages professionali, sempre comportandosi bene; poi, un bel giorno è sparito, scoprendo che la nostra nazione offriva molte “possibilità”, di quale genere si può intuire, visto che sfoggiava abiti eleganti ed orologi di marca, pur non avendo un lavoro. Essendo maggiorenne, sarà l’unico a pagare. I due fratelli marocchini cercano di scaricare su di lui tutte le colpe, ma c’è la testimonianza del trans peruviano che inchioda tutti e quattro gli autori dello stupro… Almeno nei riguardi dei marocchini, c’è da considerare che se fosse stata approvata la legge sullo ius soli, i due sarebbero italiani a tutti gli effetti per via dello ius culturae, in quanto hanno frequentato le scuole qui in Italia.

 

 


Tre considerazioni

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Prima

Omar Saddiqui Mateen, lo stragista di Orlando era americano.
Certo, di origini afghane, ma americano a tutti gli effetti in quanto era nato su suolo americano a New York. Però le origini afghane hanno prevalso, la religione islamica è prevalsa, il fanatismo dell’ISIS ha preso il sopravvento e quell’uomo, ricordiamo che era americano, ha sterminato 50 suoi connazionali per il solo fatto che erano gay.
Poco importa che questo americano fosse stato controllato tempo addietro dall’FBI e, senza che fossero emersi indizi a suo carico, fosse stato rilasciato e messo in grado di acquistare un’arma da guerra, un AR-15.
Ora si “scopre” che pure il padre era sostenitore dei talebani e che divulgava le sue idee anche in televisione.
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Ed a questa gente è stata data la cittadinanza americana.
Questo vuole essere un invito a ripensare la politica dello Ius soli.
Non è certo un pezzo di carta a trasformarti in cittadino, come non lo è il fatto di essere nato in un certo posto.
Quando lo capiranno certe teste di legno che governano il nostro disgraziatissimo paese?

Seconda
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Già, l’omofobia. Si vuol far passare la strage come opera di un “lupo solitario”. Poi salta fuori che il tipo, prima di finire i propri ostaggi e di essere ucciso a sua volta, aveva telefonato al 911 rivendicando il massacro fatto è giurando fedeltà ad al-Baghdadi e citando pure il massacro di Boston fatto dai due fratelli ceceni.
Quindi, è chiaro che l’omofobia è solo una conseguenza della religione praticata da Mateen, e che la causa principale è quindi esclusivamente religiosa.

Terza
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Le armi… già, dicono che la libera circolazione delle armi sia la causa di tutte queste morti che avvengono in America.
Fermo restando il fatto che è demenziale mettere in libera vendita delle armi da guerra, fermo restando che, pur proibendo la vendita anche di “semplici” pistole, l’unica categoria svantaggiata sarebbe quella delle brave persone che le acquisterebbero solo per la legittima difesa, in quanto i delinquenti potrebbero continuare a trovarle, continuo a sostenere che chi uccide non è l’arma in se stessa, ma chi la impugna…
Se una persona è determinata ad ammazzare qualcuno, non serve un’arma da fuoco: può farlo con un coltello, con un bastone, con le semplici mani…
Ma anche questo discorso resta lettera morta.


Inviato dal Veloce promemoria


Meglio l’Aventino.

E con ieri il M5S mi è  definitivamente finito del tutto sotto i piedi. Già a suo tempo aveva votato per abolire il reato di clandestinità.  Adesso,  con l’astensione, ha fatto il gioco del PD per quanto concerne lo Ius soli.
Poco da dire. Solo parolacce.

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Ius soli

Giovanni Sartori se la prende con il Corriere della Sera. Tutto questo perché il suo articolo, critico nei confronti della ministra Kyenge, non è stato messo in prima pagina a sinistra, come editoriale, bensì di spalla, cioè a destra. Questione di posizione, dunque, non critica per una diversa visione del giornale sull’argomento trattato. Sartori infatti ha solo espresso il convincimento che la Kyenge in quanto oculista non sia la persona più adatta ad occuparsi di integrazione e tanto meno di ius soli. Ne fa pure una questione linguistica riferendosi all’espressione “paese meticcio” pronunciata dalla ministra, in quanto meticcio significa nato da due razze diverse.

Sartori scrive poi quanto segue “La nostra presunta esperta di integrazione dà per scontato che i ragazzini arabi ed africani nati in Italia siano ipso facto cittadini integrati. Questa è da premio Nobel. Non ha mai sentito parlare del sultanato di Dehli, che durò dal XIII al XVI secolo, e poi dell’impero Moghul che controllò il continente indiano fino all’arrivo della compagnia delle Indie? Eppure indù e mussulmani non si sono mai integrati. La prova sta nel fatto che quando gli inglesi se ne andarono furono costretti a creare uno stato islamico che da allora è costantemente sul piede di guerra con l’India”.

In effetti sullo ius soli ci sarebbe da scrivere un trattato intero. Di integrazione qui in Italia se ne vede ben poca, e non perché manchino le strutture per attuarle (scuole ed altro), ma proprio per la resistenza della maggior parte degli stranieri a volersi integrare nel tessuto della nostra società,  preferendo “autoghettizzarsi”, con scuole proprie (tipo le madrasse) e quartieri propri. La cittadinanza infatti, più che un fatto “territoriale” è una condizione dovuta alle proprie radici, comprendenti le usanze e le tradizioni proprie dei componenti la famiglia. Difficilmente un immigrato rinuncerà a queste sue “radici”, e la riprova risiede anche nel fatto della forte coesione che esiste negli italiani emigrati all’estero, dove hanno formato comunità ristrette. Ci sono volute generazioni ( non solo due o tre) perché questo legame si spezzasse. Per coerenza allora dovremmo togliere la cittadinanza anche a quegli italiani nati all’estero.

C’è inoltre la forte componente religiosa degli islamici, che privilegiano lo ius sanguinis per cui tutti gli “altri” sono infedeli, e proibiscono  ad esempio il matrimonio tra persone di un credo diverso pena la sharia.

Come si può pretendere che queste persone, anche a fronte di un giuramento di fedeltà alla Costituzione, si possano definire integrate se molte delle loro credenze sono in palese disaccordo con le nostre usanze, prima fra tutte sul ruolo della donna, considerata da loro un essere inferiore?

Il giuramento di fedeltà richiede infatti un pieno adattamento alle nostre leggi, la conoscenza della nostra lingua, cultura, storia… Chi verifica che tutto questo verrà fatto osservare ed attuato?

Diventare cittadini solo per effetto dello ius soli  in sostanza significa acquisire tutta una serie di imprinting che contrasteranno con l’imprinting che verrà loro trasmesso dalla famiglia e si giungerà al paradosso che si sentiranno estranei sia in famiglia che in società.

E chi ci garantirà che, nati italiani per forza, fuorviati e indottrinati da altri, non compiano atti terroristici? Gli atti di violenza recentemente verificatisi specie in Gran Bretagna sono stati compiuti da giovani di seconda se non addirittura di terza generazione.

L’uguaglianza è una bella cosa, ma bisogna anche considerare fino a che punto sia fattibile e pure la disponibilità, anche economica, dell’Italia ad “assorbire” una massa sempre crescente di stranieri.