Fuoco e fiamme.
Da bambina in casa cucinavamo e riscaldavamo gli ambienti con la stufa, e chi si incaricava di accenderla era mio padre.
Era la vecchia, classica cucina economica, quella con i cerchi in ghisa e il recipiente dove c’era sempre l’acqua calda, che veniva utilizzato anche per lavarmi ogni mattina, specie nelle fredde giornate invernali.
Ricordo bene il rito mattutino: uno strato di giornali vecchi accartocciati, un altro di legno dolce (quello delle cassette della frutta era il più utilizzato) ed infine la legna stagionata. Solo dopo che i sottostanti strati ardevano bene l’ultimo prendeva fuoco. Ed ora vorrebbero farci credere che Notre Dame si è incendiata per colpa di qualche mozzicone di sigaretta?
Una grave ferita
Mi auguro che il rogo che ha devastato la cattedrale di Nôtre Dame sia davvero incidentale, anche se permangono molti dubbi. Innanzitutto per gli incendi che, sempre in Francia, hanno devastato varie chiese, e la cattedrale parigina sarebbe la quinta solo in questo anno. Poi perché le autorità si sono affrettate con evidente tempestività a dichiarare che non si è trattato di un episodio di terrorismo, mentre ancora divampavano le fiamme e non erano ancora stati fatti i necessari accertamenti.
L’unica cosa certa è la soddisfazione dimostrata da molti estremisti su vari siti islamici, iniziando da Al Jazira, il che mi ha fatto ritornare in mente la distruzione dei Budda di Bamyan e la distruzione di Palmira ad opera dei fondamentalisti dell’ISIS, che costò la vita allo studioso Khaled al Asaal, orrendamente decapitato per aver salvato molti reperti archeologici.
Voglio solo ricordare che Nôtre Dame è un “prodotto” del Medioevo, quel periodo oggi ritenuto oscurantista ma che invece ci ha lasciato moltissime pregevoli opere.
E spero anche che il dispiacere che molti italiani provano nel vedere un simile scempio serva anche a far capire a certi media francesi che sfottere le calamità che hanno colpito la nostra nazione (terremoto, ponte Morandi, Rigopiano… e certe ferite ancora fanno male) alla lunga non paga, perché le disgrazie non si sa mai quando e dove possono arrivare e non è bello gioire per le altrui avversità.
Notre Dame
«Tutti gli occhi si erano alzati verso il sommo della chiesa, ciò che vedevano era straordinario. In cima alla galleria più elevata, più in alto del rosone centrale, c’era una grande fiamma che montava tra i due campanili, con turbini di scintille, una grande fiamma disordinata e furiosa di cui il vento a tratti portava via un limbo nel fumo».
Victor Hugo nel suo romanzo «Notre Dame de Paris» (1831)
Responsabilità
Ammettiamo che a Roma un grande edificio vada a fuoco e che venga interamente distrutto e che l’incendio provochi un considerevole numero di vittime: forse gli italiani protesterebbero contro il premier Gentiloni?
Non credo proprio, in quanto le responsabilità non ricadrebbero certamente su di lui.
Invece in Inghilterra sta succedendo proprio questo.
Le responsabilità sono invece di tutti, tranne di Theresa May.
Innanzitutto degli ambientalisti che hanno imposto demenziali norme di tutela ambientale.
Della proprietà della Torre (gestita da un’azienda COMUNALE) e delle ditte che hanno eseguito i lavori utilizzando quei materiali per la coibentazione che le sopraddette norme imponevano loro.
Del sindaco il quale, pur avendo ricevuto ben 19 segnalazioni per problemi all’impianto elettrico, non ha provveduto a rivedere gli ordini esecutivi dei lavori, emanando le necessarie delibere, ed è responsabile della struttura.
Infine delle inconcepibili regole di evacuazione che consigliavano di NON abbandonare l’edificio.
Così le vittime sono state uccise più volte:
Con l’ambientalismo, perché il materiale coibentante era altamente infiammabile, però non disperdeva calore e non generava CO2; e con la normativa assurda che stabiliva che il posto migliore per attendere i soccorsi fosse chiudersi negli appartamenti. A ciò, aggiungiamo il ritardo nei soccorsi stessi.
Però gettare la croce sulla May per pure ragioni politiche, nelle quali è evidente lo zampino di Corbyn, è la via più facile.
Roghi
Per la terza volta in tre mesi è scoppiato un incendio nell’ex centro di accoglienza della Coop “Un sorriso”, di salvatore Buzzi, la cui struttura era stata sequestrata nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale.
I documenti sono tanto scottanti che stanno causando incendi a ripetizione.
Che si tratti quindi di autocombustione?
Cosa ne pensate?