Ipocrisia
La notizia del giorno è il caso Weinstein, il potente produttore della Miramax.
D’accordo, l’uomo è un ricattatore tendenzialmente porco, e qui non ci piove, però anche le tanto acclamate star di Hollywood non ci fanno certo una bella figura, tutt’altro.
Quello che stupisce (stupisce davvero?) è l’ipocrisia del mondo del cinematografo. Quando succedono questi casi di ricatto sessuale, solitamente si tratta di donne dal basso livello retributivo che devono accettare certe situazioni solo per poter campare.
In alcuni casi si parla di molestie, per quanto pesanti, in altri invece di veri e propri stupri.
Questa volta però ci sono nomi davvero eclatanti, come Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, Ashley Judd, Rosanna Arquette e Asia Argento.
Queste donne non sono “solo” di attrici, ma anche manager e donne d’affari con proprie aziende, alcune testimonial dell’ONU, perfino contro la violenza sessuale.
Sono affari loro se si sono prestate a questo mercimonio, però che non vengano a fare pistolotti moralistici, tanto più che in molti casi ne è passato del tempo, in alcuni casi una ventina d’anni. Asia Argento addirittura avrebbe dovuto “subire” le attenzioni del produttore per cinque anni.
Però, se una accetta di mercificare il proprio corpo in cambio di carriera e quindi soldi, a mio parere non è propriamente stupro ma “libero scambio” 😀 .
Tra l’altro Weinstein era anche in amicizia con la coppia Obama ed è stato uno dei principali finanziatori della campagna elettorale di Hillary Clinton, improntata, guarda caso, sul sessismo di Trump: evidentemente la senatrice non conosceva abbastanza bene i suoi polli, iniziando proprio da suo marito. E non dimentichiamo la bella frase ad effetto di Meryl Streep “Per avere rispetto, bisogna dare rispetto”.
Ecco, tutte le ipocrisie di queste “dive” sempre in prima fila per difendere i diritti delle donne e che nei talk show non fanno che denigrare uomini di potere accusandoli di sfruttamento del corpo femminile, mi fanno pensare solo che le prime avversarie delle donne siano proprio loro in quanto, mediante questa prostituzione mascherata, sottraggono ad altre donne, magari più meritevoli ma che non si sono piegate ai ricatti sessuali, la possibilità di fare carriera e di emergere.
Election day
La notte appena passata è stata quella delle elezioni americane.
Molti, anche in Italia, si sono sorbiti la maratona in diretta, io invece sono andata pacificamente a dormire perché non avrei comunque potuto cambiare nulla e poi ero certa che a prevalere sarebbe stata Hillary Clinton.
Questa mattina invece la lieta sorpresa: acceso alle 7 lo smartphone (non la tv, in quanto io marito dormiva ancora) ho visto che Trump era in vantaggio e mano a mano il distacco dall’avversaria andava aumentando sempre più, fino alla vittoria finale.
Trump ha molti difetti : poco educato, per nulla raffinato, scorretto, vanaglorioso, ma con lui non dobbiamo certo recarci a pranzo o a teatro.
Una cosa è certa: lui con Putin cercherà un dialogo, non certo lo scontro, mentre consoliderà l’accordo con Putin ed Assad per quanto concerne la lotta al Califfato, cesserà la politica di ingerenza negli affari interni degli altri paesi – vedi le primavere arabe e le destabilizzazioni in Libia e nei Balcani il cui risultato stiamo ancora pagando – politica perseguita da Bill Clinton e dal premio Nobel per la pace (!) Barak Obama.
Inoltre vuole rivedere “l’amicizia” tra USA ed i sauditi (grandi finanziatori di Hillary) che non godono delle sue simpatie, come le multinazionali e banche, che unitamente alle grandi lobbies sostenevano la Clinton.
Ha vinto l’ uomo che, nella maniera forse più evidente e plateale, rappresenta il simbolo della volontà di rottura del sistema costruito dall’America stessa che però ora si sta ritorcendo contro gli americani stessi.
Nell’America sull’orlo dell’implosione, ha vinto la parte più sana, quella che crede, a torto o a ragione, di essere l’anima migliore del mondo ma ritiene anche di non doverlo dimostrare al mondo con la forza, diversamente dai democratici, grandi “esportatori” di democrazia, con le conseguenze che ben conosciamo.
E in fin dei conti è questa l’America che ci piace, quella che ci dice: “Noi siamo i migliori, ma non veniamo a rompervi le scatole per farvelo capire”.
Trump sarà chiamato a mantenere quelle promesse che tutto il mondo aspetta; ridimensionare la NATO, la CIA, NSA, tutti quegli strumenti con i quali l’America si è assunta il compito di costruire il grande ordine mondiale, facendosi odiare ormai praticamente da quasi tutti.
Questa è la parte più difficile di tutte perché significa ridimensionare tutte quelle lobbies che hanno costruito le fortune degli USA e il loro sostanziale dominio sul mondo.
Trump ha vinto contro tutte le previsioni, e molto probabilmente aveva ragione quando esternava che i sondaggi erano truccati, pronostici probabilmente indirizzati a convincere gli indecisi. Lui con le sue parole, nei suoi comizi, nei confronti diretti con la Clinton ha comunque saputo convincere la gente, quella gente stufa di essere presa per i fondelli e riempita di menzogne, stanca di essere accusata di xenofobia, razzismo, islamofobia e quant’altro.
La gente (“sporchi populisti” secondi i soliti radical-chic) che vuole risposte ai problemi concreti che vive sulla sua pelle ogni giorno, quindi la ribellione contro le élites non è la causa del problema, bensì l’effetto. Le ondate migratorie hanno rafforzato la ricerca dell’identità nazionale e la risposta è stata anche il massiccio voto a favore del candidato repubblicano.
È pure stanca dello pseudofemminismo della Clinton che mostrava a tutti il fuscello nell’occhio di Trump e non la trave che aveva nel suo e che tutti ben ricordavano, tanto che moltissime donne non l’hanno votata.
Poi bisogna considerare non quanto Trump abbia vinto ma quanto Hillary invece abbia perso, nonostante la massiccia presenza di personaggi dello star system che la sosteneva. Sembrava che la candidata democratica avesse già la vittoria in tasca, poi però si è presentata parlando con il linguaggio del potere, dell’establishment, delle lobbies che la sostenevano (e le lobbies, si sa, se ti appoggiano vogliono poi una contropartita).
Questo alla gente comune, agli “sporchi populisti” che non capiscono nulla, non è andato giù, quella gente che era stanca dopo il mandato fallimentare di Obama (mi chiedo ancora come abbiano fatto a rieleggerlo la seconda volta), stanca del politicamente corretto, stanca della recessione economica.
Non so se Trump manterrà o no le promesse, ma se Trump sarà davvero Trump, se farà davvero Trump, ci aspettano grandi cambiamenti, non solo in America, ma nel mondo intero.
Nel frattempo, God bless America (e pure noi).
Cosa ne pensate?