La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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Natale e pubblicità

LONDRA – E’ la notte di Natale del 1914. Sul fronte della prima guerra mondiale, gli eserciti di due paesi si guardano dalle rispettive trincee, a poche centinaia di metri di distanza l’una dall’altra. Poi un soldato tedesco comincia a cantare “Stille Nacht”, la più famosa canzone natalizia, dalla trincea opposta un soldato inglese risponde cantando “Silent night” e poco per volta i nemici escono all’aperto, con le mani alzate, e si abbracciano. E’ un momento passato alla storia: il breve armistizio di Natale, che interruppe per qualche ora il conflitto, portando i nemici a condividere il rancio, a scambiare foto e perfino a giocare una partita a pallone, prima di riprendere, il giorno dopo, a spararsi e a uccidersi in quella che è stata poi chiamata la Grande Guerra, grande se non altro per lo spaventoso numero di vittime che ha fatto.

Se l’armistizio cominciò davvero così, non è chiaro. Ma è così che lo ha ricreato un video pubblicitario della Sainsbury, catena di supermercati britannici. Nel filmato di tre minuti la storia si conclude con lo scambio delle giubbe militari tra un inglese e un tedesco, e con il tedesco che, tornato nella sua trincea, scopre nella tasca del cappotto inglese un regalo: la tavoletta di cioccolato che l’inglese aveva ricevuto per posta poche ore prima da casa, insieme a una foto e a una lettera della fidanzata. “Christmas is for sharing”, il Natale è la festa della condivisione, afferma allora la scritta e appare il marchio del supermercato. Che per l’occasione venderà in tutti i suoi centri una cioccolata uguale a quella del film, a 1 sterlina, con una confezione identica a quella originale del 1914 e i proventi devoluti alla British Legion, l’associazione dei veterani di guerra.

A me ha ricordato invece il celebre brano di Erich Maria Remarque

 

Compagno, io non ti volevo uccidere. Se tu saltassi un’altra volta qua dentro, io non ti ucciderei, purché anche tu fossi ragionevole. Ma prima tu eri per me solo un’idea, una formula di concetti nel mio cervello, che determinava quella risoluzione. Io ho pugnalato codesta formula. Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come per noi le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso patire… Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello.


Ricorrenze

Ed eccoci nel 2011, l’anno in cui si festeggia il 150^ dell’Unità d’Italia. Per me altoatesina non ha alcun significato, perché la mia regione fu annessa all’Italia solo alla fine della Grande guerra. Anche Trieste è in una situazione analoga, anzi,la sua annessione definitiva si verificò addirittura solo dopo la seconda Guerra mondiale… Ed oggi tutti a festeggiare il Tricolore, anche quelli che anni addietro lo bruciavano in piazza, ritenendolo un simbolo fascista e sostituivano l’Inno di Mameli (bruttarello assai a dire il vero), con “Bella ciao” e non profferirono parola alla soppressione di alcune feste nazionali quali il 4 novembre ed il 2 giugno, gli stessi che su “l’Unità” titolarono che Trieste era libera all’entrata delle truppe titine, dimenticando eccidi, foibe e l’assassinio dei cosiddetti “partigiani bianchi”, cattolici ed azionisti, quindi non comunisti, additati come traditori!

Ed ora queste stesse persone che prima osannavano l’Unità (giornale) come strumento di divulgazione politica, inneggiano ora all’Unità d’Italia… Belle facce di tolla.