Il giorno del giudizio
Oggi è il giorno in cui, tramite consultazione online, i simpatizzanti del M5S decideranno se approvare o meno l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per la faccenda Diciotti.
C’è una cosa che mi sconcerta del Movimento: quell’essere sempre e comunque dalla parte della magistratura.
Orbene, la legge è una cosa, la magistratura è un’altra, e sopra a queste due c’è la GIUSTIZIA, ossia il concetto del riconoscimento e del rispetto dei diritti delle persone.
LEGGE, in senso lato, è il complesso delle norme che regolano l’ordine della società civile, mentre la MAGISTRATURA è composta da uomini, e gli uomini a volte, consciamente o meno, sono fallaci.
Ed è assodato che la magistratura in Italia ormai sia di fatto un potere politico che spesso utilizza la propria autorità per abbattere un governo a lei stessa inviso (e i grillini si ricordino che di questo governo sono parte pure loro); i magistrati, quando c’è un dubbio giuridico interpretano le leggi in modo “orientato” politicamente.
Sembra ormai disatteso il principio della separazione tra i tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, con quest’ultimo che spesso prevarica i due precedenti. Indipendenza della Magistratura non significa solo non dover subire interferenze da parte del Parlamento e/o dal Governo: è valido anche il contrario.
Matteo Salvini non ha fatto altro che tutelare la sicurezza nazionale, tutto il resto è “fuffa”, pertanto la magistratura non ha titolo per giudicare un atto di governo (azione presa collegialmente) compiuto per il supremo interesse nazionale. Azione praticamente identica a quella effettuata dal Governo Prodi nel 1997, con il blocco effettuato nei confronti delle navi provenienti dall’Albania, con Napolitano al Ministero dell’Interno. Vogliamo processare pure loro?
Voltagabbana
In un certo senso, questo post è dedicato a Carlo, che parla sempre di coerenza ed onestà.
Già, perché l’ultimo esempio lo si è visto nella questione di Daniela Melchiorre, una persona che ha fatto della coerenza (?) la sua bandiera. Già sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi, è passata al PDL nel 2008, per poi ripassare all’opposizione nel neocostituito gruppo dei Liberaldemocratici, votando la sfiducia al Governo nel gennaio 2009, infine al Terzo Polo nel dicenbre dello stesso anno e da ultimo ritorno ai Liberaldemocratici, tra i quali ha ricoperto ancora l’incarico di sottosegretario allo Sviluppo economico nell’attuale governo Berlusconi. Ora, dopo le dimissioni, chissà dove approderà…
Come ironicamente ha commentato il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto
«Mancherà al Paese tutto il suo enorme bagaglio culturale, il suo alto profilo morale, il suo eccelso senso delle istituzioni. L’Italia perde un pilastro che sarebbe stato fondamentale per rilanciare l’economia e rendere più credibili le istituzioni. Mi auguro che i valori che lei ed il suo gruppo hanno sempre difeso e rappresentato, permeino fino in fondo lo spazio politico dove decideranno di approdare lei e Tanoni».
Ma quello che più mi fa indignare non è la questione del cambio di bandiera: ognuno è liberissimo di cambiare idea, per carità (come Scilipoti…:-) ), ma il fatto è che io elettore ti ho votato e scelto affinché tu politico mi rappresentassi in un determinato schieramento, quindi tu, politico, non puoi permetterti di saltare da un partito all’altro. Se poi questo schieramento è nuovo di trinca….chi ha raccolto le firme affinché questo potesse essere ammesso alle elezioni? (come è successo nel caso di Futuro e Libertà, mai legittimato da nessuno).
Cosa ne pensate?