3 giugno
Questa notte (o questa mattina, dato che tra cena e dopocena con amici abbiamo tirato le ore piccole) l’abbiamo passata abbastanza bene.
Tra il ventilatore perennemente acceso ed un filo di corrente tra il bagno ed il soggiornino siamo riusciti a dormire nonostante il caldo; anche se la luce mi ha svegliato molto presto, mi sono girata ed ho ripreso a ronfare.
Se a Milano ci sono persone che adoro, quelle sono i conducenti dei mezzi pubblici. Sia i guidatori di autobus e filobus che i tranvieri se vedono che corri per prendere il mezzo ti aspettano pazientemente… Mica come a Bolzano, che mi son vista letteralmente sbattere la porta in faccia quando ero lì lì per salire…
Oggi un giro per corso Lodi, fiancheggiato dai suoi lampioni gialli… Il locale di Danilo, dove qualche volta ci eravamo fermati per pranzo (buona cucina a prezzo più che buono) ha cambiato gestione ed è stato rilevato (indovina un po’), dai soliti cinesi.
Non c’è più quell’atmosfera, si mangia discretamente, eccezion fatta per il caffè davvero imbevibile, cosa assai strana per Milano…
Poi un giro sulla circolare sinistra, la 91, una delle linee meno sicure della città, fino ad arrivare alla stazione. Ormai completamente rinnovata, (lavori durati decenni durante l’amministrazione socialista, quando la chiamavo Forte Apaches perché perennemente circondata da steccati di legno), aveva avuto il suo momento di splendore fino al mandato della Moratti.
Adesso le aiuole circostanti, ingabbiate in reti metalliche, sono incolte, i e presuppongono dei lavori in corso, ma non ci sono cartelli esplicativi al riguardo. I marciapiedi sono diventati del bazar all’aperto… Sfilza di lenzuola bianche con esposizioni di cianfrusaglie diverse e le solite firme tarocche… Avete voluto il Pisapia?
Mò ve lo cuccate con gli annessi e connessi … Uno dei turisti arrivati per il Family day fa commenti poco lusinghieri in tedesco, ma tra me e me non posso che dargli ragione. In Germania ho visto le stazioni di Amburgo, Francoforte e Monaco, oltre a varie minori, ma sono ordinate e senza “fauna” strana che le circonda…
commemorazione
Commemorazione della morte di Carlo Giuliani a Milano….
Il sindaco Giuliano Pisapia dice testualmente:
“Era un ragazzo che sognava un futuro migliore per il nostro Paese e per il mondo, cui sentiva di appartenere e che desiderava più giusto, più libero, più democratico”
Forse per quello prima doveva distruggerlo?
Cesare Battisti
Ho lasciato passare un po’ di tempo… Ho lasciato sbollire un po’ la rabbia, ma solo un poco, perché lo sdegno fermenta ancora dentro di me.
Il caso Cesare Battisti ha indignato tutti, con quella sua impudenza nel dichiarare che bisogna aver rispetto per le istituzioni e per le vittime, che bisogna voltare pagina e non ricercare vendette tardive.
Le quali vittime giacciono sotto tre metri di terra mentre lui, l’assassino, sta al sole di San Paolo a cibarsi di banane e bevendo daiquiri, coccolato da tutti, editori in primis che lo hanno etichettato come “intellettuale”, quindi meritevole di rispetto e libertà…
Del resto bastava guardare le foto, dove appare con un sorriso sfacciato e con atteggiamento da smargiasso per capire quale tipo fosse.
E un’altra cosa mi è dispiaciuta. Una delle prime azioni del neo sindaco Pisapia è stato quello di rendere omaggio ad Onorina Brambilla Pesce, vedova di Giovanni Pesce, partigiano appartenente ai GAP… Ma non si è sognato, non dico di fare visita, ma nemmeno di mandare un messaggio di solidarietà “almeno” ad Alberto Torregiani, figlio di una delle quattro vittime di Battisti, rimasto paraplegico ancora quindicenne, perché adesso bisogna pensare a Milano… E Pierluigi Torregiani, l’orefice ucciso, non era forse milanese?
Due ragazzi.
Due ragazzi, pressocché coetanei, appena ventenne uno e ventitreenne l’altro, ma ai lati contrapposti della barricata.
Un sentore di morte… Uccidere o essere ucciso, ed allora uno di loro spara, intenzionalmente o no, proiettile diretto o deviato, non ha importanza. La minaccia è reale perché l’altro, viso coperto, ha in mano un estintore che può fracassargli la faccia, mentre un suo sodale sta per sfondare il finestrino del Defender con una trave. L’istinto di sopravvivenza ha il sopravvento…Pietà per il morto, ma ancora di più per chi ha sparato, e per questo gesto ha avuto la vita rovinata.
Si ricercano le responsabilità, dicendo che in quel dannato giorno, in piazza Alimonda dovevano essere prese eccezionali misure di sicurezza… Ma quelle c’erano, un sacco di blindati di Carabinieri e Polizia in tenuta da guerriglia. Nessuno va a fondo del problema, che la responsabilità principale va addebitata a chi scatena la violenza, non a chi cerca, con ogni mezzo, di contenerla. Ed è indubbio che Carlo Giuliani, viso coperto come si addice a chi non vuole essere riconosciuto perché consapevole di commettere dei reati, non aveva buone intenzioni…
Già nel 2003 il GIP di Genova archiviò l’accusa di “omicidio”, constatando che fu un chiaro “caso di legittima difesa, in presenza di una causa che esclude la punibilità”.
Adesso la Corte dei diritti umani di Strasburgo, cui si era rivolta la famiglia Giuliani, confidando nella difesa dell’avvocato Giuliano Pisapia, ha dato per la seconda volta (la prima fu nel 2009) ragione a Mario Placanica, il carabiniere che si è trovato in questa situazione, sentenziando che nessun “uso violento della forza” aveva causato la morte di Giuliani. Ero rimasta esterrefatta quando il precedente Governo aveva intitolato a Giuliani l’aula della Camera, quasi fosse un eroe… Un eroe agisce per il bene della popolazione, si sacrifica volontariamente per essa, agisce a viso aperto…Giuliani no, era un violento, magari anche solo temporaneamente, trascinato dall’evolversi della situazione, ma sapeva di agire contro la legalità. Quindi, pur deplorando la sua fine data la sua giovane età, è andato incontro al suo destino. Spero che i genitori si rendano conto di questo, ma loro continueranno a difendere questo figlio che in famiglia ha assorbito i primi semi dell’odio, un odio maturato in certi ambienti d’estrema sinistra, dove militano persone come Francesco Caruso, Luca Casarini e Vittorio Agnoletto (quest’ultimo con una fuorviante faccia da prete che contrasta con i suoi enunciati). Una giustizia che non deve essere a loro favorevole, come sembrano pretendere, ma equa, una giustizia che deve valutare non solo come si siano svolti gli avvenimenti, ma anche le cause e le reazioni concatenate ad esse. Ma questo, certi ambienti, non vogliono accettarlo…
Cosa ne pensate?