Via Stilicone
Via Stilicone è a Milano una
Fra le vie più tristi che io conosca
Una fila di case e quasi niente
A confortarle dalla parte opposta
Dove vaneggiano alle notti
Di uno scalo e di un cimitero
Le luci delle sue finestre
Occhi di fatiscente impero
Come la fronte di chi stando
A un nudo tavolo altra fronte
Cerca a cui stringersi posarsi
Ma nessuna gli risponde
E giù si piega e si abbatte
Si fa cuscino delle braccia
Vuole scappare da se stesso
Sparire alla propria faccia
Strada uguale a dove sbando
Più ogni giorno o amica mia
Al Senzafondo al nome Morte
Che ha per compagna Follìa
Via Stilicone è a Milano la via
Più vulnerabile che io conosca
Una fila di case con paura
Del buio dalla fronte opposta.
Giovanni Giudici
La vita in versi
Metti in versi la vita, trascrivi
Fedelmente, senza tacere
Particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
Sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
Complicità di visceri, saettando occhiate
D’accordi. E gli astanti s’affacciano
Al limbo delle intermedie balaustre:
Applaudono, compiangono entrambi i sensi
Del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
E’ possibile più che nascere
E in ogni caso l’essere è più del dire.
Giovanni Giudici
L’amore dei vecchi
In una gloria di sole occidentale
vaneggi, mente stanca:
inseguito prodigio non s’adempie
nell’aldiquà del fiore che s’imbianca
ma tu, distanza, torna a ricolmarti
tu a farti terra in questa ferma fuga
mare di nuda promessa
ai nostri balbettanti passi tardi
e tu, voce, rimani
persuàdici – un poco, un poco ancora
nostro non più domani,
usignolo dell’aurora.
Giovanni Giudici
Questo caro sgomento

CPARCHIVEPHOTO PUBLIC NOTFORRESALE The interior of of a classroom of St. Joseph’s Residential School in Cross Lake, Man., is seen in this 1951 photo. (CP PHOTO/HO-University of Manitoba)
L’infanzia dalle lunghe calze nere
logorate ai ginocchi sugli spigoli
dei banchi, l’infanzia delle preghiere
assonnate ogni sera, delle nere
albe dei morti, della litania
di zoccoli cristiani sul selciato,
l’infanzia che m’ha dato
questo caro sgomento mio d’esistere…
Giovanni Giudici
10 anni dopo…..
Dedicato ai 343 vigili del fuoco di New York morti eroicamente nell’attentato.
Bambini in trecento son morti
Bambini che prima di ieri
Erano giovani e forti
A loro nei vostri pensieri
Tenetevi stretti un minuto
Quando giocate ai pompieri
Il vostro gentile saluto
(Giovanni Giudici)
Ho voluto così ricordare anche le “altre” vittime di quel vile attentato di 10 anni fa, gli eroici vigili del fuoco della città di New York che, coscientemente, hanno combattuto e lottato per salvare le vite di quanti erano rimasti intrappolati nelle Torri, e purtroppo molti di essi hanno dovuto soccombere alla furia del fuoco e dei crolli.
Cosa ne pensate?