C’è un paio di scarpette rosse
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald.
Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald.
Servivano a far coperte per i soldati.
Non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas.
C’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald.
Erano di un bimbo di tre anni,
forse di tre anni e mezzo.
Chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni,
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare,
si sa come piangono i bambini.
Anche i suoi piedini
li possiamo immaginare.
Scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono.
Joyce Lussu
Giorno della Memoria
Il Silenzio accompagnava
il nostro incedere:
il silenzio del Pianto,
della Fame, del Dolore
e mentre morivamo
tutt’intorno era Silenzio
gli occhi vedevano,
le orecchie sentivano
ma le bocche tacevano.
Quel Silenzio è l’arma
che ci ha uccisi.
Rossella Bisceglia
(da un blog)
Foto Binario 21, Milano
Paralleli
Ieri non avevo voglia di polemizzare sulla Giornata della Memoria: c’era già tanta gente che lo aveva fatto, chi deplorando che non si commemorassero anche le vittime del comunismo, chi i genocidi degli armeni e dei nativi americani, esprimendo il concetto che non sia giusto che gli ebrei abbiano il “monopolio del dolore” (?!).
Mi sono limitata quindi a postare solo una poesia.
I peggiori però sono stati coloro che ne hanno approfittato per paragonare la deportazione degli ebrei a quella dei cosiddetti “migranti” (quanto odio questo termine).
E qui divento sarcastica:
Infatti gli ebrei venivano trasportati su pullman con tanto di aria condizionata, verso le varie destinazioni, dove li attendevano ostelli in cui venivano vestiti, nutriti, veniva dato loro un argent-de-poche, li si dotava di wi-fi, letti puliti, venivano visitati da medici e curati.
Mi dite che non è vero?
Che gli ebrei venivano tradotti su carri bestiame piombati verso i campi di concentramento?
Che le uniche visite mediche erano quelle per verificare che fossero idonei al lavoro (e che lavoro!), mentre gli altri non ritenuti idonei venivano subito avviati ai forni per essere gasati e cremati?
Che il cibo era talmente scarso che, se non morivano prima di fame e stenti, si riducevano a larve umane? Che giornalmente erano sottoposti a sevizie?
Già, il parallelo con i “poveri migranti” proprio non regge,: quei “poveri migranti” cui nei lager libici tolgono tutto, anche le scarpe tranne (strano) gli smartphone.
Certuni dovrebbero avere la decenza di tenere la bocca chiusa.
Scarpette rosse
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald.
Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald.
Servivano a far coperte per i soldati.
Non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas.
C’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald.
Erano di un bimbo di tre anni,
forse di tre anni e mezzo.
Chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni,
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare,
si sa come piangono i bambini.
Anche i suoi piedini
li possiamo immaginare.
Scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald,
quasi nuove,
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole…
Joyce Lussu
Per non dimenticare
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi sarò contento.
A che serve essere tristi, a che serve?
Perché soffia un vento cattivo?
Perché dovrei dolermi oggi del domani?
Forse il domani è buono
Forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole
E non vi sarà motivo di tristezza.
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento.
A e ogni amaro giorno dirò:
“Da domani sarò triste. Oggi no”
Scritto nel 1941 da un ragazzo rimastro anonimo sul muro del ghetto di Varsavia
sabbia
Ma chi vi tolse la sabbia dalle scarpe,
quando doveste alzarvi per morire?
La sabbia che Israele ha riportato,
la sabbia del suo esilio?
Sabbia rovente del Sinai,
mischiata a gole di usignoli,
mischiata ad ali di farfalla,
mischiata alla polvere inquieta dei serpenti,
mischiata a grani di salomonica sapienza,
mischiata all’amaro segreto dell’assenzio.
O dita,
che toglieste ai morti la sabbia dalle scarpe,
domani già sarete polvere
nelle scarpe di quelli che verranno!
Nelly Sachs
da “Nelle dimore della morte”,
in “Al di là della polvere”,
Einaudi, Torino, 1966
giorno della Memoria
Non posso tollerare che,davanti all’evidenza di foto e documentari, ci sia ancora qualcuno che si ostina ad essere negazionista. Non posso tollerare che ai morti dei campi di concentramento tedeschi venga levata, oltre alla dignità, anche la memoria dell’orrore che hanno dovuto subire.
A questi esseri chiedo: se tutto questo fosse frutto della fantasia, perché tanti statisti tedeschi, ed ultimamente pure la Merkel, hanno domandato scusa per quanto è stato fatto agli ebrei , agli zingari ed agli omosessuali?
punti di vista
Adesso mi prenderò della berlusconiana, e non lo sono, o della fascista, men che meno. Sono semplicemente anticomunista. Stop.
Tutti a scandalizzarsi della frase di Berlusconi che, pur esecrando giustamente le leggi razziali, ha riconosciuto che Mussolini qualcosa di buono l’aveva fatto.
L’OMNI per la tutela della maternità e dell’infanzia, fu una creatura del fascismo, come pure l’istituzione delle colonie marine per i bambini. Le bonifiche dei territori malarici pure, e sempre nel ventennio fu incentivata l’edilizia popolare, fino alla creazione di interi quartieri (Bolzano ne è un esempio) se non di intere città, Latina, già Littoria, testimonia ciò. Anche i sindacati trovarono il loro germe iniziale nelle corporazioni. Fu promossa pure l’istituzione dell’assicurazione per la malattia l’invalidità e la vecchiaia ed il sussidio di disoccupazione, mentre per l’istruzione venne varata la riforma Gentile e promossa la lotta all’analfabetismo.
Se un appunto deve essere mosso, forse è quello del momento scelto da Berlusconi, una giornata che doveva essere dedicata interamente al ricordo delle vittime dell’Olocausto (e mi viene una gran rabbia al pensiero che, nonostante le testimonianze, ci sia ancora gente che neghi questo sterminio).
Ma che le critiche peggiori vengano da una certa sinistra, dove hanno allignato personaggi come Stalin, Castro, Pol Pot e gente simile che si è macchiata di genocidio, fa riflettere quanto poca memoria storica ci sia in certe menti pervase dalla faziosità.
E che il comunismo non sia del tutto morto, lo si è visto durante il funerale di Prospero Gallinari: ex brigatisti, ex terroristi (ops… Compagni che sbagliano), con tanto di pugni alzati, bandiere rosse (alcune con falce e martello, altre con la stella delle BR) e cori, una vera e propria manifestazione politica a favore della lotta armata. Ma si sa, l’apologia del fascismo è reato, quella del comunismo no!
Ah, poi sono i “compagni” che non perdono occasione per sfilare con la kefiah a favore dei palestinesi contro Israele…
Nemmeno una parola invece da parte dell’ex camerata Fini che a suo tempo elogiò Mussolini come grande statista, per definire poi il fascismo come il male assoluto. Però sappiamo che lui va dove lo porta la cadrega…
Nel lager
Quelli che vagano qui non sono che corpi
e anima più non hanno,
non sono che nomi nel libro degli scrivani,
prigionieri: uomini. Fanciulli. Donne.
E vuoti i loro occhi stanno a fissare
con sguardi che si sgretolano, che crollano dai volti
per ore, qui, dentro una lugubre buca
strangolati, calpestati, resi ciechi dalle percosse,
il loro gemere fra i tormenti, la loro spaventosa follia,
bestie che vanno strisciando sulle mani e sui piedi…
Gertrud Kolmar
da “Metamorfosi e altre liriche” ed. Via del vento
La farfalla
La farfalla
L´ultima, proprio l´ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
– così gialla, così gialla! –
l´ultima,
volava in alto leggera
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà la mia settima settimana
di ghetto…
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell´altra volta fu l´ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Pavel Friedmann, da Vedem, 4.6.1942
Cosa ne pensate?