Sera grigia
Mi duole in petto la bellezza: mi dolgono le luci
nel pomeriggio arrugginito; mi duole
questo colore sulla nube – viola plumbeo
viola repellente; il mezzo anello della luna
che brilla appena – mi duole. Passò un battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati. Non tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile, – mi fa male il tempo.
Ghiannis Ritsos
Dipinto di Maximilian Pirner
Appena cala il crepuscolo
Appena cala il crepuscolo ce ne andremo fuori
a sedere sul gradino di pietra, sulle rocce
a sentire il vento dello stretto che ci batte,
alleviandoci con una goccia, noi già così lievi,
a riposarci dal non avere più nulla da fare,
a dimenticare, noi dimenticate,
che tutto abbiamo già dimenticato.
Ghiannis Ritsos
dipinto di Donald Tegue
Da “Molto tardi nella notte”
Tutto il giorno piove.
Bambini fradici aspettano
alle fermate degli autobus.
E tu,
dietro i vetri della finestra,
ti sforzi
di trasformare una goccia di pioggia
in un diamante.
Ghiannis Ritsos
Le vecchie
Si legano basso sugli occhi il fazzoletto nero.
Hanno una madia, una pignatta; i figli non li hanno.
La sera cenano da sole. Non parlano.
Sentono il vento che agita il granoturco secco
o l’acqua che scava buche nel campo abbandonato
risciacquando le ossa dei morti. Sentono anche la luna
che tutta notte abbaia alla civetta antica
e ogni cosa è così docile come se mancasse da secoli.
Ghiannis Ritsos
Anche le parole
Anche le parole
vene sono
dentro di esse
sangue scorre
quando le parole si uniscono
la pelle della carta
s’accende di rosso
come
nell’ora dell’amore
la pelle dell’uomo
e della donna.
Ghiannis Ritsos
Dipinto di Marc Chagall
Tramonto sul mare
Piccola casa di pescatori sulla strada. Alla finestra
una tendina di cretonne a fiorami. I vasi di gerani
li avevano fuori, contro il muro. Dalla porta semiaperta
si vedevano le sedie, il tavolo, la lampada, la madia,
il crocifisso ricamato, i panieri, la brocca, il letto matrimoniale,
le stuoie di stracci multicolori. Sul divano, la donna grassa,
pesante, sudata, immobile, con gli occhi chiusi,
arrotolava un gomitolo – un grande gomitolo nero di lana –
un gesto cieco, secolare, indipendente. E fuori
c’era il mare, il tramonto dorato, molte rondini.
Ghiannis Ritsos
(illustrazione di Damiano Messina)
Senza titolo
Che farmene delle stelle,
di questo vento leggero che mi accarezza la sera;
che farmene di una finestra spalancata sul mondo,
sull’orizzonte, se tu non ci sei?
Tutto ha una luce diversa se sei qui con me.
Tutto ha senso solo se posso raccontartelo.
Ghiannis Ritsos
Sei tornata ridendo
Sei tornata ridendo dal mercato, carica
di pane, frutta e un’infinità di fiori. Sui tuoi capelli, vedo,
ha passato le dita il vento. Non lo amo il vento;
te lo ripeto. E poi, che te ne fai di tanti fiori? Quali fra tutti,
tra l’altro, ti regalò il fiorista? E magari nello specchio
del suo negozio è rimasta la tua immagine illuminata di lato
con una macchia blu sul mento. Non li amo i fiori. Sul tuo seno
un fiore grande quanto un giorno intero. Siedi dunque di fronte a me;
voglio guardare tutto solo come pieghi il ginocchio, e star lì a fumare
finché cada la notte misteriosa e s’alzi magnetica sul nostro letto
una luna popolare da sabato sera, col violino, il salterio e un clarinetto.
Ghiannis Ritsos
La disperazione di Penelope
Non è che non lo riconobbe alla luce del focolare;
non erano
gli stracci da mendicante, il travestimento – no;
segni evidenti:
la cicatrice sul ginocchio, il vigore, l’astuzia nello
sguardo. Spaventata,
la schiena appoggiata alla parete, cercava una scusa,
un rinvio, ancora un po’ di tempo, per non rispondere,
per non tradirsi. Per lui, dunque, aveva speso vent’anni,
vent’anni di attesa e di sogni, per questo miserabile
lordo di sangue e dalla barba bianca? Si accasciò muta
su una sedia,
guardò lentamente i pretendenti uccisi al suolo, come
se guardasse
morti i suoi stessi desideri. E “Benvenuto” disse,
sentendo estranea, lontana la propria voce. Nell’angolo
il suo telaio
proiettava ombre di sbarre sul soffitto; e tutti gli uccelli
che aveva tessuto
con fili vermigli tra il fogliame verde, a un tratto,
in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri
e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima rassegnazione.
Ghiannis Ritsos
Una Penelope molto diversa da quella che la mitologia ci rimanda, che si aspetta di ritrovare Ulisse tale e quale a quando la lasciò, ma dopo venti anni di attesa se lo ritrova davanti enormemente cambiato, però accetta quello che il destino le ha riservato.
Elena
Ah, sì, quante battaglie, eroismi, ambizioni, superbie
senza senso,
sacrifici e sconfitte e sconfitte, e altre battaglie, per cose
che erano state già decise da altri in nostra assenza. E
gli uomini, innocenti,
a infilarsi le forcine negli occhi a sbattere la testa
contro il muro altissimo, ben sapendo che il muro non
cede
né men si fende, per consentirgli di vedere almeno da
una fessura
un po’ di azzurro non offuscato dalla loro ombra e dal
tempo. Eppure – chissà –
là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che
inizia
la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza
dell’uomo
tra ferri arrugginiti e ossi di tori e di cavalli,
tra antichissimi tripodi su cui arde ancora un po’
d’alloro
e il fumo sale nel tramonto sfilacciandosi come un vello
d’oro.
Ghiannis Ritsos
Cosa ne pensate?