La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Articoli con tag “Gheddafi

Cornuti e mazziati

 

Leggo che l’altra sera a “Piazza pulita” molti concordavano sul fatto che destituire Gheddafi sia stato un grosso errore, ma che solo la Meloni ha ricordato che Berlusconi aveva osteggiato questo intervento, e fu poi costretto poi ad appoggiarlo da Napolitano che “voleva importare la democrazia in quel paese”.

Una grossa corbelleria, quell’intervento “umanitario”, (lo stesso Formigli, certamente non di destra, l’ha definito “una cazzata”) che continueremo a pagare per gli anni a venire, in termini di sicurezza e di minori rifornimenti di petrolio ed altri prodotti derivati. Ecco cosa succede a voler imporre la democrazia nei Paesi che sono stabili solo sotto una dittatura. Esimie teste di cavolo che non sanno valutare le conseguenze delle proprie azioni.

L’importare la democrazia in Libia fu opera principalmente di Obama cui si accodarono, per questioni economiche, i francesi si Sarcozy. Il contratto tra i francesi e la Libia stava cambiando a favore dell’Italia grazie a Maroni che, in cambio del blocco dei clandestini da parte del governo libico, aveva presentato un progetto di grandi opere in Libia che coinvolgeva lavoratori italiani e libici. Maroni consegnò ai libici anche sei motovedette affinché potessero meglio pattugliare le loro acque per contrastare le partenze dei clandestini. Così, finché Maroni fu ministro, e cioè per un altro anno, a Lampedusa non sbarcò quasi più nessuno.

Adesso però arrivano le “supposte”, e se di riflesso le prendono francesi ed americani, le più grosse spettano a noi, che dobbiamo far fronte ad una massiccia invasione, mentre alcuni dei nostri politici – due nomi a caso: Alfano e Gentiloni – ci dicono che l’unico pericolo è rappresentato dai foreign fighters.

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Libertà e violenza

 

Sono passati un paio di giorni dalla morte di Nelson “Madiba” Mandela ed ora voglio esporre alcune mie considerazioni: si possono condividere o meno, non lo so, ma sono solo opinioni personali.

La lotta da lui intrapresa contro l’apartheid in Sudafrica e per il conseguimento di una effettiva parità tra bianchi e neri è stata giusta e sacrosanta, però bisogna ricordare che il fine è stato raggiunto solo a prezzo di un grande numero di uccisioni. Lo stesso Mandela nella sua biografia (Lungo il cammino verso la libertà) enumera gli attentati – con mine ed autobombe in centri commerciali, su autobus, negli stadi – cui diede il placet in qualità di membro del comitato esecutivo dell’ANC e le vittime che queste azioni causarono.

In misura minore si è verificato lo stesso in Alto Adige dove, per raggiungere l’autonomia, vennero effettuati vari attentati che causarono, oltre ad ingenti danni materiali, anche un gran numero di morti specialmente tra gli appartenenti alle forze dell’ordine.

Ora è ovvio che non tutti i cambiamenti possano essere effettuati con metodi gandhiani, ma è anche necessario ricordare che eliminare esseri umani, che il più delle volte sono solo delle vittime innocenti, è solo da vigliacchi. La concessione nel 1993 del premio Nobel per la pace a Mandela, istigatore di tanti attentati, mi aveva lasciato perplessa. Per lo stesso motivo allora dovrebbero essere insigniti del premio – concesso non so a quale titolo ad Obama – anche ai terroristi irlandesi dell’IRA o a quelli dell’ indipendenza basca, l’ETA.

Il maggior merito di Mandela consiste nell’essere stato il catalizzatore di un cambiamento epocale e di aver saputo guidare il passaggio dall’apartheid verso un regime democratico multirazziale, anche se ancora oggi la maggioranza nera è ancora ben lontana dal benessere del quale godono i bianchi. Quanti lottano per una giusta causa, che sia l’indipendenza della propria terra o la lotta contro la discriminazione razziale o religiosa, dovrebbero prima di tutto ricordare che la vita umana viene prima di tutto. Mandela, amico di leaders come Yasser Arafat, Saddam Hussein, Muhammar Gheddafi, Fidel Castro, ha lasciato dietro di sé tante belle parole, molte frasi nobili (diventate aforismi), però i fatti hanno in parte sconfessato questa sua nobiltà. Lo ricordiamo, giustamente, solo per il risultato raggiunto ma abbiamo cancellato le tracce di sangue che a questo traguardo hanno condotto.

Eroi per le loro idee di libertà ed indipendenza, per mio conto, sono la birmana Aung San Suu Kyi incarcerata per circa 15 anni oppure il cinese Liu Xiaobo, promulgatore di Charta 08 e per questo in carcere dal 2008, Nobel per la pace 2010, ambedue senza aver mai commesso atti di violenza. Ma per la similitudine della lotta contro la discriminazione razziale, il mio idolo resta sempre Martin Luther King, anch’egli Nobel per la Pace nel 1964, anche lui difensore dei diritti civili e per questo vessato ed imprigionato. Ma a Martin Luther King non si addebita alcuna morte, anzi, rimase egli stesso vittima della violenza che aveva sempre rifiutato, cosa che invece Mandela, con la sua frase “Non vi è alternativa alla rivoluzione violenta, non vi è spazio per una lotta pacifica” e pur dietro la pressione internazionale che l’aveva fatto rilasciare, non aveva comunque mai rinnegato.

— Inviato dal Veloce promemoria


“primavera”

Si pensava che l’undici settembre, doppiato lo scorso anno lo scoglio del decennale, scemasse dolcemente verso l’oblio, invece siamo qui a piangere altri morti e a far di conto con nuove violenze islamiche.

Per chi sperava davvero nella primavera araba, è una grave disillusione. Gheddafi era uno st….o, ma ormai era innocuo ed ininfluente. Aveva le sue miserrime manie di grandezza, l’amore per le divise e le patacche, per la tenda beduina che si portava ovunque, ma ormai era un cane sdentato, ricco ma sdentato.

Adesso i fatti di Libia, con la morte dell’ambasciatore statunitense e di altri tre cittadini americani e un’altra vittima in Egitto dovuta ai disordini susseguenti la proiezione di un film ritenuto blasfemo sono sotto gli occhi di tutti… Le donne hanno fatto un ulteriore passo indietro, con l’oscurantismo arabo, gli integralisti avanzano e, purtroppo, li abbiamo alle nostre porte e con loro non c’è alcuna possibilità di dialogo. Tutto questo non solo in Libia, ma pure in Egitto, Siria, Tunisia, tutti i paesi afromediterranei.

Sarkozy credeva davvero che abbattendo Gheddafi si sarebbe instaurata la democrazia? Ma ora c’è il fondato sospetto che l’estremismo religioso sia solo una scusante per eliminare i nemici di idee diverse da chi vuole impadronirsi stabilmente del potere, sospetto avvalorata dal fatto che il trailer del film in questione è in rete da luglio, mentre i disordini sono scoppiati solo ora.

Tutti contro il raìs, esclusa la Germania, senza pensare che chi lo avrebbe sostituito sarebbe stato più sanguinario di lui. Bene o male, con Gheddafi l’Italia aveva raggiunto degli accordi, vanificati poi dal conflitto voluto dall’ex presidente francese.

Ma quello che più fa paura è il nostro lassismo europeo che, per paura di ritorsioni terroristiche ed economiche, accetta passivamente e supinamente tutte le violenze che accadono non solo nei “loro” paesi, ma anche nei nostri; consideriamo solo la microcriminalità che ormai impesta gran parte delle nostre città, iniziando dalla messa a fuoco dei centri di accoglienza per finire poi con scippi, stupri, spaccio di droghe, reati in gran parte commessi dalla massa di questi “diseredati” (?), che arrivano qui e subito avanzano pretese.. E fa paura perfino l’acquiescenza che mostriamo nei loro confronti. Perché il Papa condanna il film statunitense dicendo che è offensivo nei confronti dell’Islam (ma è nella biografia ufficiale del Profeta che egli sposò una bimba di 6 anni e che fece sgozzare 800 ebrei) e non fa altrettanto con la pellicola recentemente presentata a Venezia dove la protagonista si masturba con un crocifisso (beccandosi tra l’altro pure un premio della giuria per la miglior regia?).

Qui da me è ancor vivo il ricordo della “rana crocifissa” esposta al museo, ma non fu avanzata nessuna reprimenda da parte delle autorità ecclesiastiche, se non una blanda opposizione da parte di qualche vescovo.

Tra due giorni sarà l’anniversario della morte di Oriana Fallaci, e vedo con preoccupazione l’avvicinarsi di quell’Eurabia che lei tanto paventava e che ci invitava a fronteggiare con decisione.


8 e 9 giugno

8 giugno

Portare l’ombrello oppure no? Il cielo è nuvoloso ma non troppo e nel dubbio, dovendo stare fuori casa per parecchie ore, optiamo per portare gli ombrelli. Per fortuna, perché è una di quelle giornate in cui i goccioloni si alternano a periodi di stasi, costringendoci ad aprire e chiudere varie volte i parapioggia. All’inizio è perfino divertente, in quanto la pioggia cade mentre il sole splende…effetto strano. Poi però comincia a seccare un pochino. Siamo riusciti ad andare dall’”Anema e cozze” che avevano saltato ieri, per gustare i famosi paccheri.

Successivamente una capatina in via Paolo Sarpi.

Pomeriggio di jazz, nella strada.

Riparati dalla pioggia sotto gazebo verdi, si esibiscono vari trii e quartetti prevalentemente di ragazzi giovani, con sassofoni e contrabbassi…sembra una piccola New Orleans.

Ci sediamo in un bar, ed ascoltiamo musica per un’oretta circa. Da quando la via è diventata completamente pedonale, è un piacere passarci.

In seguito altra passeggiata lunghissima, fino ad arrivare ai Giardini pubblici. Un salutino ad Indro Montanelli, con la sua immancabile e fedele “Lettera 22”,

che splende dorato tra il verde dei tigli che iniziano a fiorire, rilasciando nell’aria il loro caratteristico profumo, fino ad uscire sui bastioni.

9 giugno

Un giro da piazza Oberdan lungo viale Piave, Premuda e Montenero ed i successivi, fino ad arrivare da Willy in via Bergamo per il classico risottino (uno dei più buoni, a mio parere).

Poi a porta Genova, oltrepassando il ponte di ferro della ferrovia,

arrivando infine, sempre camminando, in via Valparaiso dove, all’angolo con la via Montevideo, una targa mi incuriosisce. “Qui nel periodo dal 1906 al 1942 aveva sede la famosa Officina Castagna, detta “La fabbrica dei sogni” ( motto creato da Gabriele D’Annunzio), dove lavoravano oltre 600 dei migliori artigiani di Milano”. Il tutto mi spinge a documentarmi.

L’officina, sorta nel 1849, elaborava all’inizio carrozze a cavalli, e divenne fornitrice di molte famiglie nobili dell’epoca. A lei si deve anche la costruzione di una carrozza leggera (spider) filettata di rosso, ordinata da Alessandro Manzoni. Verso la fine del secolo iniziò la collaborazone con Ottolini e Ricordi, che importavano in Italia i quadricicli Benz, tanto che perfino la regina Margherita gli commissionò un’automobile per disputare una delle prime competizioni automobilistiche ed il conte Ricotti una vettura simile nella forma ad un dirigibile,

che è conservata presso il Museo Storico dell’Alfa di Arese. Seguono infine le collaborazioni con la Lancia, l’Alfa Romeo la Daimler Benz ,a soprattutto l’Isotta Fraschini,

le cui Prince of Wales e Commodore vennero esposte nel 1915 a New York, lanciando la ditta anche negli Stati Uniti.Ma la carrozzeria non si occupò solo di automobili perché collaborò anche alla costruzione di vetture ferroviarie di lusso, tra le quali il celeberrimo Orient Express. Ma col passare del tempo, specialmente con la chiusura dell’Isotta Fraschini, la ditta iniziò a declinare, rimanendo come clienti solamente l’Alfa Romeo e la Bianchi, fino a cessare l’attività nel 1954. Ora si occupa solamente di elaborare concept car e della costruzione di fuoriserie per conto di Maserati, Ferrari, Alfa Romeo, ma anche Mini Minor e Fiat. A lei si deve infatti la costruzione della famosa Fiat 500 di Gheddafi, modello fuoriserie elettrico, color verde ed oro (i colori della Libia), pesante oltre una tonnellata, con gli interni color panna, motore che eroga 34 kW costruito appositamente dall’Ansaldo di Genova, che le fa raggiungere la velocità di 160 km/h per un’autonomia di 260 km circa, il tutto per un costo di circa 100mila euro!

Beh, anche questa piccola storia è terminata… e l’ora di tornare a casa si avvicina anche perché, pur essendoci tempo abbastanza bello, c’è un’afa tremenda…





Morto un rais….

Permettetemi di dubitare sulla cosiddetta primavera araba, che dovrebbe essersi conclusa con la morte violenta di Gheddafi, e che per mio conto è una parola vacua. Guardo i paesi interessati e non ne trovo uno che abbia una parvenza di democrazia. In Algeria gli scontri continuano. In Tunisia si preparano libere elezioni ed i partiti che si presentano sono innumerevoli e finiranno con lo scannarsi gli uni con gli altri. La Libia, con tutte le sue tribù, credo che finirà allo stesso modo. L’Egitto pure non promette bene, anche se sta “processando” il faraone Mubarak. La monarchia del Marocco ha concesso qualcosa, ma solo briciole, riforme di “facciata”, alla popolazione.

Anche gli altri paesi non sono da meno. La democrazia in Turchia sta perdendo terreno giorno dopo giorno. L’estremismo islamico sotto sotto cova sempre, e mi aspetto che i suddetti paesi diventino come Iran, Iraq ed Afghanistan. La dittatura sanguinaria resiste per ora solo in Siria. Le autocrazie e dittature ultradecennali sono cadute, ma cosa le sostituirà?

Tutti i leaders europei plaudono, con toni trionfalistici, alle libertà riconquistate da quei popoli, ma di fatto li stanno consegnando nelle mani dei fratelli Mussulmani, non dissimili dalla Jiahd che sosteneva Bin Laden…

Io sono molto scettica a proposito del concetto di “libertà” come verrà espressa. Morto il raìs, se ne farà un altro, e molti di quelli che saliranno al potere altro non saranno che dei voltagabbana, una volta sostenitori dei vari dittatori e che ora si proclamano liberali e democratici…

Intanto l’ONU ordina un’inchiesta sulla morte del dittatore libico, trucidato senza processo. In breve l’organismo internazionale ha tirato il sasso ed ora nasconde la mano.

Che Dio ce la mandi buona!


Gheddafi

Fino a quando continueremo a calarci le braghe davanti a Gheddafi? Quell’essere odioso che, nostro ospite, ha espresso la più grande bestialità paragonando gli Stati Uniti a Bin Laden e dicendo che bisogna dialogare anche con i terroristi, gli stessi terroristi cui lui dava asilo in Libia, concedendo loro pure di esercitarsi per le missioni eversive. Le rimostranze formali di Frattini al dittatore fanno un baffo. All’Italia interessa solo che si apra il mercato della Libia, che ci vengano assicurati i rifornimenti energetici e che vengano bloccate le partenze dei barconi di emigranti. Lui ha promesso che lo farà…intanto si è beccato i soldi per i risarcimenti (ma il valore degli espropri delle aziende italiane degli anni ’70 lo avranno considerato?). Poi..ci sarà da fidarsi di quell’uomo?
Mah..speriamo bene. Mi sa che una volta passato alla cassa, riprenderà come prima, se non peggio.