Sciacalli ed austerità
Adesso pure Junker ammette che l’austerità imposta alla Grecia fu alquanto pesante.
Non dice però che questa misura fu dettata dal fatto che le banche tedesche erano colme di derivati greci tossici, bond dal valore praticamente nullo.
Non dice che la Grecia fu costretta dalla UE ad ad emettere obbligazioni e che queste furono acquistate dai tedeschi.
Non dice che i patti prevedevano che,una volta rispettati gli obblighi sulle riforme, gli interessi avrebbero dovuti essere restituiti interamente alla Grecia. La Grecia ha rispettato tutti gli adempimenti, ma fino ad ora le sono stati restituiti nemmeno 900 milioni, mentre la Germania se ne è intascati circa 3 miliardi.
Non dice che sanzionare uno stato già pesantemente indebitato significa affossarlo definitivamente.
Ora Junker piange lacrime di coccodrillo (come da lui stesso affermato), ma chi ripagherà i greci della mazzata subita?
Vizi privati e pubbliche virtù
Forse gli altarini cominciano a scoprirsi.
Blitz di 170 poliziotti nella sede della Deutsche Bank di Francoforte, accusata di riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta dei Panama Papers ed allo scandalo della filiale estone della Danske Bank. Deusche Bank che in un recente passato aveva già dovuto pagare multe per 18 miliardi.
Quindi la Grande Germania non è poi così limpida come sembra e come vuol far credere. Del resto lo aveva già scritto in un suo saggio Michael Braun, dove asseriva che l’economia tedesca era stata praticamente drogata dal 1999 con l’instaurazione dell’euro, incrementando in maniera esagerata il surplus commerciale, investito nelle economie deboli dei paesi dell’eurozona.
Solo con la Grecia, negli anni dal 2010 al 2015,la Germania ha guadagnato 100 miliardi (circa 300 punti di spread) * ed ora sta provando a ripetere lo stesso giochetto con l’Italia.
C’è da considerare che le regole dell’euro hanno favorito, e di molto, la Germania. Dal 2010 in poi in debito pubblico tedesco è praticamente raddoppiato, ma è passato dal 60 all’85% in mani straniere. Nel medesimo periodo l’Italia (ricordiamo che siamo contribuenti NETTI del bilancio UE , con un saldo passivo di circa 5 miliardi annui), è stata costretta ad emettere ben 60 miliardi di titoli per finanziare il fondo “salva stati”, titoli che concorrono nel computo del rapporto debito/PIL. La Germania ha sì contribuito al fondo con 80 miliardi, però senza emettere nuovi titoli, forte del fatto che la BCE ha acquistato, per via del QE, un maggior numero di Bund rispetto ad altri titoli di debito. Quindi i tedeschi si fanno finanziare dagli altri paesi dell’eurozona i propri surplus monetari, in violazione delle regole europee e senza venir per questo sanzionata, ma accumulando surplus monetari per oltre 400 milioni.
C’è poi il fatto relativo alle banche: ben 6 sono pubbliche (Landersbänken), non sottoposte al controllo della BCE, che sostengono l’economia tedesca in concorrenza diretta con le imprese italiane. Queste banche hanno in carico 680 MILIARDI di euro DETERIORATI (titoli tossici) non computati nel debito pubblico e, se dovessero fallire, verrebbero salvate dallo Stato, cosa assolutamente proibita dalle regole comunitarie che riguardano esclusivamente le banche private, soggette invece al bail-in (quello che ha rovinato i clienti ed investitori di Banca Etruria).
Vogliamo parlare della Cassa Deposito e Prestiti? La nostra ha 300 miliardi di debiti, coperti con emissioni di titoli garantiti dallo Stato che, ovviamente, entrano nel computo del debito pubblico.
La Kreditanstalt Für Wiederaufbau è a capitale per l’80% del governo federale, mentre il restante 20% appartiene ai Länder. Ha ben 500 miliardi di debito che però, chissà per quale ragione, non sono compresi nel debito pubblico.
Altro vantaggio viene da un trucco non ammesso, ma attuato spesso: se l’asta dei Bund dovesse andare deserta, nessun problema. I titoli li acquista la Bundesbank (in spregio ai trattati della UE), che si incarica poi di ricollocarli presso i risparmiatori privati.
Infine la questione del pareggio di bilancio: da noi, con il Patto di stabilità, ogni ente pubblico, Regione, Provincia o Comune, DEVE avere il bilancio in pareggio.
In Germania l’unico che ha tale obbligo è il bilancio federale. I Länder hannno 600 miliardi di debiti, ma decideranno se ripianarli solo entro il 2020, in caso contrario interverrà la Bundesrepublik. Poi ci sono i comuni, con altri 140 miliardi di debiti, ma questi chissà quando e come decideranno di ripagarli.
Sommiamo tutte queste cifre
680 delle Landersbänken
500 della KFW
600 dei vari Länder
140 dei vari comuni
Il totale fa 1.920 miliardi di euro NON COMPUTATI nel debito tedesco, che dovrebbero sommarsi a quelli effettivamente dichiarati (2.108 miliardi) giungendo ad un totale di 4.028 miliardi di debito totale.
Forse è per questo che, sempre più spesso, si sente parlare di una patrimoniale da applicare a noi italiani che, in termini di risparmio e di proprietà immobiliari, siamo primi in Europa.
Speriamo che questo scandalo contribuisca a ristabilire le debite proporzioni in ambito europeo, ridimensionando i tedeschi.
* fonte Hall Institute for economic Research di Francoforte
Scrocconi

oznor
A me la Germania piace, come mi piacciono i tedeschi, tanto che sono tornata recentemente da un soggiorno di una settimana a Francoforte ed Offenbach.
Però certe dichiarazioni il “giornalaio” teutonico Jan Fleischhauer dello “Spiegel” poteva benissimo risparmiarsele.
“L’Italia non è un Paese povero. Il nord del Paese appartiene alle regioni più prospere del mondo. Un’occhiata alla distribuzione dei patrimoni mostra che gli italiani sono perfino più ricchi dei tedeschi. Secondo la London School of Economics la famiglia media italiana possiede 275.205 euro, cioè 80.035 euro in più rispetto alla corrispondente famiglia tedesca. Di fatto l’Italia potrebbe pareggiare i suoi debiti con le sue sole forze, se il governo si decidesse a far partecipare sul serio i suoi cittadini al risanamento dello Stato. Sarebbe già un grande passo avanti, se gli italiani riuscissero finalmente a convincersi a rinunciare alla loro incuria morale rispetto alle tasse.”
Noi, scrive Fleischhauer, non siamo una nazione povera, ma a forza di tutte le cazzate che l’Unione Europea ci impone, finiremo per diventarlo. E il tizio rincara la dose scrivendo che i MENDICANTI quando si dà loro qualcosa almeno ringraziano. Mendicante sarà lei, “caro” Jan Fleischhauer, magari non povero di soldi, ma di intelletto.
Ovvio che nel mirino ci sia il paventato accordo tra Lega e M5S, con particolare riferimento all’eventuale nomina di Paolo Savona al dicastero dell’Economia, e Mario Draghi che, a detta del “giornalaio”, avrebbe fornito “l’arma che l’Italia punta contro i suoi vicini”, nonché ad una frase del contratto di governo (poi SPARITA), con la quale si chiedeva il taglio del debito per 250 mld di euro. L’unica cosa certa è che se questo governo potrà finalmente vedere la luce, molte disposizioni europee dovranno essere rinegoziate, e sarebbe anche ora, iniziando dalle politiche sull’immigrazione e dal rispetto del vincolo 3% tra debito e PIL, vincolo che noi rispettiamo daL 2007, ma che ad esempio la Francia ha ha osservato solo una volta nell’arco di u n decennio.
Noi saremmo scrocconi aggressivi.
Già, quelli che, OBBLIGATI dalla UE, Germania in testa, devono farsi carico del recupero e dell’assistenza dei clandestini; quelli che pagano molto più di quanto ricevano dall’UE, quelli che ogni volta che si parla di protezione dei prodotti del made in Italy vedono quasi sempre ricusate le proprie richieste.
Noi saremmo il Paese del “dolce far niente”… già, con la disoccupazione crescente (checché ne dicano) lo diventeremmo ben presto…ho solo qualche obiezione sulla parola “dolce”.
Bene, crucco testa di krauto che non sei altro…pensa che la Deutsche Bank ha le casse piene di derivati tossici (non italiani) tanto che a breve dovrà licenziare almeno 10mila dipendenti: la banca ha ben 48 miliardi di debito pari a 14 volte il PIL tedesco, tanto che il valore delle azioni bancarie è diminuito considerevolmente in questi anni e non distribuisce utili da un sacco di tempo.
Questo non ti spaventa, crucco? Allora pensa ai krauti di casa tua, che ai cavoli di casa nostra ci pensiamo noi.
Sempre a tal proposito, riporto quanto scriveva nel 1998 Paul Krugman, premio Nobel (quindi non un cretino qualsiasi). “L’Unione monetaria (l’euro doveva ancora nascere) non è stata progettata per far tutti contenti. È stata progettata per far contenta la Germania; per garantire una severa disciplina antinflazionistica da sempre desiderata da Berlino, e che sempre vorrà in futuro.” , nonché delle considerazioni espresse da altri premi Nobel nel 2013.
Quindi, se la Germania è l’unico paese ad aver beneficiato dell’introduzione dell’euro, chi sarebbe lo scroccone?
Comunque una parola da Mattarella contro questo attacco me la sarei aspettata, evidentemente a lui preme di più bloccare Savona.
Ora di colazione
Nonostante le molte volte che abbiamo soggiornato in vari alberghi in Germania, non ci siamo ancora abituati alle colazioni che fanno i tedeschi.
Nell’hotel ad Erlangen, dove ci rechiamo abitualmente, c’è di tutto e di più.
Teche con vari tipi di salumi ed affettati, cotti e crudi o formaggi di vari tipi accompagnati da grappolini di uva, vari tipi di burro – normale, salato, alle erbe – e margarina (c’è chi ancora la mangia), ceste con vari tipi di pane, dalle baguettes ai semmel (simili alle nostre rosette) ricoperti di semi di girasole, di lino, di papavero. Pane nero o integrale a fette. Vassoi con pezzi di salumi simili alla nostra soppressata, ma tagliata molto spessa. Uova sode, alla cocque o strapazzate e fette di salmone affumicato. Verdure crude come cetrioli, peperoni, ravanelli. Per chi vuole sentirsi “leggero”, anche una colazione italiana (?) con pomodori, mozzarella e basilico (una caprese, in sostanza) o una macedonia di verdure. Maionese, ketchup e senape per accompagnare le varie pietanze.
Per le persone “normali”, yoghurt vari (bianco intero o scremato, alla frutta, alla vaniglia o di soia) da accompagnare a 6 tipi diversi di muesli, latte, 7 tipi diversi di the bio e camomilla, frutta intera o tagliata a macedonia (mele, pere, ananas, kiwi, uva melone). Marmellate in piccole confezioni alberghiere o fatte in casa, l’immancabile Nutella per la quale i tedeschi vanno pazzi, succhi di frutta e spremuta d’arancia, acqua sia naturale che gasata, caffè in abbondanza (tedesco), brioscine e croissant e, a giorni alterni, torta di frutta o ciambellone marmorizzato.
Al bancone del buffet è tutto un alternarsi di persone che riempiono piatti, piattini e scodelle con ogni sorta di cibo, mentre mio marito ed io ci accontentiamo di una scodellina di frutta ed un’altra con muesli e yoghurt accompagnate da una tazza di caffè… e ci guardano pure strano 🙂 .
Di ritorno
Il viaggio questa volta è stato molto meno stressante; comunque al confine tra Germania ed Austria sulla corsia opposta c’erano 8 o 9 chilometri di coda.
Siamo stati fortunati anche con il tempo: anche se è rinfrescato parecchio non ci sono stati problemi perché siamo partiti ben attrezzati, anche se pure il giorno dopo essere arrivati avevo ancora qualche linea di febbre ed una tossetta fastidiosa. Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare a vistare Wűrzburg, ma in compenso ci siamo ritrovati con una coppia di amici che sta a Bad Windsheim e con i quali ci eravamo incontrato sia a Merano che a Fiè.
Però c’erano altre città da visitare, questa è stata la volta di Fűrth e Forchheim, e la stessa Erlangen è una cittadina molto vivibile. Un poco alla volta posterò le foto (sempre fatte con il cellulare, quindi di qualità non eccelsa 😦 ), ma come ricordo sono più che valide. In albergo ormaici trattano come fossimo di famiglia: non so quante volte abbiamo soggiornato là, anche perché abbiamo fatto tappa sia all’andata che al ritorno quando ci siamo recati in Belgio a Bruges.
Adesso vado a caricare la lavatrice 🙂
Un saluto a tutti.
Erlangen
Cena alla solita Brasserie che, nonostante il nome francese ha cucina tedesca e serve anche un’ottima birra, la Tucher, dunkel Weizen.
Poi un giro per la città : numero di abitanti all’incirca come Bolzano, ma che differenza.
Per le strade, anche a sera inoltrata, girano coppiette, genitori con bimbi in carrozzina, ragazzine di 13/14 anni che camminano tranquillamente da sole senza che nessuno le importuni.
Nelle birrerie e nei ristoranti ci sono ancora molti avventori che si divertono, tante risate, ma nessuno schiamazzo. Gli autobus, puliti come da noi ormai non se ne vedono quasi più, girano fino a tarda sera. L’autista funge anche da bigliettaio , ma nessuno si sogna di salire sul mezzo senza pagare o, peggio, di minacciare come succede spesso a Milano.
Case ordinate, villette anche di stampo popolare, con giardinetti curati, isole ecologiche con bidoni nascosti da reticolato ricoperti da rampicanti. Sui muri, nemmeno un graffito o una semplice scritta.
Un senso di sicurezza girare per le strade anche a tarda sera e pure in periferia. La stazione? Un’oasi… pensiamo alle nostre che sono ormai solo ricettacolo di sbandati.
Bisogna essere imbevuti di pregiudizi per non notare le differenze tra questo ed il nostro paese, e la prima differenza è la questione dell’educazione, della civiltà. Sia chiaro, sono contenta di essere italiana ma, come cantava Gaber, per fortuna o disgrazia lo sono, ed ogni giorno che passa debbo dire “per disgrazia”.
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Inviato dal Veloce promemoria
Gli opposti si attraggono
Questa mattina all’ora di partenza avevo 38 di febbre e mal di gola. Alla guida si è messo allora mio marito.
Per intenderci, e per riferirmi al titolo del post, io sono una tipa calma, abbastanza silenziosa, non mi lagno quasi mai. Lui è nervoso, ciarliero, anzi direi proprio logorroico (ma è un difetto sopportabile ).
All’inizio il viaggio è andato bene: giornata bella fino al Brennero, una di quelle meravigliose giornate autunnali soleggiate ma non troppo calde; la strada pure bella, che scorreva tra vigneti, radure, boschi. Ogni tanto un maso solitario con i suoi balconi fioriti o una manciata di case intorno alla solita chiesetta dal campanile appuntito.
Pure in Austria tutto è andato bene. La febbre era un po’ calata, il tempo era nuvoloso, ogni tanto qualche rara goccia di pioggia. Poco prima di Kufstein è iniziato l’incubo. Code infinite di auto e non sapevamo perchè. A passo d’uomo fino al confine germanico dove le auto venivano incanalate su un’unica corsia per procedere ad un rapido controllo. Già mio marito si stava innervosendo perchè per via della coda avevamo perso un’ora. Poi il patatrac.
Altre 3 code per colpa di un incidente e per lavori in corso. Ore ed ore trascorse ascoltando lui che sacramentava lamentando il fatto di non aver a suo tempo optato per il cambio automatico, che gli faceva male la gamba per via della frizione etc etc.
E mi sono ricordata di un paio di anni fa quando mi sono dovuta sorbire tutto il viaggio di ritorno da Bispingen, nelle vicinanze di Amburgo, pure quella volta con un paio di ore di coda perchè lui non si sentiva bene. Comunque siamo arrivati, più tardi del previsto ma siamo arrivati. E mentre a me è sparito il mal di gola, in compenso lui era senza voce a forza di continuare a bofonchiare :).
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Inviato dal Veloce promemoria
Bamberg – seconda parte
Siamo quindi saliti verso il Duomo. Saliti è la parola adatta, perché la strada è piuttosto ripida. È dedicato ai santi Pietro e Giorgio ed è uno dei monumenti più rappresentativi del Medioevo tedesco, unitamente a quelli di Mainz e Worms. Attualmente una delle quattro torri che lo circondano è in restauro, come si vede dalla fotografia. Davanti staziona un caratteristico, vecchio autobus adibito al giro turistico della città.
La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1004 (un’altra fonte riporta il 1007) sotto il governo di Enrico II; consacrata nel 1012 fu però distrutta nel 1081 da un incendio. Riedificata, venne ancora incendiata nel 1185. Poco resta quindi della chiesa originaria. La terza ricostruzione ebbe luogo tra il 1215 ed il 1250,ed è una sorta di compromesso tra l’originario stile romanico ed il nascente protogotico. Successivamente, nel XVIII secolo alle quattro torri fu aggiunta una cupola a punta.
Una ampia scalinata conduce alla porta di Adamo, in quanto da essa nel giorno del Mercoledì delle ceneri venivano fatti uscire i penitenti, come Adamo fu cacciato dal Paradiso. Un tempo sui basamenti che fiancheggiano il portale poggiavano sei statue: Enrico II, sua moglie Cunegonda, santo Stefano, San Pietro ed infine Adamo ed Eva, senza vesti, cosa inusuale per quei tempi.
La porta di Adamo fa “pendant” con la Porta di Maria, (detta anche “Porta della Misericordia”) di stile lombardo, come è caratterizzato dai pomelli metallici che la adornano. Nel timpano che la sovrasta si trova la statua della Madonna fiancheggiata dalla coppia degli Imperatori Enrico II e Cunegonda, fondatori del duomo, nonché del vescovo Eckbert e di suo nipote, prete Poppo, mentre ai piedi di Maria c’è, inginocchiato, un crociato, donatore del portale. Il nome di Porta della Misericordia è dovuto al fatto che i peccatori espulsi dalla porta di Adamo nel Mercoledì delle ceneri venivano fatti rientrare da quest’altra porta nel giorno di Giovedì santo, dopo aver ricevuto l’assoluzione. Anticamente il timpano era colorato, ma adesso dell’iniziale decorazione restano solo pochi frammenti pigmentati.
Davanti al portale il “rospo” del Duomo. Inizialmente erano dei leoni a guardia dell’ingresso, ma il tempo e le intemperie hanno consumato moltissimo i manufatti. Anche su questi “rospi” esistono delle leggende che vedono protagonista il demonio, che osteggiava la costruzione della chiesa.
All’interno del Duomo ci accoglie subito la statua equestre del Cavaliere di Bamberg. Ne è ignoto l’autore come pure il personaggio raffigurato, forse lo stesso imperatore Enrico II, ma molto più probabilmente si tratta del santo re Stefano d’Ungheria, come sembrerebbe dalla fattura della sella, sposo di Gisella, sorella di Enrico II. La statua, pur a grandezza naturale, è situata piuttosto in alto, su una mensola poggiante su uno dei pilastri. Il baldacchino che lo sovrasta, indice di regalità, rappresenta la città di Gerusalemme ed il cavallo è uno dei primi raffigurato ferrato. Il gruppo marmoreo è allegorico, rappresentando tutto l’universo: un demone in basso (qui non visibile) rappresenta gli Inferi, la mensola coperta di frasche il regno vegetale, il cavallo ovviamente il regno animale, il cavaliere il genere umano e Gerusalemme il Regno Celeste.
(Immagine da internet)
Così perfetto l’aspetto del Cavaliere, da essere assurto ad immagine del tipico ariano durante il Terzo Reich.
L’imperatore morì cinquantunenne a Gottingen nel 1024. Nel 1033 lo seguì la consorte Cuegonda, che si era ritirata in un convento presso Kassel. I due sposi, canonizzati dopo la morte, furono tumulati vicini nel duomo in una tomba costruita tra il 1499 ed il 1513 scolpita da Tilman Riemenschneider. La pietra tombale li raffigura appunto fianco a fianco, ma presenta una particolarità: solitamente alla destra si metteva sempre l’effigie del personaggio più importante, quindi in questo caso avrebbe dovuto essere Enrico II, ma qui avviene l’opposto. Cunegonda infatti veniva venerata dal popolo con un rito quasi mariano, perciò le venne riservato il posto d’onore.
(Immagine da internet)
Ai piedi dei due sovrani, ci sono i blasoni sorretti da due leoni, mentre le fiancate sono adornate da bassorilievi rappresentanti episodi della vita dei due santi coniugi. Tra queste, la prova dei vomeri: Cunegonda, sospettata di infedeltà, cammina scalza su alcuni vomeri ardenti, uscendo indenne dalla prova, e questo era indizio di un favorevole giudizio divino. C’è poi il miracolo della moneta: Cunegonda, al momento di pagare gli operai che lavoravano alla costruzione del convento di santo Stefano, scopre tra di essi un ladro, in quanto la moneta gli perfora la mano.
Su uno dei lati brevi del sarcofago è riprodotta la morte dell’Imperatore. Come ho scritto in precedenza, Enrico morì nel 1024 nel suo palazzo nei pressi di Gottingen. Cunegonda, piangente, e la Corte erano presso di lui e l’immagine mostra l’Imperatore mentre impartisce le ultime disposizioni dal letto di morte.
Proseguendo nella visita del duomo, si arriva all’Altare natalizio, ultima opera dello scultore Veit Stoß, risalente all’anno 1520. L’altare era destinato alla chiesa dei Carmelitani di Norimberga, della quale Andreas, figlio dello scultore, era priore. Veit Stoß vi lavorò per tre anni, terminandolo nel 1523. L’altare non fu però completato, a cauìsa della Riforma di Norimberga del 1524; Andreas Stoß si trasferì poi a Bamberg nel 1526, nell’attuale Obere Pfarre (la Parrocchia Superiore), e nel 1543 il trittico incompiuto fu acquistato da questa chiesa e qui installato. Nel 1937 l’Altare natalizio fu trasferito nel Duomo come prestito permanente, e la Parrocchia Superiore ottenne in cambio una Pala d’altare del Tintoretto.
Al centro dell’Altare di Veit Stoß è illustrata la Storia del Natale: si può osservare la madonna con Gesù Bambino, a sinistra sopraggiunge Giuseppe. Vicino a Maria si vedono alcuni angeli musicanti e sullo sfondo si scorgono delle persone arrampicate sugli steccati per osservare meglio l’evento. Gli altri bassorilievi ai lati illustrano a destra la Nascita di Maria, in basso a destra l’ingresso di Gesù nel Tempio, quindi in alto a sinistra la Fuga in Egitto ed infine in basso a sinistra l’Adorazione dei Re Magi. In origine erano stati preparati per le ante dell’Altare altri bassorilievi, che, però, sono andati smarriti in seguito a danneggiamenti e furti.
Bamberg – parte prima
Un pizzico di storia.
Se Norimberga è una bellissima città, Bamberg è addirittura affascinante.
Circa 70mila abitanti, chiamata dai tedeschi “la Roma della Franconia” (*) sia perché edificata su sette colline (Stephansberg, Kaulberg, Domberg, Michelsberg, Jakobsberg, Altenburg e Abtsberg) che per la presenza di numerose chiese e conventi, in quanto in passato fu residenza di principi-vescovi . Ma ha pure un quartiere denominato “la piccola Venezia”, per le sue case di pescatori che si affacciano sul fiume Regnitz, un affluente del Meno….
Ora i pescatori non abitano più qui, ed il quartiere è diventato molto chic .
A me ha ricordato un poco Bruges, per via appunto dei tanti ponti che attraversano sia il fiume che il canale Main-Donau, un poco Dresda, per i palazzi scuriti dal tempo e per lo stile barocco.
Uscita pressocché indenne dalle varie guerre, ha un centro storico che si è conservato integro nel tempo, tanto da essere dichiarata monumento nazionale nel 1981 ed annoverato tra i patrimoni UNESCO dal 1993.
La sua origine è molto antica, e già nel 902 veniva citato un Castello Babenberch o Babenberg, dal casato dei fratelli Babenberger cui apparteneva. All’estinzione della loro dinastia, il castello divenne proprietà dell’imperatore Ottone II che ne fece dono al duca Enrico di Baviera nell’anno 973, data ufficiale in cui si fa decorrere la nascita della città. Successivamente, la proprietà passò al figlio, Enrico II ed alla sua consorte Cunegonda, i quali, essendo molto pii, fecero costruire numerose chiese e conventi, trasformando il feudo in un principato, di cui Bamberg diventò la capitale.
(*) La Franconia fa sicuramente parte della Baviera, ma i suoi abitanti ci tengono a “distinguersi” dagli altri bavaresi….
Visita della città
Siamo arrivati con il treno da Erlangen, dove risiedevamo (non finirò mai di lodare i mezzi pubblici tedeschi) ancora di prima mattina, ed il primo impatto non è stato dei migliori, in quanto la stazione è piuttosto anonima, ma è bastato accedere al centro storico per cambiare letteralmente idea e rimanere affascinati da questa città.
Per prima cosa, si incontra il Municipio Geyerswörth, uno dei tre presenti a Bamberga. La sua origine risale agli inizi del XIV secolo, quando la famiglia Geyer di Norimberga arrivò in città e si legò a quella dello “Zollner”, l’esattore della dogana.
Il castello gentilizio fu inizialmente dimora dei diversi rami della famiglia, ma nel 1703 diventò residenza del Principe Vescovo. Dal castello Geyerswörth parte una passerella dalla quale si ha una bellissima vista dell’Antico Municipio, che sorge sopra un’isola al centro del fiume. In pratica il vecchio municipio rappresenta il confine tra la città episcopale e quella laico-borghese. Una leggenda narra che i cittadini volessero costruire un proprio municipio, ma il Vescovo non volle mettere a loro disposizione il terreno necessario, cosicché lo edificarono su un’isoletta, e vi aggiunsero anche la “Rottmeisterhäuschen” (casetta del caporale), adibita ad abitazione del comandante delle forze di polizia di quel periodo, una tipica costruzone a graticcio (Fachwerkhaus) proprio adiacente alla torre.
Sempre dalla passerella, si notano diversi mulini che non servivano solo per macinare i cereali, ma anche per ridurre in poltiglia la corteccia di quercia dalla quale si ricavava un decotto ricco di tannino utile per la concia delle pelli. Un paio di mulini sono ormai completamente diroccati mentre altri, sottoposti a restauro, sono stati trasformati in alberghi e locande.
Il ponte sul quale sorge l’Antico Municipio è arricchito da uno stupendo gruppo marmoreo rappresentante la Crocefissione.
L’edificio è adornato sulle due facciate (anteriore e posteriore) con pregevoli
Sulla facciata della torre del Ponte colpiscono subito l’attenzione i balconi in stile rococò
e sopra ad essi lo stemma di uno degli ultimi Principi vescovi di Bamberg, Konrad von Stadion che qui ebbe residenza fino al 1757. Il blasone del Vescovo Principe indicava che, oltrepassando la torre, si entrava nel suo dominio.
Al primo piano del fabbricato dell’Altes Rathaus (l’Antico Municipio) si trova la Sala Rococò, utilizzata in occasione dei ricevimenti della città di Bamberg, mentre al piano terra è sistemata la mostra permanente della Collezione di porcellane.
(Se non siglate con Lorysmart, le immagini si intendono prese dal web)
Germania
Una città dove non ci sono strisce pedonali? Niente paura, gli automobilisti rallentano e vi fanno passare.
Poi parcheggiate l’auto sulla strada e dimenticate di staccare il navigatore? Anche gli altri automobilisti fanno altrettanto.
Ecco, anche queste piccole cose fanno grande la Germania.
Perché non possiamo essere così anche noi?
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Inviato dal Veloce promemoria
Inno
http://www.ilgiornale.it/video_embed/1137769.html?ratio=559
Che in Germania abbiano accolto il nostro premier al ritmo di “Azzurro”…beh, mi fa semplicemente ridere e mi sa tanto di presa in giro. Anche perché il testo ad un certo punto dice “Mi accorgo di non avere più risorse senza di te”…
Matteuccio,siamo noi senza risorse, non certamente tu, che continui a pontificare e ridacchiare senza alcun motivo. A meno che tu non ti senta senza risorse senza la Frau Angela.
Comunque, un consiglio per gli amici tedeschi: la prossima volta suonate “Il ballo del quà-quà”: per il paperello ci sta più che bene.
Norimberga 5 – 10 0ttobre – seconda parte
Oltre ai banchetti dei wuerstel e dei Lebkuchen, ci sono anche quelli dei bretzel, panini tipici dalla forma intrecciata dei quali ho già scritto in altra occasione di un viaggio a Monaco.
https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2012/10/26/viaggio-in-germania-seconda-parte-2/
Ad ogni mezzogiorno si può assistere al Carillon della Frauenkirche, la cattedrale cattolica, spettacolo che ha luogo fin dal lontano 1509, anno della sua costruzione. Sette statue, rappresentanti i principi elettori ( il duca di Sassonia, il conte del palatinato, il margravio di Brandeburgo, gli arcivescovi di Colonia, Treviri e Magonza e il re di Boemia) rendono omaggio e si inchinano in segno di sottomissione ed obbedienza, all’Imperatore Carlo IV che, con l’emanazione della Bolla d’Oro nel 1356, obbligava i regnanti appena eletti a presiedere la prima riunione a Norimberga. Dopo i dodici rintocchi, iniziano a suonare i trombettieri ed i tamburi, quindi inizia il giro dei sette principi (Maennleilaufen).
All’interno, alte navate gotiche e pregevoli opere in legno policromo
Questo invece è il frontale della Lorenzkirche, principale chiesa per il culto evangelico-luterano
Non si può dire di aver visto Norimberga se non si è saliti al Castello: posto su una piccola altura, è il punto più elevato di tutta la città.
È l’edificio più antico, essendo stato costruito nel 1039 come residenza dell’Imperatore, ma nel 1400 circa assunse funzioni quasi esclusivamente militari. Soltamente le stanze erano spoglie, ma all’annuncio dell’arrivo dell’imperatore (der Kaiser kommt!), i cittadini, per lo più ricchi borghesi,facevano a gara per arredare le stanze. In un’ala distaccata, si trova il Germanische Museum, dove sono esposti arazzim, armi, mobili, mentre nel cortile d’ingresso c’è il Tiefer Brunnen, un pozzo profondo una cinquantina di metri.
Dal castello si dipartono le mura che cingono la città, con i sovrastanti camminamenti.
Da lassù si possono vedere degli operai intenti a riparare uno dei tipici tetti spioventi (ho notato che nessuno di loro portata le necessarie attrezzature per la sicurezza…)
Altre case tipiche sono le Fachwerkhaeuser, quelle con i caratteristici graticci di legno, comuni a tante aree tedesche.
Spesso agli angoli si possono trovare piccoli capitelli contenenti statue di santi, madonne o rappresentanti arti e mestieri,
mentre altre case sono decorate con grandi affreschi. come questo, sulla parete dell’equivalente della nostra camera di commercio.
(immagine presa da internet)
E qui, alcuni scorci lungo il fiume che attraversa la città o in altri luoghi
Pensieri di un pomeriggio di mezza estate
Certo è che Renzi ha un bel coraggio a paragonare il baratro in cui l’Italia sta sprofondando alla flessione che sta registrando l’economia tedesca.
Sembra che si compiaccia di questo, che ritenga che la stagnazione che sta riguardando l’Eurozona sia la normalità…solo che da noi questa normalità sta durando da anni. In poche parole, vede il fuscello nell’occhio del vicino e non considera la trave che ha nel proprio.
Oltretutto è convinto (?) che l’Italia facendo le riforme possa trainare l’Europa trascinando l’Eurozona fuori dalla crisi! Semplicemente folle!
Intanto, il nostro debito pubblico continua a salire vertiginosamente e nonostante le tasse siano aumentate in maniera esponenziale, le entrate tributarie diminuiscono (effetto curva Laffer, ma forse i nostri pseudo-economisti, bocconiani in testa, non lo sanno!). La disoccupazione pure è aumentata, il PIL è sceso, non si parla più di inflazione ma di pericolosissima deflazione. Il “Mare nostrum” e l’accoglienza dei clandestini (io continuo a chiamarli così, perché ben pochi arrivano in Italia forniti di documenti), ci costano una cifra.
Fino ad ora il governo Renzi non ha effettuato una riforma costruttiva che sia una! Se per riforma intende quella del Senato, è semplicemente una beffa. Pe mio conto, il Senato l’avrei abolito del tutto da tempo. Prima perché com’era concepito inizialmente ostacolava invece di favorire la fase di formazione delle leggi.Poi per le funzioni che gli rimarranno, visto che riguarderanno principalmente gli affari regionali, quelli potevano essere discussi e varati nelle sedi opportune, i Consigli e le Giunte regionali appunto, senza far convergere tutte queste persone nella solita, eterna Roma, in quanto, pur senza percepire emolumenti di sorta, almeno il rimborso spese dovrà comunque essere corrisposto.
Avevo riposto in Renzi qualche speranza, confidando nel nuovo, ma vedo che al peggio non c’è mai fine!
C’è mondiale e mondiale
Il Mondiale?
Per me, il Mondiale di calcio per eccellenza è quello del 1982.
Ho ancora in mente il ricordo vivissimo di quell’anno, le partite viste da sola in quanto i bambini erano in ferie con i miei genitori e mio marito era di servizio. Rammento le incavolature durante la prima fase con quei pareggi striminziti con il Perù, la Polonia ed il Camerun, passando il turno solo per la differenza reti; in seguito, la paura per essere finiti in un girone a dir poco infernale con l’Argentina di Maradona ed il Brasile di Falcao…
Il silenzio stampa, per replicare alle critiche dei giornali, talvolta sfociati addirittura negli insulti, con il solo Dino Zoff delegato a parlare per tutti (ben poco, perché era il classico friulano taciturno).
L’Argentina, campione in carica, battuta da Marco Tardelli ed Antonio Cabrini (due juventini!) ma prendemmo un gol da Passarella…2 a 1 per noi. E qui il morale si risollevò un pochino.
Il Brasile ci aspettava: dopo pochi minuti Pablito Rossi segnò la prima rete, il pareggio pochi minuti dopo a cura di Socrates, ma Pablito non ha mollato ed ha segnato ancora. Nel secondo tempo Falcao ci ha riagguantato…e Pablito ha compiuto un ennesimo miracolo: tripletta! La tensione era al massimo, perché Antognoni aveva segnato ancora ma un “errore” del guardialinee segnalò un fuorigioco inesistente, mentre pure Zoff, a pochi minuti dalla fine parò un tiro di Oscar… e così anche il Brasile se ne tornò a casa.
Ci aspettavano le semifinali: a noi toccò nuovamente la Polonia battuta per 2 a 0, con il solito zampino di Rossi…tutta un’altra partita da quella della prima fase… Nel frattempo, la Germania vinceva con l’altra semifinalista, la Francia.
Siamo arrivati allora a quel fatidico 11 luglio, giorno della finalissima tra Italia e Germania. I tedeschi erano (e sono tuttora) i nostri avversari per antonomasia. Già all’inizio, brividi: Graziani si infortunò e venne sostituito e Cabrini sbagliò un rigore. A questo punto pensai davvero che per noi era finita con il morale sotto i tacchi. Ma nel secondo tempo il prodigio: il “solito” Pablito mise in rete, aggiudicandosi così anche il titolo di capocannoniere del torneo. Poi Tardelli…. il suo urlo e la sua “cavalcata” ormai sono entrati a far parte della storia del calcio; ed infine Altobelli. Alla Germania restò il gol della bandiera a cura di Breitner, seguito da una melina di passaggi di alcuni minuti scandita dagli “olè” degli spagnoli.
E finalmente Nando Martellini :
>È finita…Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo<
Quella notte non ho dormito. Ho seguito tutti gli speciali, tutte le interviste, mi sono riguardata la partita trasmessa in differita, fino a quando mio marito non è ritornato a casa poco dopo le 6 con una copia della Gazzetta fresca di stampa…da qualche parte devo ancora averla.
Queste sì che sono emozioni, senza nulla togliere al mondiale del 2006, vinto da Marcello Lippi, ma quello di Bearzot è stata tutta un’altra cosa…
La Crante Cermania
Vabbè , non è un economista, e non lo sono neppure io, però Marcello Veneziani dice, molto più educatamente di quanto abbia fatto io, quello che avevo scritto qualche tempo fa.
Quello che leggerete è un corso intensivo di economia surreale, ma non troppo,per salvare la Grecia, l’Italia e l’Europa.
Cominciamo dalla mozione degli affetti e dalla memoria storica: la Grecia non può uscire dall’Europa, perché è l’Europa, anzi il suo grembo.
Non si abbandona la Madre per gli interessi. Torniamo a Foscolo e Santorre di Santarosa che andò a morire per la Grecia. Certo, c’è un abisso tra i greci antichi e i greaculi moderni, ma c’è pure un abisso tra i romani antichi e i romaneschi d’oggi. Piuttosto che far uscire la Grecia dall’euro, entriamo noi nella dracma, una moneta gloriosa e antica.
Ma avviciniamoci dal paradosso alla realtà: perché non svalutare l’euro fino a pareggiarlo nel cambio col dollaro? Sarebbe la salvezza di tre quarti d’Europa, volerebbero le esportazioni, il debito non ci stritolerebbe, faremmo come abbiamo fatto per decenni. Meglio il trauma della svalutazione che la tragedia annunciata.
Qual è l’ostacolo alla svalutazione? L’eccesso di salute della Germania. Soluzione subordinata, ratifichiamo l’Europa a due velocità: separiamo dall’area germanica il destino dell’Europa mediterranea, Grecia, Spagna, Italia, Francia e Portogallo, più minori.
Resta un paradosso: il problema dell’Europa oggi non è la Grecia, è la Germania che scoppia di salute e fa scoppiare noi. Che dite, le chiediamo gentilmente di uscire? Esagero. Ma se fosse la Germania a doversi adeguare al resto d’Europa e non noi? Invertiamo la clessidra dello spread. Gli ultimi saranno i primi, si ricomincia dalle origini.
(il Giornale, 22 maggio 2012 – Cucù di Marcello Veneziani)
Vero, la Germania è troppo forte economicamente, e se pur fa bene a chiedere che l’area Euro rispetti determinati criteri di bilancio, non può nemmeno pretendere che ci si strangoli per far piacere a Frau Merkel.
E’ che prima di costruire un grande stato, hanno costruito un’unione monetaria. Però non necessariamente grande vuol dire forte, potente… E’ il caso dell’Europa: una superNazione che si è rivelato il classico gigante dai piedi di argilla. Prima ancora di amalgamare le varie nazionalità, di creare un vero spirito europeo, hanno voluto fare un’unione economica, composta inizialmente di dodici stati, le dodici stelle iniziali, con paesi dalla differente potenzialità economica, dalla forte Germania alla debole Grecia che, pur di entrare nell’area Euro ha perfino truccato i bilanci. Poi sono stati aggregati altri stati dell’Est europeo, anch’essi con un’economia debole, il che ha solo causato un’indiscriminata emigrazione di questa gente nei paesi ritenuti più ricchi, ma con il solo risultato di indebolire le nazioni che hanno accolto questi immigrati, a tutti gli effetti cittadini europei.
Così adesso abbiamo un gigante malaticcio, solo lo scheletro, la Germania, è forte e detta le sue leggi, mentre chi se la cava meglio sono gli stati piccoli non dell’Unione Europea (come la Svizzera) o quelli che puer europei non hanno aderito all’area Euro, Danimarca e Regno Unito ad esempio.
Da “il Giornale” di oggi
Certo che nella giornata della Memoria, un simile attacco all’Italia da parte dei Tedeschi è quanto meno inopportuno
Una nota di protesta del nostro ambasciatore a Berlino e nulla di più. Così sta passando di fatto sotto silenzio l’aggressione all’Italia messa in atto da Der Spiegel, il più importante settimanale tedesco: copertina sul caso Concordia e un titolo che non lascia spazio a equivoci: «Italiani mordi e fuggi» letteralmente, ma traducibile come «italiani codardi». Secondo Der Spiegel siamo un popolo di Schettino e non c’è da meravigliarsi di ciò che è successo al largo del Giglio. Di più: siamo tutte persone da evitare, un peso per l’Europa, un ostacolo allo sviluppo della moneta unica. Loro, i tedeschi, sì che sono bravi, «con noi certe cose non accadono perché a differenza degli italiani siamo una razza».
Che i tedeschi siano una razza superiore lo abbiamo già letto nei discorsi di Hitler. Ricordarlo proprio oggi, giorno della memoria dell’Olocausto, quantomeno è di cattivo gusto. È vero, noi italiani alla Schettino abbiamo sulla coscienza una trentina di passeggeri della nave, quelli della razza di Jan Fleischauer (autore dell’articolo) di passeggeri ne hanno ammazzati sei milioni. Erano gli ebrei trasportati via treno fino ai campi di sterminio. E nessuno della razza superiore tedesca ha tentato di salvarne uno. A differenza nostra, che di passeggeri ne abbiamo salvati 4.200 e di ebrei, all’epoca della sciagurate leggi razziali, centinaia di migliaia. Era italiano anche Giorgio Perlasca, fascista convinto, che rischiò la vita per salvare da solo oltre 5mila ebrei. È vero, noi italiani siamo fatti un po’ così, propensi a non rispettare le leggi, sia quelle della navigazione che quelle razziali. I tedeschi invece sono più bravi. Li abbiamo visti all’opera nelle nostre città obbedire agli ordini di sparare su donne e bambini, spesso alla schiena. Per la loro bravura e superiorità hanno fatto scoppiare due guerre mondiali che per due volte hanno distrutto l’Europa. Fanno i gradassi ma hanno finito di pagare (anche all’Italia) solo un anno fa (settembre 2010) il risarcimento dei danni provocati dal primo conflitto: 70 milioni di un debito che era di 125 miliardi. Ci hanno messo 92 anni e nel frattempo anche noi poverelli li abbiamo aiutati prima a difendersi dall’Unione Sovietica, poi a pagare il conto dell’unificazione delle due Germanie.
Questi tedeschi sono ancora oggi arroganti e pericolosi per l’Europa. Se Dio vuole non tuonano più i cannoni, ma l’arma della moneta non è meno pericolosa. Per questo non dobbiamo vergognarci. Noi avremmo pure uno Schettino, ma a loro Auschwitz non gliela toglierà mai nessuno.
Povera Europa
A suo tempo ci ubriacarono con l’idea di un’Europa simile agli Stati Uniti, ma dopo tanti anni ci stiamo rendendo conto che l’Europa non esiste. Esiste un’area Euro, ma della quale tanti paesi europei non fanno parte (ad esempio Regno Unito e Danimarca). Nell’Europa hanno fatto entrare paesi dall’economia fragile, come quelli dell’est europeo, e tra gli stessi stati fondatori alcuni non erano perfettamente in regola con i parametri (vedi Italia con il suo debito pubblico). Adesso l’euro c’è, e sarebbe follia tornare indietro. Ci stiamo rendendo conto però che tutti gli stati debbono sottostare ai diktat della Frau Merkel (anche Sarkozy, che pure sembra pappa e ciccia con lei).
La stessa BCE sembra sottomessa alla Bundesbank, non passa giorno che la dolce signora dagli attributi alquanto mascolini non dica forte e chiaro un bel NEIN, specie appena si inizia a parlare di Eurobond. Ma a forza di NEIN, anche il collocamento dei bond germanici ha avuto una débacle, in quanto il loro rendimento era addirittura minore dell’inflazione.
Insomma, siamo Europa oppure tante piccole periferie della grande Germania? Pure Monti con le sue misure “impressionanti” dovrà comunque soccombere ai voleri della Frau Merkel. Però tutte le manovre della Cancelliera altro scopo non hanno che quello di riguadagnare consenso in vista delle prossime consultazioni elettorali, e lo stesso vale per il presidente francese che la segue a ruota. Quindi, quanti speravano in un miracolo di san Mario Monti ed addossavano la colpa dello spread alto e della caduta delle borse al precedente governo, ora non sanno più che dire, si limitano ad ignorare il problema o, al massimo, a riportarlo in un trafiletto taglio basso nelle note economiche.
E nel frattempo una delle tre agenzie di rating (la Fitsch), ha declassato alcune nostre banche popolari, mentre non si sogna di fare altrettanto con le banche francesi e tedesche con le casseforti ripiene di titoli greci…
Aspettiamo che arrivi la quarta agenzia, la cinese Dagong, e vedremo come andrà a finire….
22.08
Ed oggi…si va per chiese.
Era quello che un nostro caro amico, che purtroppo non c’è più, non si spiegava. “Non credenti dichiarati, ma in ogni città visitate sempre almeno una chiesa”.
E’ che le chiese sono dei piccoli musei, contengono sempre qualche cosa di artistico, anche le più piccole. Hanno un’atmosfera che invita al raccoglimento, anche se non religioso nel nostro caso, esortano alla riflessione, all’introspezione.
Eccoci allora alla chiesa di San Lorenzo: stile gotico, con due possenti torri campanarie ai lati che sembrano voler stringere la facciata dal frontone triangolare che sovrasta un enorme rosone traforato di 9 metri di diametro, a sua volta posto sopra un enorme portale doppio, con bassorilievi della vita di Cristo e del Giudizio universale.
L’interno è molto ricco di sculture, assai insolito per una chiesa protestante, le vetrate, altre ed imponenti, fanno entrare molta luce. Ci sono vari altari lungo le navate, tutti arricchiti da sculture policrome, mentre dal soffitto pende il cosiddetto “Engelsgruss”, ossia il saluto dell’Angelo nell’Annunciazione.
L’altra chiesa è quella di San Sebaldo, in stile tardoromanico, con la caratteristica di avere due absidi, che rappresentano il potere religioso (abside orientale) e quello temporale, (abside occidentale), dalla galleria della quale l’Imperatore assisteva alle funzioni religiose. Il santo, pressocché sconosciuto, diventò il patrono della città tanto che verso il 1500 quasi ogni cittadino della città portava il suo nome. La sua tomba è conservata all’interno della cattedrale, ed una curiosa leggenda dice che, da morto, tirò un solenne schiaffone ad un burlone che aveva osato tirargli la barba. E poiché la sua festa ricorre il 19 agosto, adesso mi spiego il perché di tanta animazione qualche giorno fa. Anche questa chiesa è arricchita da preziose statue lignee policrome del 1300-1400.
Usciti dalla chiesa, ci siamo diretti verso l’Hauptmarkt, il mercato principale, che ospita nel periodo natalizio il Christkindlesmarkt che, si dice, sia stato istituito proprio da Martin Lutero.Al centro della piazza, la Schoener Brunnen , la bella fontana, circondata da una grata, ed arricchita da statue di Profeti, Evangelisti e Principi elettori che attorniano un elegante pinnacolo gotico.
Poi, girando, ci siamo trovati davanti una fontana enorme, di bronzo,non citata sulla guida in nostro possesso, la Eher Brunnen, un insieme di sculture ispirate da una poesia di Hans Sachs (das bittersuess’ ehlich’ Leben, ossia il sapore dolceamaro della vita coniugale).
Non potevamo partire senza aver assaggiato le salsicce di Norimberga, (Nuernberger Rostbratwurst), dei wuestel piccoli e sottili, aromatizzati con maggiorana, zenzero, cardamomo, noce moscata,che vengono arrostiti alla griglia anziché bolliti come si fa usualmente, ma a volte anche consumate crude, accompagnate con insalata di patate. Tanto famose da essere tutelate da I.G.P: (Indicazione Geografica Protetta).
21.08
Il momento che più mi gusto quando siamo in ferie è la mattina. Ci si alza verso le 7, poi la colazione…vabbè, manca l’espresso, ma, come avevo già scritto altre volte, mi sono abituata al caffè alla tedesca. Dopo…niente colazione alla continentale, con salumi, uova, formaggio e cetrioli vari, o yoghurt, muesli e cose del genere, ma il classico pane, burro e marmellata che a casa non mangio quasi mai. Poi, mentre mio marito legge il Corriere, che viene fornito dall’albergo agli ospiti italiani, dò una scorsa alle Ansa dal cell, una sbirciatina al blog, e poi una rapida programmazione della giornata, senza il pensiero di dover mettere in ordine la casa.
In alcuni locali (non tutti) si respira un’atmosfera lievemente razzista ed antiitaliana, che si dissolve non appena si parla tedesco, anche solo per ordinare il menu. La cittadinanza infatti è abbastanza nazionalista. Qui appunto iniziò la tragica avventura del nazionalsocialismo, con numerosi congressi del partito, le adunate oceaniche, che si ricollegavano come simbologia alle Diete imperiali del Sacro Romano Impero cui si ispirava il Terzo Reich, qui furono emanate le leggi razziali antiebraiche del 1935, e qui si concluse quel triste ciclo, con il famoso processo ai capi nazisti nell’immediato dopoguerra da parte del Tribunale Militare Internazionale.
Ovunque si passeggi, la mole del Castello (Kaiserburg) domina sulla città. Un massiccio dalle mura rossastre, posto su un’altura che si raggiunge percorrendo una strada abbastanza ripida, (la Burgstrasse), poca cosa per noi “montanari”: alla fine si incrocia la Kaiserastallung, ossia la scuderia imperiale. Quindi, oltrepassata la Sinwellturm, una torre cilindrica del 1500 circa, si entra nell’edificio.
Il castello fu costruito nel 1039 e successivamente ampliato sotto la reggenza di Federico Barbarossa e dei suoi successori.
Nei suoi sotterranei furono stipati innumerevoli tesori artistici che, in tal modo, sfuggirono alle distruzioni ed alle razzie del conflitto mondiale. Nella corte si trova un pozzo fondo oltre 50 metri (Tiefer Brunnen), mentre in un’ala si trovano sia una cappella che una sezione del Germanisches Museum, dove sono conservati mobili, arazzi, armature dell’epoca. Destinato essenzialmente a funzioni militari, le stanze del castello erano solitamente lasciate spoglie di arredi, ma venivano nuovamente ammobiliate solo in occasione della visita dell’Imperatore (der Kaiser kommt! L’Imperatore arriva!).
La visita è stata davvero interessante, anche perché la volta precedente ci eravamo limitati a vedere solo la parte esterna ed il cortile.
20.08
Nonostante sia stata quasi rasa al suolo durante la 2^ guerra mondiale, Norimberga è stata ricostruita secondo gli originari canoni medievali, rispettando integralmente gli edifici storici e seguendone lo stile per gli altri, tanto da mantenerne intatta l’atmosfera.
Dal 1400 al 1600 la città si arricchì di un vario patrimonio artistico, con le opere di Vischer e Veit Stoss il Vecchio, scultori, e dei pittori Wohlgemuth e soprattutto Duerer. Poi a causa della Guerra dei Trenta Anni la sua importanza decadde, per rinascere poi nel 1800 con la produzione dei giocattoli.
Ed oggi proprio lo Spielzeugmuseum siamo andati a visitare. Situato in un edificio di stile rococò, occupa ben quattro piani. Il più bello conserva delle bambole di tutti i tipi, materiali, fattezze e dimensioni: di stoffa, di legno, di cartapesta ma soprattutto di quello speciale tipo di porcellana chiamato “bisquit”, che rende benissimo l’incarnato delle bambole.
Ci sono poi numerose case di bambole, curatissime negli arredi, e gli accessori, quali servizi di porcellana, cristallo e perfino alabastro: un vero sogno!
Per importanza segue poi il settore dei giocattoli di metallo: automobiline, giostrine ed altri manufatti di latta, con carica a frizione o a molla, i soldatini di stagno (qui a Norimberga furono fissate le misure standard), i trenini che corrono su di un plastico, bello anche se non al livello di quello di Rablà che ho descritto qualche tempo fa, vecchi giocattoli come cavalli in cartapesta e legno,
montati su ruote o dondoli. Infine si passa al reparto più moderno, interessante, ma provo del fascino di quelli prima descritti.
Appena fuori dal Museo, c’è il Weinstadl (deposito del vino) ora trasformato in un Ostello per studenti, vicino al quale c’è un’alta torre del 1200 dalla quale si diparte un ponte di legno coperto che collega le due sponde sul fiume, e su questo ponte c’era la casa abitata dal boia, da dove si recava per andare al luogo delle esecuzioni.
19.08
Ore 7.10
Sarà stata l’aria condizionata in auto, sarà stato perché ho asciugato i capelli al vento dopo il bagno al lago,o forse perché il giorno di ferragosto ho cucinato in mezzo alla corrente perché non restasse odore di fritto per casa, o è semplicemente uno di quei bastardissimi virus o batteri che imperversano anche in estate…fatto sta che qualche mattina fa mi sono svegliata con un bel febbrone. Durato solo un giorno, ma mi ha lasciato lo strascico di una tossetta fastidiosa. Ma questo non ci ha comunque impedito di partire, abbiamo rimandato partenze varie volte per i motivi più disparati, stavolta NO!
Del resto l’accoppiata ferie-malattie per me è la prassi… Durante le vacanze mi è successo di tutto, compreso rompermi il malleolo passeggiando in città con un comodo paio di scarpe da tempo libero, mica arrampicata su tacchi da 12 centimetri!
Per ora mi godo il viaggio, faccio un giro per i blogs dal cellulare, anche se ogni tanto il collegamento salta per via delle gallerie. Poi, all’estero, si vedrà…
E la bussola sembra indicare Norimberga.
Ci eravamo stati con la nostra amica, ma solo per una mezza giornata, ed abbiamo quindi deciso che meritava una visita più accurata.
Ore 14
Il traffico era abbastanza intenso, specie quello commerciale,ma siamo andati con molta calma. Dopo una sosta in autostrada, al Rosenberger, una sorta di Autogrill tedesco,
abbiamo trovato un bell’alberghetto, oltretutto dotato di LAN, quindi dal cell potrò comunque collegarmi al blog, anche se non per molto. Il viaggio è stato bello, il tempo splendido. Abbiamo lasciato Bolzano con una cappa d’afa e 24 gradi appena alzati, qui si sta magnificamente…ma nuvole all’orizzonte.
Alle 17 in effetti è iniziata a cadere una pioggerella fastidiosa.
Primo giretto per il centro della città, e poi cena in un locale tipico della zona (Franconia), a base di Frikadellen, simili alle nostre polpette.
Alla sera altro giro, mentre la pioggia andava e veniva…
ed ora provo a collegarmi, anche se dovrò usare solo i caratteri predefiniti.
Ciao Enzo, e grazie
11 luglio 1982
Chi si scorderà mai quella data…ricordo solo che ero sola a casa, con i bambini ancora piccoli che dormivano, ed io che saltavo per casa come una matta…Ho visto e rivisto quella partita e non mi stancavo mai…ed ho aspettato mio marito, che era di servizio e rientrava all’alba, con la Gazzetta appena stampata e che profumava d’inchiostro, con quella scritta “CAMPIONI DEL MONDO”.
Senza nulla togliere alla vittoria del 2006, ma quella è stata una grande Nazionale, con le vittorie sul Brasile e l’Argentina, ma soprattutto sulla Germania, con il pubblico che scandiva gli Olè ad ogni nostro passaggio e ad ogni nostro gol, il patema del rigore sbagliato da Cabrini, le grida di esultanza di Tardelli, la gioia di Altobelli e Rossi…la voce di Martellini…..e chi può dimenticarsi una notte magica come quella?…Grazie, Enzo, per avercela regalata.
Cosa ne pensate?