La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Articoli con tag “Fiorella Mannoia

Mattino

Basta quel finissimo filo di luce che filtra dalle persiane non perfettamente abbassate a destarmi.

Non serve guardare il cellulare per vedere che ore siano: so già che è l’alba, circa le 5 del mattino, un grande silenzio intorno.

Mi alzo piano, per non destare mio marito che dorme, anzi, ronfa beatamente, e socchiudo la porta della stanza dietro di me.

In questi momenti mi piace andare sul terrazzo, annusare il profumo dei gelsomini che sono ormai pienamente sbocciati, poi prepararmi il caffè, doppio, ben forte, amaro…

20150521_103332

Il chiarore dell’alba ormai lascia il posto all’incendio dell’aurora, dietro le alture del Colle, mentre la luce delle ultime stelle (una forse è Venere? Non ho mai imparato a distinguerle) si spegne lentamente, ma una leggera falce di luna permane ancora sospesa nel cielo.

È difficile esprimerlo, ma in questi momenti mi sembra quasi di percepire la presenza di quanti non ci sono più. Dal balcone vedo le finestre della casa dove abitavo da ragazza: le tapparelle sono sollevate, chi ci abitava si è trasferito e l’appartamento è ancora vuoto, ma io vedo ancora mia madre che annaffia le sue piante, la testa bianca di mio padre che legge il giornale, immagino me stessa in camera mia mentre studio o ascolto i miei dischi preferiti… Presenze, fantasmi, spiriti: chi lo sa?

Intanto anche il cielo ha perso il suo rosseggiare: un azzurro sbiadito, qualche nuvola…ed intanto iniziano i rumori mattutini: automobili che passano, porte che sbattono, passi veloci di gente che si affretta al lavoro.

L’incanto è finito, si torna alla realtà.

Se una mattina io
mi accorgessi che con l’alba sei partito
con le tue valigie verso un’altra vita
riempirei di meraviglia la città
Ma forse dopo un po’
prenderei ad organizzarmi l’esistenza
mi convincerei che posso fare senza
chiamerei gli amici con curiosità
e me ne andrei da qua
Cambierei tutte le opinioni
e brucerei le foto
con nuove convinzioni
mi condizionerei
forse ringiovanirei
e comunque ne uscirei
non so quando (quando)
non so come
Ma se domani io
mi accorgessi che ci stiamo sopportando
e capissi che non stiamo più parlando
ti guardassi e non ti conoscessi più
io dipingerei di colori i muri
e stelle sul soffitto
ti direi le cose che non ho mai detto
che pericolo la quotidianità
e la tranquillità
Dove sei, come vivi dentro?
C’e’ sempre sentimento
nel tuo parlare piano
e nella tua mano
c’e’ la voglia di tenere
quella mano nella mia
Tu dormi e non pensare
ai dubbi dell’amore
ogni stupido timore e’ la prova che ti do
e rimango e ti cerco
non ti lascio più
non ti lascio più

 


Maggio…

Brezze di maggio, danzanti sul mare!
Via che danzate di solco in solco
il girotondo esultante, mentre in alto
vola la spuma a farsi ghirlanda
d’argentei archi gettati sull’aria,
vedete l’amor mio da qualche parte?
Ahimè! Ahi!
Brezze di maggio!
Amore è misero se il suo amore è assente.

(James Joyce, da “Musica da camera”)

Se questa è una canzone con cui si può parlare

se in questa notte di Maggio io ti penso ad ascoltare

certe piccole voci che a volte vanno al cuore

in questi momenti con l’aria che si muove

io conosco la mia vita e ho visto il mare

e ho visto l’amore da poterne parlare

ma nelle notti di Maggio non può bastare

la voce di una canzone per lasciarsi andare

amore su quel treno che è già un ritorno

amore senza rimpianto e senza confronto

che conosci la tua vita ma non hai visto il mare

e non hai l’amore per poterne parlare

ma è una notte di Maggio che ci si può aspettare di più

e se questa è una canzone con cui davvero si può parlare

in questa sera ferita da non lasciarsi andare

in questa notte da soli che non ci si può vedere

e non ci si può contare ma solo ricordare

io conosco la mia vita e ho visto il mare

e ho visto l’amore da vicino da poterlo toccare

ma nelle notti di Maggio non può bastare

la voce di una canzone per lasciarsi andare

nelle notti come questa che ci si può aspettare

se non una canzone per farsi ricordare da te

per farsi ricordare da te.


La lettera che non scriverò mai

Il tempo scorre e sta venendo sera
ti sto cercando con la fantasia
con una specie di felicità
sto già pensando a te.
Tra le diverse direzioni prese
verso paesi irraggiungibili
ed io nascosta tra le mie difese
sto ricordando te.
E se l’immagine è confusa
il tuo colore non sbiadisce
e sta parlandomi di te
questa giornata che finisce qui.
Domani cambiano l’arredamento
e forse cambio lentamente io
ma dentro a questo nuovo mutamento
ho già nascosto te.
Oggetti qui disordinatamente
dovrei decidermi a buttarli via
ma qualche cosa misteriosamente
mi riporta a te.
Una finestra che si chiude
ma sto guardando tra le tende
e mi sorprende la città
che ti cerca come faccio io;
e se il cervello prende il sopravvento
nasconde voci da buttare via
ma tira un vento che conosco già
mi sembra nostalgia

 

looking-out-window-photo-by-austin-pixel