Never give up
È stato uno dei miei idoli, una persona che ho sempre ammirato incondizionatamente.
Classe brianzola, il vero Imprenditore con l’iniziale maiuscola, come Ferrero, Ferrari, Berlusconi, Olivetti: gente che ha creato innovazione e posti di lavoro, vere eccellenze nazionali.
Tra pochi giorni, il 7 ottobre, avrebbe compiuto 91 anni.
Sempre attivo e combattivo, se ne è andato Bernardo Caprotti, l’uomo che ha trasformato la grande distribuzione italiana.
Nel lontano 1957, il giorno 27 novembre, a Milano in viale Margherita, dove prima c’era una sala cinematografica, venne inaugurato per opera sua e di altri soci, il primo supermercato: il nome della società fu Supermarkets italiani S.p.A. per richiamare il modello americano (nell’iniziativa c’entrò pure Rockfeller) dove Bernardo Caprotti era andato a studiare.
La grande S iniziale rossa diventò il marchio Esselunga, come è ancor oggi chiamata la catena di supermercati e fu ideata dall’agenzia pubblicitaria Armando Testa, la migliore in Italia.
Un grande lavoratore ma soprattutto grande innovatore Caprotti, che fu il primo ad installare anche le casse con i lettori di codici a barre e quelle self service senza cassiere.
Molto attento alla qualità dei prodotti ed alla loro collocazione, scelse personalmente i progetti degli edifici, come pure seguì le campagne pubblicitarie – ne ho parlato un paio di volte nel mio blog – con un occhio di riguardo non solo ai clienti ma anche a quelli che non chiamava dipendenti ma collaboratori, con grande stizza dei sindacati. Fu il primo in Italia ad organizzare il lavoro degli addetti in due turni, alla mattina ed al pomeriggio.
Collaboratori tanto affezionati al loro patron da far pubblicare lo scorso anno a loro spese una pagina intera di auguri per il novantesimo compleanno dell’imprenditore sul Corriere e sul Wall Street Journal.
Dicevo: combattivo fino all’ultimo. Dapprima contro le Coop che boicottavano nel loro territorio l’installazione di market Esselunga grazie alla connivenza con compiacenti giunte rosse, episodi certificati da fasci di documenti sul libro “Falce e carrello” , libro dapprima sequestrato da una certa magistratura, poi finalmente rimesso in circolazione (io ho una delle primissime copie). La rivalità con le Coop data dal 1996, quando Caprotti, dichiarandosi vessato dal fisco, evidenziò la differenza di trattamento fiscale tra i supermercati normali (tra i quali il suo) e le cooperative che, pur svolgendo i medesimi compiti, godevano di fiscalità agevolata.
Poi le diatribe contro i figli (specialmente uno, Giuseppe) che non riteneva adatti a dirigere l’impero che aveva creato, riprendendone le redini. Ora voleva cedere la sua catena (ovviamente non alle Coop) ed era in cerca di un acquirente serio che continuasse la sua politica economica. Infine con i sindacati, a seguito della denuncia di una dipendente che risultò poi psichicamente instabile.
Da sempre anticomunista, antistatalista, antifascista e innanzitutto LIBERALE era la vera immagine di Un’Italia quale tanti vorrebbero.
Ed ecco un suo concetto.
Bernardo Caprotti:
“Ci sono due modi per difendere i lavoratori. Uno è sviluppare il sistema, le imprese, perseguire l’efficienza onde fare funzionare le aziende e le aziende inventano prodotti, creano ricchezza e lavoro, non solo «posti di lavoro». Oppure il nostro modo, speciale, tutto italiano, ove in nome di una malintesa solidarietà si caricano oltremodo i migliori col pretesto di sostenere gli ultimi della classe. Siamo arrivati a un punto in cui i migliori, se stanno in Italia, non ce la potranno fare”.
Grazie, mister Esselunga…spero ne arrivino tanti come te.
Vallanzasca
Bene, è un criminale, un efferato assassino,condannato a ben quattro ergastoli ed altri 295 anni di reclusione per sette omicidi e vari sequestri di persona, ha scontato 40 anni di prigione di cui 11 in isolamento.
Assassino sì, stupido di certo no.
Quindi sono quasi sicura che quello che asserisce (essere stato incastrato per furto di concime, di una cesoia e di mutande in un supermercato Esselunga a Milano) sia vero, tanto più che le registrazioni delle telecamere di sorveglianza che potrebbero confermare la sua versione dei fatti sono sparite.
Sembrerebbe invece quasi una ritorsione per le rapine effettuate a suo tempo, sempre all’Esselunga di Milano, da Vallanzasca e la sua banda negli anni ’70.
Non è possibile che uno già in regime di semilibertà ed alla soglia della libertà condizionale sia così stupido da farsi incastrare per un furto da 70 euro. Il personaggio è scomodo, strafottente, (“non sono mica un detenuto da quattro soldi”), irritante perfino. E non è neppure più il bel René cui un certo pubblico femminile perdonava tante cose in virtù di quei begli occhi e di quell’aria “vissuta”. L’unica cosa che “apprezzo” in lui è l’essersi sempre assunto le sue responsabilità, a volte addossandosi anche le colpe di altri malavitosi, e di non aver mai considerato la società responsabile di quello che era diventato (“Non diciamo cazzate”) oltre all’aver detto ai ragazzi di non ritenersi assolutamente un mito, visto che era finito in galera per ben quarant’anni.
Del resto ci sono assassini matricolati efferati quanto lui che sono in libertà, tipo Felice Maniero (7 omicidi pure lui, varie rapine, spaccio di droga e “solo”17 anni di carcere, pure lui “faccia d’angelo”). Ma quest’ultimo, si sa, è considerato”collaboratore”, ed ora è libero e tranquillo e fa l’imprenditore, attività magari avviata con il frutto delle rapine effettuate a suo tempo.
prendi la gialla
Anni fa la citta’ era tappezzata dai cartelloni pubblicitari di Esselunga, dei piccoli capolavori ingegnosi, dove le banane si trasformavano in delfini
baccelli di piselli sembravano canoe
e i broccoli parevano dei boschi o venivano riproposti noti personaggi.
Adesso c’e’ una nuova campagna pubblicitaria della Chiquita, dove, con le banane, hanno “costruito” scarpe, il duomo di Milano ed un treno…il tutto per pubblicizzare non solo le banane, ma anche la linea gialla della metropolitana.
Cosa ne pensate?