In giro per Milano
Quando c’è il sole, come ieri, Milano è bella. Ma la sua vera essenza la si coglie quando è nuvoloso, tendente alla pioggia, con quell’umidità che ti si appiccica addosso, specie sui capelli, arricciandoli e vanificando la paziente opera di lisciatura fatta alla mattina con spazzola e phon (odio la piastra ).
Oggi poi ci sono nuvole basse già nel primo pomeriggio; dappertutto quel grigiore nel quale brillano tenui le ultime luminarie natalizie in via di smantellamento. Al Duomo, lunghe file di persone si sottomettono al metal detector prima di entrare. Finite le code dovute ad Expo, sono iniziate quelle per l’Anno Santo ed il giubileo della misericordia: più che di misericordia, bisogna armarsi di santa pazienza perché l’attesa dovuta ai controlli è lunga.
Un fianco del Duomo è conteso dalle enormi pubblicità della Samsung e dell’Iphone 6, mentre l’altro lato, proprio a ridosso della parete marmorea, è affiancato da una lunga fila di servizi igienici. Ovvio che i pellegrini debbano soddisfare le proprie esigenze biologiche, ma credo che sarebbe stato opportuno trovare un’altra collocazione.
C’è grande movimento di gente: molti approfittano delle svendite, altri cambiano i regali ricevuti in occasione del Natale. La calca non ci piace, così abbiamo deciso di tornare verso verso la nostra zona e passeggiare lungo la Martesana…Passeggiata breve, l’umidità che sale dal naviglio si fa sentire, e pure il cielo si fa sempre più scuro…
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Inviato dal Veloce promemoria
Bamberg – seconda parte
Siamo quindi saliti verso il Duomo. Saliti è la parola adatta, perché la strada è piuttosto ripida. È dedicato ai santi Pietro e Giorgio ed è uno dei monumenti più rappresentativi del Medioevo tedesco, unitamente a quelli di Mainz e Worms. Attualmente una delle quattro torri che lo circondano è in restauro, come si vede dalla fotografia. Davanti staziona un caratteristico, vecchio autobus adibito al giro turistico della città.
La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1004 (un’altra fonte riporta il 1007) sotto il governo di Enrico II; consacrata nel 1012 fu però distrutta nel 1081 da un incendio. Riedificata, venne ancora incendiata nel 1185. Poco resta quindi della chiesa originaria. La terza ricostruzione ebbe luogo tra il 1215 ed il 1250,ed è una sorta di compromesso tra l’originario stile romanico ed il nascente protogotico. Successivamente, nel XVIII secolo alle quattro torri fu aggiunta una cupola a punta.
Una ampia scalinata conduce alla porta di Adamo, in quanto da essa nel giorno del Mercoledì delle ceneri venivano fatti uscire i penitenti, come Adamo fu cacciato dal Paradiso. Un tempo sui basamenti che fiancheggiano il portale poggiavano sei statue: Enrico II, sua moglie Cunegonda, santo Stefano, San Pietro ed infine Adamo ed Eva, senza vesti, cosa inusuale per quei tempi.
La porta di Adamo fa “pendant” con la Porta di Maria, (detta anche “Porta della Misericordia”) di stile lombardo, come è caratterizzato dai pomelli metallici che la adornano. Nel timpano che la sovrasta si trova la statua della Madonna fiancheggiata dalla coppia degli Imperatori Enrico II e Cunegonda, fondatori del duomo, nonché del vescovo Eckbert e di suo nipote, prete Poppo, mentre ai piedi di Maria c’è, inginocchiato, un crociato, donatore del portale. Il nome di Porta della Misericordia è dovuto al fatto che i peccatori espulsi dalla porta di Adamo nel Mercoledì delle ceneri venivano fatti rientrare da quest’altra porta nel giorno di Giovedì santo, dopo aver ricevuto l’assoluzione. Anticamente il timpano era colorato, ma adesso dell’iniziale decorazione restano solo pochi frammenti pigmentati.
Davanti al portale il “rospo” del Duomo. Inizialmente erano dei leoni a guardia dell’ingresso, ma il tempo e le intemperie hanno consumato moltissimo i manufatti. Anche su questi “rospi” esistono delle leggende che vedono protagonista il demonio, che osteggiava la costruzione della chiesa.
All’interno del Duomo ci accoglie subito la statua equestre del Cavaliere di Bamberg. Ne è ignoto l’autore come pure il personaggio raffigurato, forse lo stesso imperatore Enrico II, ma molto più probabilmente si tratta del santo re Stefano d’Ungheria, come sembrerebbe dalla fattura della sella, sposo di Gisella, sorella di Enrico II. La statua, pur a grandezza naturale, è situata piuttosto in alto, su una mensola poggiante su uno dei pilastri. Il baldacchino che lo sovrasta, indice di regalità, rappresenta la città di Gerusalemme ed il cavallo è uno dei primi raffigurato ferrato. Il gruppo marmoreo è allegorico, rappresentando tutto l’universo: un demone in basso (qui non visibile) rappresenta gli Inferi, la mensola coperta di frasche il regno vegetale, il cavallo ovviamente il regno animale, il cavaliere il genere umano e Gerusalemme il Regno Celeste.
(Immagine da internet)
Così perfetto l’aspetto del Cavaliere, da essere assurto ad immagine del tipico ariano durante il Terzo Reich.
L’imperatore morì cinquantunenne a Gottingen nel 1024. Nel 1033 lo seguì la consorte Cuegonda, che si era ritirata in un convento presso Kassel. I due sposi, canonizzati dopo la morte, furono tumulati vicini nel duomo in una tomba costruita tra il 1499 ed il 1513 scolpita da Tilman Riemenschneider. La pietra tombale li raffigura appunto fianco a fianco, ma presenta una particolarità: solitamente alla destra si metteva sempre l’effigie del personaggio più importante, quindi in questo caso avrebbe dovuto essere Enrico II, ma qui avviene l’opposto. Cunegonda infatti veniva venerata dal popolo con un rito quasi mariano, perciò le venne riservato il posto d’onore.
(Immagine da internet)
Ai piedi dei due sovrani, ci sono i blasoni sorretti da due leoni, mentre le fiancate sono adornate da bassorilievi rappresentanti episodi della vita dei due santi coniugi. Tra queste, la prova dei vomeri: Cunegonda, sospettata di infedeltà, cammina scalza su alcuni vomeri ardenti, uscendo indenne dalla prova, e questo era indizio di un favorevole giudizio divino. C’è poi il miracolo della moneta: Cunegonda, al momento di pagare gli operai che lavoravano alla costruzione del convento di santo Stefano, scopre tra di essi un ladro, in quanto la moneta gli perfora la mano.
Su uno dei lati brevi del sarcofago è riprodotta la morte dell’Imperatore. Come ho scritto in precedenza, Enrico morì nel 1024 nel suo palazzo nei pressi di Gottingen. Cunegonda, piangente, e la Corte erano presso di lui e l’immagine mostra l’Imperatore mentre impartisce le ultime disposizioni dal letto di morte.
Proseguendo nella visita del duomo, si arriva all’Altare natalizio, ultima opera dello scultore Veit Stoß, risalente all’anno 1520. L’altare era destinato alla chiesa dei Carmelitani di Norimberga, della quale Andreas, figlio dello scultore, era priore. Veit Stoß vi lavorò per tre anni, terminandolo nel 1523. L’altare non fu però completato, a cauìsa della Riforma di Norimberga del 1524; Andreas Stoß si trasferì poi a Bamberg nel 1526, nell’attuale Obere Pfarre (la Parrocchia Superiore), e nel 1543 il trittico incompiuto fu acquistato da questa chiesa e qui installato. Nel 1937 l’Altare natalizio fu trasferito nel Duomo come prestito permanente, e la Parrocchia Superiore ottenne in cambio una Pala d’altare del Tintoretto.
Al centro dell’Altare di Veit Stoß è illustrata la Storia del Natale: si può osservare la madonna con Gesù Bambino, a sinistra sopraggiunge Giuseppe. Vicino a Maria si vedono alcuni angeli musicanti e sullo sfondo si scorgono delle persone arrampicate sugli steccati per osservare meglio l’evento. Gli altri bassorilievi ai lati illustrano a destra la Nascita di Maria, in basso a destra l’ingresso di Gesù nel Tempio, quindi in alto a sinistra la Fuga in Egitto ed infine in basso a sinistra l’Adorazione dei Re Magi. In origine erano stati preparati per le ante dell’Altare altri bassorilievi, che, però, sono andati smarriti in seguito a danneggiamenti e furti.
Linz, 11 maggio 2012
Dopo esserci recati varie volte a Vienna, questa volta abbiamo deciso di dedicare un paio di giorni a Linz. Avevo già spiegato che saremmo scappati da Bolzano in concomitanza dell’adunata degli Alpini, solo per non restare intrappolati in una città blindata per tre giorni. Viaggiando per questo stato, ci si rende conto di quanto sia vera l’espressione “Austria felix”. Paesini lindi e ordinati, per lo più raccolti intorno alla parrocchiale che li sovrasta con il suo campanile appuntito. Campi verdi dove vedi contadini al lavoro, boschi che danno subito l’impressione di frescura, in lontananza montagne ancora spolverizzate di neve, mucche placide che pascolano, campi di colza di un giallo luminoso.
Arrivare all’albergo è stato facile, seguendo le indicazioni del Garmin (un plauso all’inventore del navigatore satellitare).
Pur essendo nei pressi della stazione, la zona non ha quell’aria equivoca che si respira in altre città .
Tutto è pulito ed ordinato, l’albergo è accogliente, anche se il wireless in stanza non funziona benissimo, almeno questa sera. Un primo giro per il centro, appena arrivati, con una temperatura di 32 gradi, per inquadrare bene Linz, e di primo acchito l’impressione è ottima. Nonostante l’estensione, non c’è molto traffico.
In lontananza si sente della musica… Proprio davanti al Duomo, sul sagrato, c’è un concerto rock. Su un palco 4 ragazze, 3 cantanti ed una violinista, a piedi nudi, eseguono musiche sacre arrangiate con ritmo moderno , accompagnate da chitarre, batteria e pianola elettronica, ed attorniato da altri giovani dai 13/14 anni ai 20 circa. Dai cartelli che portano, vedo che sono gruppi di ragazzi cattolici.
Il duomo è molto bello: in arenaria rosata , ormai ingrigita dal tempo, ha un campanile sorretto da contrafforti e sormontato da una guglia traforata, portoni con edicole di marmo a sesto acuto, puro stile gotico.
Per le strade molti locali caratteristici, ed in uno di questi abbiamo cenato davvero ad un prezzo molto ragionevole, considerando anche le due Hefe da mezzo litro, il dolce (naturalmente la classica Linzertorte)
e due liquori, Varadero per la precisione…
Milano 23 settembre
Il cuore di Milano…
Il Duomo?
Certo, frequentatissimo e fotografatissimo, sempre in manutenzione -longh come la fabrica del Domm – dal 1386 ( come enuncia una scritta su una piccola lapide murata sulla navata destra) ad oggi (adesso è la volta della guglia maggiore, quella che sostiene la Madonnina).
La Galleria dedicata a Vittorio Emanuele III?
Anche… è il salotto buono della città, un posto dove bere un aperitivo allo storico Zucca, o solo passeggiare sul pavimento decorato da mosaici (famoso quello rappresentante il toro emblema di Torino, dai genitali consumati per l’usanza di pestarci sopra come portafortuna),
anche questi in rifacimento.
Però per me il vero cuore di Milano è palazzo della Ragione, in piazza dei Mercanti, che data dal 1233.
Qui si tenevano le prime riunioni pubbliche, che attestavano l’autonomia del comune di Milano e la sua vocazione al commercio. Nella piazzetta retrostante (imbruttita da un lungo chiosco di giornali e souvenir, che sarebbe da smantellare o almeno da spostare altrove), dove ora c’è un bel pozzo, anticamente era posta la Pietra dei Falliti, una panca di marmo sui quali i rei di bancarotta fraudolenta, a braghe calate, dovevano battere più volte il posteriore, a significare la loro rinuncia a tutti i beni personali. Sempre su un pilastro del palazzo della Ragione c’è un piccolo bassorilievo che raffigura una scrofa semilanuta (medio lanea), dal nome della quale molti fanno derivare l’etimologia di Milano.
Un’altra leggenda narra che nel VI secolo Belloveso, capo dei Galli, trovò una scrofa nella pianura e, seguendo le indicazioni degli oracoli, tracciò la prima perimetria della città di Milano seguendo le impronte della bestiola…
Al Palazzo Reale ci sarebbe una mostra di dipinti di Artemisia Gentileschi, ma viste le belle giornate e dato che la mostra, appena inaugurata, proseguirà fino a gennaio del prossimo anno, abbiamo deciso di rimandare la visita.
Cosa ne pensate?