La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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dai Dialoghi con Leucò


Dunque, lo sai, e mi puoi credere. Io dormivo una sera sul Latmo – era notte – mi ero attardato nel vagabondare, e seduto dormivo, contro un tronco. Mi risvegliai sotto la luna – nel sogno ebbi un brivido al pensiero ch’ero là, nella radura – e la vidi.
La vidi che mi guardava, con quegli occhi un poco obliqui, occhi fermi, trasparenti, grandi dentro. Io non lo seppi allora, non lo sapevo l’indomani, ma ero già cosa sua, preso nel cerchio dei suoi occhi, dello spazio che occupava, della radura, del monte.

Mi salutò con un sorriso chiuso; io le dissi: «Signora»; e aggrottava le ciglia, come ragazza un po’ selvatica, come avesse capito che mi stupivo, e quasi dentro sbigottivo, a chiamarla signora. Sempre rimase poi fra noi quello sgomento.
O straniero, lei mi disse il mio nome e mi venne vicino – la tunica non le dava al ginocchio – e stendendo la mano mi toccò sui capelli. Mi toccò quasi esitando, e le venne un sorriso, un sorriso incredibile, mortale. Io fui per cadere prosternato – pensai tutti i suoi nomi – ma lei mi trattenne come si trattiene un bimbo, la mano sotto il mento. Sono grande e robusto, mi vedi, lei era fiera e non aveva che quegli occhi – una magra ragazza selvatica – ma fui come un bimbo. «Tu non dovrai svegliarti mai», mi disse. «Non dovrai fare un gesto. Verrò ancora a trovarti». E se ne andò per la radura.
Percorsi il Latmo quella notte, fino all’alba. Seguii la luna in tutte le forre, nelle macchie, sulle vette. Tesi l’orecchio che ancora avevo pieno, come d’acqua marina, di quella voce un poco rauca, fredda, materna. Ogni brusio e ogni ombra mi arrestava. Delle creature selvagge intravvidi soltanto le fughe. Quando venne la luce – una luce un po’ livida, coperta – guardai dall’alto la pianura, questa strada che facciamo, straniero, e capii che mai più sarei vissuto tra gli uomini. Non ero più uno di loro. Attendevo la notte.

Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò


The shadow of our smile

ombradiunsorriso

O Saffo, non è questo il sorridere.

Sorridere è vivere come un’onda o una foglia, accettando la sorte.

È morire a una forma e rinascere a un’altra.

È accettare, accettare, se stesse e il destino.

(Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, 1947)

Grazie a E. d. S. per avermi in un certo modo “ dedicato” questa canzone, giocando col significato del mio nick 🙂 .

 

L’ombra del tuo sorriso
Quando te ne sei andato
colorerà tutti i miei sogni
e la luce dell’alba.

Guardami negli occhi amore mio e vedrai
Tutte le cose belle che tu sei per me

La nostra piccola stella malinconica
Era troppo alto
Una lacrima baciò le labbra
E così ha fatto io

Ora, quando mi ricordo della primavera
Tutta la gioia che il tuo amore può portare
Sarà ricordando
L’ombra del tuo sorriso