Nella via
Il simpatico viso, un poco pallido.
Gli occhi castani sono come pésti.
Venticinque anni; ma ne mostra venti.
Ha nel vestire un non so che d’artistico – il colore,
forse, della cravatta, la foggia del colletto –
e vaga alla ventura nella vita,
ancora nell’ipnotico sonno di voluttà,
molto vietata voluttà goduta.
Costantino Kavafis
Immagine dal web
Così fisso mirai
La beltà così fisso mirai
che la vista n’è colma.
Linee del corpo. Labbra rosse. Voluttuose membra.
Capelli da un ellenico simulacro, spiccati
e tutti belli, pur sì scarmigliati,
cadono appena sulla fronte bianca.
Volti d’amore, come li voleva
il mio canto… incontrati nelle notti
di giovinezza, nelle mie notti, ascosamente…
Costantino Kavafis
Ogni tanto lui giura
Ogni tanto lui giura
di cominciare una vita migliore.
Ma quando viene la notte a tentarlo
con le promesse e con le sue lusinghe,
ma quando viene la notte che domina
la carne, a quei piaceri consueti
del corpo che desidera, che vuole,
perdutamente ancora s’abbandona
Constantino Kavafis
E se non posso dire
E se non posso dire del mio amore –
se non parlo dei tuoi capelli, delle labbra,
degli occhi,
serbo però nell’anima il tuo viso,
il suono della voce nel cervello,
i giorni di settembre che mi sorgono
in sogno:
e dan forma e colore a parole e frasi
qualunque tema io tratti, qualunque idea
io dica.
Costantinos Kavafis
Una notte
Era volgare e squallida la stanza,
nascosta sull’equivoca taverna.
Dalla finestra si scorgeva il vicolo,
angusto e lercio. Di là sotto voci
salivano, frastuono d’operai
che giocavano a carte: erano allegri.
E là, sul vile, miserabile giaciglio,
ebbi il corpo d’amore, ebbi la bocca
voluttuosa, la rosata bocca
di tale ebbrezza, ch’io mi sento ancora,
mentre che scrivo (dopo sì gran tempo!),
nella casa solinga inebriare.
Costantino Kavafis
(dipinto di Pablo Picasso)
Un vecchio
Interno di caffè. Frastuono. A un tavolino
siede appartato un vecchio. È tutto chino,
con un giornale avanti a sé, nessuna compagnia.
E pensa, nella triste vecchiezza avvilita,
a quanto poco egli godé la vita
quando aveva bellezza, facondia, e vigoria.
Sa ch’è invecchiato molto: lo sente, lo vede.
Ma il tempo ch’era giovane lo crede
quasi ieri. Che spazio breve, che spazio breve.
Riflette. A come la Saggezza l’ha beffato.
Se n’era in tutto (che pazzia!) fidato:
“Domani. Hai tanto tempo” – la bugiarda diceva.
Gioie sacrificate… ogni slancio represso…
Ricorda. Ogni occasione persa, adesso
suona come uno scherno al tuo senno demente.
Fra tante riflessioni, in tutta quella pioggia
di memorie, è stordito il vecchio. Appoggia
il capo al tavolino del caffè… s’addormenta.
Costantino Kavafis
Dipinto di Jean Francois Raffaelli
Anni di giovinezza
Anni di giovinezza, vita di voluttà…
Come ne scorgo chiaramente il senso.
Quanti rimorsi inutili, superflui…
Ma il senso mi sfuggiva, allora.
Nella mia giovinezza scioperata
si formavano intenti di poesia,
si profilava l’àmbito dell’arte.
Perciò cosí precari i miei rimorsi!
E gl’impegni di vincermi e mutare,
che duravano, al più, due settimane.
Costantino Kavafis
Il rifiuto
Arriva per taluni un giorno, un’ora
in cui devono dire il grande Sì
o il grande No. Subito appare chi
ha pronto il Sì: lo dice e sale ancora
nella propria certezza e nella stima.
Chi negò non si pente. Ancora No,
se richiesto, direbbe. Eppure il No,
il giusto No, per sempre lo rovina.
Costantino Kavafis
Per quanto sta in te
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balía del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
Costantino Kavafis
Le candele
Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.
Costantino Kavafis
Mi basta una candela
Mi basta una candela. Il mio lume gracile
Meglio propizia, con più pietà, l’incontro
Coi fantasmi, che tornano, d’amore
Mi basta una candela. Mia camera, stasera
Rimani semibuia. Mi voglio perdere
nell’Indeterminato e nella Suggestione,
E in quest’alito minimo di luce
Attirare visioni
Di fantasmi, che tornano, d’amore.
Costantinos Kavafis
Contestazioni
Partono le denunce da parte di un gruppo di genitori per la lettura di alcune pagine – che descrivono in modo molto esplicito un rapporto omosessuale – tratte dal romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco.
Premetto che gli adolescenti di oggigiorno di sesso, grazie a film, internet, libri e giornali ne sanno molto di più della generazione over 50 alla loro stessa età, e forse anche a quella attuale 🙂 …
Ma scegliere proprio Melania Mazzucco? Chi è?
A parte che l’argomento poteva essere trattato in maniera più scientifica e/o sociale, con lettura di documenti, saggi, testimonianze perché è giusto che questo argomento venga discusso anche tra i ragazzi, ma qui veramente si è raggiunto il peggio, con sfumature di pornografia e voyerismo.
Non c’erano altri scrittori più qualificati, classici, in poche parole testi di “cultura” e non di bassa lega? Non sarebbe stato meglio far leggere, che ne so, Pier Paolo Pasolini (Ragazzi di vita), dove viene affrontato anche il tema della prostituzione maschile giovanile?
Almeno là ci sono pagine di letteratura e di poesia. Argomenti trattati pure nei suoi film, come “I racconti di Canterbury” “Salò, le 120 giornate di Sodoma”.
Molti dei versi dei poemi di Rimbaud e Verlaine sono da leggere in chiave omosessuale.
Ci sono poesie di Sandro Penna
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune
o di Costantino Kavafis, o ancora alcuni passi di Thomas Edward Lawrence (il famoso Lawrence d’Arabia) che dedicò il suo libro “I sette pilastri della saggezza” (nella quale sono descritti incontri di sesso tra i beduini ed i soldati) al suo amante Salim Ahmed con queste parole : “Ti amai, così attirai queste maree di uomini nelle mie mani”. Non parliamo poi degli scrittori greci antichi, presso i quali la pederastia era consuetudine comunemente accettata. O di Saffo, che scrisse “amorosamente” delle fanciulle cui era legata. Insomma, gli scritti sulla materia non mancavano.
Quindi non contesto l’operazione svolta al liceo “Giulio Cesare” (tra l’altro il condottiero era bisex, tanto da essere definito un uomo per tutte le donne e una donna per tutti gli uomini), ma critico il testo prescelto per la trattazione dell’argomento.
Cosa ne pensate?