La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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Cesare Battisti

 

Avevo sempre apprezzato Sansonetti, però il suo intervento relativo all’arresto di Cesare Battisti mi ha sorpreso molto.

Davvero crede che molti non si ricordino perché è stato condannato, seppure in contumacia, l’attivista-terrorista dei PAC?
Forse i più giovani, ma chi ha superato la cinquantina, rammenta di sicuro tutte le sue malefatte.
Tanto per inquadrare bene il personaggio, riporto anche i reati comuni.
Nel 1972 viene arrestato a Frascati per il furto di 31 macchine per scrivere.
Nel 1974 è denunciato per sottrazione di minore ed atti di libidine violenta su di una ragazzina appena tredicenne.
Lo stesso anno viene arrestato per rapina aggravata e sequestro di un dentista romano. Condotto in carcere, (1977) viene convinto ad entrare nei PAC da Arrigo  Cavallina.
Uscito dal carcere, assalta un ufficio postale e si rifugia a Verona in casa del Cavallina. Inizia così il suo percorso di delinquente a scopo politico (?).
6 giugno 1978, uccide personalmente ad Udine il maresciallo Antonio Santoro.
Il 16 febbraio 1979 organizza l’assalto alla gioielleria di Pierluigi Torregiani: il negoziante muore, mentre il figlio,allora quindicenne, resta paralizzato. Battisti questa volta non partecipa, perché nel frattempo è a Mestre, dove nel corso di una rapina viene ucciso un altro negoziante, Lino Sabbadin.
Il 19 aprile 1979, uccide personalmente l’agente della DIGOS Andrea Campagna, di soli 24 anni e padre di un bimbo…
Allora a Sansonetti il figlioletto di Battisti fa compassione, mentre il bimbo di Campagna che non ha mai conosciuto suo padre no, e nemmeno Alberto Torregiani che si è battuto per anni perché il terrorista venisse estradato.
Quindi Battisti merita ampiamente l’ergastolo, confermato in tutti e tre i gradi di giudizio.
Quello che però mi spaventa è il sistema giudiziario italiano.
Mi ricordo ad esempio il caso di Francesca Mambro, che con 9 (nove) ergastoli, ha scontato effettivamente 16 anni. Nel 2003 fruì della libertà con la condizionale, e 5 anni dopo la pena è stata dichiarata estinta. Non commento oltre perché diverrei molto volgare.
Poi i media si scandalizzano perché Salvini è andato ad assistere all’arrivo di Battisti, dicendo che era una cosa non opportuna.
Beh, spulciando, mi sono ricordata di Silvia Baraldini, terrorista anch’essa, condannata negli USA a 43 anni di carcere, per il trasferimento della quale in Italia si erano mobilitati in tanti. Chi andò a riceverla? Il ministro Diliberto, con tanto di mazzo di rose rosse, e quando si trattò di trasferirla a Rebibbia, fu accompagnata in pompa magna, quasi a festeggiarla, da una nutrita compagine di parlamentari e non, tra i quali Lucio Manisco, Sandro Curzi, Giovanni Russo Spena, Marco Rizzo, Armando Cossutta e Leoluca Orlando. A proposito, nonostante le promesse fatte agli americani che la Baraldini avrebbe scontato INTERAMENTE la pena in Italia, la stessa fu liberata nel 2006, dopo aver scontato complessivamente 23 anni di galera (dei quali solo 7 in Italia) al posto dei 43 comminati…


Cesare Battisti

Ho lasciato passare un po’ di tempo… Ho lasciato sbollire un po’ la rabbia, ma solo un poco, perché lo sdegno fermenta ancora dentro di me.

Il caso Cesare Battisti ha indignato tutti, con quella sua impudenza nel dichiarare che bisogna aver rispetto per le istituzioni e per le vittime, che bisogna voltare pagina e non ricercare vendette tardive.

Le quali vittime giacciono sotto tre metri di terra mentre lui, l’assassino, sta al sole di San Paolo a cibarsi di banane e bevendo daiquiri, coccolato da tutti, editori in primis che lo hanno etichettato come “intellettuale”, quindi meritevole di rispetto e libertà…

Del resto bastava guardare le foto, dove appare con un sorriso sfacciato e con atteggiamento da smargiasso per capire quale tipo fosse.

E un’altra cosa mi è dispiaciuta. Una delle prime azioni del neo sindaco Pisapia è stato quello di rendere omaggio ad Onorina Brambilla Pesce, vedova di Giovanni Pesce, partigiano appartenente ai GAP… Ma non si è sognato, non dico di fare visita, ma nemmeno di mandare un messaggio di solidarietà “almeno” ad Alberto Torregiani, figlio di una delle quattro vittime di Battisti, rimasto paraplegico ancora quindicenne, perché adesso bisogna pensare a Milano… E Pierluigi Torregiani, l’orefice ucciso, non era forse milanese?


Renato Vallanzasca

L’ultima discettazione di Michele Placido sul film di Checco Zalone, mi ha fatto pensare invece al suo film su Renato Vallanzasca.

Molti considerano la pellicola come l’esaltazione di un eroe negativo, che può solo stimolare l’emulazione in menti ancora giovani e malleabili. Personalmente non ho ancora visto il film e nemmeno credo che andrò a vederlo. Per me il “bel René”, rubacuori e sciupafemmine, resta comunque un  bandito, rapinatore ed assassino.

Fin da ragazzo aveva già dimostrato una precoce tendenza a delinquere, fondando la banda della Comasina. Grazie a rapine e furti, riuscì così a permettersi uno stile di vita molto dispendioso, con auto e vestiti di lusso, sempre circondato da donne avvenenti.


Catturato una prima volta ed incarcerato, grazie ad un trasferimento in un ospedale, riuscì ad evadere, ricostituendo la banda, con la quale si dedicò nuovamente ad attività criminose, tra le quali rapine e sequestri di persona, comportanti però anche l’uccisione di varie persone, tra poliziotti e civili.

Trascorse così la sua esistenza, tra incarcerazioni ed evasioni, finché venne definitivamente  imprigionato. Inizierà ad uscire solo nel 2010, godendo della semilibertà per recarsi al lavoro presso una cooperativa.

C’è però una cosa…contrariamente ad altri, Vallanzasca non ha mai invocato un movente “politico” per le sue malefatte, come recentemente Cesare Battisti, ed ha pure dichiarato


«Ai giovani dico di non avere miti, perché i miti sono pieni di debolezze. E peggio ancora, un mito come il mio è da idioti.»

 


Questo non lo giustifica certamente, ma è sempre meglio del comportamento di tanti delinquenti che la fanno franca con cavilli vari e scusanti più o meno politiche e/o sociologiche….



Ipocriti

C’è molta ipocrisia nelle parole di quanti, a sinistra, richiedono ora l’estradizione di Cesare Battisti. Molti di loro infatti presero le parti di brigatisti ed affini, ritenendoli semplicemente “compagni che sbagliano”, anziché efferati assassini. Ed ora invece gli stessi individui accusano l’attuale Governo di non aver fatto abbastanza per ottenere l’estradizione del pluriomicida, cui è stato concesso lo status di rifugiato politico perché qui in Italia rischierebbe addirittura la morte. Premesso che se un simile individuo dovesse morire non me me importerebbe assolutamente nulla (basta osservare l’espressione insolente che mostrava all’atto della cattura), ma proprio il Brasile sarebbe in grado di darci lezioni di democrazia? La decisione di Lula travalica la sovranità del nostro Paese, ed è pure causa di dissensi interni oltre che procurare un incidente diplomatico. Inoltre Lula ha atteso l’ultimo giorno del suo mandato presidenziale per rendere nota la sua decisione, lasciando che sia la nuova presidente a subirne le conseguenze.

Nel frattempo su la Repubblica e su il Riformista appaiono due interviste rispettivamente a Paolo Persichetti e Sergio D’Elia, che plaudono alla decisione di Lula concordando con lui sulle pecche del sistema carcerario italiano. Il primo, brigatista rosso, dei 22 anni comminatigli ne ha scontati appena 6 ed attualmente gode della semilibertà, scrivendo per Liberazione, l’altro, di Prima linea, è rimasto in carcere per 15 anni, uscendone grazie a Pannella che lo aveva candidato nel partito radicale…Ambedue liberi… questo perché nelle carceri italiane si rischia di morire!