Essi diranno
Di te, mia città, il peggio che gli uomini diranno
è che i bimbi hai strappato al sole, alla fresca
rugiada, alla luce che scherzava sull’erba
sotto l’aperto cielo, alla pioggia monotona,
e li hai chiusi tra fredde mura, li hai costretti
al lavoro, snervati e stanchi, per un poco
di pane e di salario, a inghiottire la polvere
e a morire così, con il cuore sfibrato,
per una manciata di spiccioli, in poche notti di sabato.
Carl Sandburg
Immagine da Wikipedia
Preghiere d’acciaio
Mettimi su un’incudine, Dio!
Battimi e martellami finché io sia una leva di ferro.
Fammi abbattere vecchie mura;
Fammi alzare e smuovere vecchie fondamenta.
Mettimi su un’incudine, Dio!
Battimi e martellami e fai di me un gran chiodo d’acciaio.
Prendi bulloni roventi e fissami nelle sbarre centrali.
Gettami sulle sbarre che reggono solido il grattacielo.
Fammi essere il grande chiodo che regga un grattacielo nelle
notti azzurre dentro bianche stelle.
Carl Sandburg
Cortile
Scintilla, luna d’estate.
Splendi sui fili d’erba, la catalpa, la quercia;
tutto s’inargenti sotto la tua pioggia, stanotte.
Un ragazzo italiano ti manda canzoni, stanotte,
dalla sua fisarmonica.
Un ragazzo polacco è fuori con la sua bella ragazza;
si sposeranno il mese prossimo;
un vecchio, dalla porta accanto, sta sognando
sul bagliore che illumina un ciliegio, nel cortile.
Gli orologi mi dicono che me ne devo andare,
ma anch’io qui, seduto sotto il portico, m’imbevo
dei bianchi pensieri che emani.
Scintilla, o luna;
.ancora, ancora scuoti le tue monete d’argento.
Carl Sandburg
dipinto di Renato Guttuso
Alla finestra
Datemi fame,
o voi dèi che sedete e date
ordini al mondo.
Datemi fame, dolore e mancanza,
chiudetemi fuori dalle vostre porte
d’oro e fama
con vergogna e fallimento,
datemi la vostra più meschina, sfinita fame!
Ma lasciatemi un po’ d’amore,
una voce che mi parli sul finire del giorno,
una mano che mi tocchi nella stanza buia
a spezzare la lunga solitudine.
Nel crepuscolo dello spettro del giorno
che offusca il tramonto,
una piccola errante stella d’occidente
che mi spinga fuori dalle mutanti rive dell’ombra.
Lasciatemi andare alla finestra,
e là guardare le figure del giorno all’imbrunire,
e aspettare, sapendo dell’arrivo di un po’ d’amore.
Carl Sandburg
Dipinto di Maurice Pirenne
Cose brutte ma vere

Di te, mia città, gli uomini diranno
cose brutte ma vere.
Diranno che ai bimbi hai tolto il sole,
la fresca rugiada,
la luce che scherzava sull’erba
sotto l’aperto cielo
e li hai chiusi tra fredde mura,
li hai costretti a inghiottire la polvere.
Cose brutte ma vere
diranno gli uomini di te
mia città.
Carl Sandburg
Sperduto
Desolato e solo
tutta la notte sul lago
dove la nebbia e la foschia s’insinuano,
il fischio di un battello
chiama e implora senza fine
come un bimbo perduto
che piange e si lamenta
cercando il seno del porto,
gli occhi del porto.
Carl Sandburg
Il martello
Ho visto
I vecchi dei andarsene,
E i nuovi venire.
Giorno per giorno
Anno per anno
Gl’idoli crollano
E gl’idoli sorgono.
Oggi
lo adoro il martello.
Carl Sandburg
Dipinto di Giulio Romano, La stanza dei Giganti
La luna nuova
La luna nuova, una canoa, una piccola canoa d’argento,
naviga e naviga fra gli indiani dell’ovest.
Un cerchio di volpi argentate, una nebbia di volpi argentate,
stanno e stanno intorno alla luna indiana.
Una stella gialla per un corridore,
e file di stelle azzurre per molti corridori,
mantengono una linea di sentinelle.
O volpi, luna nuova, corridori,
voi siete il quadro della memoria, bianco fuoco che scrive
questa notte i sogni dell’uomo rosso.
Chi siede, con le gambe incrociate e le braccia piegate,
guardando la luna e i volti delle stelle dell’ovest?
Chi sono i fantasmi della valle del Mississippi,
con le fronti di rame, che cavalcano robusti pony nella notte?
Senza briglie le braccia sui colli dei pony,
cavalcando nella notte, un lungo, antico sentiero?
Perché essi ritornano sempre
quando le volpi argentate siedono intorno alla luna nuova,
una canoa d’argento, nell’occidente indiano?
Carl Sandburg
Consumate
Rose,
rose rosse,
sferzate
dalla pioggia e dal vento…
o piccole rose
e foglie spezzate
e petali infranti:
voi che splendevate scarlatte
al sole
soltanto ieri.
Carl Sandburg
Autunno
La nebbia arriva con zampine di gatto.
S’accuccia e guarda
la città e il porto…
e poi se ne va via.
Carl Sandburg
L’uomo d’America
Nella sera c’è la sonata del tramonto
che scende verso la città .
C’è una marcia di piccole armate
mentre sfuma il rullo dei tamburi
I grattacieli levano muri giganteschi
contro i neri bastioni dell’ovest fiammeggiante.
I grattacieli fissano i loro alfabeti perpendicolari
fra i mutevoli triangoli argentei delle stelle e delle strade.
E chi li ha eretti? Chi ha eretto i grattacieli?
L’Uomo li ha eretti, il piccolo burlone con due gambe.,
l’Uomo.
Carl Sandburg
Fire Dreams
Ricordo qui accanto al fuoco
Nel tremolante rosso e zafferano,
Sono venuti in una vasca sgangherata,
Pellegrini con cappelli alti,
Pellegrini dalle fauci di ferro,
Andando alla deriva per settimane su mari battuti,
E dicono i capitoli casuali
Erano contenti e cantavano a Dio.
E così
Da quando gli uomini dalla mascella di ferro si sono seduti
E disse: “Grazie, o Dio”,
Per la vita e la minestra e un po ‘meno
Di un volantino vagabondo oggi,
Dal momento che i venti grigi soffiavano modelli grigi di nevischio su Plymouth Rock,
Poiché gli uomini dalla mascella di ferro cantavano “Grazie, o Dio”,
Tu ed io, o figlio dell’ovest,
Ricorda più che mai
Novembre e la luna del cacciatore,
Novembre e le colline macchiate di giallo.
E così
In nome degli uomini dalla mascella di ferro
Mi alzerò e dirò di sì finché il traguardo non sarà arrivato e se ne andrà.
Dio di tutti i cuori spezzati, mani vuote, soldati addormentati,
Dio di tutte le spiagge stellari del cielo notturno,
Oggi io e il mio bambino amato ci alziamo insieme e cantiamo: “Grazie, o Dio”.
Carl Sandburg
Strade…
Sono un idealista.
Non so dove sto andando,
ma sono sulla mia strada.
Carl Sandburg
Se non qui, in altro luogo che ancora non so.
Niente ho perduto.
Tutto sarò.
Fernando Pessoa
Cosa ne pensate?