La salute innanzitutto
Leggo che il ministero della Sanità ha mandato l’ispezione all’ospedale di Nola per via dello scandalo dei malati che sono stati visitati mentre erano stesi sul pavimento in quanto i posti letto erano tutti occupati e c’era perfino carenza di barelle, tanto da dover utilizzare quelle delle ambulanze. Leggo inoltre che tre dirigenti sono stato sospesi, il capo del Pronto Soccorso, il direttore e il responsabile dell’area emergenze per “carenza di comunicazione”. In poche parole, bastava avvisare della carenza di letti e barelle e chi di dovere avrebbe provveduto. Poco importa che la situazione fosse stata già denunciata nel 2015, ma senza ottenere riscontro.
Chi tuona più di tutti poi è il governatore della Campania. Bello fare le prediche ed invocare il pugno di ferro quando le colpe ricadono maggiormente in alto loco.
Grazie alla spending review, il pronto soccorso di una zona limitrofa era già stato soppresso e quello di Nola si è trovato a far fronte alle emergenze con soli 107 posti letto a disposizione con un bacino di utenze di oltre 600 mila persone. I medici cosa dovevano fare in questo caso? Rimandare i malati a casa dichiarando il “tutto esaurito”? A questo punto, meglio visitare i pazienti sul pavimento, e per uno hanno dovuto perfino usare un defibrillatore.
Si calcola che in Italia ci siano 3,5 posti letto ogni mille abitanti, mentre la media europea si attesta sui 5,5 posti/1000. Nola quindi è abbondantemente distante da queste medie, ma non certo per colpa di medici e dirigenti, che in pratica fungeranno da capri espiatori mentre i soliti politici con il culo al caldo (scusate il francesismo) la sfangheranno come al solito, giocando allo scaricabarile.
Questo avviene perché molte persone utilizzano il pronto soccorso come sostituto del medico di famiglia anche per disturbi che non necessitano di ricovero: un’influenza ad esempio rientra tra questi casi. Per un simile malanno non mi sono mai sognata di ricorrere all’ospedale, né per me né per miei figli anche quando erano piccoli, anche perché un malato che esce di casa con la febbre a 39 rischia sia di beccarsi una broncopolmonite aggravando la sua patologia, sia di infettare altri che influenzati non sono (a dire il vero, non dovrei nemmeno fare testo, perché in ogni caso sono piuttosto restia a recarmi dal medico, me ne sto a casa aspettando che passi).
C’è però da dire che in altri tempi il medico di famiglia veniva anche a visitare a domicilio, cosa che ora non avviene più: forse lo fa ancora qualche pediatra, ma non tutti.
In pronto soccorso poi si verifica il caso che il dottore è obbligato in ogni caso a visitare il paziente, qualunque sia il disturbo che avverte: anche solo un’occhiata, ma gliela deve dare, in quanto è personalmente responsabile.
Per alleggerire i reparti di pronto soccorso il metodo ci sarebbe: far pagare un ticket sostanzioso a chi si presenta per qualcosa che potrebbe benissimo essere effettuata o dal medico di famiglia o anche solo in farmacia, lasciando quindi maggior spazio ai casi più gravi.
C’è però una cosa che non riesco a capire: il ministero della Sanità (anzi, della Salute come lo chiamano adesso) manda gli ispettori ed i carabinieri del NAS, poi il ministro stesso – Beatrice Lorenzin – dice che lei sta dalla parte dei medici e che è sicura che a loro non debba essere addebitata alcuna responsabilità.
Intanto i poveri cristi del 118 si beccano insulti ed improperi, manco fossero quegli assenteisti che usufruiscono dei finti permessi o che timbrano il cartellino e poi si recano a fare i cavolacci loro.
Cosa ne pensate?