Una ca..ta pazzesca
A Bolzano ne hanno studiata un’altra.
Dal primo gennaio, tutti i proprietari di cani saranno obbligati a versare l’importo di 65 euro per mappare il DNA del proprio cane, ed individuare così chi non raccoglie gli escrementi del proprio animale.
Premesso che per quanto concerne i cani Bolzano è una città pulita e che gli incivili che non raccolgono le deiezioni sono davvero pochi, l’amministrazione provinciale OBBLIGA a pagare 65 euro per una ca..ta simile? Penso agli anziani con pensione ai limiti della sussistenza che tengono un cagnolino per compagnia: costringerli ad un simile esborso è una vigliaccata. Poi, come fare con i turisti?
In città ci sono ben altre storture: immondizie voluminose (materassi, frigoriferi, televisori ed altro, stamattina anche un attaccapanni) lasciate accanto ai cassonetti, quando con una telefonata ed una modica spesa gli addetti si incaricano di portarle via; extracomunitari che orinano e defecano nelle viette laterali (a loro il DNA non viene mappato); borseggi ed altri reati cosiddetti “minori” , baby gang e bulletti vari, cantine svaligiate (nel periodo natalizio ci sono state parecchie “visite” indesiderate): queste sono le cose che indignano i cittadini. La cacca del cane, pur fastidiosa, è l’ultimo dei problemi. A pagare poi non saranno solo i proprietari di cani (io non ne ho), ma tutta la collettività: il costo dei 65 euro pro-cane non coprirà certo le spese delle analisi, poi vorrò vedere chi verrà incaricato del delicato compito di raccogliere le deiezioni canine: si useranno i soliti “operatori ecologici”, magari con la mansione “specializzato”? Oppure verrà assunto altro personale?
Non sarebbe stato meglio spendere diversamente determinati fondi senza inventarsi manovre astruse e senza alcun senso?
Ici la France…e il Sudtirolo
Mentre a Cuba dimostrano contro il governo per la miseria imperante, in Francia hanno protestato contro le restrizioni che vorrebbe imporre Macrom imponendo il Green Pass anche per andare al ristorante o al bar. Le immagini sono più che eloquenti…
Gino
“Il Gino” se ne è andato, ci ha lasciato a soli 63 anni.
Per noi bolzanini, quelli cresciuti a ghiaccio ed hockey, Gino era ormai una leggenda tanto che la sua maglia, la mitica 33, era stata ritirata nel febbraio scorso, come si fa con i veri campioni, e lui lo era, nello sport e nella vita.
Ciao, Gino, tanti bei campi ghiacciati per te, tanti puck da indirizzare in rete, come ci avevi abituato.
Bolzano la nostra fede,
Gino la nostra bandiera
(Fotografie da Alto Adige e da Center Ice Collection)
Manifestazioni
Premetto: sono contraria a marce, fiaccolate, gessetti, palloncini e canzoncine perché ritengo che non servano assolutamente a nulla. Detto questo, a Bolzano domani avrebbe dovuto svolgersi una marcia contro la violenza a sostegno della quindicenne stuprata qualche giorno fa da un extracomunitario.
Ho scritto “avrebbe dovuto”, in quanto la marcia è stata annullata. Il perché è semplice: il Movimento studentesco avrebbe voluto che la manifestazione si svolgesse di mattina mentre il resto delle persone, per lo più lavoratori, avrebbero gradito il pomeriggio.
Sono intervenuta nella discussione scrivendo che sfilare di mattina era un ottimo motivo per bigiare la scuola.
Apriti cielo! Uno dei capoccia (almeno credo) del Movimento Studentesco mi ha ricordato che molte lezioni si svolgono anche nel pomeriggio, al che ho ribattuto che nell’orario pomeridiano si svolgono le materie meno impegnative (confermato pure da vari docenti).
Allora, studentelli dei miei stivali, io, pur avendo lasciato le aule scolastiche da mezzo secolo, ricordo benissimo che ogni scusa era buona per saltare le lezioni. L’unica cosa che mi tratteneva dal farlo era il pensiero delle punizioni che mi avrebbero inflitto i mie e delle eventuali note sul registro che avrebbero pregiudicato il rendimento scolastico.
L’ultima neve di primavera?
Beh, forse le manifestazioni dei giovani servono davvero a raffreddare il clima. 🙂
Stamattina, montagne intorno alla città spruzzate di neve, mentre alberi e cespugli lungo le strade erano fioriti.
Inizio di primavera o ultimi giorni d’inverno?
La candidata
La miniscissione del PD in provincia di Bolzano è apparsa anche sulla stampa nazionale.
Qualcuno ha voluto farla apparire come una pura questione economica, legata ai rimborsi, ma in effetti non è così: i consiglieri e gli assessori comunali sia del capoluogo che di altri paesi altoatesini hanno abbandonato il PD, costituendo un’altra formazione politica di centrosinistra (Bolzano Democratica) in segno di dissenso verso le candidature imposte dall’alto, in particolare quella di Maria Elena Boschi, che è stata paracadutata qui in quanto quello di Bolzano, grazie ai voti della SVP (il partito di lingua tedesca), è un seggio sicuro. Comunque la Boschi, tanto per essere certa di venire rieletta, corre anche nei seggi di Sicilia 1-02, Sicilia 2-03, Sicilia 2-01, Cremona-Mantova e Lazio. Non ci ha nemmeno provato a candidarsi in quello che sarebbe stato il suo seggio naturale, quello di Arezzo, grazie alle vicende di Banca Etruria nella quale è stata implicata. Sarà divertente vedere i tedeschi duri e puri votare una che nel 2014 si era espressa decisamente contro le autonomie, ma in molti casi i miei conterranei votano secondo le indicazioni del partito, ossia con le fette di speck sugli occhi.
Molti scissionisti hanno rilasciato dichiarazioni pungenti nei riguardi del PD nazionale.
“ La vicenda Boschi pesa, ma questa decisione è la somma di anni di forzature contro la minoranza” (Monica Franch).
“Ho provato a stare nel PD per occuparmi di sanità. Vogliono solo servi” (Claudio Volanti)
“Lascio il partito per coerenza. Nonostante l’impegno del segretario provinciale Alessandro Huber ci siamo trovati due candidati paracadutati. È una questione di metodo. Sono venuti meno i princìpi del confronto e del cambiamento per i quali all’epoca ho aderito al PD. “ (Mauro Randi)
Tutti poi deplorano l’esclusione della deputata uscente Luisa Gnecchi dalle candidature.
Il rottamatore Renzi sta finendo di rottamare tutto il suo partito.
Mercatino
Aria di Natale, primi turisti in attesa del pienone in occasione del ponte dell’Immacolata
Lo scempio
Lo scempio si è finalmente compiuto.
Il bassorilievo sito sul frontale del Palazzo degli Uffici Finanziari, rappresentante Benito Mussolini a cavallo, con la scritta “Credere, Obbedire, Combattere”e varie altre scene, opera tra l’altro dello scultore sudtirolese Hans Piffrader, è stato “depotenziato”, come dicono le anime colte, o “deturpato”, come dicono altri, tra i quali anche parecchi esperti d’arte molti dei quali di lingua tedesca, da una scritta luminosa nelle tre lingue della provincia (ladino, tedesco e per ultimo l’italiano) da una frase “attribuita” alla filosofa ebrea Hannah Arendt “Nessuno ha il diritto di obbedire”.
Orbene, la frase mi suona alquanto strana.
“DIRITTO di obbedire”?
Cosa significa?
Mi sembrerebbe più logico scrivere “DOVERE”.
Si DEVE obbedire ad un ordine, ma se questo è iniquo, ci si può RIFIUTARE di eseguirlo.
Per la suddetta decontestualizzazione inoltre si sono spesi circa 300mila euro pubblici, quando sarebbe bastato apporre una targa all’ingresso con la frase (astrusa) incriminata.
Poi ci lamentiamo di talebani che abbattono i Buddha e di Isis che distrugge la millenaria città di Petra, quando abbiamo gli iconoclasti tra di noi. E chi distrugge i monumenti, chi crede così di annullare la storia, significa solo che ha paura del passato.
Lungi da me difendere il fascismo, che tanti danni ha causato qui in provincia, ed è la causa primaria del terrorismo che ha insanguinato questa terra per lungo tempo: parlo solo dal punto di vista artistico.
Piccola soddisfazione: alla cerimonia erano presenti un centinaio di persone, per lo più personaggi pubblici della Provincia e Forze dell’Ordine, pochissimi i cittadini privati…ed è piovuto a dirotto 😀
Talebani
I talebani ed i loro omologhi iconoclasti adepti dell’ISIS sono tra noi.
Non solo quelli che hanno distrutto i Buddha di Bamiyan o la città di Palmira con i suoi antichissimi reperti, decapitandone il curatore Khaled Assad, ma anche quelli residenti in Italia.
Capostipite la nostra presidente che vorrebbe radere al suolo tutti i monumenti fascisti che mettono in imbarazzo i suoi superstiti amici partigiani.
Io di arte e di architettura mi intendo ben poco, però conosco il “razionalismo”, ossia lo stile che ha caratterizzato buona parte del periodo mussoliniano: uno stile essenziale, scarno, però spesso arricchito da statue e bassorilievi.
Dovremmo radere al suolo l’EUR con i suoi archi che ricordano il Colosseo?
O il Foro italico?
Qui a Bolzano, pur senza l’assistenza (?) della presidente gli scempi sono già stati compiuti. Basti pensare alla snaturalizzazione del ponte Druso, con le sue aquile ed i bracieri,
alla scritta luminosa che avvolge una delle colonne del monumento alla Vittoria
o alla scritta che tra non molto coprirà parte dell’enorme bassorilievo che adorna il palazzo degli Uffici finanziari, una frase di Hannah Arendt che recita “nessuno ha il diritto di obbedire”. Frase per me un po’ astrusa: “diritto”? Io avrei detto “dovere”: se un ordine è palesemente illegittimo è un DOVERE la disobbedienza.
Per non parlare dell’abbattimento di quello che fu il palazzo del Turismo, poi divenuto Cineteatro Corso.
Secondo l’idea della presidente, una buona parte di Bolzano dovrebbe essere rasa al suolo: iniziando dall’edificio del IV Corpo d’Armata e la Fontana dei Legionari, recentemente restaurata, dai palazzi INA, le case INCIS, la Stazione con le statue che l’abbelliscono
il Monumento alla Vittoria con i busti di Battisti, Chiesa e Filzi (già vandalizzati ad opera di estremisti sudtirolesi), oltre alla statua del Redentore,
il Tribunale
che fronteggia i sunnominati Uffici Finanziari, lo Stadio,
le case ex GIL, ora sede di altre strutture,
ma anche le fabbriche della zona industriale e tante case popolari e private.
Praticamente una follia.
Foto tratte dal web
Razionalismo (dal web) Foto tratte dal web
Questa architettura si sviluppa negli anni dopo la prima guerra mondiale in America e in particolare a Chicago, distrutta da un incendio.
Le sue due caratteristiche fondamentali sono: il misticismo utopistico e il culto della logica. Le sue matrici fondamentali sono: l’esperienza della Bauhaus in Germania, De Stijl in Olanda, il Cubismo francese; dalle quali riprende la tendenza alla sintesi estrema degli elementi. La necessità di costruire edifici capienti in modo rapido porta all’utilizzo di materiali innovativi quali: il ferro, il vetro e il cemento armato. Utilizzati senza ornamenti ma lasciati a vista.
Il calcestruzzo armato rivoluziona i metodi costruttivi poiché utilizzandolo è possibile sia costruire edifici di notevoli dimensioni e senza ricorrere a vari accorgimenti strutturali per evitare il soprappeso, sia di creare spazi interni indipendenti dalla struttura portante, sia infine di costruire un edificio sollevato da terra. Il calcestruzzo armato è formato da cemento, sabbia, ghiaia, impastati con acqua; il composto così ottenuto viene colato all’interno di strutture in legno con al centro un’armatura di ferro.
Il primo ad utilizzare questo nuovo materiale fu Francois Hennebique per realizzare solai, ma il primo ad utilizzarlo a vista fu Auguste Perret con il palazzo di Rue Franklin a Parigi. L’architettura razionalista nasce per la risoluzione di alcuni importanti problemi: modificare i dormitori abitati dagli operai rendendoli luoghi più abitabili. Frenare la speculazione edilizia con dei piani regolatori. Risolvere i problemi legati al traffico delle automobili. Creare un’architettura migliore che rifletta una società migliore. Le radici di questo nuovo tipo di architettura vanno ricercate nelle soluzioni semplicistiche adottate nel passato come: nella romanità, nel rinascimento, nell’illuminismo. Questo stile si tramuterà poi nell’International Style, con diverse degenerazioni dovute a due principali cause:
-Idee architettoniche applicate senza tenere conto del paesaggio circostante e delle sue caratteristiche.
-Quando non vengono prese in considerazione l’importanza dell’armonia d’insieme e della funzione e della forma.
A Bolzano si trovano esempi di architettura razionalista negli edifici di Piazza della Vittoria – Piazza IV Novembre -Coroso Libertà – Piazza Mazzini – Corso Italia – Piazza Tribunale – Piazza Cristo Re – Piazza Adriano – Viale Druso – via Trieste.
La discesa
Bolzano scende dal secondo all’ottavo posto nella classifica della qualità della vita per l’anno corrente.
È sempre una posizione “onorevole” su 111 province considerate, ma non eravamo mai scesi tanto in basso, da anni occupavamo sempre il podio tra la prima e la terza posizione.
Non ho sottomano la classifica per i vari indici (affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, affari finanziari e scolastici, sanità, tempo libero, criminalità, popolazione articolate in ben 84 sezioni), però su una testata locale ho letto che manteniamo comunque la prima posizione per il lavoro, con una media di disoccupati poco sopra il 3%, notevolmente inferiore alla media nazionale, mentre sanità, scuola ed ambiente dovrebbero comunque essere in buona posizione.
Non è che il crollo sia dovuto all’aumento della criminalità e microcriminalità, una volta praticamente inesistenti in provincia, che ora registrano episodi quasi quotidiani?
E non è che la proliferazione degli episodi criminali sia causata dall’incremento della presenza degli immigrati, visto che gli episodi sono aumentati a seguito della crescita delle loro presenze?
A pensare male si fa peccato, diceva la buonanima di Andreotti, ma spesso ci si azzecca…
Crisi
Anche Bolzano ormai ha la sua piccola Chinatown.
Via Torino…circa 700 metri di lunghezza, poco più, poco meno.
I negozi sono quasi solo sul lato sinistro della strada, provenendo da piazza Matteotti, in quanto sul versante opposto si affacciano le stradine che conducono ai cortili ed ai caseggiati delle “popolari” costruite durante l’era fascista.
Ed in quelle poche centinaia di metri, chiuse ormai le botteghe storiche che c’erano sin da quando ero bambina ed anche da prima, quali “La Casalinga”,il cui titolare Mizzon aveva iniziato nel primo dopoguerra vendendo pentolame sui banchetti,
Zanella che vendeva vestiti e la pasticceria Bartolomei, ora c’è tutto un fiorire di attività di extracomunitari: due grandi magazzini ed un supermercato, un negozio di accessori per computer, lo storico bar “Moretti” (dove anni addietro, alla domenica, si andava a bere l’aranciata) , un negozio di borsettine e sandali, tutti gestiti da cinesi, cui si aggiunge un bar gestito da sudamericani ed un negozietto di chincaglierie condotto da mediorientali. Aggiungiamoci anche una grande sala giochi, ma non so chi la gestisca.
E quante saracinesche abbassate…oltre alla Casalinga summenzionata, chiusa da oltre un anno,
ci sono negozi di vestiario che aprono e chiudono a velocità supersonica perché non riescono a tener dietro alle spese, e tra questi pure un magazzino di vestiario gestito da una coppia dell’est Europa ed un negozio di ferramenta con le serrande abbassate da non so quanti anni. Pure uno che vendeva sigarette elettroniche si è arreso ed ha chiuso.
La parallela via Dalmazia non è da meno: ben tre negozi di parrucchieri ed un altro negozio di accessori per computer cui, tra non molto, si aggiungerà un ristorante sempre a conduzione cinese.
Ed allora preferisco ricordarla così, come negli anni della mia infanzia, con le villette a due piani e con il giardinetto abbattute per far posto ai nuovi condomini…un sogno in bianco e nero di un tempo che non c’è più.
Povera la mia città
Ora forse i bolzanini si renderanno conto di quanto andavo dicendo da anni, constatandolo di persona in altre parti d’Italia. Ormai la situazione sta sfuggendo di mano, i reati aumentano sempre di più, ed ora si sta raggiungendo il massimo, con scontri tra bande rivali per il predominio sul territorio comunale, cosa mai avvenuta nella mia tranquilla e pacifica città.
Così gruppi di extracomunitari (non certamente profughi) si combattono tra loro in maniera cruenta per faccende di droga. I feriti vengono trasportati al locale nosocomio ove sono curati gratis, bypassando magari gli italiani che aspettano le terapie. Se scattano denunce a loro carico, forniamo loro anche gli avvocati, sempre gratuitamente ed a spese di noi cittadini., ed il più delle volte vengono pure rilasciati e li ritroviamo nuovamente per strada a spacciare droga ai nostri ragazzi.
Ah, naturalmente alloggio in ex hotel a 4 stelle, wi-fi gratis, pasti gratis, ad alcuni anche le gite in montagna e le terme.
Ormai l’intolleranza sta salendo…
Celebrità
Bolzano cittadina di provincia, certamente, ma qui hanno soggiornato parecchi grandi nomi.
Iniziamo da Wolfgang Amadeus Mozart…
La prima volta è stato qui il 23 dicembre 1769, ancora tredicenne, ospite dell’allora borgomastro Stockhammer. Una targa posta a lato del portone dell’abitazione in via Talvera ricorda la visita.
I soggiorni successivi ebbero luogo nel 1771 e nel 1772. Ambedue le volte dovrebbe aver soggiornato all’albergo “Zur Sonne” (Al Sole), che ormai non esiste più, che si trovava in piazza delle Erbe, ed aver frequentato padre Vincent Ranftl, presso il convento dei Domenicani, nell’omonima piazza, dove ora c’è il Conservatorio Monteverdi ove si tiene annualmente il concorso pianistico Ferruccio Busoni. Forse per il tempo inclemente,il giovane compositore non fu ben impressionato dalla città, definendola chiaramente un “luogo di merda” (sigh!)…Del resto, come risulta da varie lettere, per quanto belle siano le sue composizioni, erano in aperto contrasto con le lettere che scriveva alla cugina, con frasi a dir poco scurrili. https://obiettivi.wordpress.com/2014/03/16/scurrile-e-giocoso-epistolario-di-mozart-con-la-cugina-anna-maria/
Questo però non gli impedì di abbozzare la sua sinfonia K155.
Restando sempre nel campo musicale (ne avevo accennato in un mio precedente post), risiedette qui a Bolzano anche il valente pianista Arturo Benedetti Michelangeli, ove insegnò sempre presso il conservatorio Monteverdi, per ben nove anni, dal 1950 al 1959.
Tra gli scrittori è d’obbligo ricordare Johann Wolfgang Goethe…
Lui però non fu dello stesso parere di Mozart,anzi restò entusiasta, e così descrive il suo arrivo “Giunsi a Bolzano con un bel sole allegro”, così scrive Goethe durante il suo viaggio in Italia, quando pervenendo dal Brennero l’11 settembre del 1786 vi si ferma per una sosta. “. Il vivace e colorato mercato c’è ancora oggi in piazza delle Erbe nel centro storico di Bolzano. “
Cosa vuol dire una bella giornata, fa vedere tutto sotto una luce diversa 🙂 .
Non potevano mancare i pittori, rappresentati in questo caso dal grande Albrecht Dürer. All’artista, oltre ad una via in piena zona industriale, è dedicato un sentiero, ossia la strada alternativa che percorse per raggiungere Trento in quanto la piana dell’Adige era completamente allagata per un’alluvione.
Per ultimo, come non menzionare il celebre Giacomo Casanova? Fuggito dai Piombi veneziani nella notte tra il 31 ottobre ed il 1^ novembre 1756, fece sosta a Bolzano per 6 giorni circa, solamente perché non aveva con sé il guardaroba e non sapeva come vestirsi.
In quei sei giorni restò sempre rinchiuso nella sua stanza nella locanda “Al Sole” (la stessa di Mozart!) da dove usciva solo per acquistare le stoffe e per provare i vestiti (in quel periodo a Bolzano c’erano ben 24 sartorie accreditate presso l’equivalente dell’odierna Camera di Commercio). I soldi per pagare questi acquisti (sappiamo che Casanova di certo non poteva vestirsi come un comune mortale, ed a Bolzano era stato già riconosciuto) li ottenne a credito dal negoziante Menz, che li ebbe rimborsati da un certo Bragadin veneziano che trasmise una lettera di credito a favore dell’avventuriero di ben 100 zecchini d’oro. Rifornito il guardaroba e la scarsella, Casanova riprese il viaggio verso Monaco. Questa parte è raccontata anche nel mio romanzo preferito, “La recita di Bolzano”, di Sàndor Màrai, del quale parlerò probabilmente più avanti.
fiaccolata
Una serata irreale, ieri sera.
Ci siamo ritrovati in piazza Walther, con le bancarelle del mercatino in allestimento alle nostre spalle, in un angolo della piazza il grande albero natalizio ancora privo di luci ed addobbi. Anche se l’organizzazione è stata fatta da un partito, non abbiamo voluto bandiere, gagliardetti od altro, perché era aperta a chiunque volesse partecipare e non volevamo strumentalizzazioni politiche di nessun genere.
Ai primi rintocchi delle campane del Duomo, alle ore 19, avevamo già acceso tutte le nostre candele e siamo rimasti in silenzio fino a quando il campanile non ha suonato il quarto. Gli autobus ed i taxi continuavano a scorrere,qualche passante incuriosito chiedeva informazioni ai due poliziotti o ai due carabinieri che ci avevano assegnato come servizio d’ordine. Intorno a noi solo cineoperatori e fotografi… È stato un quarto d’ora di grande commozione, per commemorare le vittime delle stragi di Parigi, un piccolo gesto, un piccolo, lungo silenzio perché di parole ne sono state pronunciate fin troppe.
http://www.ilgiornoaltoadige.it/?p=60421
Cronache dalla mia città
Dopo una prima votazione che ha avuto esito negativo per un solo voto in quanto una consigliera SVP , non seguendo le direttive del suo partito, ha dato parere contrario alla costituzione della nuova giunta comunale, ieri sera, poco prima della mezzanotte, (termine ultimo dopo di che si sarebbe dovuto procedere al commissariamento del comune ed indire nuove elezioni), il sindaco ormai al suo terzo mandato è riuscito a racimolare altri due voti per raggiungere la maggioranza, rinnegando in parte il programma per il quale era stato eletto.
L’esultanza per la mancata formazione della giunta è quindi durata nemmeno ventiquattro ore. La nuova giunta è stata varata grazie al sostegno dei verdi ed il ricatto è già iniziato. Il progetto Benko sul quale i due nuovi entrati erano contrari, è stato accantonato in quanto il sindaco “ci ha ripensato”.
Ma se la sua dichiarazione non mi stupisce, (cosa non si fa per assicurarsi altri 5 anni di governo ), sono perplessa sull’appoggio riconfermato dalla SVP che inizialmente aveva dichiarato “mai più con gli eco-sociali e con i verdi” che bloccano ogni rinnovamento della città.
Cari “amici” tedeschi: avete avuto un forte calo di voti, e non vi rendete conto che è dovuto proprio a questo abbraccio mortale con le estreme sinistre. Pensateci bene… riflettete.
Conclusione
La nuova giunta di Bolzano mi ricorda la raccolta differenziata: molti bidoni di ogni colore e dimensione.
Ai verdi, ovviamente, uno dei più piccoli: quello dell’umido.
Le anime belle
Andando spesso a Milano, vedevo volta per volta come la città si stava degradando per via di una immigrazione incontrollata. Ne parlavo con amici e colleghi, ricevendo in cambio risatine di scherno e frasi beffarde in quanto mi si rispondeva che quanto dicevo era solo frutto di esagerazione. Adesso basta fare un giro per la città di Bolzano (non parliamo poi dei pressi della stazione), per toccare con mano il degrado che è arrivato anche qui: tutto un pullulare di ragazzoni che,quando non stazionano a crocchi sulle panchine, ridendo, scherzando e telefonando, girovagano per le strade elemosinando con il berretto in mano, aggiungendosi a quei pochi itineranti già presenti da tempo che vendevano cianfrusaglie. Per non parlare della sporcizia che ormai deturpa la città.
Le “anime belle”, che vivono perennemente nelle favole, dove tutto è perfetto, quelle che prima gridavano al razzista, che dicevano che siamo tutti fratelli e che dobbiamo accogliere tutti, adesso sono i primi a lamentarsi per quanto accade e a deplorare quella parte dell’Europa che non vuole accollarsi la sua percentuale di clandestini. Beh, io non mi sento affatto un’anima bella e considero quello che vedo.
Adesso ci ritroviamo a dover mantenere una grande massa di giovanottoni alti e prestanti che bighellonano tutto il giorno, mantenuti a vita dai nostri soldi, praticamente “pensionati” a vita, perché chissà se e quando troveranno un lavoro e se, quando e quanti l’Europa sarà disposta ad accoglierne, senza contare che quanto prima, per via dei ricongiungimenti familiari, verranno raggiunti da padri e madri che percepiranno l’assegno sociale (sempre a spese nostre…per quelli i soldi si trovano sempre).
Poi ci si lamenta che mancano le risorse per rilanciare il lavoro, per fare accedere l’imprenditoria ai finanziamenti, per corrispondere gli adeguamenti programmati ai pensionati, per effettuare lavori pubblici urgenti.
L’Italia è alla frutta.
AMEN.
Analisi votazioni
Avevamo una città che era un gioiellino, una città che molti ci invidiavano, una città che quando la classifica per la qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore la poneva al terzo posto, iniziavano i mugugni degli abitanti…
Adesso, con la scellerata politica del Governo per l’accoglienza indiscriminata, la città sembra diventata un immondezzaio.
Qui per tradizione siamo accoglienti, ma la prepotenza che dimostrano i clandestini ci innervosisce non poco. Sono ospitati in hotel a quattro stelle in pieno centro, non fanno una cippa dalla mattina alla sera, nemmeno le pulizie che vengono eseguite dai dipendenti dell’albergo, li trovi in giro ad elemosinare davanti ad ogni negozio anche molto lontano dalla destinazione loro assegnata, ed ora hanno anche il coraggio di lamentarsi perché il luogo dove dovrebbero andare a mangiare dista un paio di chilometri dall’hotel e pretendono un autobus per gli spostamenti. Sono ragazzoni grandi, grossi, robusti, giovani dai 20 ai 25 anni, non anziani cadenti o menomati.
Senza contare la sporcizia che si trova in giro, da molte parti si inizia a sentire un forte odore di urina, cosa mai successa prima, gli scippi ed i furti che sono aumentati, le ragazze che hanno paura di uscire alla sera da sole… Aggiungiamoci anche l’emergenza sanitaria in quanto alcuni hanno pure la scabbia.
Ed ora il PD, e pure la SVP che lo sostiene, fanno autocritica, ma solo perché le ultime elezioni hanno premiato altri partiti, come la Lega Nord ed il Movimento 5 Stelle. Credevano di fare il sindaco ancora al primo turno come era successo alle precedenti votazioni, invece si dovrà andare al ballottaggio. Certo, vincerà ancora lui, ed avrà una maggioranza risicata, ma se per caso quel 42% di persone che non ha espresso il proprio voto (cosa mai successa in percentuali così alte) decidesse di votare scegliendo l’altro candidato, ci sarà da ridere…o piangere. Perché in ogni caso un sindaco di centrodestra non avrà la maggioranza e giocoforza si dovrà ritornare a votare come già era successo anni fa.
Nel frattempo, il sindaco uscente che andrà al ballottaggio, inizia a fare una parziale retromarcia, riconoscendo che sulla sicurezza si poteva fare di più in senso davvero concreto (in campagna elettorale uno dei candidati della lista che lo sosteneva si era limitato a distribuire dei fischietti di colore rosso da usare in caso di pericolo!): più volte era stato chiesto dalla cittadinanza di dotare i quartieri più a rischio di telecamere, ma si era sempre opposto.
Adesso addossa molte delle colpe alla Provincia che ha deliberato di accogliere un cospicuo numero di “migranti”, e di aver perso per questa decisione almeno duemila voti. Ma altre decisioni non sono state digerite bene, come quella di installare in città un sacco di autovelox, delibera assurda perché il limite di velocità è di 40 km/h, una cosa demenziale.
E così, tra proclami da una e dall’altra parte iniziano le diatribe tra le due fazioni. Chissà come finirà.
In giro per Bolzano – passeggiata del Guncina
Se c’è una cosa della quale a Bolzano andiamo particolarmente fieri è il verde cittadino.
Innanzitutto le storiche passeggiate del Guncina, ideate dal sindaco di Gries, Lintner, e patrocinate dall’arciduca Heinrich d’Asburgo,
(Foto tratta dal sito “Bolzano scomparsa” di Ettore Frangipane)
portate poi a compimento dall’ingegnere Weyersberg, che ne progettò il tracciato, e dal Giardiniere Imperiale Conte Wenzel Vikary che studiò quali piante interrare.
L’itinerario parte da Gries, antico borgo climatico ora inglobato nella città, particolarmente apprezzato per la mitezza della temperatura anche in inverno, arrivando quasi al paese di San Genesio; il percorso funge un poco anche da orto botanico in quanto ci sono moltissime varietà di piante, ognuna catalogata con la denominazione in tre lingue: italiano, tedesco e quello scientifico latino: piante tipiche del luogo ma anche varietà mediterranee, quali ad esempio fichi d’India, palme ed eucalipti. Queste piante vegetano comunque bene, in quanto la collina è riparata dai venti del nord ed è molto esposta al sole, così il porfido, riscaldandosi, accumula calore, rilasciandolo nelle ore più fredde.
Lungo il percorso, panchine di legno per riposarsi, poste sul sentiero per ammirare il panorama o in angolini appartati. Panchine ormai intagliate con date e iniziali incise all’interno di cuori intrecciati o trafitti da frecce.
Salendo, si può ammirare una bella veduta panoramica della conca di Bolzano e, sullo sfondo, il gruppo dolomitico del Catinaccio (Rosengarten).
Gries, come ho scritto prima, era un centro climatico ed in esso sorgevano varie strutture alberghiere, caffè ed altri ritrovi frequentati dai turisti (tra questi molti appartenenti all’aristocrazia austriaca), che vi affluivano numerosi. Molti tra i cittadini e frequentatori del paese offrirono contributi sostanziosi per la realizzazione della passeggiata; tra i più generosi ci fu appunto l’arciduca Enrico d’Asburgo, al quale fu intitolata l’opera. Il nobile purtroppo non fu in grado di presenziare all’inaugurazione di questa sua opera, avvenuta verso la fine del 1892, in quanto era morto poco tempo prima ed anche il busto a lui dedicato scomparve durante l’ epoca fascista.
A metà circa della passeggiata si trovava l’Hotel Germania, (purtroppo demolito tempo addietro)
dove si interruppe la prima parte del percorso. Questo fu fatto infine proseguire nel 1899 fino all’hotel Reichrieglerhof.
Qualche anno di splendore ancora, quindi prima la Grande Guerra, poi l’avvento del fascismo fecero perdere importanza alla stazione climatica e pure la passeggiata (Heinrichpromenade) cambiò di nome, diventando semplicemente “passeggiata del Guncina”. Questa però restò sempre un’area molto curata dalla giardineria comunale, ed è ancor oggi apprezzata per la varietà di piante e per il panorama del quale si gode.
In giro per Bolzano
Devo iniziare a guardare la mia città con gli occhi del turista.
Ogni volta che dico di essere di Bolzano, tutti si premurano di dirmi quanto è carina la mia città, ordinata, pulita e tante altre belle cose. Invece io, che ci abito, sono sempre propensa a trovarne i difetti, a scrivere che è molto provinciale (il che è vero, ma non necessariamente è un difetto), che non c’è abbastanza offerta culturale, almeno in confronto ad altre località, e quella che c’è viene necessariamente suddivisa tra i due gruppi linguistici, italiano e tedesco.
Allora mi sono proprio detta che devo imparare ad osservarla sotto un’altra prospettiva.
Ho iniziato dal centro: non i soliti Portici, la solita piazza Walther, il solito Duomo, il solito monumento alla Vittoria che un po’ tutti conoscono, ma dalle stradine limitrofe.
La mia preferita è la via dott.Streiter, sorta sull’antico fossato (poi interrato nel 1277 ad opera di Mainardo II) che difendeva la città.
Anticamente si chiamava via dei Carrettai, in quanto per quella strada passavano i carri che trasportavano le merci destinate alla parallela via dei Portici, alla quale è collegata da vari caratteristici passaggi.
Le botteghe sotto i portici infatti avevano il retro proprio su questa stradina, e là erano ubicati i magazzini. La via infatti inizia dalla via Bottai, dove erano situate molte cantine (ora sostituite da trattorie e ristoranti) : i bottai, data la prevalenza dell’attività di viticoltura di questa zona, costituivano una corporazione molto considerata e potente.
Nonostante la via dr Streiter sia stretta e relativamente corta, è molto frequentata: vi si trovano infatti vari ristorantini caratteristici e dei bar, alcuni all’aperto, che le danno un’aria quasi “parigina”.
Il più caratteristico è quello situato presso gli antichi banchi del pesce: grandi vasche marmoree
ora circondati da tavolini e piante verdi, dove esercita un noto vignettista nostrano, Cobo, grande conoscitore della storia locale e che ha disegnato vari scorci bolzanini su cartoline umoristiche, ormai da collezione, dove dei panciuti piccioni illustrano, sia in italiano che in tedesco, la città ed evidenziano a volte i difetti di noi bolzanini.
http://www.weinstrasse.com/it/video/cobo-e-la-sua-bolzano/
In uno dei passaggoi suddetti c’è il primo Municipio di Bolzano, che fu sede dell’amministrazione comunale dal 1455 al 1907, trasferito in seguito in piazza Municipio, alla fine dei Portici e nuovamente traslocato in epoca recente in vicolo Gumer.
In questo edificio è attualmente ospitato l’Archivo storico della città di Bozano. L’ala verso la via Portici è decorata con affreschi di Konrad Waider, originario della Baviera, mentre le sale verso la via dr. Streiter sono state affrescate da Georg Mueller, proveniente dalla Franconia.
Nell’archivio storico vengono conservati tutti i documenti e gli atti notarili inerenti la vita della città. Il più antico porta la data del 2 aprile 1223 ed è relativo alla vendita di una cantina murata sita a Vanga -San Giorgio (pressappoco dove ora c’è l’uscita autostradale di Bolzano nord) ed è redatto in latino. Solo nel 1300/1400 il volgare italiano ed il tedesco sostituiranno il latino, che era un po’ la lingua franca del medioevo.
Alla fine, la via dr. Streiter si collega con la via dei Francescani, che prende il nome dal convento situato ancora oggi in questa strada.
Un giallo altoatesino
Am 16 Juli 1876 wurde
hier MadaleineTourville von
ihrem Gatten ermordert
Nello scorso luglio, visto il clima sempre inclemente, ovviamente non si poteva andare al lago a fare il bagno, quindi ci siamo recati, tempo permettendo, in montagna: almeno qualche fungo in saccoccia siamo riusciti a metterlo. Una di queste volte, sui tornanti che portano allo Stelvio ho notato una lapide murata sulla massicciata che fiancheggia la strada. La scritta mi ha incuriosito, così ho cercato di documentarmi su chi fosse questa Madeleine de Tourville, uccisa da marito il 16 luglio del 1876.
La signora era la seconda moglie del conte Henri Perreau de Tourville, nato a Valenciennes, in Francia, ma naturalizzato inglese. La coppia risiedeva a Londra e il 15 luglio 1876 si recò in Val Venosta per un periodo di ferie, per la precisione a Spondigna. Già il giorno seguente i due coniugi si recarono sullo Stelvio per una gita, ma alla sera in albergo ritornò solo il marito, dicendo prima che la moglie era stata vittima di una disgrazia poi, modificando la deposizione, affermando che la donna si era tolta la vita gettandosi in un dirupo. Le versioni del conte però insospettirono la polizia: si trovarono alcuni testimoni che smentirono le sue dichiarazioni asserendo di aver visto con i propri occhi il marito spingere la moglie nel baratro. Il processo si tenne a Bolzano: vi assistettero giornalisti venuti da tutto il mondo, inviati da giornali quali il New York Times, il Glasgow Herald, Le Figaro. Quest’ultimo descrisse l’imputato, allora quarantenne, come un ragazzo elegante, col sorriso sulle labbra, l’aria sicura ed il volto incorniciato da una barba nera, mentre i capelli sulle tempie erano appena ingrigiti.. Tutto questo interesse della stampa non era tanto per la morte di Madeleine, quanto per il fatto che Henri era finito sotto il mirino di Scotland Yard , poiché anni prima era stato accusato della morte della ricchissima suocera, Elizabeth Brigham, madre della sua prima moglie, uccisa da un colpo di pistola alla testa, ma era stato assolto perché le cause del decesso erano state considerate accidentali: il colpo sarebbe partito per errore e la signora, anziana, era anche molto inesperta. La giuria bolzanina, pur non raggiungendo l’unanimità (un giurato infatti diede parere opposto), non credette alle coincidenze e il 2 luglio 1877 condannò a morte per impiccagione il conte. La condanna fu però commutata in 20 anni di carcere con tanto di lavori forzati, ma l’uomo si spense 14 anni dopo. Le cronache di quel tempo addossarono a de Tourville molti altri crimini: la morte della prima moglie e quella di altre sette donne, tanto che il 23 febbraio 1890 il New York Times titolò “ Uno dei più straordinari criminali dei tempi moderni ha appena interrotto la sua vita in una cella della prigione di Karlau, a Graz, in Austria”.
“Ma l’ho visto con i miei occhi”, mormora il pastore armeggiando timidamente al proprio cappello di feltro. “Ha spinto di proprio pugno la gentile signora nella gola.”
Il Palazzo Mercantile
Consiglio di guardare il link accluso
http://www.camcom.bz.it/it-IT/ALTRISERVIZI/museo_mercantile.html
dove si può ammirare meglio il Palazzo Mercantile. Cliccando sull’immagine in basso al testo e sulle freccette, si può seguire tutto un interessante itinerario del palazzo.
Per dare una sede adeguata all’istituzione del Magistero Mercantile, stante l’importanza ormai consolidata sia delle fiere sia dell’ente stesso, nel 1660 fu affittato un edificio dalla famiglia Zallinger, acquistandolo poi definitivamente nel 1708. Due anni dopo l’architetto veronese Francesco Perotti venne incaricato di progettare un nuovo palazzo dove spostare la sede del Magistero; Perotti, veronese, fu coadiuvato nell’esecuzione dei lavori dai fratelli Giovanni Battista e Giuseppe Delai, maestri muratori. L’opera fu completata nel 1716, ma già nel 1718 fu deliberato l’ampliamento del fabbricato dai Portici (i Portici Italiani, o Walschegewoelben (nb:Walsche in dialetto tirolese sta per “bastardo”) verso la via Argentieri. L’opera venne poi completata nell’anno 1727.
Pur essendo di stile barocco, l’edificio si inserisce assai bene nella struttura urbana dei portici, anche se fu riscontrata una difficoltà iniziale dovuta al dislivello evidente tra le due strade, soluzione brillantemente risolta con le scalinate con i due pregevoli portoni di ingresso che danno sulla via Argentieri.
Il fabbricato, , non essendo stato commissionato da nessuna famiglia gentilizia, è piuttosto rigoroso nel suo aspetto esterno, senza il fasto che caratterizza solitamente lo stile barocco.
L’ingresso, come sopra detto, ha due scalinate gemelle ciascuna con un portone ornato da un fregio e sovrastati da un lungo balcone. L’edificio si articola su tre piani, contornanti un cavedio sovrastato da un grandissimo lucernario che illumina a giorno gli interni con un bellissimo effetto.
Appena entrati, dopo un piccolo corridoio, si arriva nel cortile interno adornato da due statue .
Da lì si dipartono le scale che portano ai vari piani ed alle stanze che li compongono. In una di queste appunto era sistemata la mostra dei dipinti di Ulrich Glantschigg della quale ho scritto poco tempo fa; altre stanze ospitano una pregevole biblioteca con tanti atti notarili dell’epoca accuratamente codificati ed i manoscritti degli ordinamenti delle fiere. In alcune altre sale sono esposti vari documenti e dipinti relativi alla famiglia Menz, che si occupava principalmente del commercio di tessuti, assai importante nella vita sia economica che artistica della città. In una sala ci sono quindi esposti i “cataloghi” delle stoffe, grossi registri sui quali venivano incollati scampoli di tessuto di vario genere e colore e di diverse fantasie.
Ci sono inoltre le copie degli ordini di acquisto, le bolle di consegna, le fatture, i libri mastri a partita doppia ed altri documenti di spesa, tutti redatti con una scrittura regolare ed elegante. Nella saletta a fianco un grandissimo dipinto, ad opera di Martin Knoller, raffigurante tutta la famiglia durante un suo trasferimento da Bolzano a Milano.
Nelle altre stanze, tavolinetti intarsiati, sedie e divanetti imbottiti bellissimi scrittoi e negli angoli di alcune sale delle stupende Kachelofen, ossia le stufe di materiale refrattario rivestite in ceramica allegramente colorata oppure bianche ma con fregi in oro nello stile “veneziano” dell’epoca,
stufe caratteristiche della regione tirolese presenti anche nelle case più modeste, dove solitamente erano ricoperte da semplici mattonelle di maiolica verde bottiglia.
All’ultimo piano, il Salone d’onore che ospitava il tribunale mercantile: un vasto locale dove venivano tenute le riunioni dei Magistrati mercantili cui assistevano i commercianti. In una nicchia piuttosto vasta e rialzata rispetto al salone, il tavolino e le poltrone dove sedevano i giudici.
Nella grande sala invece una serie di tavoli intarsiati affiancati e disposti in forma rettangolare, e alle pareti ben 27 quadri di vari autori con cornici barocche riccamente decorate e dorate raffiguranti personaggi importanti dell’epoca. Molti dei tavoli e dei mobili presenti nel palazzo sono opera del falegname Anton Katzler, che operò nel primo trentennio del Settecento.
Dal soffitto pendono enormi lampadari di cristallo, come pure le piccole ma numerose appliques sulle pareti.
Infine le cantine. La loro origine è antecedente alla costruzione del palazzo, in quanto risalgono addirittura al XIII e XIV secolo, però i costruttori le preservarono comunque, anche se con delle modifiche. Altri cambiamenti furono apportati in epoche successive, costruendo dei solai, modificando la disposizione delle sale costruendo dei muri ed abbattendone altri ed aggiungendo delle scale di legno, piuttosto ripide, data la profondità delle stanze.
http://www.camcom.bz.it/it-IT/ALTRISERVIZI/museo_mercantile.html
Bolzano
Un gradito omaggio da una cara amica
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Sull’onda dei ricordi…
Non tutto Facebook vien per nuocere.
Archiviata la precedente esperienza non molto gratificante, ho rinnovato l’iscrizione questa volta con un nuovo account di fantasia. Selezionate le “amicizie” (?), scelte in base a sintonia di pensiero e di interesse, eliminati alcuni elementi “molesti”, questa volta sembra funzionare.
Ultimamente sono entrata in un nuovo gruppo dove si parla della mia città e questa esperienza si è rivelata davvero positiva e piena di sorprese. Già, perché molti interventi sono dovuti a persone di una certa età, anche più avanzata della mia, che hanno dei bei ricordi di Bolzano e tantissimi anche del quartiere dove sono nata e dove sono tornata ad abitare. La zona è popolare, costruita in epoca fascista quando, per italianizzare il territorio quasi esclusivamente di idioma tedesco, vennero impiantate varie fabbriche ( Acciaierie, con la Lama Bolzano, Montecatini, Alumix – popolarmente denominata Alluminio -, Magnesio, Lancia – http://www.carloromeo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=214&Itemid=54 – ) e per dare alloggio agli operai provenienti da ogni parte d’Italia, (Veneto, in gran parte della zona rodigina, Meridione e Sardegna), vennero edificati due grossi rioni: uno di caseggiati piuttosto alti collegati tra di loro da ampi cortili, (rione Littorio)
e l’altro costituito da casette a due piani con annesso un orto (rione Dux) in modo da consentire la coltivazione di qualche ortaggio e consentire anche un piccolo risparmio sulla spesa. Queste ultime quindi vennero chiamate anche “Semirurali”.
Annesse alle Semirurali c’erano, sempre nello stesso stile, anche la caserma dei Carabinieri, la chiesetta e le scuole elementari che avevo frequentato (san Filippo Neri, già don Sordo), scuole talmente piccine (10 classi in tutto, 2 per ogni anno) da essere rinominate “le Scolette”, praticamente una “succursale” delle scuole principali che erano ad un isolato di distanza, le “don Bosco”, nell’omonima piazza ed adiacenti all’omonima chiesa.
La sorpresa maggiore è venuta da un signore bolzanino (John Maniezzo) che però risiede ormai a Toronto da quando era ancora bambino, che ha postato tantissime fotografie relative a questo quartiere. Con commozione e piacere ho visto allora le mie scuole, (anche se la fotografia è più recente relativamente alle altre), la chiesetta dove sono stata battezzata e che ho visto solo in fotografia in quanto è stata demolita quando ero ancora piccola, il cinema nel quale ho trascorso molti pomeriggi domenicali, alcuni negozi dove andavo a fare la spesa… John non sa nemmeno quale grande regalo mi abbia fatto (non solo a me, ma anche ad altri partecipanti al gruppo), mettendo quelle vecchie fotografie.
Ora il quartiere delle Semirurali è stato completamente demolito e le casette sostituite da condomini ed altri edifici. Un pezzo di storia della mia vita che se ne è andato e sopravvive solo nei ricordi.
Ed è “percorrendo” quelle strade con la memoria, che in questi giorni ho trascurato un poco il blog…
https://www.facebook.com/pages/Bolzano-Ricordarsi/1461249970754203
In una foto appare il Maso di via Palermo (maso Geier), del quale ho parlato n un post precedente (https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2011/08/17/seppl/) circondato dalle campagne, ancora prima che costruissero il caseggiato dove sono nata. Al posto del maso adesso c’è invece il condominio dove abito tutt’ora.
L’invasione
Ecco, l’invasione è iniziata.
Da una settimana è tutto un viavai di persone che vengono a visitare il mercatino di Natale. I primi due giorni principalmente scolaresche, che hanno visitato non solo il mercatino ma anche il museo di Oetzi. A seguire frotte di pensionati…
Bello il mercatino, certamente, però molti bolzanini ne hanno le scatole piene dei turisti, a causa del traffico, dell’inquinamento, dell’affollamento.
Da domani poi il pienone. Nella centrale piazza Walther – piena di bancarelle, con profumo di Zelten, di Gluehwein e di Lebkuchen- sembrerà di essere a Milano, dato il numero di meneghini DOC e lombardi che affluiranno qui approfittando del ponte di sant’Ambrogio. Quest’anno poi, per la prima volta, il mercatino durerà fino al 6 di gennaio, anziché chiudere alla vigilia di Natale, uniformandosi alle date degli altri mercatini della regione…
Beh, passerà anche questa confusione…
Cosa ne pensate?