La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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Sunset Boulevard


È una delle prime regie di Billy Wilder, quando si dedicava ancora al genere drammatico e noir.
Girato nel 1950, è una pietra miliare della storia del cinema.

All’inizio, l’inquadratura dall’alto (che tecnicamente si chiama plongée) ci mostra la strada quasi fosse un lungo nastro sul quale vengono iscritti i titoli di testa, e delinea già l’impronta della vicenda, che si preannuncia altamente drammatica. Poi inizia la narrazione, con un lunghissimo flashback, da parte del protagonista. Lo si vede galleggiare, riverso a testa in giù, nell’acqua di una piscina mentre racconta come si è giunti all’epilogo della storia.

Sei mesi prima Joe Gillis, il protagonista impersonato da William Holden, fuggendo dai creditori che volevano sequestrargli l’auto, si trova casualmente in Sunset Boulevard nella villa di Norma Desmond, una diva ormai dimenticata del cinema muto. Scambiato per l’impresario delle pompe funebri incaricato di seppellire la scimmietta dell’attrice, Gillis si palesa per quello che è: uno sceneggiatore, anche se di poco successo. La Desmond, che vive praticamente reclusa nella villa con la sola compagnia di Max, un autista-cameriere-factotum, sogna il ritorno alla celebrità, e lo incarica quindi di valutare un copione da lei scritto, ed a questo scopo lo ospita nella sua villa. Il rapporto tra i due però si complica, in quanto l’anziana diva si invaghisce di Gillis. Rifiutata da lui, una sera lo colpisce, costringendolo a riparare presso un amico. Là conosce Betty, già incontrata negli studios di una casa cinematografica.

Volendo rientrare in possesso dei propri effetti personali rimasti nella villa. Gillis telefona a Max e da questi viene a sapere che Norma ha tentato di uccidersi. Turbato, ritorna alla villa e promette alla donna di non lasciarla, almeno per il momento. Inizia così a condurre una doppia vita: di giorno alla villa, rivedendo il copione della Desmond, alla sera invece in compagnia di Betty, scrivendo la sceneggiatura di un film. Betty ad un certo momento gli chiede di sposarla: Gillis non risponde. Però la Desmond, scoperta la natura delle uscite serali di Gillis, invita la giovane a recarsi alla villa. Là, viene a conoscenza della vita agiata che lo scrittore conduce per merito dell’anziana donna, costringendo la ragazza a fuggire per la delusione. Gillis si decide allora a fare i bagagli per lasciare definitivamente Norma Desmond, ma questa lo scopre, lo insegue e gli spara, facendolo cadere esanime nella piscina.

Qui termina il lunghissimo flashback, e si giunge al termine della vicenda: arrivata la polizia, Norma appare completamente avulsa dalla realtà. Max, che si scopre essere stato anche il suo primo marito ed anche regista, le fa credere che siano arrivati gli operatori del cinegiornale per testimoniare il suo rientro nel mondo del cinema. Norma, convinta che a filmarla ci sia Cecil B.De Mille,scende maestosamente lo scalone, si rivolge alla macchina da presa con la battuta : “Eccomi, De Mille. Sono pronta per il mio primo piano”.

Il film non è solo la storia di un delitto, ma anche la testimonianza di un cinema che non esiste più: il cinema muto ed in bianconero, (soppiantato dal sonoro e dal technicolor, tanto aborriti dalla protagonista); è anche la storia della follia di una donna, non solo per la passione per il giovane sceneggiatore, ma anche per quell’attaccamento al passato, quando guarda e riguarda le vecchie pellicole da lei interpretate, ed infine è la storia della devozione di un uomo che resta accanto all’anziana diva, assecondandone ogni volere fino alla tragica fine, pur di concederle qualche attimo di felicità.

È uno dei miei film preferiti, anche per via del cast di attori: William Holden (che era stata una scelta di ripiego, in quanto altri avevano rifiutato la parte o erano sotto contratto con altre case, Gloria Swanson, anche lei scelta dopo che altre del calibro di Greta Garbo,Pola Negri e Mary Pickford avevano rifiutato,ed Erich von Stroheim.


Stalag 17 – L’inferno dei vivi

 

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Son là che guardo uno dei telefilm delle serie che più mi piacciono (Magnum P.I., con Tom Selleck), ed ecco che nel corso della storia (l’episodio è quello in due puntate di “Hai visto l’alba stamattina? a mio parere uno dei più belli)

appaiono all’inizio alcuni fotogrammi di un film che ho sempre amato, “Stalag 17 – l’inferno dei vivi”.

Quale miglior occasione allora per rivedere questa vecchia pellicola (del 1953) in bianconero? 

Premetto che è interpretato da uno dei miei vecchi idoli (William Holden) e che è diretto da quel mostro sacro di Billy Wilder.

Il primo è stato a lungo il classico attore hollywoodiano: sempre per la regia di Billy Wilder aveva interpretato Viale del tramonto ed era stato avviato così sulla strada della notorietà, interpretando film che ebbero sempre grande successo, quali Il ponte sul fiume Kwai, L’amore è una cosa meravigliosa, Sabrina, inoltre vari western tra i quali L’assedio delle sette frecce e Soldati a cavallo ed altri film di guerra come il magnifico Il falso traditore e La settima alba.

Che dire di Billy Wilder? Vincitore di ben 7 Oscar sia come regista ma anche come sceneggiatore di pellicole non solo drammatiche, del genere noir che prediligo, ma pure di commedie; tra le prime preferisco il già nominato Viale del tramonto, poi La fiamma del peccato (straordinaria Barbara Stanwyck), Giorni perduti, L’asso nella manica, Testimone d’accusa ed appunto Stalag 17, per l’interpretazione del quale William Holden vinse l’Oscar come attore protagonista, mentre Billy Wilder ebbe solo la nomination per la miglior regia. Ma in seguito Wilder si affermò maggiormente per le commedie: Sabrina, A qualcuno piace caldo (indimenticabile) Arianna,  Un,due,tre,  Irma la dolce,  Baciami stupido e quelli con altri due mostri sacri del cinema: Jack Lemmon e Walther Matthau, coppia costituitasi con Non per soldi, ma per denaro, e consolidatasi in altri film come Prima pagina e Buddy buddy (gli altri film in coppia non li girarono con Wilder). Con il solo Lemmon ha girato ad Ischia un film delizioso Che cosa è successo tra mio padre e tua madre.

Stalag-17-LB-1Ritornando a Stalag 17, questo narra il periodo di detenzione di un gruppo di aviatori prigionieri (tutti con il grado di sergente) in un campo tedesco sotto il comando del colonnello von Scherbach (interpretato magistralmente da Otto Preminger… favolosa la scena in cui, per telefonare a Berlino, si infila gli stivali al solo scopo di battere i tacchi!).

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Nella baracca 17 dello Stalag (Stammlager, ossia campo di prigionia), si suppone che tra i reclusi si sia infiltrata una spia tedesca. Tutti sospettano del sergente Sefton,che ha sempre una fortuna sfacciata e gode di vari privilegi, dovuti però solo alla sua cinica abitudine di trafficare con tutti, prigionieri e sorveglianti. Un primo tentativo di fuga di due reclusi viene tragicamente sventato,

stalag_12265_5così come la costruzione di un tunnel. Tutte le manovre degli americani sono intercettate e punite dai tedeschi, anche in maniera violenta. I detenuti allora si vendicano di Sefton, pestandolo pesantemente. Quando al campo, tra i tanti sergenti, viene ospitato un tenente, questi alla sera rivela ai compagni che è stato lui ad organizzare un attentato ad un treno,facendolo saltare.

stalag_tenenteEd il giorno seguente il colonnello lo fa prelevare per “interrogarlo”, facendolo picchiare e mantenendolo in piedi senza dormire per ore ed ore. Ma Sefton, con un espediente, riesce non solo a capire il metodo di comunicazione tra il vero traditore ed il maresciallo tedesco,

stalag-17-noosecomunicandolo ai suoi compagni di prigionia, ma anche ad organizzare la fuga sua e del tenente, mosso anche dal desiderio  della ricompensa che la madre del ragazzo, molto danarosa, avrebbe versato per il ritorno in patria del figlio.

Un’altra nomination all’Oscar come attore non protagonista andò all’attore Robert Strauss per la sua interpretazione del sergente Kuzawa, soprannominato “Caprone” per la sua trasandatezza, infatuato dell’attrice Betty Grable.

robertstrauss

Tra le musiche, When Johnny Comes Marching Home, una canzone scritta durante la guerra di secessione e che narra della gioia di amici e parenti per il ritorno dalla guerra di un soldato.

Quando Johnny verrà di nuovo a casa, marciando,
Urrà! Urrà!
Allora gli daremo un benvenuto di cuore
Urrà! Urrà!
Gli uomini acclameranno e i ragazzi grideranno
Le donne accorreranno tutte
E ci sentiremo tutti lieti, quando Johnny tornerà marciando a casa.

La vecchia campana della chiesa squillerà con gioia
Urrà! Urrà!
Per accogliere a casa il nostro caro ragazzo,
Urrà! Urrà!
I ragazzi e le ragazze del villaggio, per esempio,
Copriranno di rose la strada,
E ci sentiremo tutti lieti, quando Johnny tornerà marciando a casa.

Preparatevi al festeggiamento,
Urrà! Urrà!
Che faremo per l’eroe tre volte tre,
Urrà! Urrà!
La corona d’alloro adesso è pronta
Per ornare la sua fronte leale
E ci sentiremo tutti lieti, quando Johnny tornerà marciando a casa.

Pace ed amicizia, in quel giorno,
Urrà! Urrà!
Mostrino dunque i loro eletti piaceri,
Urrà! Urrà!
E ciascuno faccia la propria parte,
Per riempire di gioia il cuore del guerriero,
E ci sentiremo tutti lieti, quando Johnny tornerà marciando a casa.


Jack Lemmon

Il mio attore preferito?

Non è un bellone o un superpalestrato, ma l’uomo che impersona il tipico americano medio, con tutte le sue nevrosi ed i suoi tic, in poche parole Jack Lemmon.

Possiedo tantissimi dei suoi film, dal primo bianconero girato nel 1954 (La ragazza del secolo) a quello in cui vinse il suo primo Oscar (La nave matta di Mister Roberts), dai film drammatici, come “I giorni del vino e delle rose”, in cui racconta la piaga dell’alcolismo, “Salvate la tigre”, dove impersona un imprenditore preda di difficoltà finanziarie, o “Missing”, dove è un padre che, unitamente alla nuora, cerca di ritrovare il figlio sparito durante un colpo di stato in un paese sudamericano, oppure pellicole agrodolci, come “Prigionieri della seconda strada”, con una straordinaria Anne Bancroft.

Però è nelle commedie che l’attore dà il meglio di sé, sia da solo che in coppia con l’inseparabile amico (anche nella vita, tanto da essere stato sepolto accanto a lui) Walter Matthau, con la direzione di Billy Wilder (un altro dei miei miti) che di altri registi.

Così ieri sera abbiamo deciso di rivedere “Che cosa è successo tra tuo padre e tua madre”,una commedia molto godibile, nonostante si basi sulla morte di due persone.

Qui Lemmon interpreta la parte di un ricco industriale del Maryland che deve precipitarsi in Italia, e precisamente ad Ischia, per recuperare la salma di suo padre deceduto in un incidente automobilistico. Quello che Lemmon non sa è che il padre, che in patria godeva di reputazione integerrima, ogni anno si recava per un mese nell’isola italiana apparentemente per sottoporsi ai fanghi ed alle cure termali, in realtà per passare quel periodo in compagnia dell’amante inglese con la quale intratteneva una relazione da ben dieci anni.

Ed infatti si trova a dover dividere l’esperienza del riconoscimento della salma con Juliet Mills, la figlia della donna che era deceduta nell’incidente assieme al padre.

Dopo varie vicissitudini, (c’è di mezzo anche il rapimento delle due salme e l’uccisione di un cameriere), tra i due figli, complici l’atmosfera di Ischia, l’albergo, la musica, nasce un sentimento che li porterà a ripercorrere la strada dei rispettivi genitori, incontrandosi ogni anno nello stesso hotel e nello stesso periodo.

Tra gli altri interpreti, un irriconoscibile Clive Revill, perfetto nell’impersonare Carlo Carlucci, il direttore dell’albergo, sempre impeccabile e sempre pronto a sbrogliare ogni situazione, per quanto intricata.

Naturalmente, come sottofondo musicale, musica italiana: al ristorante, Sergio Bruni intona “Core ‘ngrato”, che il padre di Lemmon faceva sempre suonare in onore dell’amante che si chiamava Catherine; poi “Un’ora sola ti vorrei” e per ultimo “Senza fine” (solo strumentale).


Il film per capodanno

 

Alla ricorrenza del Natale sono stati dedicate varie pellicole, tra le quali le migliori sono “La vita è meravigliosa” e “Miracolo sulla 34° strada”.

Per quanto concerne il capodanno, secondo il mio giudizio, il più bello in assoluto è senza dubbio “L’appartamento”.

Ho una vera passione per Billy Wilder e Jack Lemmon, affiancato qui da Shirley MacLaine e Fred Mac Murray

La storia è breve.

C.C.Baxter, detto anche Cicci Bello, un piccolo contabile di una grande agenzia di assicurazione, fa carriera grazie alla sua disponibilità a concedere il proprio appartamentino ai superiori per degli incontri extraconiugali. Tutto fila liscio, ma ottenuta la promozione al primo livello dirigenziale, è costretto a trascurare i dirigenti per dare l’esclusiva dell’appartamento a Jeff Sheldrake, capo del personale, e grazie a questa concessione sale ancora di grado diventando il suo assistente personale ed ottenendo un ufficio ancora più prestigioso con l’uso della toilette riservata ai dirigenti. Nel frattempo corteggia timidamente la ragazza dell’ascensore, Fran Kubelik, ignaro del fatto che lei intrattenga una relazione con Sheldrake. La situazione precipita alla vigilia di Natale. Recatasi nell’appartamento di C.C., Fran capisce che Jeff non intende divorziare dalla moglie e rimasta sola in casa tenta il suicidio ingerendo dei sonniferi.

C.C. rientrato dal bar, dove si era recato per lasciare campo libero a Jeff per i suoi maneggi, la trova senza conoscenza nel suo letto e la rianima con l’ aiuto del medico suo vicino di casa, però capisce con disappunto che la ragazza della quale era invaghito era l’amichetta del superiore.

C.C. si sente in dovere di avvisare Jeff dell’accaduto, ma la telefonata viene intercettata dalla segretaria di questi che, gelosa, avvisa la moglie delle scappatelle del marito. Jeff allora, allontanato da casa dalla moglie, decide di riprendere la relazione con Fran e le chiede un incontro per passare con lei l’ultimo dell’anno. Domanda quindi a C.C. le chiavi dell’appartamento, ma questi gli riconsegna invece le chiavi della toilette dirigenziale e si licenzia dall’impiego. Durante il cenone, Jeff si lamenta con Fran di non poterla ospitare nell’appartamento per l’ostinasione dell’ex sottoposto. Lei allora capisce il sentimento che la lega all’uomo e piantato Jeff da solo al ristorante corre a casa di C.C. dove trascorreranno la serata di Capodanno giocando a ramino…