La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

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Bambini

Ci vorrebbe un nuovo Edgar Lee Master per comporre un’altra Antologia, interamente dedicata ai bambini.

Bambini come Charlie Gard ed Alfie Evans uccisi da leggi assurde che si arrogano il diritto di decidere se, quando ed in qual modo un bimbo debba morire; bambini abusati, come quelli del tristemente noto Forteto; altri strappati forzatamente alle famiglie come è successo a Bibbiano; oppure falciati sull’uscio di casa da un SUV condotto da un cocainomane ubriaco; preadolescenti fatte prostituire dalla “madre”; ragazzini vittime di un padre egocentrico schiavo dei social; altri ancora uccisi da padri che non si rassegnavano alla fine del rapporto con la loro mamma.

Ciascuna di queste creature meriterebbe un degno epitaffio, per ricordare al mondo che la cattiveria umana esiste e non ha limiti.


Felicità

Certe statistiche mi lasciano perplessa.

Italia al 47^ posto nel mondo per quel che concerne la felicità.

La felicità si può misurare? Come? Da cosa?

Le statistiche si sono limitate a considerare dei parametri relativi alla salute, all’istruzione, al reddito, allo stato sociale, alla libertà, alla corruzione e, da quest’anno, viene valutata anche la felicità degli immigrati (?).

Per mio conto, la felicità è qualcosa di impalpabile ed è un valore estremamente soggettivo. Ciò che può fare felice una persona, non è detto che possa farne felice un’altra.

C’è chi ambisce al successo, chi ad una tranquilla vita familiare, chi gode di una giornata di sole e chi la paventa perché indice di siccità, chi si bea di buone letture e chi invece di compagnie chiassose. Personalmente non mi interessa vivere in un paese dall’aspettativa di vita piuttosto lunga se questa non è accompagnata anche dalla salute; avere un buon reddito è certo importante, purché non vada a scapito del tempo da dedicare a se stessi ed alle persone care; ci sono poi paesi dove la corruzione è considerata “normale”, quindi non costituisce di per sé un ostacolo alla felicità.

L’importante è sentirsi bene, a posto con se stessi, e credo che questo basti a considerarsi felici. Per mio conto ho fatto mio l’aforisma di Oscar Wilde: “la felicità non è avere tutto ciò che si desidera, ma desiderare ciò che si ha” e non è, come potrebbe sembrare, un “chi si accontenta gode” ma significa saper apprezzare quello che già abbiamo, senza avere ambizioni al di sopra delle nostre capacità ed aspettative, cosa che potrebbe procurarci ansia e stress.

Oppure, ed è sempre valida, la frase di Totò in un’intervista rilasciata ad Oriana Fallaci: “Vi sono momenti minuscoli di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza”.

Ecco, riuscire a dimenticare le cose brutte è già sintomo di felicità anche se la ritengo maggiormente patrimonio dei più giovani: per noi adulti parlerei piuttosto di soddisfazione. La felicità la vedo negli occhi dei bambini, anche quelli che vivono in zone misere e disagiate ma che, nonostante tutto, riescono ancora a sorridere per quelle che noi riteniamo piccole cose e per loro sono invece un regalo immenso, come un piatto di cibo in più, un quaderno o un paio di scarpe, e pronti a trasformare in gioco anche le cose più semplici, come una scatola di cartone o una ruota di bicicletta.

La felicità è qualcosa di inaspettato, quell’attimo che arriva all’improvviso e ti illumina giusto per quell’istante, per poi nascondersi nuovamente, pur restando viva nella nostra memoria.

 

 


Bisogna crederci davvero

I giochi di questi bambini curiosi che sono i nostri,
giochi semplici che incantano i loro occhi.


Pieni di una febbre che li avvicina e li allontana
dal mondo in cui sogniamo di far posto agli altri,

i giochi di nuvole e d’azzurro di cortesie e di scorribande
alla stregua di un cuore futuro che non avrà mai colpe.

Gli occhi di questi fanciulli, che sono i nostri occhi
di un tempo,

avranno incanti quanti mai ne ebbero le fate.

Paul Eluard

 


Bisogna crederci

I giochi di questi bambini curiosi che sono i nostri
Giochi semplici che incantano i loro occhi
Pieni di una febbre che li avvicina e li allontana
Dal mondo in cui sogniamo di far posto agli altri

I giochi di nuvole e d’azzurro
Di cortesie e di scorribande alla stregua di un cuore
futuro
Che non avrà mai colpe
Gli occhi di questi fanciulli che sono i nostri occhi
di un tempo

Avremmo incanti quanti mai ne ebbero le fate.

PAUL ÉLUARD


Bambini

Sarebbe bello parlare con i bambini che eravamo e chiedere loro cosa ne pensano degli adulti che siamo diventati.

Juan Felipe Gabanhia


Bambini

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 I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.

Antoine de Saint-Exupéry

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crescere


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“Tanta fretta di crescere, e poi?…E poi capisci che essere bambini e’ la cosa più bella del mondo”.
(James Matthew Barrie  ” Le avventure di Peter Pan ” )

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Bambini – 2

1471853315-babykamikaze(Immagine da “Il Giornale)

Ritorno a parlare di bambini.

Non è tutta farina del mio sacco, ma una rielaborazione di altri post trovati sul web.

Prima notizia.

Ahmed viene dall’Egitto, ed ha commosso tutta l’Europa dopo aver affrontato a soli 13 anni un viaggio in gommone fino in Italia (logico… e dove se no?) per cercare un ospedale in grado di poter curare il fratellino minore affetto da piastrinopenia. Felice che si sia trovata una soluzione, in quanto il fratellino Farid verrà curato all’ospedale Meyer di Firenze, un punto di riferimento per i pazienti più piccoli.

In Egitto gli ospedali non sono certamente all’avanguardia, però una domanda sorge spontanea: quella non è una nazione in guerra. Certo, si sono susseguiti vari colpi di stato quando è stato deposto prima Mubarak, poi Morsi, ed ora da tre anni circa c’è al-Sisi, ma tutto sommato può considerarsi un paese stabile. Visto che una traversata in gommone, partendo dalla Libia, ha un costo abbastanza elevato ed è sommamente pericolosa specie per un ragazzino di quell’età, perché i genitori non hanno impiegato quella somma per acquistare un biglietto aereo per il loro figliolo?

Quindi la faccenda sa un poco di ricatto morale. I minorenni inteneriscono e sensibilizzano le persone, cosicché gli italiani chiudono un occhio, si accollano il mantenimento di Ahmed, Farid e dei genitori (non si sa per quanto), e per un po’ di tempo smettono di brontolare e di lamentarsi per questa accoglienza indiscriminata. Così, per uno che veramente ha bisogno, ci sorbiamo altri duecentosessantamila e rotti (dal gennaio di quest’anno) senza fiatare.

Seconda notizia.

L’Islam non rispetta assolutamente i bambini. Lo abbiamo tristemente notato nell’ultimo attentato in Turchia, dove tra le 54 vittime c’erano anche numerosi bambini ed adolescenti, ma il fatto più grave è che pure l’attentatore era un ragazzino tra i 12 ed i 14 anni, mentre un altro ragazzino all’incirca suo coetaneo è stato fermato per tempo nel Kurdistan mentre celava la cintura esplosiva (di tipo artigianale), sotto una maglietta sportiva del Barcellona. Questo dimostra come l’Islam sia religione di pace e fratellanza… Mentre i capoccia se ne stanno ben coperti ed al sicuro, mandano a morire ragazzini indottrinati ed adulti dalle menti labili facilmente manipolabili.

Terza notizia, e questa ci riguarda direttamente.

Una bambina oggetto di un tentativi di rapimento. L’indiano autore del gesto viene preso e rilasciato una prima volta. Poi, grazie alla levata di scudi della gente e dei mass-media, viene riacciuffato, interrogato e rimesso nuovamente in libertà perché “la legge la obbligava a farlo”. Allora questa PM che non considera un rapimento strappare un bimbo dai genitori solo perché questi gli sono immediatamente corsi dietro e lo hanno riacciuffato, potrebbe anche a rigor di logica considerare che non ci sia un omicidio fino a che l’assassino non abbia lasciato la scena del crimine. Consideriamo inoltre che l’indiano era clandestino, cui era già stato notificato il decreto di espulsione (il famoso pezzo di carta con sui i clandestini si…fanno vento) ed aveva precedenti per spaccio di droga. Adesso tocca nuovamente ai carabinieri cercarlo per poterlo finalmente cacciare dal paese. (Ho sempre detto che la discrezionalità dei giudici è troppa. E notiamo pure che la PM ha detto che avrebbe gradito la solidarietà del ministro riguardo al suo operato!).

Per concludere: il fotografo che ha ripreso il piccolo Omran è lo stesso che ha fotografato il mese scorso il ragazzino decapitato dai miliziani ISIS… e con questo ho detto tutto.

 


Bambini

C’è una cosa che mi fa rabbia, anzi, schifo: la strumentalizzazione della quale sono oggetto i  bambini.

Come già successo con il piccolo Aylan, il cui corpicino inerte fu spostato per esigenze fotografiche, ora ripropongono la stessa situazione con Omran, fortunatamente sopravvissuto ad un bombardamento ad Aleppo.

Il soccorritore lo estrae dalle macerie, lo posiziona sulla poltroncina di un’ambulanza, poi riprende i salvataggi ad altre persone bisognose.

Però il reporter è in agguato per filmare lo sguardo attonito del piccino in evidente stato di choc. Nemmeno una carezza, un abbraccio o l’atto di pulire sangue e polvere dal visino: la ripresa è assai più importante.

Su un sito leggo: riprese a cura di Aleppo Media Center, ossia l’agenzia di informazione prossima agli jihadisti, e tutto si spiega.

Dove erano reporter ed operatori televisivi quando erano i ribelli a massacrare i civili, fra i quali innumerevoli bambini?

La guerra in Siria dura da 5 lunghi anni, e se alcuni paesi quali la Turchia, il Qatar, l’Arabia Saudita non avessero provveduto ad armare i ribelli “moderati” di Al Nusra, Al Qaida e simili, probabilmente il conflitto non ci sarebbe stato…

Poi, siccome il bombardamento è stato opera dei Russi, ecco che i ribelli “moderati” ci  tengono a comunicare che i Russi sono i “cattivi”.

Aleppo poi non è in mano ai ribelli, ma allo Stato Islamico, ed i governativi stanno solo cercando di liberarla.

Su alcuni siti ho perfino letto, ma non voglio crederci, che il video sarebbe una montatura.

L’unica cosa certa è che le prime vittime di queste guerre sono, come sempre, i più deboli ed indifesi.



Bimbi moderni

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Almeno un paio di volte a settimana, sento la nipotina tramite Skype, dal pc oppure dal cellulare. Ieri abbiamo parlato della prossima settimana quando, come al solito, passerà un breve periodo qui da noi. I primi tempi veniva con la cugina maggiore ma questa ormai è maggiorenne e già dallo scorso anno qui non viene più, anzi credo che quest’anno abbia in programma un periodo di studio all’estero.

Chiedo alla piccola cosa desideri per regalo per la promozione: mi sembra ieri che le ho comperato il primo zainetto per andare in prima elementare.

https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2011/07/04/bambina-giudiziosa/

Ora frequenterà la prima media, non più in paese, ma in città, sempre comunque in istituto religioso, dove potrà fruire del tempo prolungato.

Me l’aspettavo: come regalo ha chiesto uno smartphone. Naturalmente dovrò chiedere il permesso a mio figlio ed a mia nuora, ma credo che lo concederanno senza alcun dubbio perché è già da tempo che la piccola trappola con computer e telefono, e questo le sarà anche utile in quanto, frequentando la scuola abbastanza distante da casa, potrà sempre mettersi in contatto con i genitori in caso di qualche contrattempo.

Però il pericolo sta in internet. Ovviamente chiederò che questo venga utilizzato solo sotto il controllo dei genitori, come già succede per il computer, ma i ragazzini di oggi sono piuttosto svegli e sanno come eludere determinati ostacoli.

Non posso che dire “Dio ce la mandi buona!”

E così domani andrò ad informarmi su tipo di smartphone da regalarle.


Oggetti

Ormai non siamo più persone. La globalizzazione ci ha trasformato in produttori e/o consumatori.
Per essere identificati non servono più nome e cognome, ma codici. Per nascere non sono più sufficienti mamma e papà,  ma si può ordinare un figlio su commissione.
I bambini in particolar modo sono considerati oggetti.
Sfruttati nel terzo mondo come produttori a basso costo. Bambini sfruttati pure sessualmente per le voglie di schifosi pedofili.
Bambini “ordinati” su appositi cataloghi corredati da relativi prezzi per l’egoismo di quelle coppie (omo o etero non fa differenza) che non possono avere figli.

catalogo

Bambini abbandonati nei brefotrofi che per ogni assistito percepiscono notevoli somme e quindi non dati in adozione a coppie che invece li vorrebbero.
Bambini che, regolarmente adottati, stanno con una coppia di coniugi per ben tre anni e che un magistrato troppo ligio alla legge ma incurante del benessere del bimbo, lo toglie loro per darlo in affido ad uno zio naturale.
E poi ci sono le donne.
Inutile parlare della prostituzione: c’è da millenni e chissà quando si riuscirà ad eliminarla. Credo mai, perché pure questa soggiace ad una legge di mercato: c’è la domanda? eccoti l’offerta.
Ora c’è un altro tipo di mercimonio: la maternità surrogata.  Un pasticcio genetico che non ha uguali.  Lo spermatozoo di un donatore,  l’ovulo di una donatrice e il ventre di una terza donna che fa da incubatrice. Allucinante. Davvero peggio degli esperimenti fatti dai nazisti. Per contrastare questo obbrobrio ci sarebbe l’articolo 12 della legge 40 del 2004, comma 6 che così recita: Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità, è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da seicentomila a un milione di euro.

Sicuri che sia proprio così? Perché in tale caso, Nichi Vendola ed il suo compagno dovrebbero pagare una sanzione salatissima non appena poggiano piede sul suolo italico con il baby “commissionato” in America. Invece no. Proprio in questi giorni un giudice ha permesso l’adozione incrociata a due lesbiche basandosi sulla legge 184 sull’affido e le adozioni del 1983. Quindi anche il nostro parlamentare, che per diventare genitore (parola assolutamente inadatta a lui in quanto non ha generato proprio nulla) ha sborsato ben 135mila euro, potrà avvalersi di quella legge. Proprio lui che, in occasione di un lontano 8 marzo, si esprimeva così:

https://www.facebook.com/1114964335189072/videos/1130328123652693/

Già, prostituirsi è mercimonio, pagare una donna che faccia da incubatrice invece no. Questa purtroppo è l’Italia. Non aggiungo altro.

 

 

 


Notiziole

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Andiamo sempre a cercare il pelo nell’uovo, anche quando non ce n’è bisogno.

La Stampa pubblica la notizia del parroco di Arnasco che si è rifiutato di benedire la salma di una donna marocchina, coniugata con un italiano, morta nel crollo di una palazzina.

 

http://www.lastampa.it/2016/01/22/italia/cronache/il-parroco-di-arnasco-non-benedice-la-salma-della-donna-marocchina-morta-nel-crollo-di-una-palazzina-k7ZkYqajPQa1fFxaorWWmN/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=gplus

 

Poi leggo l’articolo, e noto che la donna,anche se era in fase di conversione al cattolicesimo, era sempre di fede islamica. Mi chiedo dove stia lo scandalo… Molto peggio quei parroci che consentono i funerali religiosi a chi è morto suicida, qualunque sia la ragione del gesto insano. Parlo da laica, ma se uno è religioso deve sapere che certe regole vanno rispettate, altrimenti a che serve?

L’altro episodio è su tutti i giornali: il ristoratore che ha proibito l’ingresso nel suo locale ai bambini di età inferiore ai 5 anni. C’è chi addirittura ha fatto riferimento alle leggi razziali che proibivano l’ingresso agli ebrei nei negozi, paragone assolutamente scemo. Un ristorante, una trattoria, un bar sono delle attività private, anche se rivolte al pubblico, gestite da privati, ed il proprietario è nel suo pieno diritto di stabilire chi possa essere questo “pubblico”. Così come l’esercente può stabilire chi possa o meno entrare nel suo locale, altrettanto può fare il cliente, libero di frequentarlo o di trasferirsi in un altro. Ma tutto si riduce ad una questione di educazione: se i genitori avessero educato bene i propri figli, non ci sarebbe stato bisogno di un simile cartello. Io anzi avrei esteso il divieto fino all’età di 8 anni. E debbo anche aggiungere che certe scene cui ho assistito in ristoranti italiani, (ma anche in altri posti, come supermercati, cinema, musei, zoo) non mi è mai capitato di vederle all’estero. Del resto, la tendenza di vietare l’ingresso ai bambini in determinati luoghi esiste da parecchio tempo, come testimonia il link allegato del gennaio 2014.

 

http://www.repubblica.it/cronaca/2014/01/27/news/childfree_no_kids_luoghi_vietati_ai_bambini-77023074/

 

Se i bambini non sono capaci di comportarsi educatamente in un luogo pubblico, meglio restare a casa o, per una volta, affidarli alla custodia dei nonni.


Al lago

La signora che ha il lettino accanto a noi è abbronzatissima. Probabilmente prima di venire qui al lago è stata anche al mare o in alta montagna. Non è un’abbronzatura dorata, ma scura, molto scura, e si sta già degradando, mostrando leggere screpolature biancastre. Il marito accanto a lei, panamino bianco in testa per ripararsi dal sole, è immerso nella lettura del Corriere, letto e straletto, stando alle stropicciature della carta. Accanto a loro un ragazzino di circa 5 anni (il nipote, credo, in quanto i due sembrano essere oltre la cinquantina). Vorrebbe giocare, ma non vuole disturbare i due adulti. Ad un certo momento, dopo che il piccolo se ne esce con uno sbuffo di noia, la donna estrae dal borsone un giochino elettronico.

In spiaggia.

Con tutto quello che potrebbe fare, (c’è pure un piccolo parco giochi), magari il vecchio gioco delle bocce piatte da spiaggia (non saprei come chiamarle altrimenti).

Quel piccolo, con il tablet in mano, che digita forsennatamente sul touch screen mi fa pena.

Ripenso a quando ero bambina ed in spiaggia al mare (mare che ancora oggi odio perché mi ci mandavano con la colonia) per giocare c’erano palette, secchielli, formine, le biglie per il “giro d’Italia” ed il gioco con i noccioli delle pesche, accuratamente rosicchiati e ripuliti… Altro che battaglie galattiche, Jewel, città da costruire, regni da conquistare.

Poi sta anche ai genitori ed ai nonni partecipare a questi giochi: in questi giorni con noi c’è anche la nipotina (fortunatamente da sola, contrariamente agli anni precedenti), e tra pallonate, salti con la corda, altalena ed altro ci siamo divertiti pure noi. E quando proprio eravamo stanchi, gomma e matita e la classica Settimana Enigmistica, i giochi più semplici ovviamente.

Adesso capisco perché stiamo crescendo una generazione di ragazzi sempre più chiusi e emarginati dal mondo circostante.


Sotto il segno del leone

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Tutti si sono imbestialiti per la barbara uccisione del leone Cecile, prima ferito con una freccia, poi braccato per 40 ore ed infine ucciso a fucilate e decapitato in modo che la testa imbalsamata possa fare bella vista nel salotto del professionista americano Walter James Palmer, dentista ormai conosciutissimo in tutto il mondo.

Certo, azione deplorevole, molto deplorevole. Ma gli altri animali che il caro dentista aveva ammazzato precedentemente? Leopardi, giraffe, orsi, rinoceronti…nessuna voce di protesta per loro, solo Cecil era il divo dello Zimbabwe.

Già, lo Zimbabwe, paese poverissimo, sotto la dittatura dell’ormai anzianissimo Mugabe, dalla disastratissima situazione sanitaria, dove l’età media è di soli 37 anni e dove la mortalità infantile si attesta all’81%, per colpa dell’altissima percentuale di malati di AIDS che ha colpito il 30% della popolazione.

Così,mentre tutti piangono per la morte, per quanto efferata, di un singolo leone, nessuno piange per la morte di innumerevoli bambini… Ma loro, i bambini, non sono “specie protetta”, ce ne sono tanti, quindi possono tranquillamente morire.


nonno Mario

Come si manipolano i cervelli degli infanti…

Lisa, una bambina di due anni e mezzo, alla domanda “che cosa hai visto in TV?”, risponde “Ho visto il nonno Mario, quello che dice le cose giuste per il futuro…Firmato “una coordinatrice pedagogica di una cooperativa sociale

http://www.governo.it/GovernoInforma/dialogo/estratti.html

A parte che una bambina di 2 anni e mezzo una frase del genere non la dice, non sono termini usuali per una piccina di quell’età, che tra l’altro non ha nemmeno il concetto di “futuro”…

Ma visto che l’ha scritto una coordinatrice pedagogica di una cooperativa sociale tutto si spiega…

Forse è meglio se alla bimba alla televisione fa vedere i cartoni animati della Disney…


Tragedie

In pochi giorni due bimbi, poco più che neonati, Elena e Jacopo, sono deceduti per disidratazione perché i rispettivi papà li hanno dimenticati in macchina sotto il sole.

Non si tratta di genitori irresponsabili, che hanno volutamente lasciato i figli in auto per fare shopping o altro, ma di persone comuni, prese dalle incombenze quotidiane, assilli che ci prendono sempre più, quei vortici di tempo che ci intrappolano, dando l’impressione che le ore non bastino mai per adempiere a tutte le attività della giornata. Se a ciò si aggiunge la schiavitù dell’abitudine, il quadro è completo. Solitamente erano le mamme ad incaricarsi di portare i piccini all’asilo nido: è bastato un imprevisto, un cambio di programma non “registrato” dal cervello e la tragedia è esplosa. Non mi sento di certo di colpevolizzare quei due papà, hanno già la pesantezza di un rimorso da sopportare.

E dire che basterebbe poco, magari obbligando a sistemare i seggiolini dei bimbi al di sotto una certa età solamente sul davanti, a fianco del guidatore. Sarebbe così praticamente impossibile “dimenticare” i figlioletti nell’automobile.