B come…
Ieri sera abbiamo dato fondo alle ultime due bottiglie di birra che avevamo comperato a Bamberg.
La città di Bamberg è detta anche la città della B, anzi, la “sinfonia”in B (nella musica di tipo anglosassone B è anche la nota musicale SI)
B come Burg, castello
B come Bürger, cittadini
B come Barocco
B come Brezn
ed infine
B come Bier.
La birra è la bevanda per eccellenza in Germania, specialmente in Baviera: se ne trovano di tutti i tipi, leggere, corpose, più o meno alcoliche, filtrate o no, chiare o scure, ed in Franconia, che è una regione della Baviera, si contano circa 200 birrerie artigianali, (un sesto di tutte quelle esistenti in Germania) undici delle quali nella sola città di Bamberg (ma anticamente erano oltre 70).
A Bamberg si celebra la Sandkerwa, una festa popolare della birra che si svolge nel mese di agosto ed è molto frequentata, anche se non ai livelli della Oktoberfest di Monaco di Baviera.
Le varietà delle birre sono molteplici:
Lager, che sono le più prodotte e vendute al mondo, ora parecchio industrializzate;
Vollbier sono sia chiare che scure, non filtrate;
Bock simili alle precedenti, ma con una gradazione alcolica maggiore, prodotte solitamente nel periodo prenatalizio;
Pils simili a quelle ceche, ma meno secche;
Weizen (Weissbier) a base di frumento, anziché orzo, sia chiare che scure;
Schwarzbier esclusivamente scure, con base di malto tostato;
Marzen prodotte nel periodo primaverile, a bassa fermentazione, la variante Festbier è quella solitamente prodotta per la Pasqua;
Infine le
Rauchbier, affumicate, tipiche solo della città di Bamberg.
Relativamente a questa birra c’è una antica leggenda.
Si narra di un birraio cui si era incendiato il laboratorio, provocando così l’affumicatura delle botti. Non essendo in grado di acquistarne delle nuove, in quanto povero in canna, provò comunque a vendere il suo prodotto che, inaspettatamente, incontrò il gusto dei suoi clienti. Essendo il birraio zoppo, la birra venne chiamata Schlenkerla (dal tedesco schlenkern, ciondolare).
La Rauchbier è una birra speciale, affumicata, ed in bottiglia non ha il medesimo sapore di quella spillata dalle botti. Il malto anticamente si essiccava o al calore del sole o nei forni, e quest’ultimo procedimento conferiva il gusto di affumicato alla bevanda. Con le nuove tecnologie, si iniziò ad essiccare il malto con l’aria calda prodotta dalla combustione di carbone o altri combustibili, ma la birreria Schlenkerla continuò con il vecchio sistema, affumicando il malto con ceppi di legno di faggio.
Purtroppo nel nostro viaggio a Bamberg non abbiamo potuto visitare i locali della birreria, e ci siamo limitati quindi a comperare una cassa di bottiglie in un negozio.
Ora anche queste sono finite 😦
Prosit!
Bamberg – seconda parte
Siamo quindi saliti verso il Duomo. Saliti è la parola adatta, perché la strada è piuttosto ripida. È dedicato ai santi Pietro e Giorgio ed è uno dei monumenti più rappresentativi del Medioevo tedesco, unitamente a quelli di Mainz e Worms. Attualmente una delle quattro torri che lo circondano è in restauro, come si vede dalla fotografia. Davanti staziona un caratteristico, vecchio autobus adibito al giro turistico della città.
La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1004 (un’altra fonte riporta il 1007) sotto il governo di Enrico II; consacrata nel 1012 fu però distrutta nel 1081 da un incendio. Riedificata, venne ancora incendiata nel 1185. Poco resta quindi della chiesa originaria. La terza ricostruzione ebbe luogo tra il 1215 ed il 1250,ed è una sorta di compromesso tra l’originario stile romanico ed il nascente protogotico. Successivamente, nel XVIII secolo alle quattro torri fu aggiunta una cupola a punta.
Una ampia scalinata conduce alla porta di Adamo, in quanto da essa nel giorno del Mercoledì delle ceneri venivano fatti uscire i penitenti, come Adamo fu cacciato dal Paradiso. Un tempo sui basamenti che fiancheggiano il portale poggiavano sei statue: Enrico II, sua moglie Cunegonda, santo Stefano, San Pietro ed infine Adamo ed Eva, senza vesti, cosa inusuale per quei tempi.
La porta di Adamo fa “pendant” con la Porta di Maria, (detta anche “Porta della Misericordia”) di stile lombardo, come è caratterizzato dai pomelli metallici che la adornano. Nel timpano che la sovrasta si trova la statua della Madonna fiancheggiata dalla coppia degli Imperatori Enrico II e Cunegonda, fondatori del duomo, nonché del vescovo Eckbert e di suo nipote, prete Poppo, mentre ai piedi di Maria c’è, inginocchiato, un crociato, donatore del portale. Il nome di Porta della Misericordia è dovuto al fatto che i peccatori espulsi dalla porta di Adamo nel Mercoledì delle ceneri venivano fatti rientrare da quest’altra porta nel giorno di Giovedì santo, dopo aver ricevuto l’assoluzione. Anticamente il timpano era colorato, ma adesso dell’iniziale decorazione restano solo pochi frammenti pigmentati.
Davanti al portale il “rospo” del Duomo. Inizialmente erano dei leoni a guardia dell’ingresso, ma il tempo e le intemperie hanno consumato moltissimo i manufatti. Anche su questi “rospi” esistono delle leggende che vedono protagonista il demonio, che osteggiava la costruzione della chiesa.
All’interno del Duomo ci accoglie subito la statua equestre del Cavaliere di Bamberg. Ne è ignoto l’autore come pure il personaggio raffigurato, forse lo stesso imperatore Enrico II, ma molto più probabilmente si tratta del santo re Stefano d’Ungheria, come sembrerebbe dalla fattura della sella, sposo di Gisella, sorella di Enrico II. La statua, pur a grandezza naturale, è situata piuttosto in alto, su una mensola poggiante su uno dei pilastri. Il baldacchino che lo sovrasta, indice di regalità, rappresenta la città di Gerusalemme ed il cavallo è uno dei primi raffigurato ferrato. Il gruppo marmoreo è allegorico, rappresentando tutto l’universo: un demone in basso (qui non visibile) rappresenta gli Inferi, la mensola coperta di frasche il regno vegetale, il cavallo ovviamente il regno animale, il cavaliere il genere umano e Gerusalemme il Regno Celeste.
(Immagine da internet)
Così perfetto l’aspetto del Cavaliere, da essere assurto ad immagine del tipico ariano durante il Terzo Reich.
L’imperatore morì cinquantunenne a Gottingen nel 1024. Nel 1033 lo seguì la consorte Cuegonda, che si era ritirata in un convento presso Kassel. I due sposi, canonizzati dopo la morte, furono tumulati vicini nel duomo in una tomba costruita tra il 1499 ed il 1513 scolpita da Tilman Riemenschneider. La pietra tombale li raffigura appunto fianco a fianco, ma presenta una particolarità: solitamente alla destra si metteva sempre l’effigie del personaggio più importante, quindi in questo caso avrebbe dovuto essere Enrico II, ma qui avviene l’opposto. Cunegonda infatti veniva venerata dal popolo con un rito quasi mariano, perciò le venne riservato il posto d’onore.
(Immagine da internet)
Ai piedi dei due sovrani, ci sono i blasoni sorretti da due leoni, mentre le fiancate sono adornate da bassorilievi rappresentanti episodi della vita dei due santi coniugi. Tra queste, la prova dei vomeri: Cunegonda, sospettata di infedeltà, cammina scalza su alcuni vomeri ardenti, uscendo indenne dalla prova, e questo era indizio di un favorevole giudizio divino. C’è poi il miracolo della moneta: Cunegonda, al momento di pagare gli operai che lavoravano alla costruzione del convento di santo Stefano, scopre tra di essi un ladro, in quanto la moneta gli perfora la mano.
Su uno dei lati brevi del sarcofago è riprodotta la morte dell’Imperatore. Come ho scritto in precedenza, Enrico morì nel 1024 nel suo palazzo nei pressi di Gottingen. Cunegonda, piangente, e la Corte erano presso di lui e l’immagine mostra l’Imperatore mentre impartisce le ultime disposizioni dal letto di morte.
Proseguendo nella visita del duomo, si arriva all’Altare natalizio, ultima opera dello scultore Veit Stoß, risalente all’anno 1520. L’altare era destinato alla chiesa dei Carmelitani di Norimberga, della quale Andreas, figlio dello scultore, era priore. Veit Stoß vi lavorò per tre anni, terminandolo nel 1523. L’altare non fu però completato, a cauìsa della Riforma di Norimberga del 1524; Andreas Stoß si trasferì poi a Bamberg nel 1526, nell’attuale Obere Pfarre (la Parrocchia Superiore), e nel 1543 il trittico incompiuto fu acquistato da questa chiesa e qui installato. Nel 1937 l’Altare natalizio fu trasferito nel Duomo come prestito permanente, e la Parrocchia Superiore ottenne in cambio una Pala d’altare del Tintoretto.
Al centro dell’Altare di Veit Stoß è illustrata la Storia del Natale: si può osservare la madonna con Gesù Bambino, a sinistra sopraggiunge Giuseppe. Vicino a Maria si vedono alcuni angeli musicanti e sullo sfondo si scorgono delle persone arrampicate sugli steccati per osservare meglio l’evento. Gli altri bassorilievi ai lati illustrano a destra la Nascita di Maria, in basso a destra l’ingresso di Gesù nel Tempio, quindi in alto a sinistra la Fuga in Egitto ed infine in basso a sinistra l’Adorazione dei Re Magi. In origine erano stati preparati per le ante dell’Altare altri bassorilievi, che, però, sono andati smarriti in seguito a danneggiamenti e furti.
Bamberg – parte prima
Un pizzico di storia.
Se Norimberga è una bellissima città, Bamberg è addirittura affascinante.
Circa 70mila abitanti, chiamata dai tedeschi “la Roma della Franconia” (*) sia perché edificata su sette colline (Stephansberg, Kaulberg, Domberg, Michelsberg, Jakobsberg, Altenburg e Abtsberg) che per la presenza di numerose chiese e conventi, in quanto in passato fu residenza di principi-vescovi . Ma ha pure un quartiere denominato “la piccola Venezia”, per le sue case di pescatori che si affacciano sul fiume Regnitz, un affluente del Meno….
Ora i pescatori non abitano più qui, ed il quartiere è diventato molto chic .
A me ha ricordato un poco Bruges, per via appunto dei tanti ponti che attraversano sia il fiume che il canale Main-Donau, un poco Dresda, per i palazzi scuriti dal tempo e per lo stile barocco.
Uscita pressocché indenne dalle varie guerre, ha un centro storico che si è conservato integro nel tempo, tanto da essere dichiarata monumento nazionale nel 1981 ed annoverato tra i patrimoni UNESCO dal 1993.
La sua origine è molto antica, e già nel 902 veniva citato un Castello Babenberch o Babenberg, dal casato dei fratelli Babenberger cui apparteneva. All’estinzione della loro dinastia, il castello divenne proprietà dell’imperatore Ottone II che ne fece dono al duca Enrico di Baviera nell’anno 973, data ufficiale in cui si fa decorrere la nascita della città. Successivamente, la proprietà passò al figlio, Enrico II ed alla sua consorte Cunegonda, i quali, essendo molto pii, fecero costruire numerose chiese e conventi, trasformando il feudo in un principato, di cui Bamberg diventò la capitale.
(*) La Franconia fa sicuramente parte della Baviera, ma i suoi abitanti ci tengono a “distinguersi” dagli altri bavaresi….
Visita della città
Siamo arrivati con il treno da Erlangen, dove risiedevamo (non finirò mai di lodare i mezzi pubblici tedeschi) ancora di prima mattina, ed il primo impatto non è stato dei migliori, in quanto la stazione è piuttosto anonima, ma è bastato accedere al centro storico per cambiare letteralmente idea e rimanere affascinati da questa città.
Per prima cosa, si incontra il Municipio Geyerswörth, uno dei tre presenti a Bamberga. La sua origine risale agli inizi del XIV secolo, quando la famiglia Geyer di Norimberga arrivò in città e si legò a quella dello “Zollner”, l’esattore della dogana.
Il castello gentilizio fu inizialmente dimora dei diversi rami della famiglia, ma nel 1703 diventò residenza del Principe Vescovo. Dal castello Geyerswörth parte una passerella dalla quale si ha una bellissima vista dell’Antico Municipio, che sorge sopra un’isola al centro del fiume. In pratica il vecchio municipio rappresenta il confine tra la città episcopale e quella laico-borghese. Una leggenda narra che i cittadini volessero costruire un proprio municipio, ma il Vescovo non volle mettere a loro disposizione il terreno necessario, cosicché lo edificarono su un’isoletta, e vi aggiunsero anche la “Rottmeisterhäuschen” (casetta del caporale), adibita ad abitazione del comandante delle forze di polizia di quel periodo, una tipica costruzone a graticcio (Fachwerkhaus) proprio adiacente alla torre.
Sempre dalla passerella, si notano diversi mulini che non servivano solo per macinare i cereali, ma anche per ridurre in poltiglia la corteccia di quercia dalla quale si ricavava un decotto ricco di tannino utile per la concia delle pelli. Un paio di mulini sono ormai completamente diroccati mentre altri, sottoposti a restauro, sono stati trasformati in alberghi e locande.
Il ponte sul quale sorge l’Antico Municipio è arricchito da uno stupendo gruppo marmoreo rappresentante la Crocefissione.
L’edificio è adornato sulle due facciate (anteriore e posteriore) con pregevoli
Sulla facciata della torre del Ponte colpiscono subito l’attenzione i balconi in stile rococò
e sopra ad essi lo stemma di uno degli ultimi Principi vescovi di Bamberg, Konrad von Stadion che qui ebbe residenza fino al 1757. Il blasone del Vescovo Principe indicava che, oltrepassando la torre, si entrava nel suo dominio.
Al primo piano del fabbricato dell’Altes Rathaus (l’Antico Municipio) si trova la Sala Rococò, utilizzata in occasione dei ricevimenti della città di Bamberg, mentre al piano terra è sistemata la mostra permanente della Collezione di porcellane.
(Se non siglate con Lorysmart, le immagini si intendono prese dal web)
Cosa ne pensate?